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Autore: Amore    23/10/2011    2 recensioni
[dedicato alla mia rompiscatole personale u.u]
"Era una bellissima giornata di Marzo quando la piccola Sakura-chan si rese conto di essere appena “inciampata” nel suo più grande problema. Quel giorno di Marzo, ci fu chi uscii di casa con un bel vestito bianco a fiori rossi ed un cappello in mano, e chi in giacca e cravatta con la valigetta sotto il braccio.
Beh quel giorno sarebbe rimasto nella memoria di entrambi."
[Tratto dal primo capitolo]
1. Tra la 4th Avenue e il Plaza
Genere: Commedia, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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BETWEEN YOU AND ME



































Capitolo 1. Tra la 4th Avenue e il Plaza







Era una bellissima giornata di Marzo quando la piccola Sakura-chan si rese conto di essere appena “inciampata” nel suo più grande problema.
 
Il sole splendeva alto e maestoso riscaldando la grande New York. Le temperature si erano alzate notevolmente per le medie stagionali costringendo tutti i newyorkesi a riporre cappotti e sciarpe, almeno per un giorno.
Per la città si vedevano, qua e là, ragazze che con i loro vestiti mostravano una sicurezza un po’ ingenua per la giornata che stavano per affrontare. C’era il sole è vero, ma presto sarebbe arrivato un temporale che in molti non si sarebbero dimenticati.
Ovviamente in città c’era anche chi non aveva prestato grande importanza ai bei raggi dorati ed era uscito con gli usuali abiti invernali. Dico si che sarebbe arrivato un temporale, ma c’era il sole e faceva caldo!
Così quel giorno di Marzo ci fu chi uscì di casa con un bel vestito bianco a fiori rossi ed un cappello in mano, e chi in giacca e cravatta con la valigetta sotto il braccio.
Beh quel giorno sarebbe rimasto nella memoria di entrambi.
Le mamme più premurose avevano portato i loro bambini al parco per farli giocare all’aria aperta e fargli godere quel meraviglioso sole. Così, sempre quel giorno, Central Park fu preso d’assalto da bambini troppo eccitati per rimanere fermi un secondo.
Ed è proprio qui, stesa su un piccolo prato all’inglese che troviamo la nostra Sakura-chan a godersi il suo giorno libero facendo quello che più gli piaceva. Cioè niente.
Con le mani sulla pancia, gl’occhi chiusi e il volto rivolto al sole, pensava. Immagini sconnesse gli vorticavano nella mente. Parole scritte a macchine, una scrivania, macchie di inchiostro, penne, fogli.. poi una crostata, una tavola e l’odore del caffee,.. e poi una candela, un letto, un mazzo di fiori e quegl’occhi neri.
Un sorriso si disegnò sulle labbra della ragazza. Poi si stiracchiò per mettere le mani dietro la schiena e tornare a far correre la sua fantasia, ma ben presto la sua immaginazione fu interrotta da uno suono ovattato. Le sembrava terribilmente famigliare.
A quel punto si alzò e si mise a sedere. Piano aprì gli occhi per non essere accecata dal sole.  La ragazza dai capelli rosa si stupì un po’ nel notare quanto il parco si fosse riempito. Da quanto era lì?
Intanto il suono continuava, imperterrito.
Dopo un po’, scossa da chissà quale pensiero, iniziò a frugare nella borsa. Ne estrasse un cellulare che si accendeva ad intermittenza.
«Pronto?» disse Sakura rispondendo al marchingegno elettronico.
«Sakura-chan?!.. Pronto.. finalmente, hai risposto »
«Hinata-chan! Che bello sentire la tua voce.»
Dall’altra parte del telefono l’interlocutore iniziò a ridere, piano e dolcemente, sorpresa dalle parole dell’amica.
«Non sai quanto mi manchi, New York è troppo viziata per i miei gusti.» disse Sakura sorridendo e sdraiandosi nuovamente sul prato.
«Sakura-chan.. come può una città essere viziata?»
«Hinata-chan sai quello che voglio dire. Qui sono tutti snob, tristi e presuntuosi. E poi i newyorkesi non conosco la parola “grazie”. Te lo giuro Hinata-chan 
in questa città se aiuti qualcuno va a finire che ti fanno sentire in colpa per averlo fatto. Assurdo! »
«Qualche riferimento particolare?» chiese Hinata con una punta di curiosità.
Due occhi scuri come la pece comparvero nella mente di Sakura, ma furono cacciati via con la stessa velocità con cui erano apparsi. «Certo che no! Parlo in genere.. è la città che è fredda e spocchiosa.»
«Aahaha» altre risate «Sakura-chan non mi dire che parli così perché hai nostalgia di casa?» Chiese Hinata conoscendo il carattere testardo dell’amica.
Lei, la sua migliore amica, aveva deciso di trasferirsi a New York quattro mesi prima. Era arrivata nella nuova città esattamente dodici giorni dopo la sua decisione e tutto per inseguire il suo sogno. Tutti sapevano che un po’ di ricordi e di tristezza per quello che aveva lasciato non l’avrebbero mai fermata, quanto è vero che lei si chiamava Sakura Haruno.
«Un po’» rispose la ragazza testarda.
L’amica, dal canto suo, udite queste parole era rimasta impietrita e pensò che doveva essere successo qualcosa di grave per aver mutato così radicalmente la natura dell’amica. Ma poiché la ragazza stava continuando a parlare preferì non interromperla.
«Sai piccola Hyuga più che altro.. ho nostalgia delle mie abitudini. L’accademia, la gelateria, mamma, papà, tu.. sai le solite scocciature.»
«Grazie per la scocciatura testina rosa!»
«Prego.»

