Mi
chiedo
spesso come mai il destino mi abbia portata di nuovo verso di lui. Lo
osservo
mentre dorme e non posso fare a meno di pormi la domanda: lo amo, ma
questo
basterà a superare tutte le difficoltà poste sul
nostro cammino? Nella nostra
vita passata l’odio aveva vinto sull’amore e avevo
paura che le cose sarebbero
andate di nuovo allo stesso modo. Eppure lui era diverso,
completamente: era
dolce, buono, caldo…e soprattutto era umano. Gli era stata
donata una nuova
possibilità, come se al momento del giudizio tutto il male
che un tempo aveva
fatto avesse giocato in suo favore invece che condannarlo. Io non avevo
avuto
la stessa fortuna: ero stata gettata in una nuova eternità
di buio e morte e
non c’era più nessuna possibilità per
me.
Aro si agitò nel sonno mentre il suo cuore
cominciava a battere più
veloce. Capii che stava avendo un incubo e con dolcezza gli accarezzai
il volto
tentando di trasmettergli serenità. Soffrivo nel vederlo
così perché conoscevo
le pene che lo affliggevano e che per lui rappresentavano un ostacolo
insormontabile. Aveva perso una persona importante, un pilastro per il
suo
ancora piccolo e ingenuo mondo, e ora si sentiva smarrito e senza
speranze. Ma
il mio amore poteva salvarlo questa volta e non avrei fallito di nuovo.
Mentre il sole sorgeva dissipando
l’oscurità con le sue prime luci lo
vidi socchiudere le palpebre e gli sorrisi dolcemente. Non mi sarei mai
stancata di guardare quegli occhi: verdi e limpidi, in cui riuscivo a
leggere
tutti i suoi pensieri. Per me poterlo finalmente decifrare
rappresentava un
cambiamento enorme e che soprattutto non avrei mai ritenuto possibile
abituata
com’ero al mio incomprensibile e folle uomo. Eppure ora
potevo percepire
emozioni talmente intense nel suo sguardo da ritrovarmi sconvolta a
chiedermi
se anche nella sua vita precedente avesse dovuto affrontare le stesse
tempeste
sentimentali.
“Buongiorno…”
sussurrò con voce roca mentre si strofinava il viso con una
mano “ Non mi avrai
fissato per tutta la notte spero…”.
“
Può essere…” ridacchiai vedendo il suo
viso scocciato “ E anche se
ti desse fastidio, non mi dissuaderei dal farlo!”
“
Questo non mi sembra per niente giusto! In quanto mia vampira
custode dovresti tener conto dei miei desideri!” mi
osservò ridendo e
lentamente si mise a sedere, stiracchiandosi.
“
No…in quanto tua vampira custode devo tenerti
lontano dai pericoli e starti il più vicino possibile
perché ti amo!” dissi,
stavolta seria. Questo era un argomento su cui non mi piaceva scherzare
troppo.
Mi
guardò fisso e mi sorrise, poi se ne andò in
bagno. Io gli avevo già letto negli occhi la dolce risposta
che aveva pensato.
Con
sguardo folle osservai la mia vittima e
il suo candido collo, con le mani grondanti di sangue le accarezzai i
capelli e
il profilo di una guancia... mi sentivo forte e pieno di energie mentre
lei mi
guardava con terrore. Mi leccai le labbra e avvicinai il viso al suo
sorridendo…
Aprii
gli
occhi e mi asciugai il viso sospirando. Mi sentivo stanco e stordito,
gli
incubi mi tormentavano ogni notte più insistentemente eppure
dovevo sforzarmi
per nascondere la mia inquietudine al meglio. Sulpicia diventava ogni
giorno
più vigile, sentiva che qualcosa non andava e voleva
scoprirne la ragione. Il
problema era che neppure io avevo idea di cosa fosse. I miei sogni
presagivano
qualcosa: erano segni dal passato? O dal futuro? Oppure rappresentavano
un’oscura minaccia a noi ignota?
Quando
ritornai in stanza sorrisi alla mia vampira e mi diressi verso
l’armadio alla
ricerca di qualcosa da mettere per la scuola. Indossai un paio di jeans
neri e
una maglietta blu, e m’infilai in fretta la solita giacca di
pelle. Avevo il
presentimento di essere come al solito tremendamente in ritardo, cosa
che mi fu
confermata quando Sulpicia mi porse lo zaino e le scarpe con il suo
solito
sguardo da: “ Muoviti pigrone” .
