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Autore: zenzero    23/10/2011    0 recensioni
La storia di un giovane gigante sfigato destinato a diventare, suo malgrado, il guardiano di un'autoritaria streghetta e compiere un incredibile viaggio verso l'ignoto...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Visita Faceva freddo, l’autunno stava ormai per arrivare. Basil cercò di coprirsi meglio con la coperta ma non gli fu possibile. Perché l’aveva già tirata del tutto.
Era una coperta che utilizzava quando era bambino. Si rese conto di essere cresciuto più di quanto credesse. E, in effetti, non veniva nel magazzino da diversi anni. Strati e strati di polvere si erano annidati in ogni angolo possibile, ma la cosa al momento lo lasciava indifferente.
L’aveva nuovamente sognato, il nonno. Ricordava più o meno la sua scarna figura che gli parlava, nel buio. Non ricordava cosa gli avesse detto... forse, di stare attento a qualcosa, a qualcuno.
Poi ripensandoci capì.
“Il piccolo popolo!” si disse il ragazzo.
Negli scaffali, rimasti intoccati da anni, erano rimasti gli stessi, vecchi libri, scritti a mano proprio dal nonno, o dai suoi genitori. Libri pieni di leggende e storie, la cui maggior parte aveva come protagonista proprio il Piccolo Popolo: esseri umani esattamente come lui, solo più piccoli di un albero.
Basil aveva sempre sostenuto l’idea di voler raggiungere quel popolo, che secondo le storie, viveva in città oltre alla catena montuosa che circondava il suo villaggio. Basil da piccolo aveva trovato dei passaggi che forse avrebbero potuto condurlo al di là dei monti. Tuttavia, il nonno aveva sempre contestato questa idea con una nervosa opposizione.
“Non devi andarci”, ricordava ancora Basil ,“Poiché anche se superassi le montagne, non troveresti altro che il nulla. Finiresti per cadere nel vuoto!” sosteneva sempre il vecchio.
Il ragazzo sorrise ricordando quelle vecchie memorie.
- Forse, potrei venirti a trovare, vecchiaccio - disse, come se potesse sentirlo.
Era mattina presto, la gente del suo villaggio non doveva essersi ancora svegliata.
Basil raccolse il pugnale da terra, anch’esso un vecchio ricordo di famiglia. Uscì, esponendosi al freddo, cui era abituato. Il magazzino era stato scavato nel fianco di una collina, e per salire o scendere occorreva necessariamente arrampicarsi, ma il ragazzo era avvezzo anche a questo.
Non vedeva in giro nessuno. Ed era meglio così.
Stava per incamminarsi quando udì un fruscio. Basil fece per estrarre il pugnale, pronto ad attaccare se si fosse trattato di selvaggina, ma invece spuntò fuori il cane, facendogli le feste. Basil non sapeva perché, ma quell’animale si era affezionato a lui, il che era strano, poiché tutti gli animali scappavano dalla paura alla sua vista.
Era di razza pastore tedesco, che non aveva quasi mai visto in giro,e di taglia piuttosto grande . Se si sollevava su due zampe, infatti, poteva quasi toccargli le ginocchia!
-Hai fame, vero bello?
Il cane abbaiò, come per rispondergli sì.
-Ti darò qualcosa più tardi. Ora vado dal nonno.
Il cane lo seguì mentre Basil camminava lungo il piccolo sentiero.. Come offerta, aveva raccolto dei minuscoli fiori.
Il tumolo era esattamente come lo aveva lasciato. Non era stato scavato bene, di questo se ne era reso conto, ma non aveva potuto fare di meglio. Nessuno lo aveva aiutato.
Posò gli occhi sulla tomba, e dalla sorpresa lasciò cadere i fiori.
Le offerte erano scomparse.
Aveva lasciato un dolce, e un ciondolo di sua fattura, ma ora erano svaniti.
E non era la prima volta. Lo sapeva. Aveva già lasciato, due giorni prima, un anello e del pane, ma erano spariti entrambi.
Basil poteva capire la sparizione del cibo, ma sapeva che quella dei gioielli era stata un furto. Sentiva la rabbia comprimergli la bocca dello stomaco. Decise che avrebbe controllato di persona.
Si accovacciò, sfruttando la sua piccola figura, nel cespuglio accanto, e attese, con nervosismo. Era la rabbia e l’indignazione che gli fecero passare chissà quanto tempo (non ebbe modo di contarlo) immobile in silenzio. Ad aiutarlo aveva anche la sua abilità di cacciatore.
M a non dovette attendere molto. Udì il rimbombo di passi pesanti risuonare per la foresta, e due enormi paia di gambe si diressero verso il tumolo, ignorando completamente il ragazzo.
Gli estranei ridacchiavano, eccitati. Basil li guardò meglio e li riconobbe. Dopotutto, abitavano nel suo stesso villaggio. I due avevano una corporatura differente; uno era molto alto e altrettanto smilzo, con i capelli tagliati corti corti e il volto appuntito, l’altro lievemente più basso (mezzo metro) ma di corporatura massiccia, con braccia tozze e pelose ma un testone rotondo completamente pelato. Erano le ultime persone che Basil avrebbe voluto vedere. Lo smilzo si chiamava Fennel. Basil ricordava come avessero giocato assieme, quando erano piccoli, ma col passare del tempo Fennel aveva preferito altre compagnie più portate alla violenza.
Ma era soprattutto il suo compagno, a preoccuparlo. Il suo nome era Garlic, e aveva solo sette anni più di lui, ma sembravano decenni interi. Era sempre stato portato ad atteggiamenti violenti. Basil lo aveva appunto evitato, ma le altre persone non sembravano dello stesso avviso. Era molto carismatico e capace di convincere gli altri a seguirlo, e molto più astuto di quanto non sembrasse. Per lui non esisteva il concetto di proprietà privata e aveva un’incredibile smania di possesso. Pare che anche le ragazze lo approvassero e ne aveva avute diverse.
Fu proprio lui ad avvicinarsi alla tomba per primo.
- Che idiota, - commentò ridendo, - Ha lasciato un’altra offerta al nonnino.
- Davvero uno stupido, - si unì Fennel, avvicinandosi al compagno.
I due si chinarono e spolverarono via i fiori senza smettere di ridere.

