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Autore: visbs88    25/10/2011    4 recensioni
[…]Spesso Rubel pensava con ironia che il brutale vampiro che l’aveva trasformato sarebbe potuto arrivare anche prima. Prima che Rubel venisse catturato da quel gruppo di briganti che l’aveva assalito; prima che questi per macabro divertimento gli strappassero gli occhi, scagliandolo in un mondo perennemente buio e abbandonandolo in quella gelida foresta, sperando forse nella sua morte. Ma era stato fortunato, se così si poteva dire. La trasformazione, però, non gli aveva ridato la vista.[…]
Un vampiro e la sua compagna che si rincontrano nella notte di Halloween. Una come tante altre, in fondo.
[!Contenuti Forti, !Slices of Life, !Violenza]
[Scritta per l'iniziativa Sweet Scary Challenge indetta da Fanworld.it, pacchetto Red Velvet Cake (Vampiro, romantico, festa di Halloween)]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UNA GUIDA IN UN ETERNO BUIO

 
Iniziativa: Sweet Scary Challenge (Fanworld.it).
Pacchetto: Red Velvet Cake- Vampiro, romantico, festa di Halloween.
Titolo: Una guida in un eterno buio.
Introduzione: […]Spesso Rubel pensava con ironia che il brutale vampiro che l’aveva trasformato sarebbe potuto arrivare anche prima. Prima che Rubel venisse catturato da quel gruppo di briganti che l’aveva assalito; prima che questi per macabro divertimento gli strappassero gli occhi, scagliandolo in un mondo perennemente buio e abbandonandolo in quella gelida foresta, sperando forse nella sua morte. Ma era stato fortunato, se così si poteva dire. La trasformazione, però, non gli aveva ridato la vista.[…]
Un vampiro e la sua compagna che si rincontrano nella notte di Halloween. Una come tante altre, in fondo.
Rating: Arancione/16+.
Generi: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale.
Avvertimenti: Contenuti Forti, One-shot, Slices of Life, Violenza.
Numero parole (Contatore Word): 1.797.
Disclaimer: i fatti descritti in questa storia sono di mia pura invenzione; i personaggi mi appartengono e sono completamente di mia fantasia. Occorre il mio permesso per citare pezzi della storia, tradurla, riprodurla altrove o trarne ispirazione.
 
Buona lettura.
 
