Anime & Manga > Saint Seiya
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Autore: Scarlett Rose    25/10/2011    1 recensioni
Restauro completato. Grazie per la pazienza!
Sequel di "Aspettami, non scappare!", anche se non è necessario averla letta per seguire questa fanfiction.
Siete convinti che il difficile sia dichiararsi a chi ci piace, ma che poi la strada sia tutta in discesa?
Ebbene, forse Marin ed Aiolia potrebbero non essere d'accordo! Una fanfiction dove l'Aquila ed il Leone dovranno affrontare i grattacapi di una relazione fra Saint e non solo. Ci saranno sorrisi, lacrime, combattimenti e ricongiungimenti. Se sei un Saint, puoi permetteri di amare?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eagle Marin, Leo Aiolia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mille scuse per il ritardo, ero fuori città per lavoro e purtroppo non ho trovato nemmeno mezzo minuto per aggiornare. Spero mi perdonerete!
Buona lettura!!!
 
 
 
La cipolla soffriggeva nella padella, sfrigolando allegramente. Marin versò un filo d’olio e mescolò lentamente con il cucchiaio di legno, lieta di poter dare le spalle ad Aiolia.
Qualcosa non andava, l’aveva percepito nei primissimi istanti del loro incontro, quando lui aveva ricambiato in maniera quasi meccanica il suo abbraccio, senza alcuno slancio.
Aveva poi accettato che lei gli preparasse la cena, però da quando avevano varcato la soglia della Quinta Casa la sua voce non si era quasi mai fatta sentire. La Silver Saint era rimasta molto sollevata nel vederlo relativamente incolume, a parte qualche ferita di poco conto, ma ora quel silenzio innaturale la rendeva nervosa.
“Sicura di non volere una mano?”
L’offerta, seppur in tono gentile, era chiaramente stata fatta per mera cortesia.
Marin scosse il capo, aprendo il frigorifero “Figurati. Tu rilassati e basta, dev’essere stata una missione piuttosto dura.”
Aiolia aggrottò le sopracciglia “Cosa te lo fa pensare?”
“Siete stati via svariati giorni, è inusuale. Anzi, mi ha sorpreso che tu per prima cosa non sia andato da Athena a fare rapporto.”.
Il Gold Saint stese le gambe sotto il tavolo, appoggiandosi allo schienale della sedia “Non avevamo granchè da dire, perciò Shaka ha ritenuto superflua la presenza mia e di Seiya.”.
Marin esitò “Bè, allora…com’è andata?”.
“E al diavolo gli indugi.”si disse, alzando leggermente la fiamma del gas.
“Seiya è una piaga, come compagnia durante una missione. Tuttavia, come Saint è ineccepibile, ci è stato molto d’aiuto quando abbiamo avuto il primo contatto con un’altra delle Sorelle.”.
L’Aquila prese a sminuzzare la carne, mordendosi il labbro, indecisa se incitarlo ad andare avanti o lasciargli tempo per raccogliere le idee.
Fu Aiolia a rompere nuovamente il silenzio “Si chiamava Talia della Terra. Aveva una discreta capacità di manovrare le piante, pensa che ha fatto inghiottire dalla foresta il sentiero che conduceva alla tomba della sua regina. Il Silver Saint che ci faceva da guida, Detel del Pavone, ha detto che Seiya ha difeso con grande ardore lo spiazzo dove io e Shaka li avevamo lasciati e lo ha aiutato a riportare a casa la pelle.”
“Bene.”annuì Marin, scodellando l’improvvisato stufato in due piatti e portandolo in tavola.
“Io e Shaka abbiamo affrontato e sconfitto quell’Amazzone, Talia. Ha fatto l’errore di sottovalutarci e, purtroppo per lei, ha pagato il fio più alto. Ora la Sorellanza è ridotta a due elementi.”
“Permettimi una domanda: se la battaglia si è esaurita subito, perché siete stati via dieci giorni?”.
Lo vide esitare e poi borbottò “Shaka aveva delle questioni da sistemare.”
Aiolia infilzò un pezzo di carne e se lo infilò in bocca. Finalmente, una scintilla gli accese lo sguardo “Caspita, è davvero buono!”
“È ovvio che sia buono! Noi poveri Saint di casta minore dobbiamo arrangiarci, non abbiamo mica una schiera di servitori a nostra disposizione!”sorrise, fingendosi indispettita.
Il Gold Saint riuscì a fare un mezzo sorriso stiracchiato e lei sentì il suo umore precipitare nuovamente.
