Fanfic su attori > Robert Pattinson
Segui la storia  |       
Autore: Giulls    23/10/2011    4 recensioni
Michelle Waldorf è all'apparenza una ragazza normale: ha 18 anni, vive con la madre a Los Angeles, sta per diplomarsi ed è il capitano della squadra di pallavolo della scuola. Eppure la sua vita viene presto sconvolta da due avvenimenti: il fantasma del suo passato e lui, il suo nuovo vicino di casa. Robert Pattinson.
< Ti va di ricominciare? > propose porgendomi la mano, < ciao, mi chiamo Robert Pattinson >
< Piacere, Michelle Waldorf >
< Waldorf? > ripeté sgranando gli occhi, < come Blair Waldorf in Gossip Girl? Cavolo, puoi farmi un autografo? Non capita tutti i giorni di conoscere una ragazza che faccia di cognome Waldorf >
< Va bene, ma tu devi promettermi di mordermi sul collo > risposi a tono e entrambi incominciammo a ridere.
[...]
< Io avrei ancora un paio di scatoloni da sistemare… okay, più di un paio e avrei bisogno di qualche buon'anima che mi dia una mano. Ti andrebbe? >
< Certo, perché no? > risposi alzandomi in piedi, < ma mi offri la colazione >
< Va bene, > asserì, posando una banconota da dieci dollari sul tavolo, < andiamo? >
< Andiamo > dissi mente prendevo la mia borsa e uscii dal bar insieme a Robert. Chissà, questo potrebbe essere l'inizio di una nuova amicizia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La partita di pallavolo

La mattina seguente mi svegliai più stanca che mai. Ero convinta di svegliarmi agitata per la partita che si sarebbe tenuta più tardi, non di certo semplicemente stanca. Accesi svogliatamente il telefono e non feci nemmeno in tempo a posarlo sul letto che prese a suonare.
< Chi è che rompe le scatole a quest'ora? > domandai sbadigliando dopo aver risposto alla telefonata.
< Anche io sono felice di sentirti! >
< Buongiorno. Cosa vuoi? >
< Sapere come stava la mia ragazza preferita >
< Sono stanca e non ho voglia di alzarmi dal letto per andare a scuola >
< Coraggio, pigrona! > esclamò Jeremy ridendo < Sono sotto casa tua, mi verresti ad aprire? >
< Cosa ci guadagno? > chiesi sorridendo mentre mi stiracchiavo.
< Ho con me caffè e ciambelle >
< Arrivo! >
Spinsi il tasto rosso e dopo essermi avvolta nella vestaglia scesi di sotto e aprii la porta al mio amico.
< Sei spaventosa di prima mattina > disse baciandomi la guancia ed entrò in casa.
< Buongiorno anche a te > replicai chiudendo la porta.
< Ho portato solo la colazione per me e te, spero che tua madre non si offenda >
< Tranquillo, credo sia a casa del suo fidanzato >
Andammo a sederci in cucina e dopo aver fatto colazione andai a prendere dalla lavanderia la divisa da pallavolo.
< Forza, che facciamo tardi >
< Jeremia, mi porti tu a scuola? > domandai guardandolo con un sorriso a trentadue denti.
< Solo se la smetti di chiamarmi così. Lo odio >
Risi e salii le scale, mi cambiai e quando fui pronta scesi di sotto, assolutamente impreparata alla faticaccia che le ragazze ed io avremmo dovuto affrontare oggi: era la prima volta che la squadra di pallavolo arrivava a giocare la finale del campionato, quindi il coach era andato su di giri e di conseguenza aveva chiesto alla preside di poterci allenare già dalla mattina. Quello che non capivo era come non riuscisse a capire che se ci fossimo allenate dalla mattina sicuramente saremmo morte prima della partita. Avevamo tentato di dirglielo, ma lui aveva liquidato il discorso dicendo che saremmo andate alla grande.
< Okay, sono pronta > dissi presentandomi davanti a lui e da bravo gentiluomo mi prese il borsone e ci accomodammo in macchina, chiacchierammo del più e del meno durante il tragitto e nel momento in cui Jeremy parcheggiò presi il borsone e schizzai verso la palestra.
< Buongiorno capo! > esclamò Megan venendomi incontro < E se te lo stai chiedendo sì, al momento siamo solo noi due. Nemmeno il coach si è presentato >
< Bene > replicai stendendomi sui tappetini e Megan mi imitò.
< Come stai? >
< Sto da schifo >
< Come mai? > domandò girandosi sul fianco per guardarmi e lasciai uscire dalla bocca un sonoro sbuffo.
< Sono agitata per la partita, sono agitata per gli esami, sto aspettando con impazienza una risposta dai college, il comportamento di Bianca inizia a darmi sui nervi e come se non bastasse sapere che non vedrò Robert prima di chissà quanto mi manda in bestia >
< Credevo fossi contenta saperlo a Londra con i suoi amici >
< E lo sono, davvero, ma mi manca >
< Ti ricordo che è passata solo una notte dall'ultima volta che l'hai visto >
Risi e la guardai.
< Allora mi mancherà >
< In queste due settimane faremo di tutto per non farti sentire la sua mancanza. Perché non andiamo a Disneyworld in Colorado? >
< Non sono mai stata in Colorado > replicai sorridendo.
< E con Bianca come va? >
< Da quando ho riallacciato i contatti con mio padre, lei non ne vuole più sapere di me. Non sopporto più questa situazione >
< Mi dispiace > disse la mia amica posando una mano sulla mia e in quel momento il coach entrò in palestra.
< Beh, siete solo voi due? >
< A quanto pare > ribattemmo Megan ed io.
Il coach ci raggiunse sui tappetini e incominciammo a chiacchierare tutti e tre del più e del meno mentre attendevamo le altre ragazze.
