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Autore: GiovaneScrittrice    26/10/2011    4 recensioni
Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non pensare a quella ragazza.
Aveva provato ad evitarla, a starle lontano il più possibile.. ma lei tornava sempre, cogliendolo di sorpresa.
Era buffo come una semplice ragazza avesse cambiato il corso delle cose.
Loro dovevano semplicemente promuovere il loro nuovo album, fare una breve vacanza in Italia, conoscere le loro fan e poi tornarsene a Londra.
Invece avevano prolungato il viaggio di una settimana e avevano permesso che una perfetta sconosciuta entrasse a far parte delle loro vite..
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                    Primo capitolo.


-You are the thunder and I am the lightning 
and I love the way you know who you are, and to me it's exciting.
I konw it means to be. Everything comes naturally, it comes naturally .. 
When you're with me baby.

 

 

 Il cellulare squillava ininterrottamente e il display si illuminava a intermittenza, continuando a vibrare insistentemente nella tasca dei jeans come se volesse uscire fuori e irrompere nella quiete mattutina di inizio Dicembre.

La stazione era semideserta e il freddo era così penetrante che Francesca, avvolta nel suo giaccone di payle, non riusciva a sentire il proprio corpo.

Intanto quel maledetto cellulare continuava a vibrare nella tasca, ma lei non voleva rispondere ed era più che sicura che non avrebbe risposto a nessuno quella mattina.

Non c'era un motivo preciso.  Semplicemente si era alzata e aveva deciso di fare qualcosa di diverso, qualcosa che non avesse a che fare con la solita routine.

 Senza dire niente a nessuno era uscita di casa come tutte le mattine; ma invece di prendere il solito autobus che l'avrebbe portata a scuola aveva deciso di camminare fino alla stazione, nonostante il freddo penetrante.

Una volta arrivata si era seduta su una di quelle panchine consumate, davanti al tabellone degli orari,  con una ciambella  calda e piena di zucchero in  una mano e la sua borsa piena di cianfrusaglie nell'altra.

 Guardava il cielo violaceo schiarirsi e diventare sempre più azzuro   e mentre aspettava il treno sfogliava continuamente i suoi appunti, cercando di ricordarsi quel discorso ripetuto con tanta fatica per settimane e settimane e continuando a chiedersi se quello che stava facendo era giusto o meno.

Saltare la scuola per andare ad un colloquio di sceneggiatura non era certo il massimo, ma era ciò che desiderava fare da tempo, e non aveva intenzione di rinunciare per colpa della sua vita disastrata e dei suoi mille problemi.

Stanca di sentire quella insistente vibrazione nella tasca Francesca prese il suo blackberry e notò che il nome che lampeggiava sul display non era quello che si aspettava, così premette il pulsante verde.

''Serena.. Dimmi!'', rispose  dopo qualche secondo di titubanza.

La ragazza dall'altra parte attaccò subito a parlare. ''Ma dove sei finita? Sono ore che ti spetto davanti a scuola'', chiese quasi urlando.

Francesca sbuffò. -Ecco come rovinare una giornata iniziata stranamente bene-, pensò mentre cercava una scusa plausibile da dire alla sua amica.

''Amm oggi non vengo a scuola, dillo tu ai prof..'', si arrese alla fine.

Serena volle sapere cosa doveva fare e Francesca inventò una scusa banale sul momento, sperando con tutto il cuore che bastasse a calmare l'animo infuriato della ragazza dall'altra parte del telefono.

Aimè, c'era da aspettarselo..

Serena era una ragazza furba e non dava niente per scontato, ma sapeva essere maligna, antipatica, dispettosa come una ragazzina di cinque anni e crudele quando voleva.

Francesca proprio non la reggeva.

''Stai andando a Roma eh? '', disse alla fine con la sua solita voce seccata.

Quando sentì il fischio del treno in arrivo Francesca decise di tagliare corto e mentre afferrava le sue cose sparse sulla panchina liquidò la ragazza con un semplice: ''Ci sentiamo'', e chiuse la comunicazione.

Quando il trenò arrivò fece appena in tempo ad attraversare i binari e infilare le ultime cose nella borsa, poi, senza alcun rimorso nè ripensamento, salì sull'ultimo vagone.

Finalmente poteva sentire il suo corpo e in pochi minuti le sue guance si tinsero di un lieve rossore, tipico di quando il suo corpo riceveva abbastanza calore.

Dato che il viaggio per Roma era abbastanza lungo decise di mettersi comoda sul sedile.

Prese il suo i-pod tuch dalla borsa, si mise le cuffie nelle orecchie e mise play alla prima canzone della sua playlist.

Immediatamente partì  -She's the one di Robbie Williams e Francesca si lasciò andare, cullata dalla dolce melodia di quella canzone che faceva parte della sua vita.


''Signorina! Signorina deve scendere''.

Sentiva voci lontane e nella sua testa invece continuava a sentire la voce roca di Robbie che per tutto il viaggio l'aveva cullata dolcemente, facendola addormentare.

