Crossover
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Autore: telesette    25/10/2011    4 recensioni
In un mondo fantastico, popolato da cavalieri e maghi, due innamorati sono vittime di un maleficio: saranno sempre insieme, ma non potranno mai amarsi; lei costretta ad essere un falco durante il giorno, lui lupo durante la notte...
Questa la trama di un meraviglioso capolavoro di cinema "fantasy" del 1985, intitolato "Ladyhawke". Probabilmente nessuno dell'attuale generazione ricorderà il fascino di questo genere di storie, ciononostante proverò a ricreare una storia sentimentale e avventurosa ( XD speriamo bene! ) con questa mia modesta parodia dedicata ai due personaggi che più AMO del mondo di Naruto...
Genere: Avventura, Fantasy, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga, Film
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Neji X Tenten'
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Nonostante il suo tentativo di far perdere le tracce e allontanarsi il più possibile da Konoha, Kiba Inuzuka non riuscì a sfuggire al Vescovo. Da quando al cacciatore era stato dato l’ordine di “cercare il lupo” nei boschi vicino a Konoha, il capitano Sasuke era stato incaricato di sorvegliarlo per tenere Sua Grazia costantemente informato di tutti i suoi spostamenti. Vedendolo dunque cambiare direzione e dirigersi verso il confine nord, lontano da dove il Vescovo aveva ristretto il suo campo di ricerche, l’ufficiale dagli occhi scarlatti non ci mise molto a capire le sue intenzioni. Inuzuka aveva disobbedito alla volontà del Vescovo, e ciò significava morte sicura per lui e il suo cane. Sasuke trovò piuttosto grottesco e ironico che il cacciatore fosse diventato improvvisamente la preda… tuttavia non si trattava affatto di uno scherzo. Troppe volte l’Uchiha aveva subito pesanti umiliazioni, a causa dei ripetuti fallimenti, per cui non poteva assolutamente permettersi di lasciarsi scappare quella sudicia coppia di animali da sotto il naso.

- Capitano - domandò l’attendente a lui più vicino. - Gli uomini attendono il vostro segnale!

Sasuke osservò il carretto che procedeva lentamente sotto il suo sguardo; i suoi uomini erano a circa una decina di miglia da esso, fermi e appostati sulla collina che dava sulla strada per Kirét, e aspettavano solamente l’ordine del capitano per lanciarsi all’attacco. Gli occhi rossi dell’ufficiale sembrarono emettere un bagliore per un istante ma, con un leggero cenno del capo, dette dunque il segnale che i soldati attendevano.

- Nessuna pietà - mormorò.
- All’attacco - sbraitò l’attendente, estraendo la spada e facendo segno agli altri di seguirlo.

Nello stesso momento un’ondata di uomini e cavalli, recanti le insegne della guardia di Konoha, calò dal fianco della collina, per riversarsi sul bersaglio. Il povero Kiba ebbe solo il tempo per accorgersi di essere circondato da ogni parte; i soldati avevano bloccato ogni via di fuga e, seppur consapevoli di essere caduti in trappola, lui e Akamaru non ebbero scelta se non quella di impegnarsi in una lotta furiosa; tra urla, colpi di spada e violenti spruzzi di sangue, fu così che ebbe luogo un’autentica strage. Di lì a poco il bosco si riempi di cadaveri straziati e, a causa della furia del combattimento, Kiba si ritrovò al centro di quel macabro spettacolo senza neanche capire come fosse cominciato. Uno dei soldati gli scivolò dietro le spalle con la spada in pugno ma, prima che potesse colpirlo, Akamaru lo azzannò prontamente alla gola senza dargli tempo di reagire. Purtroppo però un secondo avversario armato di lancia trafisse il cane alla schiena, facendolo guaire di dolore.

- Akamaru… Nooo !!!

