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Autore: allegretto    26/10/2011    11 recensioni
E' il riferimento a un episodio della quinta serie (5x16) nel quale viene raccontato un particolare della vita di Sam e Dean da adolescenti. La fuga di Sam a Flagstaff e la conseguenze patite da Dean nel raccontare la vicenda al padre e le avventure per ritrovare suo fratello. SPOILER QUINTA SERIE!
Genere: Angst, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione
Capitoli:
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1° CAPITOLO

 

Quando Dean sentì il rumore del motore del pick up appartenente a suo padre che veniva spento all'esterno della stanza del motel, desiderò essere su un altro pianeta o comunque distante mille miglia lontano da lì.

Il suo stomaco che già era stato lacerato dalla preoccupazione nei quattro giorni precedenti, si chiuse e diede ampi segnali che stava per rivoltarsi anche se al suo interno non vi era cibo fin da quando quella storia era cominciata.

Emise un singolo singhiozzo e riuscì a soffocare gli altri con grande sforzo e si mise nella condizione di aspettare suo padre cercando di sembrare adulto e razionale piuttosto che un essere piagnucolante e bavoso.

Non appena John Winchester entrò nella stanza, iniziò a dare ordini come al suo solito.

Dean, metti via la tua roba e chiama Sam. Abbiamo un nuovo lavoro. Dobbiamo muoverci velocemente”, esclamò mentre ripiegava velocemente i suoi abiti e li metteva in uno zaino.

Dean non mosse un muscolo. Non poteva. Inghiottì a vuoto un paio di volte ma la sua gola era secca. Si sentì svenire.

Andiamo, Dean. E' un ordine!”

Papà..”, gracchiò il ragazzo.

John non sembrò averlo sentito. Invece passò accanto a Dean andando in bagno. “Dove è Sam?”

Dean cercò di schiarirsi la gola ma il rumore del padre che buttava tutto di fretta nella borsa, lo agitò ancora di più. Voleva dire che quel lavoro era un mostro che uccideva o rapiva donne o bambini e quindi doversi fermare per cercare Sam, avrebbe scatenato ancora di più l'ira del padre.

John emerse dal bagno con un'espressione perplessa. Mollò lo zaino sul letto e piantò i suoi occhi su quelli di Dean. “Dove è tuo fratello, Dean?”

Lui....uh....ah...”, iniziò ma la voce non usciva fuori. Aveva problemi anche a respirare.

Le mani di John si poggiarono sulle spalle del figlio, stringendole. “Dove è Sammy?”

Dean non riusciva a guardare suo padre negli occhi.

Un pezzo di carbone ardente risalì lungo la gola di Dean provocandogli un dolore acuto. Cercò di ingoiare un po' di saliva per cercare di calmare il dolore acuto dovuto alla bile che cercava una via di uscita.

Lui è.....um...Io...”

La stretta sulle spalle si fece più forte e John iniziò a scrollare il figlio più forte. “Dannazione, Dean, dove è tuo fratello?”

Dean si sforzò di guardare suo padre e quello che lesse nel suo sguardo fu rabbia, delusione, disapprovazione. Meglio prendere un calcio nelle palle!

Calde lacrime fecero capolino nei suoi occhi e il suo labbbro superiore tremò: “Sammy se n'è andato, papà. L'ho perso!”

Un paio di lacrime scesero giù lungo le sue guance. “Non so dove sia. L'ho cercato da tutte le parti...”

Come sarebbe a dire che se è andato? Mi sembrava che tu dovessi stargli a dietro?”

Si, si, lo stavo facendo!”, Dean ribattè a voce alta, anche se aveva la gola in fiamme.

Che cosa hai fatto allora?”

La domanda era basilare. Avrebbe dovuto dirgli che Sam lo aveva tradito e Dean non riusciva a capire perchè suo fratello se ne fosse andato. Dean aveva fatto del suo meglio: aveva provato a rendergli la vita più semplice possibile, lo aveva protetto in tutti i modi.

Come ha fatto ad andarsene via senza che tu te ne accorgessi?” Quanto tempo è passato da quando se ne è andato? Perchè diavolo non lo stavi tenendo d'occhio?”, John urlò, sibilando sull'ultima frase, a tal punto che un po' di saliva schizzò sul viso di Dean che non si sognò minimamente di togliersela.