Non era in quell’atmosfera tesa ed artefatta che sperava di rivederlo!
“Vigliacca!”si disse, spostando gli occhi sulla cena “Dov’è la tua grinta? Affrontalo di petto e fagli sputare il rospo!”.
Rialzò lo sguardo, battagliera, tuttavia la visione di Aiolia, che era chiaramente lì solo con il corpo, la fece esitare.
In genere non ci faceva caso, ma il suo fidanzato era un Gold.
Fino a che punto poteva spingersi nelle sue confidenze? E lei, fino a che punto aveva diritto a chiedergliele?
Mangiarono in silenzio per qualche minuto, finchè Aiolia non alzò lo sguardo dal piatto “Marin…”.
La Silver Saint lo fissò dritto negli occhi “Sì?”
“Ci siamo.”pensò, raddrizzando inconsapevolmente la schiena.
“Mi passi l’acqua, per favore?”.
La domanda del giovane uomo rischiò di farla urlare dalla frustrazione “Ma certo!”esclamò lei, a voce troppo alta “Eccoti l’acqua, bevila e spicciati a dirmi cosa accidenti ti ha ridotto così!” sbottò, battendo un pungo sul tavolo.
“Che intendi dire?”chiese lui, accigliandosi.
Era esattamente ciò che ci voleva a far perdere del tutto le staffe all’Aquila “Oh, ma per favore!”sbraitò, lasciando cadere la forchetta nel piatto “Sei vitale come uno zombie e non rifilarmi la scusa della stanchezza! È accaduto qualche cosa durante la missione, se non me ne vuoi parlare pazienza, ma non insultare la mia intelligenza fingendo che sia tutto normale!”.
Aiolia irrigidì la mascella “D’accordo, non ho voglia di parlarne.”
“Alleluia, almeno mi risparmi la fatica di cavarti le parole di bocca!”.
Marin afferrò nuovamente la forchetta, indecisa su dove infilzarla, se nel boccone di carne o sulla fronte dell’uomo.
Proseguirono il pasto nel silenzio più assoluto, sparecchiarono e riordinarono scambiandosi solo qualche indicazione su dove mettere cosa.
“Basta, così non si va da nessuna parte!”pensò Marin, delusa ed arrabbiata, fissando Aiolia che piegava la tovaglia.
“Io vado a casa.”annunciò, prima di rendersene conto “Spero che una notte di buon sonno ti rimetta in sesto.”.
Il vago cenno di assenso del Leone fu il degno coronamento di quella serata assurda e Marin si premurò di fargli capire il suo stato d’animo sbattendo la porta della cucina così forte da far tremare le colonne dell’ingresso.
Furiosa e delusa percorse a passo di marcia i viottoli del Santuario, fino ad arrivare alla casa di Shaina. Una chiacchierata tra donne, ecco quello che ci voleva. Passare una mezz’ora a sputare acidità assortite sul genere maschile sarebbe stato semplicemente divino.
Fece per bussare, accorgendosi solo in quel momento della presenza di un secondo Cosmo all’interno della casetta.
Fece dietrofront e battè in ritirata: ma certo, era ovvio che fosse lì, Seiya non era mica un idiota come una certa persona che conosceva lei…
La mattina seguente la trovò stanca e depressa.
Seduta al piccolo tavolo rotondo, davanti alla sua “colazione”, ovvero un’aspirina e un bicchiere d’acqua, Marin si sentiva letteralmente a pezzi. Aveva lo stomaco chiuso e un mal di testa da record, visto che aveva passato la maggior parte della notte in preda a sogni agitati e confusi, il cui protagonista principale era, naturalmente, il custode della Quinta Casa. Tra poco avrebbe dovuto alzarsi dalla sedia e trascinarsi alla seduta mattutina dell’addestramento, considerò, guardando l’orologio che ticchettava inesorabile sulla parete.
In venti e passa anni trascorsi al Santuario, mai aveva provato la tentazione di marinare gli addestramenti. Anzi, più di una volta si era presentata con la febbre o le ossa rotte, senza battere ciglio. Quella mattina, però, la tentazione di mandare un messaggio all’arena dove Anthenos e Fulco probabilmente si stavano riscaldando, fu fortissima.
“Potrei mandarli ad allenarsi con Shaina e ficcarmi di nuovo a letto, con un bel libro.”meditò, ingoiando svogliatamente l’aspirina.
Guardò la sua faccia riflessa nella finestrella della cucina e sussultò: quella donna pallida e scarmigliata, con l’aria insofferente, non era certo una Silver Saint degna di questo nome!
