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Autore: chiofy    25/10/2011    1 recensioni
Harry alle prese con i suoi sensi di colpa, subito dopo la fine della guerra. I personaggi appartengono alla J.K. Rowling o a chiunque ne detenga i diritti, questa storia non è stata scritta a scopi di lucro e non me ne derivererà nulla indietro, tranne forse un po' di soddisfazione (o delusione) personale. =D
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Tick. Tick. Tick. Tick.
Ogni rintocco dell'orologio era come un possente rullo di tamburi nella sua testa.
Tick. Tick. Tick. Tick.
Ogni rintocco un ricordo. Ogni rintocco una colpa.
Tick. Un morto. Tick. Due morti. Tick. Tre morti. Tick. Tick. Troppi morti, troppi, troppi morti.
"Aaaaaaarg!" Harry tirò con forza un calcio al muro, facendo innervosire Fierobecco e facendosi anche del male al piede. Come se gli importasse del suo piede. Come se gli importasse di qualcosa, del resto.
Tick.
Ogni rintocco una persona scomparsa, ogni amico perduto.
Tick. Fred.
Tick. Remus.
Tick. Tonks.
Tick. Colin.
Tick. Moody.
Tick. Silente.
Tick. Tick. Piton.
Si premette le mani sulle orecchie con forza. Basta. Non voleva più sentire. Si accucciò in un angolo.
E' colpa mia. Se solo fossi riuscito a tenerli al sicuro, se solo fossi riuscito a fare quel che andava fatto prima, se solo si fossero rifiutati di esporsi per me, se solo...se solo...
Harry scivolò lentamente nel sonno, e le mani gli caddero lungo i fianchi.
Tick. Sirius.

Quando si svegliò era mattina, almeno da quel che diceva l'orologio maledetto. Non c'erano finestre in quella stanza, che era illuminata solamente dal lume della sua bacchetta, abbandonata per terra.
Che giorno era? Non lo sapeva.
Da quanto tempo si era chiuso lì dentro? Un giorno? Due? Una settimana, un mese, un anno? Da sempre? Non aveva importanza, non per lui, almeno.
Sarebbe morto di fame? Forse. Poco male.
Il mal di testa gli era passato, in parte, ma il ticchettio dell'orologio continuava imperterrito. Tick, tick, tick. Solo tick. Non ne poteva più. Forse stava diventando pazzo. Aveva sentito che i Babbani utilizzavano un metodo simile per torturare le persone o per far perdere loro il senno.
Gattonò come un bambino fino alla sua bacchetta e la osservò, senza la forza di tirarsi neanche in piedi. La stava guardando da un po', quando si accorse che si era già dimenticato perchè l'aveva presa.
Tick. Tick. Basta, pensò Harry con la testa che gli pulsava, il mal di testa ritornato con forza anche maggiore.
Tick. Basta! Smettila!
Tick. "BASTA!" Harry scattò in piedi e un raggio di luce saettò per la stanza, rimbalzando sull'orologio e facendo esplodere il lampadario.
L'improvvisa luce abbagliante fece serrare gli occhi ad Harry con entrambe le mani, come se glieli avesse trapassati con un pugnale. Quando riuscì di nuovo a vederci qualcosa, ciò che restava del lampadario era a tera distrutto, mentre l'orologio continuava a ticchettare impertinente attaccato al muro.
Tick. Tick. Tick. Era un'altro di quei aggeggi dei Black che non potevano essere staccati dal muro. Harry lo fissò con odio. Non si rendeva conto di quanto fosse stupido prendersela con un oggetto inanimato. Non si rendeva conto di nulla, al momento.
Meglio così pensò è giusto che rimanga lì a ricordarmi le mie colpe. Si appoggiò al muro e si accasciò a terra, osservando il soffitto sopra di lui. Fierobecco sbuffò in un angolo.
Non seppe mai dire quanto tempo restò lì, ad ascoltare il ritmico e fastidioso ticchettio dell'orologio con le mani tra i capelli, ma ad un certo punto sentì bussare alla porta.