Non lo so. Ha preso il suo zaino, qualche libro ed è sparito...Quattro giorni fa....io sono tornato e lui non c'era più....”, rispose Dean con affanno.

Quattro giorni! Come hai potuto non chiamarmi prima!”, John esplose, trattenendo a stento l'istinto di schiaffeggiare il figlio. Alzò la mano con quell'intenzione ma rimase a mezz'aria.

Dean trasalì e chiuse gli occhi e serrò i denti quando vide il movimento del braccio del padre ma non accadde nulla. Sentì soltanto un forte colpo accanto a sé.

Dannazione!”, urlò poi John, dopo aver dato una manata sul tavolo. “Tu hai lasciato tuo fratello da solo di notte?”, continuò poi.

Dean annuì lentamente, inghiottendo a vuoto. Suo padre diede un calcio alla sedia. Poi si girò di nuovo a guardarlo, gli si avvicinò e quello indietreggiò fino a finire con la schiena contro il muro.

Dimmi esattamente cosa è successo?”, chiese, abbassando il tono della voce.

Dean cercò di calmarsi, racimolò le sue ultime energie e si accinse a spiegare a suo padre come era andata la faccenda.

Abbiamo avuto una lite. Non voleva mangiare e si è chiuso in camera. Pensavo fosse andato a dormire ma quando sono tornato, non c'era. Mi ha fregato....

 

Flashback

 

Appoggiato alla fiancata dell'Impala posteggiata davanti all'entrata principale della 'high school', aspettava suo fratello, il quale ormai era già in ritardo di dieci minuti.

Iniziava a preoccuparsi. Mentre stava per dirigersi verso la scalinata della scuola per chiedere informazioni, vide, in lontananza, apparire Sam da dietro l'angolo della palestra. Era assieme ad altri ragazzi ma era come se fosse inseguito piuttosto che accompagnato da loro. Vedendo l'espressione trafelata del fratello, si mise a camminare verso di lui, per poi mettersi a correre, quando uno di loro afferrò lo zaino di Sam, strattonandolo. Per il contraccolpo, suo fratello finì a terra.

Che diavolo state facendo?”, gridò Dean, arrivando vicino al fratello.

Sam era terra. Schiena sul terreno, occhi chiusi. Dean si inginocchiò. “Sam, tutto bene?”, chiese, tastandolo sul braccio.

Oh, si, Sam, rispondi al tuo fratellino! Se no si spaventa!”, esclamò, ridacchiando uno dei pseudo-amici di Sam.

Tu stai zitto. Stronzo!”, esclamò Dean, alzando gli occhi verso quello che aveva parlato. “Sam, andiamo, apri gli occhi!”, aggiunse, poi, con tono implorante. Si stava spaventando e contemporaneamente il suo prurito alle mani aumentava a dismisura.

Sam aprì i suoi occhi color nocciola, velati dalle lacrime. Fissò quelli di Dean con espressione a metà strada tra il sorpreso e il contrito. Era contento ci fosse suo fratello ma preferiva risolvere quelle questioni da solo piuttosto che con l'aiuto di Dean. Voleva che i suoi compagni lo rispettassero per quello che era e non per la paura di essere pestati da un fratello maggiore.

Ah, finalmente. Stai bene?”, chiese Dean, sollevato.

Si. Tutto a posto! Togliti che mi alzo!”, rispose il minore.

Dean si alzò, guardando in cagnesco i tre che avevano rincorso Sam. “Adesso mi spiegate perchè rincorrevate mio fratello!”, esclamò Dean, rivolto a loro.

Dean, torna alla macchina. E' una faccenda mia. Me ne occupo io...”, disse Sam, alzandosi in piedi.

Direi che non te la stavi cavando tanto bene, visto che ti stavano rincorrendo!”, esclamò Dean, acido.

Dean, me la cavo da solo. Vai!”, replicò, esasperato, Sam.

No, Sam! Voglio almeno sapere cosa vogliono da te, questi qua...”, ribattè Dean, avvicinandosi minaccioso ai tre.

Si, Sam, lasciaci fare i conti con tuo fratello. Tanto tu sei un buono a nulla....”, esclamò uno di loro, spintonando Sam.

