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Autore: Zoy    24/10/2011    0 recensioni
Nera: fragile, insicura e spaventata perde la madre in un incidente. Quest'ultima prima di morire le regala un ciondolo, una catenina semplice.
Da allora la sua vita cambia, cominciano gli incubi, le strane coincidenze, l'incapacità di amare qualcuno.
Nera capirà che il mondo nel quale vive, non è come sembra, che alcuni libri e alcune delle storie che le piacciono tanto, hanno indiscutibilmente una parte reale e che la madre con quel ciondolo, di poco valore voleva proteggerla da qualcosa più grande di lei e forse da qualcosa che poteva senza problemi metterla in pericolo:
Chris, ad esempio.
Ma chi è veramente Chris, se non il bel ragazzo dagli occhi verdi, che seguirà senza un motivo apparente,le traccie della nostra dolce Nera?
Cosa può volere un essere così diverso e perfetto da una ragazza con un semplice ciondolo?
L'amore o la morte?
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                           Primo capitolo.
                                                          Chris.  





Era passato un altro giorno, stranamente. 
Quella mattina sarei tornata a scuola e tutti mi avrebbero fatto le stesse domande, tutti mi avrebbero trattata come una malata terminale, una povera pazza fuggita da un manicomio, come la diversa della situazione. 
Ci stavo male, forse perchè mi sentivo davvero un po' pazza, parecchio diversa, in procinto di una morte lenta e scenica. Infondo era quasi un mese che facevo lo stesso sogno, che mi trattavo con aria di sufficienza, che avevo paura di qualcosa, qualcosa priva di volto e sentimento, qualcosa che forse avrebbe portato via me o mio fratello. 
Lo psicologio mi sarebbe servito, lo ammetto. 
A sedici anni, certi pensieri non erano sani, ma nonostante tutto erano giustificabili; 
mia madre mi aveva mollata in un mondo nel quale io ed Emm eravamo invisibili, vuoti e soli, completamente soli. 
Economicamente avevamo zia Clara, nostra tutrice da quasi una settima, donna ricca e divertente, purtroppo sempre in viaggio per lavoro, impegnata con affarri ben più importanti, sentimentalmente invece, non ci restava altro che un bene sincero, un fratello per una sorella e viceversa. 
La nostra vita, in passato tranquilla e felice si era trasformata in una sorta di tragedia con tanto di lacrime e funerale in nero. In parole povere eravamo soli, senza un futuro e senza una madre. 
Uscii dalla doccia e indossai l'asciugamano verde. 
Mi diressi allo specchio e guardai il mio viso, semplice e senza trucco, chiusi gli occhi e ricordai le parole di mia madre; ogni volta che dalla mia bocca usciva un pensiero cattivo sul mio corpo o sul mio viso se ne usciva con qualche frase poetica, del tipo che ero bella, che ero speciale, che ero unica. 
Adesso lei non c'era più. 
Aprii gli occhi solo quando un brivido corse lungo la schiena e un sussurro mi immobilizzò. Una voce maschile, melodica, seducente anche se molto, molto flebile. 
- Sei bella.. - 
Mi voltai, silenziosa e spaventata. 
Mi ero immaginata tutto? 
Dovevo essere proprio impazzita, dovevo smetterla con queste situazioni impossibili, con questi sogni inquietanti,con questi pensieri stupidi. 
Senza mezzi termini mi accorsi che il bagno era vuoto, che era tutto in perfetto ordine. 
Già, impazzita, completamente e assolutamente impazzita.
Sorrisi e cominciai ad asciugare i capelli. 
La casa di Clara era grande, tre bagni, quattro camere da letto, due sale da pranzo e una stanza per la palestra, in realtà mi sentivo più in una reggia. 
Zia Clara era stata gentile con noi, ci aveva chiesto di stare tranquilli, di rilassarci e di vivere al meglio. 
Era una bella persona, gioviale e divertente, anche se la morte di mia madre la aveva scossa, la aveva resa più introversa, cupa, diversa. Ma eravamo cambiati tutti, Emm compreso. 
Uscii dal bagno per dirigermi in camera mia e mi accorsi di aver rovesciato accidentalmente la borsetta argento che era poggiata sul bordo del lavabo, tornai indietro per riprenderla e raccolsi il contenuto. 
Un paio di orecchini rossi, una collana di perle e ..una catenina con un ciondolo. 
La guardai meglio, in preda al panico. 
Era uguale, uguale a quella nel sogno, uguale a quella mia, la sistemai sul fondo della borsetta e mi allontanai di pochi centimetri. Forse mia madre ne aveva regalata una anche a Clara o forse ne avevano comprata una uguale.
Decisi in poco tempo che dovevo semplicemente lasciar perdere :quella che per me era preziosa, per il resto del mondo era solo una catenina con un ciondolo. 
Mi voltai di spalle e sentii nuovamente un rumore: la borsetta era caduta di nuovo e questa volta l'unica cosa scivolata via era stata la catenina,la raccolsi in fiamme e la misi sul polso facendone un bracciale. 
Che strana coincidenza.
