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Autore: Anita Directioner    25/10/2011    0 recensioni
Chi crede a streghe e vampiri? Di certo non Amanda! La sua è una monotona vita di città. Fino a quando non incontrerà questo ragazzo, che la sconvolgerà, troverà la forza di lottare, e scoprirà cose su di lei che nemmeno sapeva! Cose strane succederanno, Amanda riuscirà a soppartare il peso delle proprie responsabilità, o crollerà prima del prossimo tramonto?
*Questo è il libro che sto scrivendo, so già che è brutto, ma spero comunque che appreziate lo sforzo! xD Mi farebbe piacere se lasciaste qualche recensione! :3*
Questo è frutto della mia immainazione, quindi VI PREGO di non copiare!
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNO







Mi piace l’oscurità, scrisse Amanda su un piccolo quaderno nero, …non so perché ma mi da un senso d’ignoto e al tempo stesso di sicurezza. E così Amanda Tainer la più bella e popolare del Liceo Artistico di Bologna, scriveva i suoi segreti e le sue emozioni, e per poco non scoppiò a ridere rischiando di svegliare sua sorella Victoria di quasi diciotto anni, che subito si rigirò nel letto…avevano solo un anno e mezzo di differenza, ma erano molto diverse sia caratterialmente, che fisicamente, Victoria è molto estroversa, socievole, amata da tutti i ragazzi, alta, magra, mora, occhi verde tendente al marrone, lineamenti decisi, mentre Amanda l’esatto opposto. Lei era in quarta superiore, sezione design, pur avendo diciassette anni, invece sua sorella era in quinta del liceo linguistico. Mentre pensava si mise ad osservare la sua stanza al buio, non riusciva a vedere quasi niente, ma ormai la conosceva a memoria. Era abbastanza grande, di un color azzurrino, verde-acqua, il pavimento di piastrelle rosa antico, poi l’armadio di legno di ciliegio, abbastanza grande da entrarci, addossato al muro e di un colore simile a quello delle pareti, mentre i due letti singoli posti sotto l’armadio, nella parete di fronte alla porta un terrazzino, non molto grande, di fronte ai letti un televisore e infine la scrivania poco lontana dal televisore. Tra poco, però, avrebbero traslocato in una casa più vicina alla scuola di Amanda, ma molto più grande, infatti, ognuno avrebbe avuto la propria stanza. Poco dopo, Amanda, ritornò ai pensieri su di lei… di certo era molto bella aveva lunghi capelli castano chiaro che s’intrecciavano a formare centinaia di meravigliosi boccoli, gli occhi come due nocciole incastonate nel ghiaccio, molto grandi, abbastanza da perdercisi dentro, piccole labbra come un cuoricino, e il naso leggermente all’insù, insomma era di bell’aspetto infondo, alta, snella, insomma riportava i “canoni di bellezza standard”, ma di certo non era popolare e al liceo se sei impopolare non sei nessuno. Difatti lei era una di quei nessuno, insieme alle sue migliori amiche: Bonnie Ritter, Angela Swing, Anna Zhang, Alice Wondy e April Mckilly (chiamate anche, insieme ad Amanda, “il mitico 906”, “spastico al mastico” o addirittura “ragazze baffute” o qualsiasi altro riferimento ai baffi) loro erano davvero speciali e non sapeva cosa avrebbe fatto se non avesse avuto loro, si sarebbe sentita persa, smarrita, vuota…
Pensando alle sue amiche si rilasso e scivolò nel sonno quasi senza accorgersene.

Quando si svegliò la mattina dopo si rese conto che era fine estate e che tra poche settimane sarebbe ricominciata la scuola…la scuola, pensò, quel covo d’arpie chiamate ragazze che non aspettano altro che un tuo passo falso per deriderti. Solo al pensiero Amanda volle sprofondare in un sonno eterno. Rilassati, si disse, non sei là e poi non sei sola ci sono le tue amiche del “mitico 906”, detto questo si alzò dal letto e cominciò a prepararsi per uscire.