< Scusi il ritardo, coach > dissero le ragazze non appena arrivarono.
< Bene, ora che siete tutte qui voglio dirvi due cose. La prima è che ci aspetta una partita importante oggi e per molte di voi sarà l'ultima partita. Impegnatevi, ma come sempre cercate di divertirvi. Mentre la seconda è questa. Oggi voglio fare con voi un allenamento alternativo, quindi andiamo ad allenarci al mare >
< Sì! > esclamammo in coro e iniziammo ad applaudire.
< Andate al furgoncino, io vi raggiungo subito >
Eravamo tutte eccitate per il nostro allenamento: avremmo trascorso la mattinata al mare, posto che adoravamo, e non rinchiuse in quattro mura. Eppure il nostro eccitamento iniziale durò poco, perché ben presto di rendemmo conto che allenarsi al mare era venti volte più faticoso che in una palestra.
< Forza, Michelle, velocizzati negli scatti! > esclamò il coach vendendomi vicino < Megan, alza quelle ginocchia! >
< Basta, non ce la faccio più! > esclamai ad un certo punto e mi stesi a peso morto sulla sabbia < Coach, la prego, ci conceda qualche minuto di pausa >
< Cinque minuti, poi disponetevi in cerchio per fare qualche palleggio >
< Solo cinque? > ribatté Sarah con un tono disperato, lo stesso tono che avrei usato anche io se fossi stata in grado di emettere alcun suono.
< Coraggio, pigrone! > esclamò il coach prendendo un pallone dalla sacca < Ma cosa vi è successo? Siete diventate molto più pantofolaie >
< È un sintomo post studio per il test finale >
< Rimpiango l'interrogazione di Simpson > disse Mary mentre si sedeva sulla sabbia.
< A chi lo dici, sorella > replicai ansimando.
< Forza, ragazze, un ultimo sforzo e poi vi porto a pranzare in un bel posto >
< Non abbiamo i soldi dietro >
< Ho già parlato con la preside, offre la scuola >
< Mitico! > esclamò Vanessa mimando Homer Simpson.
< Ma ora finiamo gli allenamenti. Per le due dobbiamo essere in palestra >
< Ma alle tre inizia la partita >
< Non vorrà farci allenare ancora, vero? >
< Solo qualche battuta, nient'altro >
< Ma che ha, vuole farci morire? > domandai piano rivolta a Sarah.
< Ti ho sentita, Michelle! > ribatté lanciandomi un'occhiataccia.
Altri quaranta minuti dopo avevamo finito di fare i palleggi e anche la partita a beach volley.
< Coach, dove andiamo a mangiare? > domandò Amanda.
< Vi porto a mangiare il pesce da Warmie's >
< Scherza?! > ribatté Charlotte.
< Affatto >
< Grande! >
Warmie's era rinomato per il super piatto di Gill, che comprendeva pesce fritto, spiedini, antipasti e quant'altro. Tutte noi, infatti, eravamo entusiaste di andare lì solo per mangiare quella pietanza, ma rimanemmo fregate: il nostro pranzo, che il coach aveva scelto per noi, consisteva in un piatto di insalata e un filetto di merluzzo. Storcemmo tutte il naso ma mangiammo senza dire niente e alle due in punto eravamo di nuovo nella palestra della scuola.
Il coach ci fece dare una rinfrescata e ad un certo punto ci chiese se potesse entrare un attimo dentro il nostro spogliatoio.
< Ragazze, comunque vada oggi, voglio dirvi quanto sono orgoglioso di voi. Questa è la prima volta che la nostra scuola arriva in finale, quindi per noi è già una vittoria. Date il massimo, come sempre, ma allo stesso tempo divertitevi >
< Go Clovers! > esclamò Megan battendo i piedi per terra e tutte noi la seguimmo nel nostro gesto scaramantico.
Subito dopo uscimmo a fare qualche battuta per riscaldarci, stessa cosa che fecero le nostre avversarie e mentre eravamo impegnate con i nostri tiri, vari palloni lanciati dalle nostre avversarie, le Jellies, finirono addosso a me e a Megan.
< Oh, questa me la pagano! > esclamò quest'ultima, ma la bloccai prima che iniziasse a lanciare la palla.
< Vuoi venire squalificata prima ancora di giocare? Lasciale perdere > l'ammonii lanciando un'occhiata alle ragazze avversarie, le quali stavano ridendo.
< Va bene, le disintegrerò dopo o durante la partita. Probabilmente la palla durante una mia mega schiacciata colpirà in pieno il loro viso >
Risi e mi concentrai di nuovo sui tiri liberi, finché l'arbitro non chiamò me e il capitano dell'altra squadra, una certa Mildred. Al testa o croce vinsero la palla le nostre avversarie e non appena lanciarono la palla, noi ragazze ci coordinammo nei movimenti per rispondere all'attacco.
< Mia! > esclamò Hilary prendendo di bager la palla < Sarah! > continuò indirizzando la palla a Sarah, la quale la indirizzò a Megan e questa schiacciò, facendoci fare punto.
< Sì! > esclamò Megan e corremmo ad abbracciarla.
Poi fu il turno di Kate di lanciare la palla, ma usò talmente tanta forza che la palla andò fuori campo.
< Mi dispiace > ci disse dispiaciuta, ma tutte noi le dicemmo di non preoccuparsi, dopotutto poteva capitare a chiunque.
Le Jellies erano davvero toste, ancora di più delle Toros. Sembravano delle macchine da guerra, erano terrificanti. Sì, terrificanti era il termine più adatto. Addirittura quando arrivò il mio momento di alzare la palla avevo il timore di ricevere una pallonata in faccia.
< Lei è la tipa che sta con Robert Pattinson > sentii dire dall'alzatrice dell'altra squadra alla sua compagna.