Tese le mani in avanti. Lei le afferrò subito, senza esitare. Il suo tocco era come lo ricordava: gelido, ma gentile e delicato, come la carezza della brezza della sera. Nelle tenebre che lo avvolgevano la sentì avvicinarsi con cautela, quasi temesse di spaventarlo se fosse stata troppo impetuosa. Lui sorrise, muovendole un piccolo passo incontro a propria volta. La abbracciò, e lei si strinse al suo petto per qualche breve istante. Le diede un bacio sulla fronte.
- Bentornata, Elvira.
Le accarezzò i capelli prima che lei sciogliesse con dolcezza l’abbraccio.
- Sei sopravvissuto, Rubel.
Lui sorrise al suono della sua voce, una delle poche cose che poteva percepire di lei insieme al suo profumo.
- Non sono indifeso, Elvira – le rispose pacato, rimanendo immobile malgrado sentisse il profondo desiderio di stringerla ancora al suo petto. Ma Elvira non si avvicinò di nuovo, come aveva previsto Rubel. Non le era mai piaciuto il contatto fisico troppo prolungato; Rubel sapeva che le bastava tenerlo per mano per sentirsi a proprio agio. Era diventata una vampira quando ancora era una giovane vergine, gli aveva rivelato. Mai aveva concesso il proprio corpo, e forse per quello era tanto restia a farsi anche solo abbracciare. Rubel avrebbe voluto vedere il suo sorriso per poter comunicare di più con lei, ma anche quello gli era negato per via delle tenebre eterne in cui era costretto a vivere.
Spesso Rubel pensava con ironia che il brutale vampiro che l’aveva trasformato sarebbe potuto arrivare anche prima. Prima che Rubel venisse catturato da quel gruppo di briganti che l’aveva assalito; prima che questi per macabro divertimento gli strappassero gli occhi, scagliandolo in un mondo perennemente buio e abbandonandolo in quella gelida foresta, sperando forse nella sua morte. Ma era stato fortunato, se così si poteva dire. La trasformazione, però, non gli aveva ridato la vista.
Gli parve che Elvira si agitasse quasi con impazienza. Sentiva bene il suo profumo, in ogni minima, piccola sfumatura. Sapeva di rosa bagnata, di rugiada, di muschio, di pioggia –di quella pioggia che gli aveva confessato aver amato tanto quand’era ancora una ragazzina rosea in un giardino verde colmo di fiori. Come in ogni non vedente, umano o sovraumano che fosse, anche in Rubel gli altri sensi erano più affinati. E si era perfezionato nel tempo, nei secoli, imparando a convivere con un corpo sconosciuto, in una marea di nuove percezioni che l’avevano sbalordito e spaventato insieme. Era stato per anni e anni solo a muoversi in quel buio che perfino per un vampiro era innaturale, cacciando senza vedere il volto della sua vittima, distinguendo i vecchi dai giovani, i bambini dagli adulti, gli uomini dalle donne solo in base al sapore del loro sangue. E alle loro grida disperate, al loro modo di divincolarsi. Finché non aveva trovato una guida: la giovane vampira che ora era davanti a lui, più inesperta, forse più debole, ma almeno dotata di un paio di occhi funzionanti. Che lo sapeva guidare verso le prede migliori, che provava a descrivergli il mondo che vedeva. Perché il mondo era cambiato e Rubel non aveva potuto accorgersene davvero. Elvira gli descriveva i pericoli delle nuove strade, le armi che potevano essere dannose anche per esseri come loro, gli edifici e le città più sorvegliate da evitare. Era stata via quell’ultimo anno, in visita a una vecchia amica nell’America Latina. E ora era tornata.
Rubel si avvicinò e le sorrise ancora:
- Cosa c’è di nuovo nel mondo, Elvira?
Tese una mano per sfiorarle di nuovo il volto, quel viso che avrebbe voluto scoprire. Lei gli aveva spiegato di avere capelli di un colore simile a quelli di Rubel, di un castano chiaro, con la differenza che la chioma della vampira era lunga fino alla vita, liscia come seta. Diceva di avere occhi verde scuro, anche. Accarezzandola Rubel aveva capito che il suo naso era piccolo e così le orecchie. Le labbra erano sottili, il corpo proporzionato.
- Nulla di eccezionale, Rubel – iniziò Elvira con la sua voce dal timbro limpido che Rubel avrebbe riconosciuto tra mille – Solite piccole, insulse innovazioni. Pare che il tempo delle grandi scoperte sia finito.
- E non hai dove portarmi, dunque, Elvira? – domandò Rubel, pronunciando quelle parole con una lieve ironia.
Elvira rimase in silenzio. Rubel sentiva il suo sguardo su di sé, e avrebbe voluto ricambiarlo, fissarla negli occhi, scoprire i suoi occhi e il loro colore.
- Dovrai concedermi un bacio per questa mancanza – mormorò il vampiro con una strana malizia. I baci non erano mai significati molto, per loro. Tuttavia Elvira rimase immobile mentre Rubel le sfiorava le labbra con le proprie, con un tocco repentino che gli bastò per saggiare il sapore della compagna, sapore che al pari del profumo gli ricordava la pioggia. Lei si scostò subito di qualche passo, quasi spaventata. Quindi gli tornò vicino e gli prese con delicatezza il polso.
- E’ Halloween, stanotte – sussurrò – Ti porterò nel villaggio vicino a questo cimitero, ti farò vedere come gli umani lo festeggiano oggi.
- E andremo a caccia insieme, dopo.
Rubel sentì un rapido movimento vicino a sé, capì che Elvira doveva aver annuito in un modo piuttosto brusco.
Si incamminarono insieme. Elvira sfiorava il polso del compagno con due dita, attenta a non perdere mai il contatto con lui ma al contempo sfuggendo ad una presa più salda. Con palese divertimento Rubel provava ad avvicinarla. I suoi tentativi non erano affatto seri; assomigliavano più a piccole provocazioni a cui Elvira rispondeva con sbuffi impercettibili che tuttavia l’orecchio allenato di Rubel riusciva a cogliere. Camminavano spediti lungo il sentiero polveroso, sotto quella che, ad una domanda di Rubel, Elvira aveva risposto essere “una splendida luna piena”. E finalmente arrivarono alle casette del paesino.