Doveva incontrarsi alle 10 con le sue amiche ai giardini Margherita e poi sicuramente sarebbero andate a casa di una di loro; la ragazza andò a farsi una doccia e lentamente si preparò. Quando si fu asciugata decise di vestirsi, ma con abiti leggeri dato che faceva ancora molto caldo, così sì infilò dei pantaloncini di jeans, che mettevano in risalto le sue gambe snelle e la sua carnagione dorata dovuta all’abbronzatura, poi rovistò nell’armadio, sempre in disordine, in cerca di una maglietta carina. Purtroppo non trovò niente che le piacesse così decise di mettersi una canottiera verde-acqua e ai piedi delle ballerine nere, con sulla punta un fiocchetto che ricordava il colore della maglia. Infine si acconciò i capelli, poiché erano ancora un po’ umidi li lasciò sciolti tirandoli indietro con un cerchietto bianco, poi si mise un filo di trucco. Prese una borsa abbastanza grande bianca con un disegno di una rosa con lustrini argentati, e poi uscì a prendere l’autobus. Se la prese comoda, infatti, uscì di casa alle 9. 45 e arrivò come suo solito in ritardo e naturalmente era l’unica del gruppo che mancava. Prima che potesse dire o fare qualcosa fu assalita da baci, abbracci e complimenti d’ogni genere.
<< Ciao! Caspita siete sempre più belle baffute mie! >> Scherzò Amanda. << Come state? >> Tutte risposero più o meno bene com’era “solito fare” ,  dopo di che iniziarono a parlare delle proprie vacanze, quasi tutte erano andate all’estero o al mare. << Ragazze dovreste vedere Parigi è così bella e romantica! Ehh... >> Sospirò Alice. << Peccato che Matthew non fosse lì con me! >> Matthew era il ragazzo di cui era innamorata Alice, era il classico “bad boy” capelli scuri, lunghi, occhi scuri, alto e magro, ma che purtroppo stava con un’altra ragazza che, tra l’altro, lo tradiva molto spesso. << Io dico che dovevate vedere che gran pezzi di ragazzi c’erano a New York! >>Disse April, quasi con la bava alla bocca. << Me ne sono accalappiata uno che abita qui vicino, ma che purtroppo tornerà solo poco prima che inizi la scuola! Uffi! >> Amanda scherzando, aggiunse rivolta ad April. << Io penso che per allora tu ti sarai già scordata di lui! >> Lei con finto tono arrabbiato rispose dicendo. << Non è vero! Non sono così frivola! >> E le fece la linguaccia, Amanda guardò le altre che l’ appoggiavano, ma che non lo avrebbero mai ammesso davanti ad April. Angela invece era stata al mare come anche Bonnie e anche loro dissero la loro parte di cavolate! Amanda invece li raccontò del viaggio in Spagna con sua madre, Simona, il fidanzato della madre, David, suo fratello, Jonny, e sua sorella e che anche lì la “fauna maschile” non mancava, anzi pullulava! Dopo un po’ Amanda si accorse che Anna, in pratica non aveva spiccicato parola allora le chiese << Tu Anna?Come è andata in Cina? >> Lei la guardò, poi abbassò lo sguardo rossa in volto come un semaforo e fissò le sue scarpe come se fossero la cosa più interessante di questo mondo poi disse 
<< E’ stato stupendo, poi… ho conosciuto un ragazzo, Evan! >>
Ecco svelato il mistero di tanta insolita timidezza, si era presa una cotta! Così iniziarono a farle domande d’ogni genere e a mano a mano lei sembrava come se fosse diventata più leggera, come se avesse avuto un peso enorme sullo stomaco ora liberato come un uccellino in volo. Dopo qualche ora che avevano parlato decisero di prendere del gelato e andarlo a mangiare a casa d’April, poiché era la più vicina. Arrivate, tutte si distesero sull’enorme letto dell’amica a mangiare gelato e a parlare, sostanzialmente, di cose inutili. La casa di April era enorme, ma la cosa più bella era la sua stanza, le pareti sono bianco panna, il pavimento, invece, fa contrasto poiché è in parquet scuro, il letto a baldacchino, matrimoniale, è posizionato contro la