Altre due lance si abbatterono sulla carcassa dell’animale per infilzarlo dopodiché, una volta sollevata da terra, la povera bestia si ritrovò “squartata” in più parti. La testa di Akamaru rimase attaccata a ciò che rimaneva di una parte del suo torace, con gli occhi fissi e spenti, il sangue che gocciolava dalla sua bocca aperta.
Davanti alla morte del suo compagno, Kiba provò una collera incontenibile: il suo corpo reagì come mai prima, le sue mani lacerarono i corpi dei nemici più a fondo del suo coltello; sembrava addirittura un demone della foresta, deciso a trascinare con sé all’inferno chiunque gli si parasse davanti. Vedendo i soldati cadere a terra uno dopo l’altro, sotto la sua furia selvaggia, quelli rimasti in piedi decisero dunque di cambiare tattica. A colpi di balestra e armi da lancio di vario tipo, Kiba si ritrovò presto ferito e barcollante. Oramai non era più in grado di ragionare, il sangue e la frenesia lo avevano completamente accecato, non era altro che una belva ferita sul punto di esalare l’ultimo respiro. Lo sguardo di lui correva adesso al punto dove i soldati avevano piantato la testa di Akamaru, saldamente conficcata sulla lancia usata per ucciderlo. Un attimo dopo qualcuno, folle o coraggioso che egli fosse, si avvicinò a lui sguainando la spada.

- Ora tocca a te, Inuzuka!

La voce calma e impietosa di Sasuke infiammò il cacciatore con una nuova ondata di rabbia. Gli occhi infuocati e le mani lorde del sangue dei nemici morti, Kiba si avventò contro di lui ruggendo. Sasuke gli puntò dunque addosso i suoi freddi Sharingan, senza tradire alcuna emozione, e fu come se la forza straordinaria dell’altro fosse stata completamente risucchiata da quelle pupille color rosso intenso. Il colpo che Kiba arrivò ad infliggere a Sasuke era debole, praticamente inconsistente; la cieca rabbia che lo rendeva incontrollabile era scomparsa, lasciandolo completamente alla mercé del crudele capitano.

- Basta, adesso - esclamò Sasuke, calmo e sicuro di sé. - E’ il momento di ricongiungerti al tuo pulcioso amico quattrozampe!

Ciò detto l’Uchiha brandì la spada e, con un solo colpo ben assestato, recise i tendini delle sue gambe. Kiba crollò in ginocchio, ignaro che la sua fine stava per sopraggiungere. Ormai non era più in grado di vedere o sentire nulla, la morte di Akamaru e l’annullamento della sua forza omicida lo avevano reso niente di più che un “guscio vuoto”. Sasuke gli sollevò la testa con una mano, mentre con l’altra si preparò a vibrare il colpo finale. Un rumore secco, il sibilo della lama che veniva calata con forza, e sugli occhi del cacciatore scese improvvisamente il buio.

 

***

 

Mentre in cielo splendeva alto il sole di mezzogiorno, il falco planò sull’acqua sfiorandone appena la superficie. Leggero e maestoso come una creatura delle fiabe, la sua sagoma scivolò nitida sullo specchio del lago, circondato dai primi ghiacci invernali lungo la riva. Ad un tratto però fu costretto a risollevarsi in volo bruscamente, quando una lunga lingua appiccicosa rischiò di colpirlo in pieno.

- Ops, desolato - si scusò Gamabunta, facendo scomparire nelle proprie fauci un nugolo di insetti. - La forza dell’abitudine, mi dispiace…

Il falco sbatté le ali, piuttosto seccato, tuttavia fece finta di niente e si affrettò a raggiungere il cavaliere, proprio mentre questi aveva appena finito di sellare Shuriken.

- Allora sei sempre della tua idea ? - domandò Jiraius con preoccupazione. - Non capisci che un’occasione del genere non si ripresenterà mai più… Tu devi aspettare!
- Entro domani, io sarò a Konoha - tagliò corto Hyugarre, montando in sella. - E in un modo o nell’altro, tutto questo avrà finalmente termine!
- Però, in fin dei conti, che fretta abbiamo ? - intervenne Rock Lee dubbioso. - Voglio dire, giorno più giorno meno, il Vescovo mica scappa…

Hyugarre rivolse al ragazzo un’occhiata tagliente.