< Beh, non è poi così bella > replicò la ragazza ridendo mentre mi guardava < e poi è anche piatta >
Ora ero davvero incazzata. E poi cosa voleva lei? Lei aveva una quinta rifatta, io una terza scarsa, ma almeno era tutto naturale. Oh, sì, le avrei distrutte. La palla finalmente venne lanciata e quando arrivò nel nostro campo Hilary la intercettò, l'alzò verso di me ed io a mia volta l'alzai per Sarah, che schiacciò talmente bene da fare punto e da colpire il fianco della ragazza rifatta.
< Mitica Sarah! > esclamai abbracciandola.
< Nessuno può insultare la mia amica > replicò facendomi l'occhiolino.
< Tempo! > disse il coach all'arbitro e questo ci concesse qualche minuto di pausa < Allora, ragazze, state andando bene. Loro hanno qualche punto in più, ma niente di preoccupante. Michelle, gran bella alzata, complimenti >
< Grazie, coach > risposi ansante.
< Sarah, hai fatto una bella schiacciata, ma non ti provare più a indirizzare la palla volontariamente addosso ad una delle ragazze >
< Coach, non l'ho fatto apposta! > ribatté.
< Bugiarda, sai benissimo che invece è così > disse ridendo e scuotendo la testa < ma non fare più cazzate, non voglio che ci rimetti la squadra >
< Sì, coach >
< Mary, preparati, al cambio scendi e subentra Liz >
< Sì, coach > rispose la mia amica sorridendo a Elizabeth, denominata Liz, il nostro ultimo acquisto.
< Bene, ora tornate in campo >
Eseguimmo l'ordine del coach e dopo aver salutato con la mano Jenny, Walter e Jeremy ricominciammo la partita. Le Jellies sembravano più combattive che mai e fecero tanti di quei punti che il primo game si concluse con una loro vittoria schiacciante: venticinque a tredici.
< Ragazze, dobbiamo reagire! > esclamai tentando di incitare le mie amiche, ma Megan mi lanciò un'occhiataccia.
< Capo, stiamo facendo del nostro meglio > rispose acida.
< E allora dobbiamo sforzarci di fare ancora di più. Non possiamo abbatterci così! >
< Ma le hai viste? > si intromise Vanessa < Sono dei mostri! >
Cos'era, un ammutinamento nei miei confronti?
< Sono forti, è vero, ma non sono invincibili >
< Sono le campionesse in carica da cinque anni > continuò Megan bevendo dalla sua bottiglia d'acqua < quelle ci distruggono >
Mi attaccai alla mia bottiglia d'acqua e contai fino a dieci prima di risponderle, ma non servì a niente.
< Vaffanculo, Megan > ribattei mentre posavo la bottiglia < se devi continuare con questo fottutissimo spirito, resta in panchina >
Mi asciugai il sudore con l'asciugamano e rientrai in campo mentre tutte le altre, compreso il coach, mi guardavano con gli occhi a palla e Megan mi gettò uno sguardo di fuoco. Odiava quando mi comportavo così con lei, mentre io odiavo quando lasciava andare la sua indole negativa.
Riprendemmo la partita, ma non c'era più l'affiatamento di prima e si vedeva. Ogni volta che ci cadeva una palla ci lanciavamo delle occhiate che parevano insulti e nessuna di noi esultava più quando segnavamo. Solo Liz tentava di risollevare il morale della squadra, ma invano.
Era finalmente arrivato il mio turno a battere e riuscii a fare quattro punti solo battendo, facendo così vincere alla mia squadra il secondo game.
< Ragazze, cosa diavolo vi è preso? > sbraitò il coach guardandoci < Cosa è successo al vostro affiatamento? >
< Lo chieda alla Waldorf, coach > rispose Megan lanciandomi un'occhiata gelida < lei è così brava a sputare sentenze >
< Ti prego, Megan, lascia stare. Sei ridicola >
< Beh, almeno ringrazia che non mando a quel paese la gente a gratis >
< Smettetela! > esclamò Liz < Ma lo vedete quanto siete ridicole? Voi due con il vostro comportamento avete sconvolto tutte noi >
< Novellina, stanne fuori > ribatté Megan.
< Non chiamarmi così > ribatté Liz guardandola minacciosamente.
< Altrimenti? >
< Basta! > tuonò il coach < Ora dateci un taglio, tutte voi! Mi sono stufato. Questa è la vostra ultima partita e voi vi comportate così?! Megan, Michelle, voi due scendete immediatamente dal campo. Claire, Suzanne, entrate voi al loro posto >
< Ma…coach! > obiettammo in coro.
< Niente ma! > ribatté visibilmente incazzato < Vedete di chiarirvi e di farvi passare questa incavolatura, altrimenti resterete in panchina per il resto della partita >
Senza poter obiettare oltre Megan ed io ci sedemmo in panchina, mentre Claire e Suzanne prendevano il nostro posto.
< È tutta colpa tua > mi disse Megan imbronciata.
< Mia? Sei tu quella che stava afflosciando il morale della squadra >
< Ancora litigate? > intervenne Audrina, altro nuovo acquisto e studentessa del secondo anno < È colpa di entrambe. Non so cosa diavolo tu abbia fatto, Michelle, per essere così incazzata, ma vedi di fartelo passare. E tu > continuò rivolta a Megan < smettila di essere così permalosa. E Michelle a fatto bene a riprenderti, il tuo pessimismo non stava aiutando nessuno! > esclamò e si sedette sbuffando.
< Credo che abbia ragione > dissi guardando Megan.
< Togli il credo > replicò Audrina.
< Ci lasceresti un po' di privacy? > replicammo Megan ed io in coro.
< Okay, okay! > disse e se ne andò.