Sollevo la testa, infastidito. Hermione. Veniva lì periodicamente da quando si era chiuso dentro, per convincerlo ad uscire. Non gli importava. Lei non capiva.
Questa volta Hermione continuò a battere per più tempo, ma Harry la ignorò. Aveva sigillato la porta, ma sapeva che in qualche tempo Hermione avrebbe disattivato il suo incantesimo, anche se non era ancora a conoscenza del controincantesimo. Ci metteva molto poco a documentarsi, quella ragazza.
E poi avrebbe dovuto parlare. Ascoltare. Sentire tutti i suoi amici che continuavano a ripetergli che non era colpa sua, anzi, che lui aveva salvato il mondo magico,e una montagna di altre cavolate.
Certo, non metteva in dubbio di averlo salvato, ma in quanti si erano dovuti sacrificare per permetterglielo? Centinaia? Migliaia? Harry non lo sapeva.
Nascose la testa tra le ginocchia, sperando di ricadere di nuovo in un sogno senza sogni. Ovviamente non fu accontentato.

Stava camminando per Diagon Alley stranamente silenziosa, mano nella mano con Ginny. Si fermarono a guardare la vetrina del negozio di accessori per il Quidditch e Ginny gli stava indicando un nuovo manico di scopa, quando qualcosa riflesso attraverso il vetro lo distrasse. Si girò di scatto. In mezzo alla strada c'erano due corpi. Si avvicinò di corsa e quasi si lanciò su di essi. Remus e Tonks.
Morti. Harry rimase paralizzato, con il polso di Lupin, che aveva afferrato per sentirne il battito, ancora stretto fra le dita. Era freddo. Scandalizzato, lo lasciò andare e fece qualche passo indietro.
Andò a sbattere contro qualcosa e per poco non cade a terra. Girandosi, si ritrovò davanti ad una folla di persone che lo fissavano con occhi accusatori, Ginny in mezzo, Hermione e Ron ai lati, insieme a gran parte della famiglia Weasley e moltissime altre persone che faceva fatica a riconoscere.
"E' colpa tua. Li hai uccisi tu." dicevano tutti insieme. "E' colpa tua. Li hai uccisi tu." ripetevano, come una specie di cantilena. Harry, terrorizzato, voltò le spalle alla folla e iniziò a correre nella direzione opposta, rischiando di incampare nei corpi di Remus e Ninfadora. Con un veloce sguardo però Harry vide che non erano più loro, bensì due persone decisamente più piccole di statura. Colin e Lavanda Brown. Orripilato, non si fermò, e continuò a correre, ma quando alzò lo sguardo vide che Hermione e Neville gli erano comparsi davanti, bloccandogli la strada. Cambiò direzione velocemente ed entrò in un negozio a caso.
Era pieno di scaffali, pieni delle cose più strane. Stava girovagando disperatamente a caso per il negozio, quando vide una scritta: Polvere Buiopesto.
Era nel negozio di Fred e George.
I suoi sospetti gli vennero confermati quando arrivò al banco, dove trovò George, in lacrime, con il corpo esanime di Fred tra le braccia. "E' colpa sua. Ti ha ucciso lui." sussurrava a pochi centimetri dall'orecchio del fratello, singhiozzando. Harry corse via, uscendo da negozio e ritorvandosi sulla torre di astronomia, solo per vedere un lampo verde e Silente che cadeva giù, senza che lui potesse fare nulla.
"NO!" urlò e si girò verso il punto da cui era provenuto il lampo di luce, e vide Piton in fin di vita. Gli corse vicino e gli sollevò piano la testa. Lo guardò con gli occhi sgranati prendere il suo ultimo respiro e bisbigliargli: "E'...colpa tua."
I suoi occhi si fecero opachi e la testa gli ricadde di lato. Harry lasciò il corpo senza vita del professore a terra, e scese di corsa le scale incespicando, confuso e disperato.