- Ti avevo detto che la questione era chiusa. - esclamò. - Se invece hai intenzione di dar retta ai vaneggiamenti di questo vecchio ubriaco, resterai qui a fargli compagnia!
- No davvero - protestò subito il ragazzo, dimenticando chi aveva di fronte. - Dopo tutto quello che ho dovuto passare per accompagnarti, non ci penso nemmeno a lasciarti andare da solo… Chi ti aiuterà ad entrare lì dentro altrimenti ? Siamo arrivati insieme fino a questo punto; abbiamo rischiato tutti quanti; almeno potresti ascoltare la nostra opinione, prima di lanciarti così alla cieca nella tana del nemico!

Hyugarre smontò bruscamente da cavallo e, afferrando la sua micidiale spada bilama, si avvicinò a Rock Lee fulminandolo con lo sguardo.

- Il giuramento che ho fatto su questa spada è un giuramento di sangue - esclamò. - Ho giurato di affondare questa lama due volte nel petto di colui che ha distrutto le nostre vite, e di uccidere tutti coloro che hanno avuto la loro parte di colpa in questa storia!

Tacque, il filo luccicante della spada tra lui e il volto sgomento di Rock Lee e il braccio puntato verso Jirayus.

- Ho risparmiato costui, solo perché ha salvato la vita di Tenten… Ma non significa che io abbia dimenticato ciò che è accaduto due anni fa!
- Ma…
- Zitto - sentenziò Hyugarre, conficcando la spada al suolo e levando l’indice minaccioso davanti a sé. - Ho atteso per troppo tempo il momento di trovarmi faccia a faccia con quella carogna; l’inferno stesso ha fatto il suo nome e, solamente quando gli avrò rigirato questa spada nelle carni, potrò dire finalmente di aver assolto il mio compito… E questo io lo farò, con o senza il tuo aiuto!

Così dicendo, Hyugarre sollevò l’arma e la appese nuovamente di fianco alla sella. Rock Lee lo osservò allontanarsi, assieme al falco appollaiato sulla sua spalla, ma non riuscì a dire nulla per tentare di dissuaderlo dal suo proposito.

- Grazie per aver tentato, ragazzo - mormorò Jirayus, posandogli tristemente la mano sulla spalla. - Abbiamo fatto il possibile, ma non è bastato…
- No, invece - rispose Rock Lee. - Dovevamo immaginarlo: nessuno può capire il dolore di Hyugarre meglio di lui stesso, a parte Tenten credo!
- Il dolore non gli permette di ragionare - osservò l’eremita. - La rabbia e il desiderio di vendetta lo rendono sordo a tutto il resto, non riusciremo mai a convincerlo!
- Voi no - fece Gamabunta, intervenendo d’un tratto nella conversazione. - Ma io forse posso fare qualcosa…

 

***

 

Circa mezz’ora dopo il calar del sole, Tenten era seduta vicino al punto dove Hyugarre aveva legato Shuriken. Dal momento che la notte era fredda, aveva pensato bene di accendersi un fuoco ma, a causa della pioggia della notte prima, la legna era ancora troppo umida. Dopo dieci minuti di inutili tentativi, buttò via rassegnata l’acciarino e si strinse nel mantello che aveva addosso.

- Accidenti - mormorò. - Andrà a finire che… etciù! Bi brenderò un raffreddore coi fiocchi, altroché!

Improvvisamente un movimento sospetto, proveniente da dietro i cespugli nelle vicinanze, la mise in guardia. Afferrando d’istinto il rotolo, strinse gli occhi pronta a reagire al minimo pericolo.

- Chi è là ? - domandò. - Fatti vedere!
- Non preoccuparti Tenten, sono io…

Non appena lei riconobbe il volto sorridente e le sopracciglia folte di Rock Lee, cacciò un lieve sospiro di sollievo.

- Accidenti a te… Si può sapere che ti salta in mente di avvicinarti come un ladro ?
- Scusa, non volevo spaventarti - rispose lui, chinando il capo con la mano dietro la nuca.
- Bah!

Tenten scrollò la testa e, avvolgendosi ancor di più nel mantello, cercò in qualche modo di non pensare al freddo che le penetrava fin dentro le ossa. Rock Lee si avvicinò a lei, facendosi serio in volto, e le rivolse la parola con un filo di voce.

- Tenten…
- Hm ?
- Se ti dicessi che esiste un modo per spezzare la maledizione, e che tale possibilità si presenterà solo una volta e una soltanto, mi ascolteresti ?