< Meg, io ti voglio bene e lo sai. Mi dispiace per averti risposto così, ma mi avevi fatto girare le scatole >
< Dispiace anche a me > disse sorridendo e ci abbracciammo.
< Vedo un abbraccio > intervenne il coach vendendoci incontro < vi siete riappacificate? >
< Sì, coach > rispondemmo sorridendo.
< Grazie al cielo. Tornate subito in campo. Arbitro, cambio! > esclamò e in men che non si dica ci riappropriammo dei nostri ruoli.
Purtroppo la partita non si concluse a nostro favore, infatti perdemmo per due punti, ma a me andava bene così: eravamo arrivate in finale e questa era già una vittoria per noi.
Nonostante la vittoria delle altre, non appena la partita terminò ci riunimmo in un abbraccio stritolatore e il coach poco dopo si unì a noi, prima di dirci di andare a salutare le nostre avversarie.
< Ma ci credete, questa è l'ultima volta che metteremo piede qui dentro! > esclamò Vanessa commossa < Abbiamo trascorso quattro anni splendidi qui ed ora è finito tutto >
< Qui ci vuole una foto nello spogliatoio come ricordo > disse Liz ridendo < una tutta insieme e una solo di voi vecchie >
< Bada a come parli, ragazzina! > esclamai ridendo e tutte le altre mi seguirono a ruota.
Scattammo queste due foto e dopo esserci fatte una doccia, piano piano uscimmo dagli spogliatoi.
< Ci vediamo più tardi > disse Sarah sorridendoci: avevamo perso, ma nessuna di noi voleva rinunciare alla pizza del dopo partita, nemmeno il coach, per cui ci eravamo dati appuntamento al Autumn, la pizzeria del padre di Audrina.
< A dopo! > ribatté Hannah sorridendo.
< Jeremy, Walter e Jenny ci saranno? > domandò Audrina guardandomi.
< Sì > risposi.
< Perfetto, allora conteggio anche loro per il tavolo. A più tardi! >
< Liz? > chiamai la ragazza dai capelli rossi per bloccarla < Puoi fermarti qui? Ho bisogno di parlarti un attimo >
Liz sospirò e si chiuse la porta dello spogliatoio allo spalle.
< So già quello che mi vuoi dire e mi dispiace, non dovevo perdere le staffe così >
< Al contrario, voglio farti i complimenti > risposi sorridendole e lei sgranò gli occhi, mentre si passava le mani sulla maglia a mezza manica di Star Wars < ti ho osservata parecchio ultimamente. Nonostante tu sia proprio l'ultima arrivata, ti sei fatta valere. Sei brava, ti impegni e se c'è da sgridare non ti tiri di certo indietro. Sei un po' come me >
Le sorrisi e la invitai a sedersi sulla panchina di fronte a me.
< Sta per arrivare il ma? >
< Affatto > replicai sorridendole < dopo averti osservata a lungo, ho parlato anche con il coach e anche lui è giunto alla mia stessa conclusione >
< E cioè? Non tenermi sulle spine! >
Risi e scossi la testa, ma in quel momento entrò il coach nello spogliatoio.
< Voi due cosa ci fate qui? > domandò sorridendoci e gli sorrisi complice < Le hai già dato la buona notizia? >
< Non ancora >
< Quale notizia? >
< Liz > la chiamai prendendole le mani < ho il piacere di nominarti nuovo capitano delle Clovers >
< Stai scherzando? > rispose con gli occhi fuori dalle orbita e negai con la testa senza smettere di sorridere < È fantastico! > esclamò abbracciandomi e fece lo stesso anche con il coach < Grazie, grazie, grazie! Ma perché proprio io? >
< Sei l'unica a tener testa a Michelle > rispose il coach ridendo e lo guardai sgranando la bocca < Liz, sei brava e dai sempre il cento per cento >
< Sei una mini me >
< Non esagerare > ribatté il coach posando una mano sulla spalla.
< Non so nemmeno cosa dire, grazie! > esclamò abbracciandoci ancora < Ci vediamo questa sera! >
< Michelle, è ora che vada anche tu. Devo chiudere >
< Vuole una mano? >
< Non preoccuparti > ribatté sorridendo e, presa da chissà quale slancio, lo abbracciai.
< Coach, la ringrazio per tutto >
< Non ringraziarmi di niente, tutto quello che ho fatto l'ho fatto perché te lo meritavi. E spero che tu abbia capito perché sono sempre stato più duro con te >
< Assolutamente > replicai sorridendo e cercai di non mettermi a piangere.
Mi posò di nuovo la mano sulla spalla e mi sorrise.
< Ci vediamo questa sera >
< A dopo! > esclamai uscendo dallo spogliatoio e quando vidi Jeremy mi catapultai tra le sue braccia.
< Michelle, non importa l'esito della partita. Tu sei stata fenomenale >
< Non è vero > replicai imbronciandomi < ad un certo punto ho mollato >
Ma Jeremy scosse la testa e mi baciò la fronte.
< Mi ha chiamato Robert > mi disse dopo aver preso la borsa con una mano e avermi circondato le spalle con il braccio libero < Mi ha detto di dirti di chiamarlo >
Sorrisi ed estrassi dalla tasca dei pantaloni il telefonino, componendo in fretta e furia il suo numero.
< Pronto? >
< Rob >
< Mitchie, tesoro! > esclamò.
< Come stai? Com'è l'Argentina? >
< È molto bella, ma non capisco niente di quello che mi viene detto. Grazie al cielo ho Emma, che conosce quasi tutte le lingue del mondo > rispose ridendo < tu come stai? >
< Ho appena consegnato il mio scettro del potere a Liz >
< Come ti sei sentita? >
< Onestamente? Mi sento uno schifo. È diventato tutto reale ora, sono ufficialmente una ex Clovers >
< La partita come è andata? >
< Non abbiamo vinto, ma va bene così. Siamo arrivate in finale ed è già una vittoria >
< Le avversarie com'erano? >
< Odiose e forti. Mi hanno anche preso in giro > dissi imbronciandomi.
