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Autore: MartiSpunk    24/10/2011    3 recensioni
Un'altra storia Robsten? Sì.
E'la prima che scrivo, perciò non siate troppo critici o offensivi: sono molto sensibile. LOL.
Anyway, che dire? Tramite i Gossip - giusti v.v - ho deciso di cimentarmi su questa storiella.
Alcune frasi sono delle citazioni famose, altre sono di mia pura invenzione. I luoghi e il resto, a volte veri, a volte no.
Per me i Robsten sono nati COSI'. La loro storia è nata così.
Quindi... buona lettura. :D
-MartiSpunk.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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POV ROBERT:

Erano passati mesi da quando avevo finito di girare Twilight.
Erano passati mesi da quel maledetto venerdì da suicidio.
Erano passati mesi da quando avevo giurato di mettere la testa a posto.
Erano passati mesi da quando Kristen era andata via.
E sparita in ogni circostanza.
Ormai tutto ciò che le apparteneva restava saldato alla vita di uno sconosciuto che neanche l’amava.  E trasparente a chi invece doveva appartenere realmente; a lei stessa e alla sua metà.
Eppure lei annuiva a tutto. Forse aveva paura di soffire. Forse calava la testa a tutto pur di non dover assaggiare la tragedia di una sconfitta.
Ed io invece la stavo gustando. Ogni giorno era un nuovo dessert. Un dessert colmo di ingiustizie amare e di aspre rivalità. Un dolce amaro.
Kristen era il dolce, e l’amaro invece era l’anima che le stava accanto.
Avrei fatto di tutto, pur di salvarla. Pur di levare l’amaro dalla sua pelle candida. Ma non ci riuscivo.
Ero fracassato; macellato; sbriciolato.
Ero perso. Ero morto.
 
