Copyright, immagine fatta da me
-Mi spiace- commentò Voldemort, gelido.
Piton cadde a terra. Stava finalmente per morire: nel corpo, perché nel cuore era morto quando la sua ragione di vita era sparita in un freddo lampo verde.
E su quel muro gelido della Stamberga, con quel sangue che gli scendeva dal morso del serpente, quel momento di cui tutti parlano, il momento prima della morte, il momento in cui tutto è più chiaro e a cui non si può sfuggire, arrivò.
“Come fai?”
“Ma è ovvio, no?”
“Parlami ancora dei Dissennatori”
“Tu non puoi finire ad Azkaban, sei troppo…”
“Sì invece sei stato tu! Le hai fatto del male!”
“Sei un mostro!”
Voleva fermalo, voleva morire. Invece dalla sua bocca uscirono parole soffocate. Davanti a lui erano apparsi quegli occhi, non sapeva se fosse un’allucinazione. Non sapeva nulla. Disse solo “prendi”.
E tornò di nuovo tra quel doloroso passato.
D’un tratto vide James in quel dannatissimo scompartimento nell’Espresso per Hogwarts.
“Mocciosus, Mocciosus! Ehy, Evans, vieni con noi! Quello è uno sfigato”
“Smettetela Potter, andiamo Sev”
Poi vide sé stesso penzolare a testa in giù; vide Lily scappare in lacrime, tradita; vide Potter che le cingeva i fianchi, la baciava; vide loro due insieme; li vide stesi a terra, morti.
E lui era solo. Non voleva, ma l’avrebbe protetto. Avrebbe protetto quegli occhi verdi.
E l’aveva fatto: sempre.
“Sai, a volte credo che lo Smistamento avvenga troppo presto… ”
Aprì gli occhi, li fissò in quelli di Harry Potter. Amò. E morì.
- Severus Piton non sparì invano: chiunque abbia mai amato non muore inutilmente. -