< Perché? >
< Perché mi hanno detto che sono brutta e mi hanno dato della ragazza piatta >
Sentii la risata cristallina di Robert dall'altro capo del telefono e chiusi gli occhi, immaginandomelo sorridere. Dio, come mi mancava la sua risata.
< Mitchie, tu sei bellissima e a me il tuo seno va bene così. Non serve un seno grande per divertirsi > disse e arrossii violentemente.
< Mi manchi, Rob > replicai appiattendomi di più sul sedile della macchina.
< Anche tu, Mitchie. E non hai idea di quanto mi dispiaccia essere lontano da te in questi giorni. Volevo essere lì per te a fare il tifo oggi, vorrei essere lì per te una volta fatto il test finale, vorrei essere lì alla consegna dei diplomi e vorrei essere stato io il tuo cavaliere al ballo, così avrei spaccato la faccia a quel James >
< Cosa? >
< Jeremy me l'ha detto > rispose Robert e lanciai un'occhiataccia al mio ormai ex migliore amico.
< Michelle, mi ha praticamente minacciato > ribatté Jeremy scusandosi.
< Femminuccia > replicai sbuffando < sei arrabbiato? >
< No. Tu sei anche troppo buona >
Risi e guardai fuori dal finestrino.
< Sono arrivata a casa >
< Sì, ora devo andare anche io. Ci sentiamo presto >
< Ciao, Rob > dissi e spinsi il tasto rosso, poi sospirai.
< Se avessi abbastanza soldi ti comprerei un biglietto per Buenos Aires >
Guardai il mio amico e allungai una mano sulla sua.
< Apprezzo il gesto, Jer >
Gli baciai la guancia e rientrai in casa, buttandomi a peso morto sul divano. La coscienza mi diceva di studiare, eppure le mie mani presero il sopravvento e aprirono la tasca della borsa, dalla quale estrassi il mio mp3 e ascoltai un po' di musica, lessi il messaggio di Sarah, che mi informava del cambio di data per la cena della pallavolo, che infatti si sarebbe tenuta domani e non più oggi, e mi addormentai qualche minuto dopo.
< Forza, alzati, è tardi > mi disse bruscamente Bianca mentre si sistemava il vestito elegante che stava indossando.
< Perché mai? >
< Vai di sopra a prepararti, tra mezz'ora si esce >
< Pronto?! > sbottai irritata < Mi dici dove vuoi trascinarmi? >
< Questa sera inauguro il mio nuovo negozio a Beverly Hills e ci sarà una festa. Il tuo vestito è di sopra, indossalo e poi andiamo >
< E non può accompagnarti Mike? >
< No, tu > ribatté secca.
< Io non voglio venire >
< Tu vieni, non accetto un no come risposta >
< Mi dispiace, abituatici. Io questa sera non verrò >
< Michelle, non sono in vena di scherzare. Tu verrai >
< No, invece >
< Sì, invece >
< Perché? >
< Perché io ho deciso così! > urlò e per la prima volta non ribattei.
La guardai senza battere ciglio e salii di sopra, trovando steso sul letto un vestito davvero fantastico: più o meno doveva essere lungo fino alle ginocchia ed era color panna, aveva lo scollo a cuore e le bretelle erano spesse. La gonna era composta da tre balze a palloncino che davano un effetto arricciato e il tutto era contornato da una cintura da indossare attorno alla vita, marrone. Ai piedi del letto Bianca aveva appoggiato un paio di scarpe col tacco del medesimo colore del vestito, aperte davanti e con vari ghirigori ai lati ed erano alte, per cui avevano una specie di risvolto. Oltre al vestito sul letto c'erano una pochette che ricordava i precedenti colori e sul vestito una collana con un ciondolo a forma di busta da lettera. Osservai l'abito estasiata: era veramente bello e quando vidi dall'etichetta che era un abito della linea di Bianca mi meravigliai ancora di più.
Feci una doccia veloce, asciugai i capelli con la piastra apposita per i boccoli e andai a vestirmi, scendendo di sotto nemmeno dopo venti minuti.
< È un tuo modello > le dissi quando la raggiunsi.
< Non è una domanda la tua >
< Infatti > replicai incrociando le braccia al petto < è bellissimo >
< Sì, ti sta d'incanto > ribatté guardandomi negli occhi e mi parve di scorgervi un velo di tristezza < vogliamo andare? Non voglio fare tardi >
< Okay > replicai infilando il cellulare e le chiavi di casa dentro la pochette e quando uscii di casa trovai una limousine ferma davanti al vialetto.
Bianca mi passò davanti senza dire una parola e l'autista, che disse di chiamarsi Gustav, ci aprì la portiera e ci fece accomodare dentro.
< Vuoi qualcosa da bere? > domandò Bianca versandosi del vino nel bicchiere.
< No > replicai guardandola < Mike verrà? >
< No >
< Perché no? >
< Perché non è a Los Angeles >
< È per quello che hai vuoi me questa sera? > le domandai, ma non ricevetti risposta e lei non parlò fino a che non arrivammo a destinazione.
< Signore, siamo arrivati > ci disse Gustav dopo averci aperto la portiera e ci porse la mano per aiutarci a scendere dall'automobile.
Rimasi interdetta quando vidi migliaia di flash accecarmi e mi catapultai subito dentro il locale, mentre Bianca non faceva altro che pavoneggiarsi davanti a tutti quei fotografi e ad un certo punto mi venne a prendere e mi portò in mezzo a quei pescecani.