Risata.
Sentendo ancora quel suono la piccola ragazza dai capelli rosa si sentì un po’ a casa e sorrise al sole.
«Sei andata fino a lì per diventare una brava giornalista, prima lo fai, prima tornerai a casa. »
«La fai facile tu!»
«Problemi a lavoro?»
«Si e no.»
La risposta dall’altra parte del filo fu il silenzio.
A cui, ovviamente, Sakura rispose con altrettanto silenzio.
«Sakuraaa..»
«Hinata dove sei?»
“Eccola che svia il discorso” pensò l’amica. Ma conoscendo anche questa parte del carattere della sua cara interlocutrice, sospirò e decise che la cosa migliore era rispondere e ignorare anche questo.
«A scuola, devo finire di coprire le tele che ho messo ad asciugare, poi torno a casa.»
«Com’è andata la lezione?»
«Benone, i ragazzi sono veramente bravi e così pieni di idee che a volte faccio fatica a seguirli»
«Mmh.. raccontami qualcos’altro.. »
«Va bene.» Per qualche attimo Hinata rimase in silenzio per decidere di cosa parlare, poi disse: «Allora c’è una ragazzina, si chiama Rin, ed è un vero talento. Oggi ha fatto un dipinto spettacolare, ha superato se stessa e la cosa assurda è che ha usato solo un colore per una tela che era quasi il doppio di lei. Non ci posso ancora credere, è uscito un capolavoro e più lo guardo, più mi piace! Ogni volta rimango affascinata da lei e pensare che ha solo dieci anni.. ehi Sakura.. ci sei? Pronto!»
«Hinata non gridare ci sono, ci sono! Sono contenta per Rin, non vedo l’ora di conoscerla scommetto che ti ha già rubato il posto da pupilla di Kurenai.. vero?»
«Oh glielo lascio volentieri Sakura-chan! È veramente brava e poi sai che non mi è mai piaciuto essere considerata in questa maniera.»
«Lo so che non ti piace, ma lo sei.»
«Non è..»
Prima che Hinata si perdesse in stupide scuse per nascondere il talento che aveva sempre cercato di celare, con scarsi risultati, Sakura la interruppe. «Allora quando me la fai conoscere? Parlo di Rin, si sente già che le vuoi bene.» Sakura sorrise immaginandosi una bambina dai riccioli d’oro e dal sorriso infantile.
«Presto, lo prometto.»
«Non vedo l’ora»
Una goccia, che preannunciava l’arrivo del già sopra citato diluvio, cadde sul naso della giornalista. Il cielo cambiò velocemente colore e grandi nuvoloni grigi si condensarono formando uno strato scuro sulla città. In pochi minuti la pioggia iniziò a cadere fitta sulla metropoli.
«Oh dio, no! » disse la piccola ragazza stesa sul prato.
«Che succede Sakura-chan?!» chiese allarmata Hinata.
«Sta piovendo.. scusa Hinata-chan ti.. ti richiamo io, ciao..» senza aspettare risposta la ragazza riattacco, raccolse tutte le sue cose e iniziò a correre sul prato.
Investita da una vera e propria tempesta, si ritrovò alla disperata ricerca di un riparo.
Ad ogni passo le sue ballerine rosse scivolavano sul erba bagnata.
“Nessuno riparo, qui urge tornare a casa al più presto!” pensò Sakura dopo aver rischiato una caduta dannatamente tragica.
La nostra povera sventurata, cercando di non scivolare e evitando la folla impazzita del parco, riuscì a trovare l’uscita e a evadere da quel piccolo paradiso bagnato. Ma ormai era troppo tardi, era zuppa, completamente bagnata dalla testa ai piedi.
Velocemente si avvicinò alla strada, alla disperata ricerca di un taxi. Tornare a casa era il suo unico pensiero.
«Fermo, fermo!» urlò quando una macchina gialla si avvicinò a lei.
Velocemente aprì la portiera e si infilò dentro. Appena entrò l’aria calda la invase.
«Dove la porto?» chiese il tassista poco interessato.
«Brooklyn, numero 34 di 4th Avenue, grazie.» Due occhi marroni la guardarono intensamente dalla specchietto retrovisore.
«Sarà un po’ difficile signorina.. le strade si stanno bloccando.» disse gentilmente.
«Non fa niente.. per piacere Brooklyn, 4h Avenue, il più presto possibile.»
«Va bene» Il signore seduto al volante ingranò la prima e la macchina partì.
Era affascinante vedere come per una semplice pioggia la città era impazzita. Le
strade, già di per se bloccate, si intasarono fino all’inverosimile fermando quasi tutto. Per fortuna il nostro taxi riuscì più volte a superare gli ingorghi facendo zig zag tra le macchine, e grazie all’abilità del guidatore anche ad accorciare un po’ la strada.