Dovevo chiedere a mia zia se le era stata regalata da mia madre, se in qualche modo fosse legata alla mia. 
Avevo inconsapevolmente deciso.
Mi sistemai vestendomi svogliatamente e presi il cellulare. 
- Pronto? Zia. - Domandai. 
- Tesoro, tutto bene? - 
- Si, zia. Volevo chiederti una cosa, questa mattina ho trovato una catenina con un ciondolo uguale a quella che porto io di solito, per caso tu ne hai una? - 
- Un ciondolo? Come l'hai presa? - 
- E'.. caduta due volte dalla borsetta argento che tieni in bagno, ero curiosa, volevo chiederti se ha un nesso logico con la mia. - 
- E' caduta due volte? Da sola? Dov'è tuo fratello, tesoro? - 
- Sta dormendo, zia. Comunque l'avrò accidentalmente fatta cadere io, la prima volta; per la seconda volta, beh,forse il vento l'ha spostata, c'era la finestra aperta. Ma chi te l'ha data? - 
Qualcosa non andava. Aveva cambiato argomento, sembra spaventata dall'accaduto. Infondo era solo caduta una borsetta, che poteva mai succedere? 
- Nera, torno questa sera, stai attenta e non perdere la catenina, un bacio. - 
Chiuse la chiamata liquidandomi. 
Che aveva quella catenina di strano?
La sognavo al collo di mia madre, mia zia ne aveva una identica e non voleva minimamente darmi una spiegazione. 
Clara sarebbe tornata e il motivo sarebbe stato semplicemente una catenina? 
Dove diavolo ero finita? 
In una specie di giallo dove tutto risulta inspiegabilmente strano, senza logica morale. 
Corsi in camera di Emm, rimuginando seriamente sull'accaduto; magari quel ciondolo era - al contrario di come pensavo -  parecchio costosto, di valore,  fondamentale anche dal punto di vista economico, poteva anche darsi che quegli incubi fossero dovuti, oltre alla morte di mia madre, a quello strano oggetto. Occhei, era chiaro che questi pensieri erano da schizzofrenica ma.. 
avevo perso mia madre, sognavo ombre e specchi, sentivo strane voci.. c'era da spettarselo. 
- Nera, tutto bene? - 
- Emm. Si, ho parlato con zia Clara, torna stasera, io vado a scuola, ci sentiamo dopo? - 
Sorrisi, come al solito di un sorriso falso, baciai mio fratello sulla guancia e uscii di casa per prendere l'autobus. 
L'autobus  che mi avrebbe portato a scuola, ergo, al mio secondo incubo. 
Presi posto e sprofondai sul sedile impolverato di quel mezzo che odiavo tanto; era seduta nell'ultima fila, dalla parte del finestrino sola e felice di esserlo, 
chiusi gli occhi e pensai a mia madre. 
Ero certa che ogni notte per molto tempo avrei ripercorso quel sogno, lo avrei vissuto, lo avrei reso mio e per quanto mi spaventava era l'unica prova tangibile,  che mi rendeva anche lontanamente vicina all'aspetto di mia madre, ai suoi blu, al suo sorriso. 
Avrei volentieri voluto parlare con lei, rimproverarla, anche. 
- Nera? - 
Spalancai gli occhi, ricordando malamente il suono della voce che mi stava chiamando, mi voltai incrociando un paio di occhi verde scuro, belli e giovani. 
- Si..- Risposi. 
Quella voce, maschile, melodiosa, seducente, questa volta per niente flebile era la stessa che la mia mente pazza si era inventata poco prima, in bagno. 
Occhei, dovevo evitarli, certi pensieri. 
Aveva due occhi di cui penso tutte le ragazze nel raggio di tre metri si sarebbero innamorate: tonalità strana ma profonda, di un verde scuro, penetrante, diverso. I suoi capelli erano scuri, corti ma non troppo, una bocca rossa e una pelle che sembrava quasi porcellana, liscia e stranamente perfetta; avrei voluto toccarlo, per vedere se era reale, se proveniva da qualche strano mondo delle fiabe; sembrava quasi un principe azzurro, con la differenza che di azzurro non aveva nulla, che non era biondo e che i suoi occhi non erano azzurri. Indossava una camicia nera, che stretta com'era metteva perfettamente in mostra i muscoli, non troppo pronunciati ma adatti ad un ragazzo che all'apparenza sembrava avere la mia età. Ne ero rimasta affascinata, colpita, travolta. 
Era quasi irreale, sembrava che attorno a se tenesse una strana nuvola di sentimenti mescolati con talco e menta; 
profumava di talco e menta, adesso che sentivo bene. 
- Io sono Chris. - Sorrise. 
Per la prima volta ricambiai un sorriso, senza finzione. 
- Come conosci il mio nome? - 
- Mi sono iscritto alla tua scuola, parlano tutti di te, non lo sapevi? - Ammiccò. 
- Parlano tutti di me. - Ammisi sconcertata. 
Chris portò una mano ai capelli e sorrise nuovamente. 