Sulle prime Tenten pensò di non aver capito. Ormai quell’incubo andava avanti da due anni, e molto altro tempo sarebbe trascorso ancora senza intravederne mai la fine. Rock Lee le aveva appena detto una cosa che, in altre circostanze, avrebbe considerato come uno scherzo crudele e di cattivo gusto; ma proprio l’espressione sincera e lo sguardo del ragazzo la convinsero del fatto che non stava mentendo.

- Dico sul serio - insistette lui. - Una possibilità, unica e irripetibile, di rompere per sempre questa maledizione… E abbiamo anche un piano per fare sì che ciò avvenga!
- Tu e Hyugarre, intendi ?

Come in risposta alla sua domanda, Jirayus e Gamabunta si fecero avanti. Quest’ultimo aveva ridotto le sue dimensioni per passare inosservato e, malgrado si sentisse alquanto goffo nel guardare il mondo dall’altezza di un uomo normale, non aveva altra scelta per parlare a quattr’occhi con la fanciulla e spiegarle la situazione.

- Hyugarre in questo momento è il più grande nemico di sé stesso - esclamò il rospo gravemente. - Ossessionato com’è dal desiderio di vendicarsi, non ascolterà mai la voce della ragione; e se precorrerà i tempi, la maledizione del Vescovo durerà in eterno!

Tenten scattò subito in piedi.

- Allora è vero… Esiste davvero un modo per rompere la maledizione ?!?

Gamabunta annuì.

- Purtroppo non abbiamo tempo per spiegarti ora perché, se non troviamo il modo di trattenere Hyugarre per il prossimo giorno, lui affronterà il Vescovo prima del tempo stabilito… E allora, anche se dovesse vincere, entrambi resterete vincolati alla maledizione per sempre!
- Ma cosa posso fare ? Nessuno di noi ha memoria, durante la trasformazione, anche se gli parlassi non se lo ricorderebbe…
- Lo so - osservò Gamabunta. - Ma, se lo terrai fermo il tempo necessario, potrò ricorrere ad una particolare tecnica magica di noi rospi; sarà sufficiente che rimanga fermo all’interno di una zona predefinita, dopodiché la trappola che ho in mente farà il resto!
- Mi state chiedendo di ingannarlo, dunque ?
- E’ necessario - le fece notare Rock Lee. - La vostra felicità e il vostro futuro dipende dalla riuscita di questo piano!
- Ti prego, Tenten - fece eco Jiraya. - Te lo chiedo in nome di Tsunade, aiutaci a salvare te e Neji e fai in modo che la profezia si possa compiere!

Tenten chiuse gli occhi, valutando la richiesta in silenzio. Finora aveva sempre seguito Hyugarre, fidandosi completamente di lui e delle sue decisioni; se Neji avesse scoperto che si era messa d’accordo con loro per tendergli un tranello, avrebbe considerato il suo come un tradimento; ma se ciò che Gamabunta le aveva appena detto era vero…

- D’accordo - rispose convinta. - Vi aiuterò!

 

( continua )

ANGOLO DELL'AUTORE:
saluto dubious3, scusandomi per i continui ritardi negli aggiornamenti ( si cerca di fare il possibile ), e ovviamente un saluto ai lettori costanti e pazienti che ancora trovano il tempo di leggere questa roba...
Ciao!

NOTE:
"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni
Per saperne di più, visitate questo link:

http://www.autoriperilgiappone.eu/

Un piccolo contributo per una grande opera a beneficio di molti...

"I Ragazzi di EFP hanno scritto i racconti di “Niente è come prima” con un atto esplicito di fiducia nella possibilità di raggiungere altri coetanei, offrendo loro un motivo di indagine interiore. Generosi e speciali, con un gesto inaspettato hanno deciso di devolvere una parte del ricavato della vendita ad ADSINT che rivolge una particolare attenzione alle nuove generazioni con le loro esigenze e i loro sogni. Complici di un dono: quello dei pensieri, quello del sangue."
Giovanna Ferrante
Direttore de “il Globulo” Veicolo di informazione di ADSINT – Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori

 

   
 
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