Sakura si spostò i capelli bagnati dietro la schiena, si asciugò le guance e guardò fuori dal finestrino. Mancava poco al suo piccolo appartamento, qualche isolato, niente di più, e la nostra protagonista sarebbe riuscita ad arrivare a casa sana e salva, anche se completamente zuppa.
La macchina era ferma ad un semaforo rosso quando lo sportello del passeggero si aprì facendo entrare una folata di vento gelido e un uomo.
Lo straniero, con aria disinvolta e distaccata, si sedette e disse: «Al hotel Plaza..»
La cliente che già sedeva sui sedili posteriori guardò male l’uomo e disse. «È occupato..»
Lo sconosciuto allora, udite queste parole, si girò confuso e alzò un sopracciglio per sottolineare il suo disappunto. La sua bocca si incurvò leggermente all’insù.
«Salve» disse piano e con un tono pacato.
Le parole di rimprovero di Sakura le morirono in gola quando si accorse di chi era seduto accanto a lei. Due occhi neri come la pece la stavano guardando.
«Lei..» furono le uniche parole che la ragazza riuscì a pronunciare.
Il viso della ragazza si accese di colore ricordando quello che solo poche ore prima era stato il loro primo incontro.
Quella mattina il fato si era preso gioco di entrambi. Mentre il ragazzo correva per arrivare puntuale a lavoro, la nostra Sakura apriva un portone piccino e di colore marrone per dare il benvenuto alla nuova giornata. Il caso vuole però che il cagnolino della coinquilina al piano terra del palazzo di lei fosse a piede, anzi zampa, libera; cioè senza guinzaglio.
Beh non ve la porto per le lunghe il fatto in se per se si svolse in questa maniera.
Quando il portone si aprì, il cagnolino si intrufolò tra la gambe della ragazza e uscì dal palazzo. Li fuori, entusiasta della libertà ottenuta si precipitò a fare le feste sullo sventurato ragazzo che passava di lì.
«Ma cosa..?» disse lui quando il cagnolino gli blocco le gambe iniziando a giocarci.
Lei assistendo a quella scenetta cercò di nascondere le inevitabili risate.
«È suo il cane?» chiese il ragazzo un po’ spazientito.
La ragazza sorpresa di essere presa in considerazione scosse la testa. «No non è mio..» disse e scese i pochi scalini davanti al portone.
«Di chi è.. togli--ee--» il ragazzo non riuscì a completare la frase che si ritrovò con il sedere per terra. 
Appena lei vide il ragazzo cadere si avvicinò pronta per dargli una mano. Prese in braccio il piccolo cagnolino per toglierglielo di dosso e rivolgendosi all’uomo steso per terra disse: «Tutto bene si è fatto male?»
«No non va per niente bene» rispose secco il ragazzo che massaggiandosi la testa si rialzò.
«Le fa male qualcosa?» chiese premurose lei.
«Ora non ho tempo per queste cose..» rispose lui guardandola male.
E fu quello il momento di non ritorno per la ragazza, perché quello fu l’attimo in qui quegli occhi neri e tanto scuri la guardarono per la prima volta. Lei involontariamente arrossii e al sua bocca formò un piccola “o”. L’imbarazzo che la affliggeva era evidente.
Lui senza aspettare una risposta di alcun genere riprese a camminare. Ma fu fermato quasi subito.
«Aspetti..» urlò la ragazza.
A questo punto alquanto innervosito il ragazzo, dato il notevole ritardo e la scenetta per lui patetica che si era appena svolta, si girò e con uno sguardo cattivo disse «E ora cosa vuole?»
La ragazza se possibile diventò ancora più rossa e si pietrificò. Cosa aveva fatto di male per meritarsi un simile comportamento? «.. la- la sua valigetta..» disse piano porgendo alla sconosciuto un bauletto nero.
Lui piano si avvicino lo prese e se ne andò.
Quello che successe dopo sto per raccontarvelo.
Il ricordo di Sakura fu interrotto dalla voce dell’autista. «Ragazzi allora dove vado?»
«Prego, accompagni prima la signorina..» rispose il ragazzo che sposto lo sguardo d’avanti a se e incrociò le dita.
