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Autore: fra3    25/10/2011    4 recensioni
e se una cinica e asociale manager di Manhattan si mettesse in affari con un ricco, piratesco e sexy attore???...
UN PÒ PER VOLTA STO MODIFICANDO I PRIMI CAPITOLI DELLA STORIA!!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Kate la stronza!
 


Pov Johnny

Finalmente, dopo aver passato gli ultimi due giorni a Parigi con i miei figli, stavo facendo ritorno a casa. In questi giorni Kate si era fatta sentire poco, stranamente: o era impegnata con il lavoro o stava facendo qualcosa insieme a Sofia; ogni scusa era buona per riattaccare. Non avevo dato molto peso alle sue sfuggenti telefonate, preso com’ero dall’euforia che presto l’avrei rivista ed avremmo recuperato tutto il tempo che, in quei quindici giorni, avevamo perso.
Appena atterrai, la prima cosa che feci, fu chiamarla, ma non ricevetti risposta, da una parte ero contento, gli avrei fatto una sorpresa, ma dall’altra, la cosa mi risultava strana. Arrivato in prossimità delle nostre case, chiesi all’autista di lasciarmi davanti al grande cancello della villa di Kate, mentre lui avrebbe portato i miei bagagli a casa. Scesi di fretta e furia dall’auto e suonai al citofono – “ chi è?” - rispose una voce femminile a me estranea- “Johnny”- dissi semplicemente. Non ricevetti risposta, l’invito ad entrare fu dato dall’apertura del cancello che si aprì insieme al portone. Ad attendermi alla soglia della porta c’era un’indispettita Emy – “ciao”- le dissi affettuosamente, era la prima volta che ci incontravamo e quindi cercai di essere il più cordiale possibile, anche se ero impaziente di vedere la mia bella – “ciao”- rispose fredda. La cosa mi diede un po’ fastidio, era la migliore amica di Kate, mi sarei aspettato un altro tipo di primo approccio. Continuai a sorridere, facendo finta di nulla – “piacere Johnny”- ed allungai verso di lei la mano – “piacere Emy”- rispose stringendo titubante la mia mano. Si spostò per farmi entrare, senza aggiungere altro – “Kate non c’è?”- chiesi mentre lei mi seguiva nel corridoio – “No”- rispose secca – “sai quando ritorna?”- continuai gentile – “No”- ribatté. La cosa non mi piaceva, stavo per arrabbiarmi, non capivo il perché Emy si stava comportando in quel modo, era la prima volta che parlavamo, quindi non c’era bisogno di trattarmi in maniera superficiale senza conoscermi. Cercai di controllarmi e con molta calma mi voltai verso di lei – “C’è qualcosa che non va?”- pronunciai tutto lentamente, senza far trasparire nessun tipo di emozione – “No”- disse di nuovo, con uno sguardo minaccioso – “allora qual è il tuo problema?”- le risposi un po’ alterato – “dovresti saperlo”- controbatté con un sorriso sarcastico stampato sulle labbra. Io la guardai perplesso, non riuscendo a capire di cosa stesse parlando. –“e non fare finta di non saperlo”- continuò voltandomi le spalle e dirigendosi verso il salotto. Io la seguì, volevo andare fino infondo alla questione: la vedevo per la prima volta, dopo aver sentito parlare Kate solo bene nei suoi confronti; era stata lei a spingerla nelle mie braccia e adesso si comportava da emerita stronza? C’era qualcosa che non quadrava e in tutto questo dov’era Kate? – “Cosa dovrei sapere Emy?”- sottolineai il suo nome, per farle capire che per me non era un’estranea. – “ Kate è a New York e si è portata dietro sua madre e Sofia” – non diede peso alla mia domanda, rispose senza neanche guardarmi, come se non meritassi neanche di sapere quell’informazione. – “Quindi ritorna domani?”- chiesi speranzoso, sapendo che lunedì Kate sarebbe dovuta ritornare a lavoro –“ non ci spererei”- rispose ritornandomi a guardare –“Emy smettila di parlare per monosillabie spiegati!”- esclamai duro – “dove sei stato in questi giorni Johnny? Non mi dire che non hai avuto neanche il tempo di accendere un attimo la tv?”- chiese ironica – “No perché?”- mi ero un po’ calmato, spiazzato dalle parole di Emy, ma la paura e la preoccupazione si stavano impadronendo di me. Sbuffò sonoramente e si alzò dal divano, piazzandosi davanti a me – “è talmente tanto romantica Parigi, che riesce a far ricongiungere cuori che ormai sembravano distanti anni luce e poi Jack Sparrow ha sempre il suo perché!”- disse minacciosa, senza abbassare mai lo sguardo –“ stai attento Mister Depp, non tutti sono disposti a prendere pugnalate gratuitamente!”- detto questo mi accompagnò alla porta, invitandomi ad uscire con un gesto della mano. Restai a fissare confuso la porta un per paio di minuti. Era successo tutto troppo velocemente che non mi ero neanche soffermato a pensare alle parole di Emy
Kate è a New York e si è portata dietro sua madre e Sofia…
 
È talmente tanto romantica Parigi, che riesce a far ricongiungere cuori che ormai sembravano distanti anni luce e poi Jack Sparrow ha sempre il suo perché!
 
stai attento Mister Depp, non tutti sono disposti a prendere pugnalate gratuitamente!
 