Arrivò in una grande sala spoglia, con un arco al centro. Un lampo verde. Cedric cadde a terra esanime. Prima che potesse fare un passo versò di lui però, un altro lampo di luce illuminò la grande sala e Harry vide Sirius che attraversava l'arco di pietra, scomparendo dall'altra parte.
"NOOOOOO!" urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, precipitandosi davanti all'arco. Cadde in ginocchio, singhiozzando, e si coprì la testa con le mani. Restò così per qualche tempo - non sapeva quanto - finchè una risata non proruppe nella sala. Gli suonava stranamente familiare. Si alzò in piedi e si girò a guardare dietro di sé.
Per un attimo pensò ci fosse uno specchio, poi si accorse che non era così: era davanti a se stesso. E lui rideva. Rideva a crepapelle. Lo guadò orripilato, con gli occhi fuori dalle orbite.
"Cos'è quella faccia? Non sei felice?" disse l'altro sé: "Dopotutto, li hai uccisi tu, no? Sono morti per salvarti, è come se li avessi ammazzati tu, no?"
Harry guardò se stesso che si avvicinava ghignando.
"Guarda, guarda dietro di te. Loro lo sanno." Harry si guardò alle spalle. La folla che lo seguiva si era raggruppata, e lo stava fissando, con espressioni di puro odio. "Sanno che è stata colpa tua."
Harry si accorse a malapena che le lacrime gli stavano di nuovo scendendo copiose sulle guance, e si accasciò per terra, nascondendosi il volto con le mani.
"Sei solo un codardo. Gli altri hanno dovuto essere coraggiosi per te. Tu hai solo fatto la parte più semplice, e ti sei preso tutta la gloria, mentre tutti gli altri morivano per te." sentì sghignazzare se stesso dietro di lui.
"No." mormorò singhiozzando. "No..."
"Cosa no? Sì invece, sottospecie di coniglio che non sei altro! Hanno fatto tutto loro! Tu hai solo la tua fama a proteggerti! Il Prescelto! Il Ragazzo Che E' Soppravvissuto! Ha! Tu sei soppravvissuto solo grazie al sacrificio dei tuoi genitori! Hai fatto morire le persone per te sin da quando avevi un anno!" sentì urlare l'altro sé.
Harry si sentì morire dentro. "No, no!" sussurrò "non è vero!"
"Oh sì invece! Sei solo un cane spaurito che scappa con la coda tra le gambe! Tu non sei niente! Tu non hai fatto niente! Tu li hai uccisi!"
"No...no.." bisbigliò. "NON E' VERO!"


"Harry, Harry, svegliati ti prego! Harry per favore!" una voce lo chiamava.
"No" sussurrò "non è vero! Non è vero!"
"Harry, svegliati! E' solo un sogno, per la miseria!" sentì uno schiaffo prenderlo in piena faccia.
"Ron, cosa fai?! Non lo vedi in che stato è? Ma dove ti è finito il cervello?"
"Ma Hermione..."
Harry sbattè le palpebre, cercando di mettere a fuoco la miriade di teste rosse che lo circondavano. Ron... Ginny... Hermione...
"Si è svegliato! Harry, Harry come ti senti? Non riaddormentarti ti prego! Guardami, su!"
"Ron... Per favore togli il tuo ginocchio dal mio stomaco, mi fai male." disse Harry senza energia.
Il peso che gli opprimeva la pancia se ne andò. Molto meglio. Fece un sospiro di sollievo.
"Harry come stai? Sei in condizioni... Beh brutte" gli chiese Hermione esitante.
"Già, orribili." le fece eco George. Hermione gli lanciò un'occhiataccia.
Harry non sapeva come rispondere "Ho fatto un sogno... Terrificante." disse poco convinto.
"Beh questo si capiva." fece Ron.
Harry si issò sulle braccia e si rese conto di essere su un divano nel salotto di Grimmuld Place. "Come ci sono arrivato qua di sotto?"
Ron aggrottò le sopracciglia: "Devo dire che è stato molto difficile. Prima abbiamo - in verità più che altro Hermione - ha buttato giù la porta, perchè ti abbiamo sentito urlare, e abbiamo cercato di spostarti, ma ma ti dimenavi come un matto, quindi abbiamo deciso di legar..."