Dean che non aspettava altro, gli mollò un pugno che lo centrò sul naso. Un secondo ragazzo però diede un calcio alla tibia di Dean il quale mugolò dal dolore. “Questo non dovevi farlo!”, esclamò Dean, con voce sofferente, mentre cercava di non soccombere alla fitta lancinante.

Sei solo uno stronzo gradasso e tuo fratello una mammola, tutto casa, libri e studio!”, esclamò l'altro mentre cercava di respirare e parlare senza anneggare nel proprio sangue che fuoriusciva dal naso, probabilmente rotto.

Dean, per favore, andiamo via!”, Sam esclamò, cercando di portare via suo fratello da quella che poteva diventare una rissa, evento molto pericoloso per loro due.

Il 'per favore' esternato da Sam con voce supplichevole fu sufficiente per far decidere Dean di lasciar perdere quei bulli e di andare via. Dean si girò, mise una mano sulla schiena di Sam e lo spinse per indicargli che era arrivato il momento di andare via.

Oh, più che fratello sembrate gay...”, uno dei ragazzi esclamò ghignando. Gli altri scoppiarono a ridere, dandosi delle manate uno sull'altro, per sottolineare l'ilarità del momento.

Il gesto della mano fu incredibilmente veloce. Dalla spalla di Sam all'afferrare la camicia del ragazzo fu un batter di ciglia.

Cosa hai detto?”, disse Dean con un sibilo degno di un grosso cobra incazzato.

Sam non sapeva se desiderare che Dean riducesse quell'idiota in un ammasso di sangue e se andare via subito.

Dean. Andiamo!”, lo pregò, scegliendo quella strada.

Suo fratello strinse ancora di più il pugno sulla camicia del bullo. “Tu davvero hai bisogno di ricordarti quando tenere la bocca chiusa oppure posso ricordartelo io a furia di sberle! Mi hai sentito?”

Sam guardò il fratello per essere sicuro che quello fosse veramente Dean perchè le parole usate appartenevano a John Winchester. Parole dette a Dean durante quelle rare volte in cui suo fratello non rispondeva a tono a suo padre e la discussione diventava uno scontro fra due titani dove al termine la peggio l'aveva suo fratello.

Ragazzi?”, la voce di un' insegnante spezzò l'atmosfera da 'Duello al Sole'. “Ci sono problemi qui?”

Dean la guardò, poi aprì la mano e rimise a posto il davanti della camicia del ragazzo, allontanandosi di un passo.

No, se lei desse un'occhiata a questi bulli che perseguitano mio fratello!”

L'insegnante percepì il veleno nelle parole di Dean e Sam tirò per la manica suo fratello, sussurandogli: “Dean, andiamo. Non attaccare briga con lei. Non ora che papà non c'è”

Dean riflettè a quelle parole ed esclamò: “Vai in macchina!” Poi spinse suo fratello verso la strada e lo seguì subito dopo.

Dove state pensando di andare?”, disse l'insegnante rivolta ai due Winchester.

Dean le scoccò un sorriso beffardo talmente pieno di astio che lei indietreggiò. “A casa!”, le rispose. Poi rivolto al ragazzo, indicandolo con un dito, gli disse: “Ricordati, stai lontano da mio fratello!”

Tornarono all'auto in silenzio. Sam, seduto al suo solito posto, sbuffò non sapendo bene se essere entusiasta di avere un fratello come Dean o solo infastidito.

Lanciò il suo zaino sul sedile posteriore. La sua rabbia e il suo imbarazzo per essere stato salvato dal fratello gli ribolliva dentro.

Non ho bisogno che tu mi stia sempre appiccicato. Posso cavarmela da solo. Non ho bisogno che tu mi faccia da baby-sitter, maledizione”

Mi sembra di si, invece!”, ribattè Dean, girandosi a guardare suo fratello con un'occhiata sofferta.

Sam sbuffò sonoramente.

Papà ha detto che devo accompagnarti a scuola e devo venirti a prendere. Se ti succede qualcosa e io non ci sono, ci vado di mezzo io, quindi non rompere!”

Papà ha detto”, Sam lo scimmiottò con una vocetta sarcastica. “Cazzo, ho 13 anni. Alla mia età, tu stavi a dietro a me ed eri indipendente!”

Fortunato io e se non stai attento a come parli, ti prendo a sberle!”, lo informò Dean, a voce alta.