''Signorina!'', urlò la voce, sempre più vicina e chiara.

All'improvviso Francesca si svegliò e con la vista leggermente appannata si guardò attorno.

Si accorse che era ancora sul treno e che non c'era più nessuno apparte lei e quel povero signore che la stava pregando di svegliarsi da chissà quanto tempo.

Si tolse le cuffiette, ancora leggermente disorientata, spense l'i-pod e con un sorriso colmo di imbarazzo scese dal treno in grande fretta.

Il freddo semi-umido della tazione ferroviaria la fece rabbrividire e l'odore stagnante le dava la nausea.

Si affrettò ad uscire da quel posto così sgradevole e una volta fuori si sentì decisamente meglio.

Il freddo pungente la avvolse, stordendola, e fu costretta a coprirsi con la sciarpa fin sopra le labbra.. almeno finchè non entrò nella stazione metropolitana di Piazzale Flaminio.

Il viaggio continuò tranquillamente  e quando arrivò a via Ottaviano si erano già fatte le dieci di mattina.

Con il sorriso sulle labbra prese la cartina che aveva nella borsa e cominciò a camminare.

Camminò per interminabili minuti che le sembrarono ore. Attraversò vie che non aveva mai visto e altre che invece vedeva spesso; si perse e tornò indietro, ma alla fine decise di fermarsi.

''Dovrei prendere questa via'', disse indicando la cartina mentre parlava da sola, ''Dice che Via della Conciliazione è qui'', continuò a mormorare  a se stessa.

Svoltò in un angolo che avrebbe dovuto portarla in una via più ampia e invece si ritrovò in un vicolo cieco e si fermò.

Improvvisamente sentiva caldo e stanca di camminare decise di fare una pausa, poggiare le cose a terra e riprendersi.

Ad un tratto notò un ragazzo  proprio davanti a lei che la stava guardando e decise di chiedergli le indicazioni.

Si avvicinò a lui e con un sorriso stampato in viso gli chiese: ''Scusi, sa percaso dirmi dove si trova Via della conciliazione?''.

Il ragazzò, che nel frattempo si era voltato verso di lei, la guardò con due occhi azzurri come il cielo.

Passarono dei minuti e il ragazzo non disse nulla, semplicemente alzò un sopracciglio e la guardò imbarazzato, con sguardo di chi non sa cosa dire.

''Non sono italiano, mi dispiace..'', disse alla fine con un perfetto accento irlandese.

Francesca, che conosceva bene l'inglese grazie alle innumerevoli lezioni che aveva appreso un pò da sua zia, un pò da suo padre e ai corsi extra di inglese, capì perfettamente la situazione e scoppiò a ridere.

''Dio che figura. Scusami..  Non fa niente, grazie mille'', disse anche lei con un perfetto accento inglese.

Il ragazzo rimase immobile e la seguì con lo sguardo, incapace di muovere un muscolo. Lasciò che raccogliesse le sue cose da terra, facendo ondeggiare i lunghi capelli boccolosi e prima che se ne andasse la seguì.

Non sapeva bene come e nemmeno perchè stava seguendo quella ragazza totalmente sconosciuta che parlava inglese come fosse la sua lingua, ma lo stava facendo.

''Aspetta'', esclamò d'un tratto, ''Se vuoi posso aiutarti a trovare la via'', continuò quando la ragazza si voltò verso di lui e ancora una volta lo guardò con i suoi grandi occhi color cioccolato.

Per un attimo Francesca rimase immobile  a guardare quel sorriso sghembo e quegli occhi incantevoli, modellati perfettamente in un volto dai lineamenti di un bambino.

''Mi farebbe piacere'', rispose infine, lasciando che le sue labbra si aprissero in un sorriso ammaliante.

I due si sedettero sui gradini del palazzo di fronte a quello in cui si erano incontrati e lui prese in mano la cartina che la ragazza aveva con sè.

''Non mi sono presentata! Il mio nome è Francesca..'', mormorò lei dopo qualche secondo di silenzio.

Il giovane accanto a lei strinse quella mano tanto piccola messa a confronto con la sua e inevitabilmente sorrise.

''Io sono Niall'', disse leggermente imbarazzato dallo sguardo così potente e enigmatico di lei.

Francesca continuava a guardarlo perchè non aveva mai visto tanta bellezza in una sola persona: quegli occhi azzurri che brillavano alla luce del sole, le fossette che creava quel sorriso sghembo, i capelli biondi che ricadevano leggermente sulla fronte e quel viso da bambino.. Era affascinata e incuriosita allo stesso tempo.

A sua volta Niall non riusciva a staccare gli occhi di dosso da quella misteriosa ragazza che aveva interrotto la sua quiete mattutina.

Mentre imbarazzato cercava di leggere quella cartina che daltronde non era nemmeno nella sua lingua, ogni tanto si voltava per guardare la ragazza e si ritrovava a fissare le sue labbra carnose e i suoi occhi da cerbiatta, incorniciati da quel viso così perfetto.. e notò anche il lieve rossore sulle quance rosee della ragazza, che la rendeva ancora più attraente e dannatamente sexy.