Sakura abbasso gli occhi ancora incredula e fortemente imbarazzata per aver incontrato di nuovo lo stesso ragazzo di quella mattina.
“Certo che stamattina è stato proprio un maleducato..” pensò. Involontariamente il suo sguardo si posò sul ragazzo. “..poteva dirmi grazie. Chi sa dove correva..” Gli occhi verdi di Sakura osservavano quel corpo quasi perfetto che gli sedeva accanto. Due braccia snelle erano fasciate da una giacca nera molto elegante e perfettamente asciutta. I capelli neri e un po’ arruffati creavano un grande contrasto con la pelle bianca del viso, da cui spuntavano due labbra color ciliegia. Gli zigomi un po’ pronunciati erano colorati appena di rosa probabilmente per il freddo. Quando quegli occhi neri si spostarono piano per guardarla, un brivido le attraversò la schiena.
Sakura sprofondarono in un pozzo profondo. Le guance della ragazza diventarono rosse e il respiro accelerò. Anche se imbarazzata Sakura continuò a fissare quello sconosciuto.
Presa così tanto da quella figura enigmatica non si accorse neanche che gli occhi del ragazzo si erano fermati sul suo corpo che da sotto al vestito bagnato spuntava perfettamente.
Quando se ne accorse strinse la braccia attorno alla vita e disse con tono veramente seccato: «La smetta per piacere!»
Il ragazzo ti tutta risposta sorrise divertito e spostò lo sguardo d’avanti a se. «Mi perdoni..»
«.. non fa niente..» bisbigliò Sakura.
Lo sconosciuto girando la testa verso di lei le regalò un sorriso stupendo «..volevo dire: mi perdoni per stamattina, non per questo. Per questo non mi vergogno.»
Sakura aprì la bocca sorpresa.
«Mi spiace, sa ma stamattina non so se ha notato ma andavo di fretta..»
Lei girò la testa spazientita. «Ho notato, ma non si preoccupi non vedo il motivo per cui lei si debba giustificare con me.» rispose con un tono abbastanza acido.
«Bah mi andava di dirlo.. comunque ha ragione. Perché giustificarsi. Chi è lei..» disse chiudendo gli occhi e appoggiando la testa sullo schienale.
«Signorina.. se prendo la 4th Avenue ci imbottigliamo.. forse è il caso che continui a piedi.» disse l’autista.
«Si certo, capisco.. quanto le devo?»
«No non si preoccupi, pago io la corsa» disse il ragazzo accanto a lei.
«No non credo sia il caso. In fondo chi è lei per pagarmi una taxi..» rispose Sakura avvicinandosi al guidatore.
«12 dollari.»
«Tenga.» disse la ragazza infilando i soldi attraverso il vetro. «Arrivederci»
Aprì lo sportello e scese. Di nuovo la pioggia iniziò a bagnarla. Fece un passo per allontanarsi quando il finestrino del taxi si abbasso.
«Tenga prenda questo.» una voce pacata invitò Sakura ad accettare un piccolo ombrello nero.
La ragazza sotto l’acqua aprì la bocca per rifiutare, quando un viso ormai fin troppo conosciuto si sporse dal finestrino.
«Signorina lo prenda, è un prestito non si preoccupi, molto probabilmente tra un paio d’ore ci rincontreremo e me lo ridarà, ma lo accetti, anche se non sono nessuno lo accetti almeno per salvaguardare la sua salute.» il ragazzo allungò ancora di più la mano per avvicinare l’ombrello alla ragazza.
Sakura lo prese senza rispondere e lo aprì riparandosi dalla pioggia.
Il ragazzo vedendola li sotto oramai protetta le sorrise e poi disse. «Grazie per stamattina.. sa la valigetta, mia ha salvato la vita. Arrivederci.»  
Dette queste parole il finestrino si alzò e la il taxi ripartì.










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Salveeee popolo di Efp! Vi presento la mia schifezza ^^
Ieri pomeriggio non sapevo che fare e ho aperto word, dopo due ore è uscito questo. Scusatemi per il clichè del taxi ma in mente non mi è venuto altro. Bhe che dire ora, godetevelo e se vi piace fatemelo sapere che lo continuo ;)



Con affetto Amore <3
   
 
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