< Signorina Waldorf! Signorina Waldorf! > esclamò un giornalista sbracciandosi < Cosa ne pensa della nuova linea di sua madre? È adatta a dei teenager? >
< Signorina Waldorf! > esclamò un'altra voce < Anche lei si dedicherà alla moda? >
< Signorina Waldorf! Sta indossando un capo di sua madre? >
< Signorina Waldorf! Dov'è il suo fidanzato, Robert Pattinson? Perché non è con lei? >
< Purtroppo Rob non è a Los Angeles > ribatté Bianca abbracciandomi per la vita e la guardai stranita: da quando in qua lo chiamava Rob? < ma avremmo tanto voluto averlo con noi questa sera. Ma di certo non mancherà la prossima volta >
E in quel momento capii tutto: velo di tristezza sto cazzo, la sua era una fottutissima scena per farsi ancora più pubblicità e cosa c'era di meglio che sfruttare quel briciolo non voluto di popolarità della figlia per apparire in più riviste? Serrai la mascella per evitare di sputarle addosso tutto il mio risentimento, ma allontanai bruscamente il suo braccio dalla mia vita ed entrai dentro al locale, ignorando i richiami dei giornalisti.
Ero furibonda. Come aveva potuto sfruttarmi così? Certo, non c'era il suo famoso produttore musicale da strapazzo a farle pubblicità, perché non sfruttare la propria figlia?
Presi un bicchiere di champagne che dei camerieri stavano servendo e lo bevvi tutto d'un sorso e ripetei il gesto con un secondo bicchiere che mi era stavo offerto, così come per il terzo.
Pochi minuti molti invitati entrarono dentro l'atelier, tra cui Scarlett Johansson, Olivia Wilde e Jessica Biel, e Bianca si pavoneggiava e si comportava da stupida viziata.
Mi rinchiusi in bagno ed estrassi il telefonino dalla pochette, composi il numero di Jeremy e lo chiamai.
< Pronto? > disse rispondendo al terzo squillo.
< Se davvero mi vuoi bene come dici, vienimi a prendere >
< Dove sei? > domandò.
< All'inaugurazione del nuovo atelier di Bianca a Beverly Hills >
< Sì, ho capito. Arrivo subito >
< Grazie > risposi sollevata e ritornai in sala.
< Tesoro! > esclamò Bianca afferrandomi le spalle < Guarda chi c'è! È una tua amica, giusto? > continuò posizionandomi davanti a niente popò di meno che Kristen Stewart.
< Cosa ci fai tu qui? > chiesi guardandola in cagnesco.
< Io…non sapevo che fosse tua madre >
< Ma certo, Waldorf è un cognome così comune! > ribattei acida < Comunque, ora lo sai. Ma accomodati, resta qui e chiacchierate quanto ti pare. Tra stronze doppiogiochiste ci si intende alla perfezione > ribattei lasciandole entrambe da sole e attesi impazientemente che il mio amico venisse a prendermi con l'armatura e il cavallo bianco e mi portasse via da quel terribile posto.
< Signorina, gradisce? > domandò il cameriere porgendomi un calice di champagne, ma anziché prendere il bicchiere presi direttamente la bottiglia e lo ringraziai.
Mi allontanai dalla folla e mi attaccai al collo della bottiglia, bevendo il liquido all'interno praticamente d'un fiato. C'erano un paio di fotografi che mi stavano fotografando, ma non me ne importava un'accidente.
La testa cominciava a girarmi, ma me ne infischiai e dopo aver svuotato la prima bottiglia ne presi un'altra da una cameriera e ignorai i continui richiami di Bianca.
< Michelle? > mi chiamò Jeremy ad un certo punto e quando mi voltai me lo trovai proprio di fronte a me.
< Jeremia! > esclamai allegra buttandogli le braccia al collo < Oh, Jeremia! Ma come sono felice di vederti! Sono talmente felice di vederti che il cuore potrebbe scoppiarmi da tutta la felicità che sto provando in questo momento! > trillai attaccandomi per l'ennesima volta alla bottiglia < E tu sei felice di vedermi felice? >
< Sei ubriaca? >
< No che non lo sono! > ribattei sghignazzando e iniziai a camminare spedita, ma inciampai sui miei stessi piedi e il mio amico mi afferrò prima che potessi spiaccicarmi a terra < Jeremia, ma per fortuna che c'eri tu! Il mio amico mi ha salvato la vita! > urlai ridendo.
Jeremy mi guardò truce mentre mi faceva tornare in posizione eretta ed io risposi scoppiandogli a ridere in faccia ancora una volta.
< Forza, a casa adesso > disse afferrandomi il polso.
< No! > esclamai liberandomi dalla sua presa in malo modo e caddi indietro sul divanetto, gesto che mi fece ridere ancora più sguaiatamente.
< Cosa diavolo sta succedendo qui? > tuonò Bianca avvicinandosi a noi due, ma quando la vidi scoppiai a riderle in faccia.
< Jeremia è venuto a festeggiare! Non sei contenta? > le dissi ridendo.
< Signora Waldorf, ora ce ne andiamo > ribatté Jeremy mentre mi faceva alzare una seconda volta e mi circondò la vita col braccio.
< Ma io voglio festeggiare! > esclamai alzando le braccia < Jeremia, quella è mia! > continuai contrariata quando mi sfilò la bottiglia di mano e tentai in tutti i modi di riprenderla, fallendo miseramente.
< Tu hai finito di bere >
< Portala immediatamente a casa! > urlò Bianca paonazza in viso.
< Esatto, Jeremia, portami via, lontana da questo posto pieno di sfigati! > dissi urlando e risi quando vidi la faccia isterica di Bianca.
Jeremy aumentò i passi e per un paio mi sbilanciai rischiando di cadere a terra, ma entrambe le volte mi sorresse, evitando di farmi spiaccicare a terra. Non appena uscimmo dall'atelier venni accecata da un sacco di flash e gemetti infastidita mentre cercavo di coprirmi gli occhi.