Sospirai
e
corsi via infilandomi le scarpe mentre scendevo a precipizio le scale:
“ Ciao.
A dopo!” La salutai mentre correvo fuori.
L’aria
frizzante del mattino m’investì mentre correvo
verso la scuola. Le mattinate si
facevano sempre più fredde e presto sarebbero arrivate le
prime piogge che tanto
adoravo osservare dalla finestra durante le lezioni.
“
Grazie per
essersi unito a noi signor Savage” borbottò il
professore mentre entravo
affannato in classe “ Come dicevo Raffaello nasce nel 1483 ad
Urbino…”
Mi
sedetti
rapido al mio posto e sospirai mentre cercavo il libro di storia
dell’arte nei
meandri del mio zaino. Non appena lo aprii alla pagina
dell’autore un
bigliettino mi precipitò davanti infilandosi nel mio
astuccio aperto. Mi venne
quasi da ridere mentre lo estraevo e mi apprestavo a leggerne il
contenuto.
Possibile che tu mi
debba sempre far
preoccupare? Perché non mi hai chiamata? Sei proprio un
piccolo
mostriciattolo!!
Sbuffai
divertito. Ero riuscito a far arrabbiare mia sorella per
l’ennesima volta e,
come se non bastasse, ora avrei dovuto mentirle. Di certo non potevo
dirle con
chi avevo passato gli ultimi tre giorni!
Mi
dispiace…non mi sono sentito tanto
bene e non avevo voglia di parlare con nessuno…tra
l’altro credo di aver finito
i soldi nel cell…
Mi voltai e feci un cenno ad Anna che
osservò il professore con attenzione prima di darmi il via
libera. Osservai
anch’io l’uomo mentre iniziava a scrivere sulla
lavagna i momenti salienti
della vita di Raffaello, poi le lanciai il biglietto. Mi voltai per non
dover
vedere la sua espressione delusa e iniziai a copiare gli appunti sul
quaderno
cercando di ignorare il lieve senso di nausea che provavo in quel
momento. Mi
sentivo in colpa a dover mentire a una delle persone che più
mi volevano bene
al mondo, ma purtroppo spiegarle sarebbe stato troppo complicato.
Le prime due ore di lezione passarono con
una lentezza a dir poco esasperante, fortunatamente proprio quando
stavo per
crollare la campanella della ricreazione mi riscosse dal torpore. Mi
voltai
verso Anna e la osservai con sguardo indagatore per capire fino a che
punto
potesse avercela con me.
“ Non osare guardarmi così!
Sai che sono
arrabbiata con te! Ultimamente non mi dici niente di quello che ti
succede!”
sbottò lei rabbiosa.
“ Ti sbagli…è solo
che non ho niente di
interessante da raccontarti! Tu piuttosto parlami di cosa hai fatto in
questi
giorni.”
“Niente di che! Ho studiato e ho fatto la
brava bambina.” sospirò rassegnata mettendosi a
giocherellare con una matita.
Risi divertito della sua espressione
imbronciata e le scoccai un bacio sulla guancia prima di alzarmi e
uscire dalla
classe. Avevo seriamente bisogno di un caffè per
sopravvivere al resto della
giornata, perciò mi unii alla calca davanti alla macchinetta
delle bevande.
Mentre aspettavo una voce familiare mi
risuonò accanto: “ Guarda un po’chi ha
deciso di farsi rivedere! Dov’eri
finito? ”.
Osservai Tizio per un po’ prima di
rispondergli. Aveva i lunghi capelli neri sciolti sulle spalle e
indossava una
tuta da ginnastica nera. Come sempre portava al collo la catena con il
pendente
rosso.
“ Non penso siano affari
tuoi…” risposi
acido voltandomi per inserire gli spiccioli nella macchinetta del
caffè. Lo
sentii ridacchiare.
“ Peccato ” disse “
Un tempo eri molto più
socievole. Non avresti mai sprecato un’occasione per parlare
di te ”.
“ Non so di cosa parli…non
avrai le
allucinazioni!?”
“ Credo proprio di no! Forse sei tu
quello
che ha poca memoria…”
Mi voltai di scatto, dietro di me lui non
c’era più. Una ragazza bionda invece mi
squadrò spazientita facendo cenno di muovermi.
Sospirai per l’ennesima volta della giornata mentre prendevo
finalmente il mio
stramaledetto caffè lungo.