Elvira strinse la presa sul polso di Rubel e corse fino ad una finestra, trascinandolo dietro di sé. Si fermò all’improvviso, e il vampiro tese una mano in avanti. Le sue dita incontrarono una fredda superficie liscia: il vetro di una finestra.
- Fa’ attenzione – lo ammonì Elvira con un sussurro – E’ buio e se ci vedranno penseranno ad uno scherzo delle loro luci, ma dobbiamo evitare i rischi.
Rubel scrollò le spalle. Elvira e la sua natura misericordiosa: si inteneriva di fronte a scene di umani che si divertivano insieme, come feste, sagre, cortei. Preferiva attaccare uomini soli per una strada buia, e Rubel volente o nolente aveva dovuto adattarsi a quel suo capriccio.
- Ci sono diciannove umani lì dentro – iniziò Elvira. A Rubel scese un brivido lungo la schiena pensando a così tanto sangue in uno spazio così limitato, e decise di concentrarsi di più sulla voce di Elvira, la vera cosa che gli causava piacere durante i suoi racconti.
- Sono due adulti, un uomo e una donna, e diciassette bambini. Sono tutti in maschera, sono piccoli, avranno nove anni o poco più. Ci sono cinque streghette, un pirata, quattro zombie, due mummie, un pipistrello e quattro vampiri – Elvira si interruppe per un istante, e Rubel capì che come lui doveva aver sorriso a quell’affermazione – Tutti i costumi sono belli e colorati. Le pareti sono chiare e c’è un tavolo con tante bibite, dolcetti a forma di zucca e a forma di fantasma. C’è una torta con scritto “Buon Halloween”, è al cioccolato, con la crema. Ci sono zucche finte con dentro lampadine…
- Mi mancano le candele – mormorò Rubel, senza riflettere.
- Non sono più usate – commentò con noncuranza Elvira – C’è uno stereo aperto, l’uomo sta mettendo un cd. Ora balleranno le canzoncine da bambini, penso.
- E’ tutta qui una festa umana di Halloween di questi tempi? – domandò piano Rubel, un po’ deluso.
- E’ una bellissima festa. I bambini ridono, sono sudati e ci sono giochi sul pavimento. Sì, è una bellissima festa – ripeté Elvira, e Rubel percepì una strana malinconia nella sua voce. Sorrise e senza esitare le cinse con un braccio la vita. Lei tremò e tentò di allontanarsi, ma Rubel mantenne la presa ben salda.
- Non mi piace stare così – ringhiò Elvira all’improvviso aggressiva. Si dimenò, e appena riuscì a liberarsi si allontanò dalla casa. Dopo qualche passo si fermò, permettendo che Rubel la raggiungesse.
- Perdonami, Rubel – sussurrò – Ma non sono un tipo sentimentale, e tu lo sai. Mi sento oppressa
- Posso pensarci io a renderti più romantica.
Con dolcezza si protese in avanti, le afferrò le mani e la tirò a sé, baciandola. Lei attese qualche secondo prima di scivolare di nuovo via. Rubel lasciò la presa sui suoi polsi e la sentì incamminarsi verso il bosco. Per l’ennesima volta la seguì, mantenendosi a distanza e soffocando l’istinto che gli avrebbe consigliato di correre e stringerla fra le proprie braccia. Se non poteva vedere il viso di Elvira e capire se fosse bella o meno, continuava a sentirne l’odore squisito e tanto gli bastava per volerla vicino a sé.
Continuarono ad addentrarsi nel bosco. Rubel sentiva le foglie scricchiolare, il vento sussurrare tra i rami degli alberi, i passi di Elvira che lo precedevano di poco, leggeri e rapidi, indice di un portamento aggraziato e sinuoso. E in mezzo a quella quiete, udì un grido, un grido di donna.
Elvira si mise a correre, Rubel dietro di lei. Odore di umani, nel bosco.
Si avvicinavano, sempre di più.
Se Rubel avesse potuto osservare la scena, avrebbe visto una giovane ragazza a cui veniva strappata la giacca in modo brutale da un energumeno. Ma non poteva vedere, e si limitò a localizzare grazie all’odore e ai suoni che l’uomo emetteva la sua posizione, avventandosi contro di lui. Gli azzannò il collo mentre anche la ragazza lanciava un grido. Poi ci fu il silenzio, nel quale Rubel poteva sentire solo il proprio respiro e quello di Elvira. Quasi immaginava l’espressione attonita della giovane, che doveva essersi illusa di un provvidenziale salvataggio dalla violenza carnale che quell’uomo voleva causarle. Ma era anche lei una preda, nulla più.
Il sapore del sangue non era il migliore, forse Elvira aveva catturato il boccone più prelibato. Ma almeno da quel lato Rubel era un gentiluomo, e non pensò nemmeno per un istante di contenderle la giovane umana che in effetti –se ne rendeva conto solo ora– aveva un profumo più invitante dell’uomo che Rubel stringeva fra le braccia, continuando a bere, avido.
Forse li avrebbero seppelliti, o forse li avrebbero gettati nel lago poco distante. Forse semplicemente smembrati, distrutti, fatti a pezzi. A Rubel, dopotutto, non interessava il destino di due cadaveri umani. Quella era semplicemente la sua vita al fianco di Elvira, la donna che non poteva vedere e che tuttavia amava, una presenza discreta e scostante, ma una guida nel suo mondo buio. E se aver perso vista e umanità era il prezzo da scontare per incontrare la persona con cui passare la propria vita eterna, Rubel era ben felice di averlo pagato.
 
 
 

Spazio autrice:
Salve a tutti ^^ è la prima volta che mi affaccio a questo fandom come scrittrice, anche se qualcosa ho letto. Le iniziative di Fanworld.it riescono sempre a farmi fare nuovi esperimenti :D
Tornando seri, so che questa storiella lascia abbastanza a desiderare; non la trovo molto originale ed è semplice, ma ammetto di essermi divertita a scrivere di due vampiri seri e non sbrilluccicosi. Con delle debolezze, anche. Il nome di Rubel è un piccolo omaggio a Claymore, manga di cui sono ossessionata in questo periodo; quello di Elvira invece l’ho trovato in un libro di Agatha Christie, altra grande passione del momento. Comunque, ho preso solo i nomi per fare piccoli omaggi. Non c’è nient’altro da dire, se non che spero possiate darmi un parere, positivo o negativo che sia su questa storia, che spero comunque vi sia piaciuta =)
Un bacio, visbs.
   
 
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