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Autore: Helena Corvonero    23/10/2011    6 recensioni
Ambientata al quinto anno, questa one-shot descrive la confusione di Hermione, che non riesce a rapportarsi con i sentimenti che prova per Ron. E, a confonderla ancora di più, c'è Fred.
*QUARTA CLASSIFICATA AL CONCORSO INDETTO DA ALYSSIA98 'Romione, Dramione, Fremione e Harmony Contest' E VINCITRICE DEL PREMIO SPECIALE IC*
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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ETERNO COME LA NEVE
 
 
Nevicava.
Grossi fiocchi di neve andavano man mano a formare un cumulo sempre più spesso sul cornicione della grande finestra nella Sala Comune di Grifondoro.
Hermione Granger guardava quei piccoli batuffoli bianchi con un’attenzione che abitualmente dedicava solo alle lezioni.
Con la testa contro il vetro, il suo alito formava una nuvoletta di vapore che appannava una parte di finestra davanti a lei, impedendole di vedere chiaramente il paesaggio sottostante.
Gli occhi castani si muovevano rapidi, per non perdersi nulla di ciò che succedeva al di fuori della torre.
Il cielo era bianco come il latte, offuscato da nuvole che correvano veloci, rivelando sporadicamente il sole che, pallido, illuminava il parco. La neve cadeva su tutto, ricoprendo gli abeti della foresta e il castello di bianco.
Sotto di lei, in cortile, un gruppo di ragazzini del primo anno era nel bel mezzo di una battaglia di neve: le loro risate echeggiavano per tutto il castello, che altrimenti sarebbe parso disabitato.
Un libro giaceva abbandonato sulle sue ginocchia, così come la piuma e la pergamena vicino ai suoi piedi.
Realizzò che il tempo continuava a passare anche al di fuori del suo ‘rifugio’ quando il suo stomaco borbottò dalla fame.
Gli occhi schizzarono rapidamente al suo orologio da polso: con disappunto notò che l’ora di pranzo stava per finire.
Decise comunque di restare lì, per gustarsi quel raro momento di pace.
                                         
Si stava giusto rallegrando per la sua totale solitudine quando qualcuno dietro di lei si schiarì la voce: - Non hai fame oggi, Hermione?-
La ragazza si girò di scatto: davanti a lei c’era Fred Weasley, che la guardava sinceramente divertito.

-No, infatti… non ho fame.-
-Ah, certo…- il ragazzo annuì fintamente convinto, cercando di non ridere quando lo stomaco della Grifondoro si lamentò per la seconda volta.
Hermione fece finta di nulla, e continuò a parlare, decisa a cambiare discorso:
-Dov’è George?-
Il ragazzo dai capelli rossi si sorprese: non erano in molti a saper distinguerlo dal suo gemello, e loro facevano il possibile per confondere la gente.
 
-E’ giù in Sala Grande a mostrare il Torrone Sanguinolento a un gruppo del terzo anno. Io sono venuto qui per prendere i nuovi articoli.-
-Credevo che ora con la Umbridge fosse impossibile venderli.
-No, nemmeno un vecchio rospo come lei riuscirebbe a fermarci.-
Hermione annuì, persa tra i suoi pensieri. Il silenzio si appropriò di loro, creando un imbarazzo che non c’era mai stato. Con i gemelli la parola ‘imbarazzo’ era vietata: riuscivano sempre a mettere a loro agio le persone con le battute, e invece quella mattinata la bocca di Fred rimaneva chiusa.
I suoi occhi però ridevano, cercando di monopolizzare lo sguardo della ragazza che saettava frenetico, non fermandosi mai sullo stesso punto per più di due secondi.
E dopo poco l’ilarità che non abbandonava mai gli occhi del Grifondoro contagiò anche le sue labbra.
-Perché ridi?-
Chiese lei, accorgendosi del sorriso appena apparso sul volto del giovane.
-No, nulla.-
Hermione scosse la testa contrariata e alzò gli occhi al cielo: era ovvio che un motivo c’era, ma era ancor più ovvio che il ragazzo non glielo voleva dire, e così stette in silenzio, non volendo costringerlo a parlare, iniziando a mettere a posto le sue cose.
Quando ebbe preso tutti i libri e i quaderni vide che il ragazzo era ancora lì, nella stessa posizione, la stessa espressione vagamente canzonatoria sul volto.
La ragazza alzò un sopracciglio e chiese: -Ma che c’è?-
Sembrava che la domanda della ragazza fosse una divertente barzelletta, perché il suo sorriso si ampliò ancora, ma lui non rispose.
Hermione sbuffò; fece per andare a portare i libri nel suo dormitorio quando finalmente il giovane mago parlò:
-Allora… Come va con Ron?”
La Grifondoro si fermò di botto, totalmente annichilita dalla domanda.
Riuscì a borbottare un timido: - C-cosa?- prima di riprendere il pieno possesso di se stessa e tornare la solita ragazza con la risposta pronta.
Prese in mano la situazione prima che Fred potesse ribattere: -Non so di cosa tu stia parlando.
-Oh, dai Hermione, sarebbe chiaro anche a un troll che provi dei sentimenti per mio fratello!-
- Non essere sciocco, Fred!- squittì lei, assolutamente stupefatta della piega che stava prendendo il discorso.
Lei non provava assolutamente nulla per Ronald. Nulla.
Beh, era un suo amico, certo, gli voleva bene, ma nulla di più.
Era come Harry, come un fratello.
 