Voglio proprio vedere se riesci a darmele!”, borbottò Sam, cercando di non farsi senrtire da suo fratello. Poi aggiunse con un tono di voce più alto: “Sono in grado di difendermi da solo!”

Le nocche delle mani di Dean, strette attorno al volante erano bianche per lo sforzo di restare calmo. “Ci sono degli ordini da seguire. Se dico di no, è no!”

Ah, si, dimenticavo, tu sei il bravo soldatino”

Dean fu rapido. Mollò una sberla sul braccio del fratello. “Uno di noi due lo deve fare!”

Sam non disse nulla. Si sfregò la parte dove aveva ricevuto il colpo ma non si sognò di restituire il colpo al fratello. Era arrabbiato non un suicida!

Vuoi che io te lo provi di essere in grado di fare le cose da solo?”, Sam lo sfidò.

No, quello che voglio è che tu stia zitto, finchè non siamo arrivati in quel buco che chiamiamo casa e poi dopo aver cercato di trovarti qualcosa da darti da mangiare, te ne vai a letto e fuori dalla mia vista!”, urlò Dean, minacciosamente.

Sam sapeva che stava addentrandosi in un terreno pericoloso ma decise di andare avanti lo stesso. Pugni da suo fratello era abituato a prenderli!

Stasera tutti vanno al cinema mentre io devo stare a casa. Perchè?”

Porca miseria, Sam. Abbiamo già fatto questo discorso. Non vai. Punto!”

Chi lo dice?”

IO”, urlò Dean, mentre parcheggiava davanti a una catapecchia che avevano preso in affitto. Costava poco e si vedeva! “Vai in casa prima che faccia qualcosa di cui poi io possa pentirmi!”, aggiunse, furioso.

Sam non disse nulla. Prese lo zaino, scese dall'auto e sbattè poi la portiera dell'Impala. L'espressione di Dean era stata inequivocabile e a Sam non rimase altro che obbedire. Una volta dentro, Dean trovò suo fratello seduto al tavolo in cucina mentre tirava fuori i libri e i quaderni per fare i compiti. Sperò che la sfuriata fosse stata sufficiente ma Sam non era della stessa opinione,

Posso prendermi cura di me, Dean. Non ho bisogno di un cane da guardia!”, esclamò sottolineando ciò sbattendo la penna sulla superficie screpolata del tavolo.

Dean sospirò, si appoggiò al lavandino, incrociò le braccia e disse: “Bene, papà dice altrimenti e quindi starai a casa. Quindi smettila di lamentarti e fai i compiti”

In quel momento Dean aveva altri problemi da occuparsi. Principalmente trovare i soldi per l'affitto, già scaduto da tre giorni e con suo padre in ritardo non sapeva proprio dove raccattarli. Ormai nei bar lo conoscevano tutti. Sapevano che era bravo a biliardo e nessuno lo faceva più giocare. Si, faceva qualche lavoretto nelle officine ma non poteva saltare la scuola per lavorare. La migliore richiesta era proprio al mattino e se qualcuno lo avesse visto, sarebbe finito nei guai.

Quella notte doveva farsi venire qualche idea per trovare trecento dollari o l'indomani avrebbero dovuto dormire nell'Impala e all'inizio di Marzo in Arizona non era salutare passare le notti all'addiaccio. Non aveva proprio intenzione di dire a suo fratello in che casino erano. Meglio che Sam lo odiasse per quelle piccole questioni adolescenziali, piuttosto che per preocccupazioni più gravi.

Vorrei sapere che pericoli corro a vedere un film con otto compagni!”, mormorò Sam.

Il pericolo di affrontare papà...”, esclamò Dean, andando verso il frigorifero. Sperava che ci fosse stato il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci ma quando aprì la porta scoprì amaramente che le uova, il latte e il formaggio visti al mattino non si erano tramutati in bistecche! Rimaneva così solo una pietanza da fare con quello: “Metto su la cena. Omelette!”, aggiunse, Dean, cercando di mettere un po' di entusiasmo nella voce.

Di nuovo? Non ne posso più di uova!”, replicò Sam, raccogliendo tutta la sua roba e andandosene in camera.