Sei settimane dopo…
“Rob, qui le ragazzine stanno impazzendo.” Mi informò Richard divertito, mentre guidava la limousine che mi avrebbe portato agli MTV Movie Awards.
Ridacchiai, nervoso. “C’è da spararsi.”
“Andiamo, non farla tragica.” Borbottò.
Come potevo non farla tragica? Tutto ciò che metteva a monte il mio – quasi – paradiso era che l’avrei rivista. Di nuovo.
Non mi era bastata la premiere? O i trecentomila incontri? Oppure le milioni di interviste? E in tutte queste lei si era comportata come se quel venerdì da suicidio non fosse successo niente. Ed io le andavo incontro, facendo la stessa cosa. Ma che coglione, oh.
E mi ero ripreso da poco. Ero caduto in depressione, possiamo dire!
Però Richard non sapeva nulla. Così finsi di aver scherzato. “Tranquillo. Era una battuta.”
“Tu e il tuo pessimo senso dell’umorismo!”.  Scherzò sventolando la mano.
Risi piano, e mi accasciai sul sedile. Non mi vedeva nessuno; i vetri erano oscurati. Tutto quel buio mi conciliava il sonno. Sbadigliai.
“Robert, vedi di non addormentarti. Altrimenti come baci la Stewart, eh?”.
Mi lasciai trasportare da un urlo di lamento. “Non mi importa.”
“Lo vincerete voi il miglior bacio.” Si vantò, come se lui fosse me.
“Perché non vai a baciarla tu? Tanto sono sicuro che non ti rifiuterebbe.”
Si lasciò scappare un risolino. “Mi piacerebbe molto. E’ uno schianto.”
Mugugnai giocando con i lacci delle mie scarpe. Poi Richard mi fece un segno con la testa. “Siamo arrivati.”
Oh merda.
“Non scendo subito.” Brontolai. “Arrivo dopo cinque minuti.”
Si levò gli occhiali da sole, prima di girarsi per fissarmi incuriosito. “Non mi piacciono le celebrità che si comportano da poppanti.”
“E a me non piacciono gli autisti scassa palle.” Scherzai.
Rise dandomi una pacca sulla spalla. “Ragazzo, va da lei.
Annuii incerto e aprii la portiera della macchina, mentre indossavo i miei occhiali da sole.
Ovviamente mi assalirono.
Per fortuna Richard era sceso appena in tempo da staccarmi una ragazzina di dosso. Le sorrisi, e lei urlò.
Passai una decina di minuti a firmare autografi e a scattare fotografie, accecandomi.
“Oddio Robert, una foto!”. Urlò una tipa sbracciandosi.
Un’altra le diede uno strattone e la fulminò con lo sguardo, prima di osservarmi. “Sei uno schianto!”.
“Aw, Rob baciami ti prego!”. Urlò un’altra ancora e io feci una smorfia.
E il resto erano urlatine isteriche e cose varie.
“Ehi.” Chiamò una voce tremendamente familiare. “Sei vivo.”
Mi girai di scatto, prima di accecarmi per la millesima volta.
Kristen. Kristen. Kristen.
La squadrai attentamente: indossava uno squisito abito rosso e nero che le arrivava le caviglie. I capelli erano scombinati, con nessun fermaglio che le pendesse. E poi… delle converse.
Delle converse nere non ci azzeccavano niente con il vestito.
Oh mio Dio, eccola la mia Kristen.
“Bella scelta.” Mi complimentai guardandole le scarpe.
Arrossì portandosi una mano fra i capelli. “Grazie.”
E via con i paparazzi! Flash, flash, flash.
L’abbracciai sorridendo a tutti, mentre lei si mordeva un labbro, imbarazzata. Sembrava si sentisse a disagio… e questo mi faceva sentire ancora più idiota di quello che credevo di essere.
“Robsten!”. Urlarono tutti a sincrono. Robsten?
Oddio, avevano pure messo insieme i nostri nomi. Merda!
La strinsi a me ancora di più, mentre entravamo dentro l’edificio. Lei mi sorrise forzatamente e poi si staccò. Si catapultò tra le braccia di lui.
“Mike.” Lo salutò ancora abbracciata a lui. Mantieni la calma, Robert.
Lui le sorrise. “Amore.”
Figlio di puttana cosa hai detto? Amore? Amore?! Cazzo!
Si staccò piano piano, e poi mi lanciò un’occhiata di scuse. Come se bastasse.
Mi avvicinai a loro, indifferente. “Ciao, Michael.” Dissi, senza sorridere o emettere un sospiro gioioso. Serio.
Sgranò gli occhi, stupefatto da quel gesto. “Robert!”. Mi strinse cordialmente la mano. “Ci si rivede. Come va?”.
“Splendidamente.” Risposi, freddo come il ghiaccio.
Lanciai un’occhiataccia a Kristen, e lei abbassò il capo, tristemente.
Lui se ne accorse e mi fulminò. “Qualcosa non va?”. E si girò a guardarla.
Lei sorrise. “No.” Si avvicinò velocemente a me. “Andiamo, dobbiamo prendere posto.” Mi ricordò, cer
Michael le diede un bacio veloce e la lasciò andare.
 