- Infondo è morta tua madre, cosa pretendi? Sei sulla bocca di tutti. - La sua sincerità diretta mi metteva a disagio. - Non voglio metterti a disagio, scusami. - 
Lo guardai, stranita. 
Quella giornata era già stata parecchio difficile da sopportare, ci mancava solo un modello tutto pepe che giocava con i miei pensieri, li prevedeva e si scusava per qualcosa che banalmente aveva fatto di proposito. 
- No, tu volevi esattamente mettermi a disagio. - Dissi, sincera.
Si avvicinò vertigionosamente, portando la sua mano sui miei capelli, dietro al collo. 
- Sei bella. - Disse. 
Mi mancò il respirò: la voce che mi ero immaginata era troppo simile alla sua per starmene tranquilla sul mio posto, senza sbatter ciglio. 
- Stai bene? - Aggiunse con un sorriso ammiccante.
- Perchè ti sei seduto qui, Chris? Vuoi i dettagli sulla morte di mia madre? Vuoi dirmi che ti dispiace per me o per mio fratello? Muoviti e sparisci. - 
Dissi, in preda al panico; ero troppo spaventata per continuare quella conversazione. 
- No, in verità mi sono seduto qui per socializzare. - La sua tranquillità metteva paura. 
L'autobus si fermò e mi alzai guardandolo fermamente negli occhi, scivolai leggera sugli scalini e scesi, lo persi di vista e cambiai tipo di pensieri. 
La scuola era difronte a me, imbiancata e ristrutturata, il cuore cominciò a battere forte:
mi avviai alla porta principale e provai a salire, perdendo l'equilibrio e rischiando di cadere. 
- Stai un po' attenta, Nera. - 
Rieccola, la voce dei miei pensieri. 
- Grazie.... - Dissi a mezza voce, cercando di ricordare il nome.
- Chris. - 
- Grazie Chris. - 
Entrai a scuola e mi avviai in classe ignorando la presenza che fedelmente rimaneva dietro di me. 
Cosa poteva volere un ragazzo bello e intrigante come lui da una ragazza anonima e spenta come me? Che volesse socializzare lo avevo escluso.
Portai la mano al collo e strinsi il ciondolo pensando a mia madre, poi vidi il viso di Chris corrucciarsi. 
- Stai bene? - 
- Se smetti di giocare con quel coso, diciamo anche di si. - 
Con quel coso? Il ciondolo? 
- Parli della mia catenina? - 
- Sei parecchio perspicace. Mi da fastidio, puoi smettere? - 
Che senso aveva? Tutti i matti capitavano a me, Cristo. 
- Perchè non vai un po' da un'altra parte se 'questo coso ' ti provoca fastidio? - Chiesi offesa. 
- Perchè ti salverò la vita. - Sorrise. - e perchè tanto non conosco nessuno. - Aggiunse. 
Entrai in classe e presi posto, poggiando la testa sul banco, in cerca di qualcosa che mi facesse sentire meglio, poi sentii la mano di calda di Chris, poggiarsi sulla mia schiena. 
- Tua madre era una gran bella donna ed era forte. - 
Alzai il volto e lo vidi sorridente con una nuova luce negli occhi. 
- Mia madre lo era. - Dissi. - la conoscevi? - 
- Si. - 
Il contatto della sua mano, contro la mia schiena aveva sfondato una parte di me che non conoscevo; una marea di brividi avevano passeggiato sul mio collo raggiungendo il ciondolo, fino ad arrivare al cuore. 
Irreale, come tutto da un po' di tempo a questa parte. 
Entrarono alcuni gruppetti di persone, con uno zaino nuovo e moltissimi tagli di capelli differenti. 
Poi alcune delle mie vecchie amiche presero posto al banco davanti a me e a quello dietro, curiose e affascinate quanto me da Chris. 
- Nera! Tesoro, come stai? - La prima. 
- Dio mio, quanto mi è dispiaciuto! - La seconda. 
- Avrei voluto chiamarti ma.. insomma che avrei detto? - La terza. 
Chris le guardò e stranamente liquidò ogni tipo di discussione. 
- Non gliene potrebbe fregare di meno,ragazze. Si che ha perso la madre e sta più o meno una merda. No che non ti dispiace, perchè non sai neanche chi cazzo era sua madre, e insomma.. - Fece imitando la terza. - Nera, ho saputo dell'accaduto, se vuoi prendere a  schiaffi qualcuno, io sono disponibile. - Sorrise. - Comunque se non l'avrebbe fatto lei, avrei provato io, a prenderti a schiaffi. - 
Lo guardavo e ne rimanevo sempre più affascinata. 
Il suo modo di sorridere, di portare le mani ai capelli, di rispondere in maniera dannatamente diretta, le espressioni facciali, tutto era perennemente sconvolgente. 
Tutte e tre si guardarono offese e si voltarono sussurrando qualche maleducato di troppo. 
Chris stava diventando il mio eroe e lo conoscevo ancora da poco. 
Gli sorrisi e il mio pensiero corse al ciondolo. 
Zia Clara sarebbe già dovuta essere in viaggio per il ritorno. 
  
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