Basil rimase immobile, quasi senza credere alla visione che gli si profilava davanti. Sapeva che avrebbe dovuto reagire, fare qualcosa, ma le sue gambe sembravano non volersi muovere.
Poi però Garlic si sbottonò i calzoni e disse. - Potrei anche pisciarci, sulla tomba. Tanto quello mica se ne accorgerà.
E lo avrebbe fatto davvero se Basil non fosse spuntato fuori dai cespugli, il volto rosso dall’indignazione, il corpo tremante.
I due energumeni si accorsero del suo arrivo, e si stupirono non poco.
- Ehi, sgorbietto, che ci fai qui?- lo canzonò Fennel ridacchiando.
Basil non gli diede retta e serrò i pugni, quasi sorretto da una forza che non riusciva a controllare.
- Non si ha più rispetto neanche per i morti, adesso?!- urlò, fuori di se.
Garlic sorrise e si voltò verso il ragazzo.
- Rispetto, dici? Che genere di rispetto dovremmo dare ad un vecchio pazzo come il tuo nonnino, spiegamelo?
-Mio nonno non era pazzo!
Entrambi i suoi interlocutori scoppiarono a ridere.
- Come, non era lui che vedeva le fatine? E anche il Piccolo popolo? Oppure li vedi anche tu?- chiese Fennel.
- Preferirei vedere le cose che dite piuttosto che essere stupido e senza cuore come voi!- sibilò Basil senza pensarci.
Fennel e Garlic smisero di sorridere. Di solito quell’inietto si faceva mettere i piedi in testa senza discutere, buono buono, e ora si permetteva addirittura di insultarli? Era giunta l’ora di fargli capire chi comandava.
Il giovane si rese conto di aver parlato a sproposito, ma ormai era troppo tardi. Garlic gli appioppò un ceffone sulla guancia, Fennel gli colpì forte la schiena. Basil cadde, si prese altri colpi, si rimise in piedi e poi con tutta la forza delle sue gambe scappò via nel bosco.



   
 
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