Quelle frasi mi rimbombavano ripetutamente nella testa, mentre percorrevo la strada per andare a casa. Cosa voleva dirmi? Che cosa dovevo fare?
Per l’intero pomeriggio provai a chiamare Kate ma non ricevetti nessuna risposta, a quel punto decisi che l’unica cosa che potevo fare, con le poche informazioni che avevo, era cercare di capire a cosa si riferiva Emy. Chiamai la mia assistente e le feci cercare le ultime notizie che i giornali avevano pubblicato su di me.
Rimasi esterrefatto da quello che lessi: “Johnny Depp e Vanessa Paradis insieme a Parigi.”, “Depp e Paradis ritrovano l’amore”, “Capitan Depp a caccia di sirene”, “Depp flirta durante le riprese del nuovo film”, “Johnny, Katerina e le altre”.
 
Non ci credevo, non poteva essere vero, era impossibile, quello che stavo vivendo era solo uno scherzo di pessimo gusto. C’erano mie foto mentre passeggiavo a Parigi insieme ai miei figli e Vanessa che venivano confrontate con foto di Kate mentre passeggiava da sola a Los Angeles o che usciva da casa insieme a Sofia, e poi un’intervista di una ragazza, che aveva partecipato come comparsa alle riprese di Pirati dei Caraibi, che dichiarava che io ci avevo provato spudoratamente con lei.
Bastardi, avevano reso tutto così reale e innegabile, che anche Kate, sicuramente, ci aveva creduto.
Chiamai subito la mia assistente e le feci prenotare il primo volo per New York, poi contattai anche Eva per farmi dire l’indirizzo di casa di Kate, lei cortesemente me lo diede, aggiungendo che Kate era partita subito dopo la chiamata di un giornalista della Time Warner, proprietaria del famoso sito di gossip TMZ.
Ormai avevo chiara la situazione, Kate era scappata a causa mia, o meglio dire, a causa d’inventori gratuiti di frottole e stronzate.
Arrivato a New York, chiamai il primo taxi disponibile e gli diedi l’indirizzo di casa di Kate. Dopo circa mezz’ora arrivammo davanti ad un grandissimo palazzo, situato nel centro dell’Upper East Side, pagai e mi precipitai in strada. Non sapevo cosa fare, conoscendola se avrei citofonato, mi avrebbe mandato direttamente a quel paese, quindi per una volta decisi di sfruttare la mia fama e le mie doti d’attore e riuscì a convincere il portiere ad accompagnarmi all’appartamento di Kate. Arrivati davanti alla porta, dell’unica abitazione dell’ultimo piano, il portiere se ne andò.
Suonai al campanello, pregando ogni santo affinché infondesse un po’ di calma all’uragano Kate. Attesi, ansioso, con le mani che mi sudavano per l’agitazione – “chi è?”- rispose dall’altro lato della porta, una candida voce. Dedussi che si doveva trattare di Sofia e con il tono più calmo possibile risposi – “Johnny”- la porta lentamente si aprì e subito Sofia mi saltò addosso – “Johnny, Johnny”- urlò contenta la bambina, mentre io la tenevo stretta fra le mie braccia – “ciao piccola”- le dissi dandole un delicato bacio sulla guancia – “Sofia chi è?”- chiese una voce familiare. Kate rimase immobile, senza dire o fare nulla, mi fissava severa, senza far trasparire nessun tipo di emozione. Chissà quanto aveva sofferto in quei giorni? Chissà quanto dolore le avevo causato? Chissà se ancora si fidava di me?
Continuavo a pormi mille domande quando le risposte erano ad attendermi davanti a me ed io avevo solo paura di sentirle.

“Kate”- bisbigliai sciogliendomi dall’abbraccio di Sofia e avvicinandomi a Kate. Lei non rispose, si limitò a fissarmi. Mi avvicinai ma lei immediatamente si spostò – “Sofia va ad aiutare la nonna in cucina”- disse dolcemente alla bambina che, in un batter d’occhio, scomparve. –“Che ci fai qui?”- esclamò visibilmente irritata – “Kate”- la implorai – “ Ti ho chiesto cosa ci fai qui?”- ribatté ferma scandendo ogni parola – “ Sono venuto a cercarti” – le risposi addolorato – “per quale motivo?”- era ritornata a essere la Kate dei primi tempi: fredda, cinica e impassibile. – “per vederti, per stare con te”- risposi come se fosse scontato il motivo della mia visita – “quando eri a Parigi, non sembrava avessi tutta questa voglia di rivedermi?”- esclamò sprezzante – “Kate lo sai che non è vero, sai che sono tutte stronzate quelle scritte su quegli squallidi giornali e sai anche che questi sono stati i quindici giorni più lunghi della mia vita”- dissi fermo, convinto delle mie idee – “ io so solo che un giorno ero la donna più invidiata del mondo e il giorno dopo la donna più cornuta dell’intero universo! Questo so Johnny Depp!”- urlò tutta la sua rabbia contro di me, agitando nervosamente le mani, puntando il suo sguardo glaciale sui miei occhi. Non volevo farla innervosire, non volevo che Sofia sentisse sua madre urlare a causa mia – “forse è meglio se andiamo a parlare da un’altra parte?” – le feci notare – “No”- disse categorica – “C’è tua madre”- le afferrai il braccio per invitarla ad uscire, si pietrificò e scosse la testa per negare – “e Sofia”- si scrollò la mia mano di dosso e afferrò la prima giacca attaccata all’attaccapanni – “Andiamo”- mormorò spazientita e si chiuse la porta alle spalle.
 