''Ammm noi siamo qui, giusto?'', disse ad un tratto, interrompendo quel silenzio imbarazzante.

Francesca si avvicinò a lui per vedere meglio e quando i due si sfiorarono fu scossa da leggeri brividi lungo la schiena e per un attimo pensò che fosse il freddo, ma quando la mano di lui prese la sua, per indicarle una via che non riusciva a vedere, capì che non era affatto questione di freddo..

''Adesso la vedo!'', esclamò soddisfatta ed entrambi scoppiarono a ridere.

''Bene.. qui è dove ci troviamo noi. Tu adesso dovresti andare lì, lo vedi? C'è scritto Via della Conciliazione'', si sforzò di leggere bene Niall, ma fu inutile, uscì fuori una pronuncia orribile, che fece ridere entrambi, di nuovo.

''Ora capisco.. Bastava andare dritta e poi girare a destra e sarei arrivata, invece mi sono complicata la vita.. è da me'' , disse, lasciando che l'ultima parte della frase diventasse un sussuro.

I due si alzarono insieme e dopo un lungo momento di silenzio Francesca gli sorrise con rammarico e lo ringraziò, stampandogli un dolce bacio sulla guancia.

Niall lasciò che si allontanasse  e la seguì con lo sguardo, passo dopo passo. 

Qualcosa dentro di lui gli diceva di seguirla. Sentiva due voci distinte che gli ronzavano per la testa e si chiese se fosse impazzito o meno.

Alla fine, senza pensarci, cominciò a correre e in pochi secondi fu da lei.

''Francesca!'', urlò.

La ragazza si voltò facendo volteggiare i suoi lunghi capelli al vento.

''Vorrei sentirti ancora'', ammise lui rosso di vergogna.

In effetti non era proprio nel suo stile chiedere ad una ragazza, per di più sconosciuta, il numero di telefono.. Era una cosa che facevano spesso i suoi amici con le fan e lui si limitava a stare in disparte, magari mangiando un bel sandwich con senape come piaceva a lui.

Ma per una volta aveva sentito il bisogno irremovibile di avere qualcosa che la ricollegasse a lei.

Francesca rimase in silenzio a guardare quell'angelo che l'aveva aiutata, chiedendosi se fosse sicuro dargli il suo numero.

In fondo anche lei voleva sentirlo ancora, ma in quel periodo della sua vita era difficile fidarsi di qualcuno.

Si morse il labbro inferiore e per un attimo guardò un punto qualunque al di sopra della spalla del giovane.

Niall stava quasi per perdere le speranze quando lei sorrise e tornò a guardarlo.

''Ti do il mio numero solo ad una condizione'', esordì lei con un sorriso mozzafiato sulle labbra.

''Sono pronto a qualunque cosa'', azzardò Niall con il cuore che gli batteva stranamente più forte del normale.

''La prossima volta dovrò sdebitarmi''.

Niall tirò un sospiro di sollievo e annuì soddisfatto. ''Considerati sdebitata'', mormorò dolcemente e con titubanza afferrò il cellulare dalla mano di Francesca e scrisse il suo numero in fretta, poi prese il suo i-phone e glielo porse.

''Ecco, tieni''.

Francesca lo afferrò e scrisse il suo numero senza pensare troppo alle conseguenze di quel gesto.

In fondo era uscita di casa quella mattina con il presupposto di passare una giornata diversa ed emozionante e quel ragazzo sconosciuto, simile ad un angelo, ma con i modi di fare di un dolce bambino, le aveva dato un motivo per considerarla come tale.

''Ora devo andare o farò tardi all'appuntamento'', disse infine, dopo aver scritto il suo nome.

Niall la guardò mentre fissava l'orologio in modo leggermente compulsivo e per un attimo credette di aver preso un buco nell'acqua.

''Oh, il tuo ragazzo ti starà aspettando..'', tirò le proprie conclusioni.

Francesa lo guardò nuovamente negli occhi ''Beh, se il caporedattore del giornale che dovrebbe pubblicare la mia storia è il mio ragazzo, questo facilita le cose'', mormorò.

I due scoppiarono a ridere insieme e  Niall si sentì stranamente sollevato.

''A presto Francesca'' ... ''Lo spero Niall''. Si salutarono e ognuno prese la sua strada.

Francesca corse ed arrivò in tempo al suo colloquio, che andò stranamente bene. E nel frattempo Niall era corso dai suoi amici per raccontargli quella strana storia che aveva appena vissuto.

Entrambi condividevano una speranza e nel viaggio di ritorno Francesca non fece altro che pensare a quel bellissimo angelo che l'aveva salvata, con la certezza che prima o poi l'avrebbe rivisto.

 

 

 

***

Ecco il primo capitolo della mia storia.

Spero che vi piaccia e mi scuso se inizialmente si vedeva male. *w*

Recensite in tanti , dai, non costa molto no?.

Bye bye, little carrots.

 

 

 

 

 



   
 
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