< Dannazione! > imprecò il mio amico accelerando il passo, ma io non riuscivo a stargli dietro < Forza, Michelle, muoviti! > esclamò aprendo con il telecomando le portiere della sua Mercedes e mi fece sedere dentro, mi mise la cintura e dopo essersi seduto al posto del guidatore partì.
< Hai visto quanta gente? A Bianca le verrà un colpo! E ora dove andiamo? >
< Ti porto a prendere una boccata d'aria > ribatté senza smettere di guardare la strada < e non ti azzardare a vomitare qui dentro >
< Signor sì signor capitano! > esclamai attaccando a ridere < Hai da bere qualcosa? >
< Tu non berrai più niente, sono stato chiaro? > dichiarò e sbuffai contrariata.
< Sei palloso. Dov'è finito il mio amico divertente? > brontolai.
< È impegnato a fare da padre, non so se te ne sei resa conto >
Mi accasciai sul sedile e guardai il paesaggio fuori dal finestrino, finché un gemito di dolore non fece voltare il mio amico verso di me.
< Jeremy, accosta > gli dissi ad un certo punto e non se lo fece ripetere due volte: mi slacciai la cintura, aprii la portiera e quando uscii dalla macchina mi piegai in due e vomitai. Jeremy immediatamente si inginocchiò al mio fianco e mi tenne i capelli.
< Stai meglio, Mitchie? > domandò premurosamente cinque minuti dopo quando finalmente mi pulii la bocca.
Mitchie, quel nome. Come mi chiamava il mio Robert. Dio, come mi mancava e come lo odiavo! Era lui che doveva essere accanto a me oggi, era lui che avrebbe dovuto accompagnarmi a scuola e fare il tifo durante la partita, era lui che doveva essere lì in quel momento a tenermi la testa e che doveva salvarmi da quell'orrenda festa di Bianca. Bianca. In questo momento non avevo belle parole per lei. Mi aveva incastrato e aveva invitato lei, Kristen, alla festa. La persona che al momento detestavo come non mai.
Mi portai le mani sul viso e iniziai a singhiozzare disperatamente.
< Voglio tornare a casa > risposi con gli occhi pieni di lacrime e Jeremy mi abbracciò.
< Shh, va tutto bene > sussurrò accarezzandomi la testa.
< No, invece. Voglio fare questo stupido test, voglio essere ammessa a Yale, voglio studiare medicina e voglio lasciare questa fottutissima città > gli dissi senza riuscire a smettere di piangere < e non voglio restare in quella fottutissima casa questa notte! > urlai.
Sospirò e mi prese tra le sue braccia per farmi sfogare.
< Questa notte ti fermi a dormire da me, così non dovrai vedere tua madre. Domani si vedrà. Okay? >
Annuii e gli sorrisi grata. Jeremy era davvero il ragazzo migliore del mondo.
< Ti ho sporcato di vomito la giacca > gli dissi indicandogli la manica macchiata.
< Non importa. Mi laverai la tintoria non appena ti riprenderai >
Gli sorrisi e gli accarezzai una guancia, ma per tutto il tragitto in macchina non feci altro che piangere silenziosamente. Com'era possibile che mi sentissi così tradita? Mi sentivo tradita da Bianca che mi aveva solo usato e da Robert che non era qui con me. Eppure io ero contenta di saperlo a Buenos Aires e che successivamente avrebbe raggiunto i suoi amici a Londra.
Una volta arrivati al suo appartamento Jeremy questo mi fece stendere sul divano. Chiusi gli occhi, stanca, e feci un respiro profondo, quand'ecco che il mio telefonino squillò.
< Puoi guardarci tu? > domandai indicandogli la pochette e lo sentii armeggiare.
< È Robert > mi disse poco dopo.
< Rispondi tu > gli ordinai e mi strinsi al cuscino del divano.
< Robert, sono Jeremy…no, è da me, non ha avuto una grande serata…aspetta > gli disse e si inginocchiò verso di me < Michelle? >
< Io non ci parlo con lui! > esclamai girandomi dall'altra parte e il mio amico sospirò.
< Credo che tu l'abbia sentita >
< Anzi, sai cosa? Digli pure che può restare in quella fottuta città! > continuai alzando la voce di parecchi toni.
< Robert, è ubriaca > disse il mio amico quasi volesse scusarmi.
< Io non sono ubriaca! > sbottai, dopotutto avevo vomitato e mi sentivo meglio.
< Stai zitta, Michelle! > replicò Jeremy < E ora prendi questo dannato telefono >
Sbuffai e presi in mano il telefono.
< Sei uno stronzo, dovresti esserci tu qui con me > parlai senza riuscire a trattenere un ennesimo singhiozzo e senza lasciargli tempo di rispondere spinsi il tasto rosso e successivamente spensi il telefono.

 

< Dove sono? > domandai mettendomi a sedere sul divano e gemetti dal dolore alla schiena.
< Buongiorno > disse Jeremy porgendomi una tazza di caffè fumante < come ci sentiamo oggi? >
< Confusa > risposi iniziando a bere < l'ultima cosa che ricordo è di essermi arrabbiata con Bianca, poi nient'altro >
< Vuoi un riassunto? >
< Sì >
< Ti sei ubriacata, hai umiliato tua madre, hai vomitato e hai insultato Robert. A proposito, sta per arrivare >
< Come? > domandai sgranando gli occhi < Chi? >
< Il tuo principe azzurro sta per arrivare. È atterrato dieci minuti fa, mi ha appena scritto >
< Sta venendo qui? Perché? >
< Perché gli hai dato dello stronzo e perché gli hai detto che doveva esserci lui con te. Ti ha sentita piangere e si è preoccupato, per cui sta arrivando >
Mi sedetti sul divano e mi grattai la testa.