Bugiarda.
 
Era stata una vocina cattiva e sottile a parlare. La voce della sua coscienza.
“Oh, va bene” ammise a se stessa. C’era… qualcosa.
C’era un qualcosa, una specie di calore che sentiva dentro ogni volta che le parlava.
Spesso lo guardava di nascosto: percorreva il suo viso, dai capelli rossi, alla mascella, soffermandomi sugli occhi. E ogni volta, quel sorriso spontaneo che le appariva sul volto quando i loro occhi s’incontravano, la faceva sentire al sicuro. Non sapeva dare un nome a quel sentimento.
Era assai diverso dal puro affetto che legava lei e Harry, da quel filo che collegava le loro vite come due familiari.
Era diverso dall’attrazione del tutto nuova che aveva provato l’anno prima verso Viktor Krum.
Ed era diverso dal sentimento che provava in quel momento verso Fred che, mentre lei combatteva internamente per appurare cosa provasse per Ron, continuava a ridacchiare.
Hermione decise che quel qualcosa che la spingeva verso il più giovane dei ragazzi Weasley –sempre ammesso che ci fosse, quel qualcosa- sarebbe rimasto tra lei e la vocina sottile: sicuramente non ne avrebbe parlato col fratello del diretto interessato.
Così piantò gli occhi scuri in quelli del rosso e con fermezza mise un punto a quelle insinuazioni –Ron è solo un amico. E ora, se permetti vorrei scendere in Sala Grande a mangiare qualcosa.
Mentire in un modo che avrebbe fatto invidia a Draco Malfoy non era da lei, ma non le piaceva quando si parlava di sentimenti con cui non sapeva come comportarsi. Dei suoi sentimenti, per lo più.
Le dispiaceva essere dura, specialmente con una persona come Fred, che si era sempre dimostrata disponibile, ma quando vide che il Grifondoro non ribatteva, sfruttò quel momento per scappare nel suo dormitorio.
Sfortunatamente, o fortunatamente, per lei il ragazzo era scaltro: la afferrò per un braccio e, sempre ridendo, poggiò le labbra sulle sue.
Hermione spalancò gli occhi ancor di più: era rigida come una statua di sale, tra le braccia del rosso.
Non poteva crederci. Era la prima volta che veniva baciata.
Baciata per davvero.
Anche Fred parve capirlo, perché la scrutò per un secondo – gli occhi non avevano mai smesso di ridere- e poi mugugnò qualcosa come ‘rilassati’ contro le sue labbra.
Hermione cercò di seguire il suggerimento, ma il suo corpo non le rispondeva più: stringeva i libri al petto così forte da farsi sbiancare le nocche.
Del tanto agognato rilassamento, nemmeno l’ombra.
Fred, rivelandosi più esperto e comprensivo di quanto potesse apparire, le prese i libri dalle mani e staccandosi un momento li appoggiò per terra.
Si appoggiò le mani di Hermione, ancora strette a forma di pugno, sul petto e le mise una mano tra i capelli avvicinandola ancora di più.
La Grifondoro era sbalordita, stupita, sconcertata.
Chiuse gli occhi: visualizzare la scena la faceva solo agitare di più.
E fu allora, concentrandosi solo sul contatto, solo su quello che percepiva con il tatto e con il cuore, che qualcosa cambiò.
Iniziò a sentire il sapore del suo sorriso sulla punta della lingua, e non riusciva più a mantenere quel cipiglio preoccupato; dopo un poco anche la ruga di preoccupazione che le solcava la fronte si sciolse.
I pugni si aprirono, iniziando ad accarezzare il petto del ragazzo, fino a risalire dietro al collo e poi ai capelli rossi.
Quei capelli così fiammanti, così morbidi e setosi che aveva sempre voluto sentire sotto le mani.