parete sinistra, in fondo alla stanza, invece, la parete di fronte alla porta è semi-vetrata e si affacciava su un gigantesco balcone con tavolino, ombrellone e sdraio. Poi, dentro alla stanza, ci sono due porte di fronte al letto, una è la bellissima cabina armadio, e l’altra il bagno completamente bianco e blu. Poi c’è la scrivania, sulla parete destra, lì accanto un gigantesco divano ad angolo con di fronte un maxi schermo, un cassettone di legno pregiato e infine lo specchio. Uno specchio vittoriano, intarsiato d’argento posto di fianco al letto, vicino al cassettone. Alla fine restarono tutte a cena e verso le 23, Alice, che era la pazza del gruppo, esclamò<< Che ne dite di fare una seduta spiritica? >> Amanda subito le tirò un cuscino, così come Bon e Anna, ma la ragazza continuò imperturbabile a dire. << Davvero! So come si fa, l’ho letto su una rivista, e poi dai! Tra un po’ sarà il mio compleanno, fatemi felice. >>
<< Alice, il tuo compleanno è tra nove mesi! >> Puntualizzò Amanda, la ragazza arricciò il naso come risposta, ma, alla fine, pian piano tutte le ragazze annuirono, e anche Amanda fu costretta a farlo anche se era ancora un po’ scettica; ma poi pensò, cosa potrebbe succedere di male?
Poco dopo avrebbe rimpianto quella scelta…
L’unica cosa che Alice disse fu. << Ci servono quante più candele potete, qualcosa per accenderle e un oggetto appartenuto al defunto. A proposito chi vogliamo chiamare? >> Il mitico 906 iniziò a guardarsi intorno, poi Anna con un filo di voce disse. << Possiamo chiamare mia nonna, ve la ricordate? >> Se la ricordavano?! La nonna d’Anna era stata come un’altra nonna per tutte loro, e quando circa un anno prima era morta erano state tutte malissimo; senza aspettare la loro risposta Anna continuò. << Porto sempre la sua collana.>>Detto ciò si tolse il ciondolo, una piccola gemma blu infilata in un filo d’argento, e la poggiò sul liscio pavimento che fu bagnato da una piccola lacrima solitaria d’Anna. Amanda ricacciò indietro le lacrime, e questo le provocò un bruciore alla gola, ma non se ne curò, e disse sperando che dalla voce non trapelasse la sua tristezza. 
<< Chi va a prendere l’occorrente? >>  Angela si alzò e con April andarono a prendere il necessario per fare il rituale e dopo qualche minuto tornarono con molte candele e un paio d’accendini. Così alle 23.50 le sei ragazze si ritrovarono sedute per terra, con la luce spenta, ed ad illuminare la stanza la miriade di candele accese messe in cerchio e al centro il gioiello della nonna d’Anna. In quel momento, magico e strano, Amanda si accorse di quanto le sue amiche fossero speciali per lei, ma soprattutto belle: Angela non era molto alta, ma è quel che si dice una ragazza frizzante ed energica, capelli neri un po’ mossi, ma comunque lisci, corti e scalati, viso tondo, labbra carnose, occhi marroni e naso un po’ a patata; Bonnie è abbastanza alta, capelli lisci a caschetto, castani come gli occhi, ma al contrario di Angela molto pigra, bocca piccolina, e naso sottile; Alice è la classica ragazza pazza, ossessionata dai geki, bassina, capelli lunghi, lisci, e scalati biondo scuro, con il ciuffo e le punte rosse, gli occhi verde-scuro, labbra sottili, e naso normale; Anna invece è l’opposto d’Alice, è timida e un po’ secchiona, alta, capelli neri e lisci e con i connotati cinesi; e infine April che anche se è di un anno più grande di noi è matta lo stesso, non molto alta, capelli lisci marroni, occhi dello stesso colore, labbra normali ma carnose e naso leggermente all’insù. Le mie amiche sono molto diverse tra loro, si sosterrebbe che non hanno niente in comune, ma in realtà la cosa che ci accomuna è la nostra pazzia, ed è la cosa che ci rende unite e uniche, ma non solo, noi ci vogliamo un mondo di bene ed è questo l’importante!