"George ti ha afferrato e ti ha materializzato qui." disse Hermione per semplificare la spiegazione. Strano, Hermione che accorciava un discorso. Doveva essere in condizioni davvero pietose. Si portò una mano al viso, e non si sorprese nel trovarlo appiccicoso di sudore e lacrime. Si alzò in piedi. "Vado a fare una doccia." disse girandosi verso le persone che lo fissavano. Era la famiglia Weasley al completo. Tranne Fred. Scostò lo sguardo, nauseato. Quella visione gli suscitava ricordi non troppo piacevoli al momento.
"Harry..." incominciò la signora Weasley. Harry non la fece finire: "No, signora Weasley, sono in pieno possesso delle mie facoltà mentali e sono in grado prendere decisioni per conto mio. Vado a fare la doccia." disse senza guardarla in viso per non vedere la sua espressione ferita, e si rinchiuse in bagno.
Sotto ad un getto di acqua calda, si permise di pensare al sogno. Non faceva sogni così vividi e spaventosi da qualche tempo, ormai. Da quando Voldemort era morto. Pensandosci, non era successo neanche molto tempo prima... Una settimana? Due? Scrollò le spalle.
Ma questo si trattava solo di un incubo. Un orribile incubo provocato dal senso di colpa.
Si rivestì velocemente, uscì dal bagno e si diresse verso la sua camera da letto, chiudendosi la porta alle spalle. Non a chiave, se no alla folla in salotto sarebbe venuto un colpo.
Si sdraiò sul letto e si appoggiò il braccio destro sugli occhi.
Dopo un po sentì la porta riaprirsi con un cigolio e con la coda dell'occhio una figura minuta dai capelli fiammanti sedersi sul letto.
"Ciao, Ginny." sussurrò. Sentì la sua piccola mano posarsi sulla sua gamba, rassicurandolo.
"Vuoi parlare?" la sentì chiedere in risposta, senza giri di parole.
Harry si tirò su e si mise a gambe incrociate, fissando i suoi occhi in quelli di lei. "No." disse.
"Ah..." la sentì dire. "Ma lo farò lo stesso." finì. Ginny annuì.
Quindi Harry le raccontò del sogno, osservando la sua espressione farsi sempre più triste man mano che parlava. Solo quando giunse alla fine si accorse delle lacrime che rigavano il viso di entrambi.
"Harry..." disse Ginny.
"No" la interrumppe Harry. "So quello che vuoi dire. Tu non sei responsabile di quelle morti, tu hai salvato il mondo, bla, bla, bla. Me lo hanno già detto." la interruppe freddo, alzandosi in piedi.
"Non ho nessuna intenzione di dirti che non sei responsabile, anche se in effetti è vero, dato che è solo colpa di Voldemort se sono morte. Ma tu sai che molte persone che hanno perso i loro cari ti considerano la causa della loro morte."
Harry si girò verso Ginny, che lo guardava triste.
"Ma, Harry, non puoi continuare così. Non puoi passare le tue giornate a pensare a quello che potevi o che non hai potuto fare. Ti stai distruggendo.
Non puoi cambiare il passato, e se anche potessi farlo, non c'è molto che tu potresti fare per quelle persone. Sono morte, Harry. E non puoi continuare a darti la colpa di questo fatto per sempre.
Non ti ho visto quando lo hai fatto, ma so che quella notte avevi intenzione di sacrificarti per noi. E so anche che lo avresti fatto per ogni persona che è morta per te."
Ginny gli si avvicinò e gli posò le mani sulle spalle. "Devi voltare pagina, Harry." detto questo, appoggiò delicatamente le labbra sulle sue, come fossero preziose come diamanti. Un bacio breve, timido, ma pieno di speranza e aspettative.
Harry sorrise e la strinse a sé, le lacrime che continuavano a scendere, ma per un motivo diverso. "Grazie, Ginny." le disse con voce roca.
"Grazie." P.S.: Un commentino? Ty! :D
  
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