< Hai un divano davvero scomodo >
< Non è un divano sul quale dormire > ribatté alzando le spalle < il bagno è lì a destra, se vuoi darti una sistemata prima che arrivi >
Mi alzai e lo abbracciai.
< Non so cosa farei senza un amico come te >
Jeremy mi baciò i capelli e mi strinse a sé, regalandomi uno di quegli abbracci stritolatori che ci scambiavamo in clinica.
Sciolsi l'abbraccio e andai in bagno, mi diedi una sistemata e quando aprii la porta per andare in sala a mettere qualcosa sotto i denti mi trovai Robert davanti agli occhi: aveva delle spesse occhiaie sotto gli occhi come se non dormisse da una vita e un accenno di barba come se non se la facesse da giorni e i suoi capelli erano completamente arruffati. Ero uno straccio, ma era bellissimo.
Non proferii parola, mi limitai solamente a buttargli le braccia attorno al collo e ad abbracciarlo stringendolo a me con forza, come se la mia vita dipendesse dalla sua vicinanza, mentre lui mi aveva
circondato la vita con entrambe le braccia. Chiusi gli occhi quando si abbassò per lasciarmi una scia di baci sul collo e rabbrividii.
< Mitchie… >
< Non dovresti essere qui > gli dissi interrompendolo.
Sospirò e mi lasciò un altro bacio sul collo.
< Lo so >
< Quando andrò al college non potrai correre da me per ogni mio minimo problema >
< Lo so > rispose sospirando una seconda volta.
< Ma…sono davvero felice di vederti > continuai appoggiando la fronte nell'incavo del suo collo e lo afferrai per i lembi della T-shirt < avevo davvero bisogno di te >
< Sono qui, Mitchie. E non ti lascio >
Sorrisi e lo strinsi ancora di più nel mio abbraccio.
< Piccioncini, necessito del bagno > intervenne Jeremy dietro le spalle di Robert e sciogliemmo l'abbraccio < andate a tubare in salotto o in cucina, ma la mia camera è off limits >
Risi e Robert mi prese tra le sue braccia mentre mi trascinava in sala.
< Coraggio, raccontami cosa è successo ieri sera > mi disse sedendosi sul divano e sospirai rumorosamente, poi mi sedetti accanto a lui e gli raccontai tutta la storia < è stata tua madre ad invitare Kristen? > chiese dopo qualche minuto.
Annuii.
< Lì si entrava solo su invito. A proposito, probabilmente troverai delle mie fotografie con una bottiglia di champagne attaccata alle labbra, ma non farci caso >
< Non me ne frega un accidente. Stai bene? >
< Come credi che stia, Rob? > ribattei sospirando < Ho un grandissimo bisogno di staccare la spina, di allontanarmi da questo posto. Sai, sono tentata di seguirti a Londra dopo la consegna dei diplomi >
< Fallo >
< Voglio che tu stia con i tuoi amici, è da un sacco che non li vedi >
< Riuscirei a stare insieme a loro e a te >
< No, invece > obiettai scuotendo la testa < quando siamo andati a Londra quanto sei stato con Tom? > gli domandai e aprì la bocca, ma la richiuse poco dopo < Vedi? Voglio che per quelle due settimane tu stia con i tuoi amici e noi ci vedremo al tuo ritorno. Ti meriti una vacanza >
Sorrise e mi baciò la guancia.
< E tu cosa farai in quelle due settimane? > chiese sorridendo come solo lui sapeva fare e quel sorriso mi scaldò il cuore.
< Ieri Megan proponeva di farci un viaggio in Grecia noi sole ragazze > risposi e Robert mi guardò pietrificato < c'è qualcosa che non va? > domandai senza capire, ma lui si alzò dal divano.
< Devo fare una telefonata, torno subito >
< Robert! > esclamai alzandomi a mia volta in piedi < Cosa c'è? >
< Mitchie…fatti gli affaracci tuoi > ribatté baciandomi la punta del naso e la sua risposta mi fece ridere.
< Vai a quel paese > gli dissi ridendo e andai in cucina a fare colazione.
Aprii uno sportello trovando la dispensa al primo colpo, presi una brioche al cioccolato e mi sedetti sulla sedia che dava le spalle alla porta. Ero intenta a gustarmi la mia colazione quando sentii uno spostamento dei miei capelli e subito dopo delle labbra, le sue labbra, baciarmi la spalla destra e risalire fino al collo.
< Sono…boh, è da quando sono a Buenos Aires che sogno di farlo…e non solo questo >
Risi e allungai il collo per facilitarlo nei baci, mugugnando di piacere di volta in volta.
< Quando riparti? >
< Domani mattina, per cui questa sera potremmo cenare insieme > disse voltandomi la testa di lato per vederlo sorridere, ma mi irrigidii < sei impegnata, vero? >
< Ho la cena con le ragazze della squadra > risposi guardandolo dispiaciuta < ma potrei sempre prendere un dolce e mangiarlo insieme dopo la cena > continuai guardandolo maliziosamente e Robert sorrise.
< Mi piace l'idea del dolce… > ribatté ricambiando il mio stesso sorriso < aspetta, ti riferisci al sesso, vero? > domandò subito dopo e annuii ridendo.
< Sì, Robert, mi riferisco al sesso >
< Uh, bene > disse passandosi una mano sulla fronte e risi ancora di più.

 

Ciao a tutti :)
Sarò di poche parole, stasera non è serata. Oltretutto il pc si rifiuta di collaborare con me e…va beh, ormai è andata. Vi ringrazio per le recensioni, mi scaldate il cuore ogni volta.
Alla prossima settimana,

Giulls

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Robert Pattinson / Vai alla pagina dell'autore: Giulls