Ormai erano passati cinque minuti e la mezzanotte era sempre più vicina, Amanda sentiva una strana sensazione alla bocca dello stomaco, e non sapeva spiegarsene il motivo, ma non ci fece molto caso, pensando che fosse dovuto al cibo spazzatura che avevano mangiato. Alice aveva detto che quando avesse iniziato il rituale dovevano stare tutte in assoluto silenzio, e poi per divertirci e in seguito sfottere Alice, April ebbe la grande idea di posizionare una videocamera sopra un cassettone vicino al letto, cosi che riprendesse tutto. Quando l’orologio a pendolo nel soggiorno di casa Mckilly scoccò la mezzanotte, Alice iniziò a sfogliare una rivista, poi si fermò su una pagina e prima di leggere disse<< Ora guardate tutte intensamente la candela che vi sta di fronte e visualizzate il defunto nella vostra mente, io farò il resto. >> Detto questo iniziò a recitare la frase sulla rivista:

Vieni a me, vieni a me, spirito vieni a me. Non aver paura, non ti faremo male, vieni a me, vieni a me…mostrati, parlaci!

E… niente, non successe assolutamente niente, le ragazze si guardarono intorno, tutte tranne Amanda che continuava a fissare la fiamma della candela di fronte e lei. Ad un certo punto sbiancò e i suoi occhi diventarono vitrei e anche se guardava la fiamma era come se con lo sguardo l’attraversasse per fissare un punto incommensurabilmente lontano, quando alzò il viso, che era bianco come le candele, iniziò a recitare parole apparentemente senza senso, accompagnate da gesti convulsi con le mani, mentre ancora la ragazza parlava le fiamme delle candele si alzarono, poi si spensero del tutto e la stanza cadde nel buio più profondo. Amanda si zittì. Poi si sentì un tonfo. Mentre le altre ragazze urlavano, una specie di puntino luminoso, simile a una lucciola illuminò, anche se di poco, la stanza, ma era una luce strana, candida, buona e mentre le amiche fissavano la luce, sbigottite, essa iniziò a parlare e anche se era una voce calma sovrastò le urla delle persone nella stanza<< Calme ragazze, sono io non abbiate paura. >> Le ragazze si zittirono di colpo. Era una voce familiare, amorevole, e mentre la luce diceva ciò Anna iniziò a piangere e sussurrò tra un singhiozzo e l’altro. << Nonna mi sei mancata così tanto… >> Ma prima che potesse continuare la luce scomparve, e ritornò da dove era venuta. La stanza ritornò nell’ombra più totale, fortunatamente April accese velocemente la luce, ma quello che videro li raggelò il sangue nelle vene. Amanda era sdraiata a terra, priva di sensi e vicino alla sua faccia del sangue, il suo sangue, sembrava una bambola, non la vera Amanda. Le cinque ragazze iniziarono ad urlare e poco dopo arrivò il signor Mckilly, svegliato dalle urla che prese la bambola- Amanda in braccio ed è tutto ciò che ricorda, il resto è solo il buio più totale.
E così quella notte del tre settembre tutto finì… e tutto ebbe inizio.


 

  
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