Camminavamo uno accanto all’altro, senza proferir parola, ogni tanto guardavo Kate di sottecchi, senza farmi notare. Lei sembrava stesse marciando verso il patibolo, dritta nella sua postura, senza dare segni di cedimento, mi seguiva in silenzio. Arrivati all’hotel, che avevo fatto prenotare dalla mia segretaria, Kate tergiversò sull’entrare o no, mentre io la osservavo un po’ divertito, dalle espressioni che continuavano a mutare sul suo viso. Non appena i nostri occhi finalmente s’incontrarono, Kate diede i primi segni di cedimento, sbuffò stizzita ed entrò.
Nell’ascensore nessuno dei due fiatò, aspettavamo l’arrivo in camera come quando, dopo un gelido inverno, sia aspetta l’arrivo della primavera.
“Vuoi sederti”- le chiesi non appena arrivammo nella grande suite. Lei si limitò a declinare l’invito scuotendo lievemente la testa e si appoggiò alla grande scrivania che stava al centro della stanza, con le braccia conserte. Non sapevo da dove iniziare, quali parole usare per quella disgraziata situazione in cui eravamo finiti senza volerlo. Restammo ancora in silenzio. Kate era evidentemente spazientita dal mio silenzio e sbuffò ripetute volte, tamburellando nervosamente le dita sul legno della scrivania.
“Tu credi davvero ai giornali?”- finalmente mi decisi a parlare, sovrastato dall’ansia e dalla voglia di sapere la verità –“ sei ti fa piacere, io non ho letto nessun giornale”- rispose beffarda – “ci ha pensato un giornalista al telefono a farmi sapere che ho vinto il premio come cornuta dell’anno”- continuò acida, guardandomi severa. In quel momento mi ritornarono subito in mente le parole di Eva e la situazione mi apparve leggermente più chiara. –“Non so e non voglio sapere cosa ti abbia potuto dire quel giornalista da quattro soldi, ma se t’interessa sapere come sono andate realmente le cose, devi smetterla di far finta che la cosa non abbia nessuna importanza per te”- iniziava a infastidirmi il suo comportamento, sapevo chi era realmente Kate e non volevo che ritornasse a indossare quella maschera da cinica, stronza e menefreghista che fingeva di essere. Lei non rispose ed io lo interpretai come un invito a continuare. – “Sono andato a Parigi per trovare i miei figli, siamo andati a fare una passeggiata e i bambini hanno chiesto a Vanessa di venire con noi, siccome siamo in buoni rapporti, non ci ho trovato niente di sbagliato. L’unica cosa in cui ho peccato è stato non dirtelo prima, ma anche se l’avessi fatto, a quanto pare il giornalista mi avrebbe lo stesso anticipato. Della ragazza del film non ne so nulla, non so neanche chi sia, forse aveva bisogno di pubblicità e ne ha approfittato della situazione.”- spiegai nervosamente, senza indugiare su una parola. Era la verità ad anche Kate doveva rendersene conto. 



ANGOLO DELL' AUTORE

eccomi qua!!!
come promesso la storia continua, sono stata di parola!
Oh Povero Johnny cosa deve fare con questa donna???
A me piace troppo scrivere di Kate un pò stronza, quindi non so cosa ci riserverà il futuro..
Intanto, so che devo per prima cosa, ringraziare le persone che continuano a recensire, a leggere, a mettere nelle seguite, preferite e da ricordare questa storia, sono soddisfazioni e mi danno la carica e la giusta voglia per andare avanti.
Come seconda cosa, vorrei dire a tutte le persone che leggono la storia, che sono un bel pò, per una volta fatemi contenta, scrivete anche un piccolo commento: "fa schifo!", "ritirati". "c'è di meglio", ecc... ad uno scrittore, scusate se abuso del termine, serve sapere cosa ne pensano i suoi lettori, se no non riuscirà mai a migliorarsi.
Con la speranza che accoglierete il mio appello, vi saluto e vi ricordo che lo stesso vale per  FORTIS EST UT MORS DILECTIO, scrivere due parole non occupa molto del vostro tempo.
un bacio
Fra

  
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