“La prossima volta evita.” Mi ringhiò contro, sedendosi accanto a me.
Ridacchiai e alzai gli occhi al cielo. Era inutile quando si comportava così! Come se le importasse davvero di quel coglione. Ma sapevo giocarmela bene, e forse… anche lei desiderava che lo facessi. “Kristen non ti incazzare. Ho solamente salutato il tuo, fidanzato.
“Le occhiate non contano niente, quindi? Be’, non so se l’hai notato, ma se ne accorto.” Scosse la testa, frustata.
“L’ho notato. E dai, non mi va così male.” Ci scherzai su, mentendo brillantemente.
Non la bevve, e mi inchiodò con uno sguardo interrogativo. “Ah, davvero? Allora se è così posso tranquillamente dire tutto a Mike. Del bacio, e del resto. Ti piace davvero fare a botte, eh?”, mi lanciò un’occhiataccia.
Ignorai la sua ultima domanda. “Non gli hai detto niente?”.Ero sbalordito.
Deglutì prima di rispondere. “Pensavo sarebbe stato più… corretto, ecco.”
“Corretto? Kris, nulla di ciò che abbiamo fatto è corretto. Stasera potrei fare di tutto. Ti aspetti che io me la bevi?”, sfoggiai un sorriso tentatore. “Non sono ancora sazio.”
Rimase a bocca aperta. “Rob, non può essere.” Stava per aggiungere altro, ma si zittì, non sapendo cosa dire.
Bingo, Robert.
“Come posso saziarmi così facilmente…”, alitai sfiorandole il collo con le labbra.
Lei si spostò bruscamente, e mi puntò un dito contro: “Tu, caro mio. Tu non hai capito che io non sto giocando. Qui siamo in mezzo a una centinaia, se non di più, di persone. E se continui con questi comportamenti da tentatore del cazzo, giuro che ti sputtano davanti a tutti stasera.” Mi fece rabbrividire. Non l’avevo mai vista così furiosa, così irritata.
Mi stiracchiai, indifferente. Lei sospirò; sapeva di averla detta grossa. E passò tutto, veloce, senza alcuna brevità.
L’intero cast arrivò in ritardo. Mi alzai e amichevolmente li salutai tutti. Kristen fece lo stesso, ma non sorrise come sempre. Era frustata, e sapendo che tutto questo era per colpa mia, mi sentii un peso.
Peter mi tamburellò sulla spalla e mi fece segno di avvicinarmi. Incuriosito lo seguii fino a un angolino della grande sala e gli sorrisi.
“Robert, sai per caso cosa succede a Kristen?”
Ma perché cazzo non mi lasciavo in pace? Perché non lo chiedevano direttamente a lei?
“Non ne ho idea.” Mentii, guardando altrove.
Fece una smorfia, deluso. “Quindi…”
“Pet, non farti strane idee”, tagliai corto. “Non so cosa le stia succedendo, credimi.” Ma sapevo che mi mentivo da solo. Sapevo perfettamente ogni cosa.
“Sii ragionevole. Solo questo.” Mi fece l’occhiolino è sparì.
Sbuffai, infastidito. Cosa volevano da me?
Mi diressi silenziosamente verso la sala tenendo la testa bassa. Mi sedetti di nuovo accanto a Kristen, che si trovava girata, a fissare il vuoto. Provai a chiamarla, ma niente da fare. Solo un ‘fatti i cazzi tuoi’ sarcastico e un’occhiataccia. Mi spazientii.
Finalmente il programma andò in onda. Tutto come sapevo.
Ero candidato in quasi – tutte, le categorie. Anzi eravamo. Migliore attore, miglior lotta, miglior bacio…  okay, meglio pensare ad altro.
Quando elencarono tramite i video, tutti i candicati – si può dire – per vincere la ‘best male performance’ , risi piano. Vedermi in versione Edward Cullen, mi imbarazzava facilmente. Non perché odiassi il personaggio… anzi, lo adoravo. Per lo più, perché tutto ciò mi faceva ricordare la tipa imbronciata che mi stava accanto.
Vinsi.
Wow, avevo vinto. Kristen sorrideva. Se fossi stato una ragazza, mi sarei messo a saltellare. Che coglione.
Feci il mio solito discorso da emerito idiota, ringraziando Stephenie Meyer, Chaterine Hardwicke, e tutti quanti.
Ma ringraziando dentro di me, quella fottuta ragazza che amavo tanto.
Solo lei, Stew.
Lei vinse anche. Ci avrei scommesso. Un’attrice della sua bravura merita pure la luna; brava amore mio.
E i popcorn a terra? Epici. ‘Kristen, cercai sempre di sorprendermi? Credo di sì. Sai che ti dico? Non fermarti mai. Continua così.’
Mi ripetevo dentro queste parole ogni frazione di secondo. Vederla sorridere rallegrava i miei giorni, rilassava le mie notti. Starle accanto mi faceva dimenticare lo stronzo che ero stato durante quei mesi. Mi faceva stare bene.
In teoria vinsi quasi tutte le categorie in cui ero. In pratica non vinsi nulla, perché la mia donna mi odiava più di non so cosa. E per me il resto non contava. Ma perché?
Mancava solo il miglior bacio…
“Robert Pattinson e Kristen Stewart!”
A quelle parole il mio cuore partì a mille.
Io e Kristen avevamo vinto. Richard aveva ragione. Tutti l’avevano, tranne me.
E ciò era assolutamente inutile e insignificante. Perché vincere se sapevo che se mi avesse baciato, lo avrebbe fatto per scena?
I rimorsi cominciarono a salire. A venire a galla. La mia vita si stava spezzettando piano, piano.
Trasalii stranamente, e mi alzai insieme a lei. Tutti urlavano, mi scoppiava la testa.
Sembrava tranquilla. Abbracciò con affetto chi ci aveva chiamati (io feci lo stesso), e sorrise divertita tutto il tempo.
I minuti passavano, la tensione aumentava.
Parlammo facilmente al nostro pubblico stridulo, e al momento decisivo presi un fazzoletto e sputai la gomma da masticare.
Posso farcela, posso farcela – giurai a me stesso, ma con poco successo, purtroppo.
Lei si avvicinava piano. Sentii la sua fronte sfiorare la mia con lentezza esagerata, e il suo respiro travolgermi.
Baciala adesso! Puoi farcela!
‘Kristen’, sussurravo dentro di me. ‘Baciami, facciamola finita.’
Eravamo quasi arrivati…
Grazie mille a tutti voi!”, urlò spostandosi vincentee mostrando un sorriso da ‘ti ho fottuto alla grande’.
Rimasi a bocca aperta. Con la solita faccia da coglione. Non poteva averlo fatto veramente. Non quella sera.
Non a me!
Non so quanti minuti passarono, quanti si misero a ridere.
La guardai di traverso, con un’occhiata di rimprovero superfluo. Ma non potevo arrabbiarmi più di tanto. Non con lei.
Mi aveva fottuto.
 