“Basta!”disse a voce alta, buttando ciò che restava dell’acqua nel lavello “Non permetto a nessuno di ridurmi ad una pezza, tanto meno a lui! E per il suo bene”ringhiò “quando ci rivedremo, farà meglio ad avere una spiegazione convincente per il suo comportamento.”.
Si pettinò alla bell’e meglio, afferrò la maschera ed una borraccia, e spalancò la porta d’ingresso.
Aiolia, con il braccio fermo a mezz’aria nell’atto di bussare, la fissò.
Marin ricambiò lo sguardo con uguale perplessità.
*
“Ciao.”
Che esordio idiota!, pensai, schiarendomi la gola.
“Sono di fretta, perciò se hai qualcosa da dire dovrai rimandare.”annunciò Marin, asciutta, chiudendosi la porta alle spalle e marciando verso i campi di addestramento. La seguii “Senti, sono venuto per scusarmi.”
“Bravo.”.
L’inizio non era dei più incoraggianti; era la prima volta che la vedevo arrabbiata e non avevo idea di come muovermi per non irritarla ulteriormente.
Provai di nuovo con la tecnica del pentimento “Ieri sera mi sono comportato in maniera inqualificabile, ero preoccupato e…”
“Preoccupato per cosa?”mi interruppe, fissandomi da dietro la maschera. Avrei voluto darmi un pugno in testa, nella smania di scusarmi avevo detto troppo.
“Bè, ecco…”.
Esitai.
Dirle la verità, la causa che aveva scatenato il mio comportamento quando ci eravamo rivisti, era fuori questione. Finchè Athena non avesse dato direttive precise, mi aveva informato Shaka, lui, io e Pegasus eravamo tenuti al più stretto riserbo su ciò che avevamo scoperto durante la missione in India, ma anche senza avere quegli ordini io avrei tenuto la bocca chiusa.
Al ricordare le parole di Talia della Terra, sentii il sangue ribollirmi nelle vene.
Mi costrinsi a concentrarmi sul presente, visto che Marin non aveva certo aspettato che io trovassi le parole giuste per glissare la sua domanda. Continuava a camminare imperterrita e dovetti accelerare per starle dietro “Okay,”dissi affiancandomi “Non te ne posso parlare. Ordini di Athena. Non è nulla di grave,comunque, e dico davvero.”.
Mentivo sapendo di mentirle, ma non mi sentivo in torto. Stavo solo pensando al suo bene.
Proseguii “In ogni caso, me la sono presa con te che non c’entravi nulla e di questo sono dispiaciuto fin nel profondo.”
“Va bene.Ti perdono.”replicò lei, senza degnarmi di uno sguardo. La fissai perplesso “Tutto qui?”
“Che altro ti devo dire?”chiese, cacciandosi dietro l’orecchio una ciocca dispettosa “Mi hai fatto le tue scuse ed io le ho accettate.”
Adesso ero io che iniziavo ad irritarmi “Non sembra proprio che tu mi abbia perdonato.”
“Scusami se non ti getto le braccia al collo saltellando.”replicò “Ora ho cose più importanti. Tu te ne sarai dimenticato, ma dopodomani ci saranno i tornei per l’assegnazione delle Silver Cloth e due dei miei allievi vi parteciperanno. Quindi, grazie per le scuse, buona giornata e ci vediamo.Non seguirmi”aggiunse.
Non le diedi retta e mi portai di fronte a lei “Aspetta.”
“Nobile Aiolia, devo chiedervi di uscire da qui.”.
Mi voltai verso la guardia che ci aveva interrotti e lo vidi arretrare di un passo “Ehm…sono spiacente, tuttavia…ecco, voi…”
“Ti avevo detto di non seguirmi!”sbuffò Marin, esasperata “Sei appena entrato nella zona di addestramento femminile. Prima di andare all’arena devo conferire con Shaina, ecco perché sono venuta qui!”.
Il soldato le rivolse uno sguardo sollevato, grato che avesse spiegato la situazione al posto suo.
Incassai in silenzio e feci un rapido dietrofront, senza aggiungere null’altro.
Camminai fino al campo maschile, entrai e trovai Aldebaran che si riscaldava, ai margini di uno dei quadrati riservati alla lotta.
Mi salutò, come al solito pieno di buon umore “Hai una faccia tremenda, amico mio.”
“Zitto e preparati. Se non faccio un po’ di moto esplodo!”.

  
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