Si sentiva tremare un po’, scossa dai battiti veloci del suo cuore.
Sentiva delle vibrazioni che si emanavano dal petto fino alle gambe e a ogni centimetro della pelle, un po’ come quando si sta vicino a uno stereo che trasmette musica a volume alto.
Sorrise anche lei: in effetti Fred era una specie di canzone.
Energica, mutante, un incrocio tra blues e rock: riusciva sempre a farle tremare le gambe e il cuore, con la stessa forza di una chitarra elettrica.
Assaporò quel momento, si crogiolò nel piacere che provava a sentire quel caldo familiare propagarsi veloce nelle sue vene: era come un’esplosione improvvisa che le confondeva il cuore e allo stesso tempo un’invasione lenta e dolce, che si prendeva possesso di lei senza che se ne accorgesse.
Quando finalmente si staccarono le rimase in bocca un sapore rovente e piacevole che le ricordava vagamente il succo alla pesca.
Si costrinse ad aprire gli occhi, timorosa di vedere cosa sarebbe successo.
Il ragazzo davanti a lei aveva l’aria un po’ scompigliata, così come i capelli; sotto il maglione di lana il petto si alzava e abbassava velocemente, allo stesso ritmo di quello della Grifondoro; le labbra erano curve nell’ennesimo sorriso che nemmeno quel bacio era riuscito a portare via; e gli occhi luminosi e ridenti. Come sempre-
Fred scosse la testa, il sorriso non accennava a svanire.
Hermione non gli staccava gli occhi di dosso, incerta. Non aveva pensato al dopo. Cosa sarebbe successo?
Lui si avvicinò e le accarezzò la guancia: - Hermione, devi sapere una cosa. Se ami una persona, lasciala andare. Se torna da te è tua per sempre. Se non lo fa non è maistata tua.-
La ragazza sgranò gli occhi per la sorpresa. Cosa voleva dire?
Un lampo di comprensione le oscurò il volto: Ron.
Ron. E alla fine, sempre e solo Ron. Il ragazzo che le infestava i sogni e gli incubi, che si avvicinava sempre il necessario per farla sospirare e mai abbastanza per farla cedere.
Possibile che Fred l’avesse baciata solo per dimostrarle che aveva ragione? No.
O sì?
Non lo sapeva più. Non sapeva più nulla.
E nemmeno lo voleva sapere.
Così scappò verso la Sala Grande, per dimenticare i suoi dubbi e per sfuggire alla verità.
E lasciò Fred lì, con ancora in bocca il sapore di pesca, solo. Ridente.
Tuttavia quando il ritratto si chiuse dietro alle spalle della ragazza, in quegli occhi castani all’ilarità si alternò la malinconia.
Si diresse solo e sconsolato al suo dormitorio per prendere i nuovi articoli da mostrare ai ragazzini ripetendosi sempre la stessa frase, la stessa che aveva detto ad Hermione e la stessa di cui forse lei non aveva capito il senso.
 
Se ami una persona, lasciala andare. Se torna da te è tua per sempre. Se non lo fa non è maistata tua.
 
E lei non sarebbe tornata. Non sarebbe stata sua. Non lo era mai stata.
Oh, beh, poteva almeno sperare di vederla felice con quel tonto di Ron. E se ce ne fosse stato bisogno, se si fosse mai stufata di quel ragazzo che non s’accorgeva mai di lei, lui ci sarebbe sempre stato.
Sempre.
Come quella neve rassicurante e bianca che ogni anno si accumulava contro i vetri, facendolo sentire a casa.
Come quella neve gelida che lo consolava, tentando di lavare via la delusione dal suo cuore
Come quella neve pura e candida, come la ragazza che aveva baciato.
 
Sempre.

  
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