Due ore dopo…
Arrivai nella mia camera d’albergo giusto in tempo per sprofondare nel mio letto. Ero esausto. Su tutto e tutti.
Che cazzo di vita, oh!
Sbadigliai sonoramente e storsi il naso. Mi stiracchiai per la millesima volta e sentii vibrare qualcosa.
Il mio cellulare.
Lo presi lamentandomi e sparando stronzate, per poi strizzare gli occhi e guardare lo sfondo.
Un nuovo messaggio: Kristen.
Spalancai gli occhi. Iniziai a tremare, come una tredicenne che rivece una rosa dal più bello della scuola il giorno di San Valentino.
Ero davvero peggio di una ragazzina.
Cliccai su ‘leggi’ e feci un respiro profondo.
‘Forse potrei anche cambiare idea su di noi.’
Kris.
Mi misi in piedi sul letto e iniziai a tirare i cuscini e a scombinare le lenzuola, gettandole per terra. Cominciai a cantare, esprimendomi in parole insensate, ma piene di orgoglio.
Voleva cambiare idea!
Mi passai una mano fra i capelli, teso e eccitato allo stesso tempo.
Cosa le avrei risposto? Metti in moto il cervello, Pattinson!
Cazzo, cazzo, cazzo. Merda, merda, merda.
Afferrai il telefono incerto e nervosissimo. Digitai le parole con mano tremante, e con il cuore fuori dal petto.
Che battiti.
Kristen, accettami ti prego.
‘Forse potrei anche accettarlo.’
Rob.
Sorrisi, colmo di felicità e premetti invio. Il mio mondo si stava ricostruendo di nuovo.
Stava sorgendo il mio sole.
Fottiti Michael; Kristen è mia.
 
Ammettiamolo. Fa schifo. xD
Purtroppo con la scuola non ho potuto dedicarmi molto a questo capitolo. Ma ci ripenserò con il quinto.
Spero vi piaccia comunque. :)
Alla prossima!
-MartiSpunk.
 

 
 
 
 
 
 

 

  
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