Dopo un cena frugale e veloce, ognuno si dedicò alle proprie incombenze: fare i compiti, lavare le stoviglie e riordinare. Sam si rinchiuse di nuovo nella sua camera senza scambiare una parola con suo fratello, il quale non fece nulla per allentare la tensione fra loro due.

Dean doveva uscire per cercare di trovare i soldi per pagare l'affitto e fare la spesa. Si preparò silenziosamente, cercando di evitare le inevitabili domande che Sam gli avrebbe posto sul fatto che Dean usciva e lui no.

Con la mano sulla maniglia della porta, pronto a uscire, Dean sentì uno scalpiccio sulla soglia della stanza di Sam e fu colto da un improvvisa voglia di fuggire!

Non ci posso credere. Io non posso uscire ma tu si? Dove stai andando?”, chiese Sam.

Ho degli affari da sbrigare”

Vengo con te”, Sam disse, girandosi per tornare dentro la camera e prendere la giacca.

No. Riamani qui!”, eesclamò Dean, un po' rudemente.

Perchè no?”

Perchè così dico io”, Dean rispose e poi aggiunse: “Non puoi, Sam! Ascolta, sto fuori un'ora al massino. Stai qui, chiudi a chiave la porta e vai a letto”

Gli occhi di Sam riflettevano la rabbia che suo fratello minore provava in quel momento ma Dean non poteva farci niente. Si passò una mano sul volto. Era stanco, aveva sonno e un feroce mal di testa ma non aveva potuto comprarsi le sue solite pillole per l'emicrania perchè non aveva più soldi!

Per favore?”, lo supplicò Dean.

Allora io non posso andare al cinema alle sette perchè è troppo pericoloso ma tu puoi squagliartela di nascosto alle undici e lasciarmi qui da solo?”, Sam si guardò in giro con un'espressione di disgusto.

Sam, non è come pensi”, Dean iniziò ma suo fratello lo interruppe.

E' una ragazza, vero? Stai andando fuori a divertirti e mi lasci qui da solo quando si suppone che tu debbe starmi a dietro?”

Sam....”, cercò di dire Dean.

Giusto, hai ragione. E' quello che ti ho chiesto prima. Arrangiarmi da solo. Sono grande abbastanza da non avere la baby-sitter!”, urlò Sam, prima di rintanarsi nella sua stanza. La porta sbattè di nuovo provocando la caduta di alcuni calcinacci dal soffitto già decrepito.

Dean stava in piedi dalla porta dibattuto se andare a fare pace con suo fratello o uscire e scovare qualche vicolo oscuro dove trovare il coraggio di aggredire qualcuno per poi derubarlo o fare qualcosa di peggiore. Con un ultima occhiata alla porta chiusa, uscì fuori,

Dean tornò a casa all'una, gelato fino al midollo ed esausto. Voleva farsi una doccia calda e occuparsi di tutti i tagli alle mani che aveva collezionato quella notte assieme ai lividi che erano sparsi per tutto il corpo, risultato di qualcuno che non si era arreso dal farsi derubare da un pivello. Aveva girato tutte le cittadine vicine e fatto tanti chilometri a piedi per non farsi riconoscere, visto che la Chevy era peggio di una cartina al tornasole. Era riuscito a racimolare duecento dollari e con i centocinquanta risparmiati e nascosti nella credenza avrebbe potuto pagare l'affitto, comprare qualcosa di sostanzioso da mangiare e prendere un paio di scarpe a suo fratello che stava crescendo troppo in fretta.

Si infilò nella doccia assaporando quel bel tepore e si crogiolò per dieci minuti cercando di sciacquarsi prima che i tubi di quell'antiquato impianto non cominciassero a vibrare forte e svegliassero Sam.

Si asciugò, si mise una vecchia maglietta e un paio di pantaloni di un pigiama di suo padre e si infilò a letto, girandosi sul fianco e si raggomitolò, mugolando dal dolore sentendo il dolore delle ecchimosi sui fianchi. Ghignò al pensiero del padrone di casa quando il giorno dopo gli avrebbe consegnato la somma dell'affitto arretrato più quella della nuova settimana.....il silenzio della camera però era innaturale. Si mise seduto guardando nella direzione del letto di Sam. Entrando prima aveva visto una forma indistinta sdraiata ma ora la mancanza di un altro respiro lo inquietava. Si alzò, si avvicinò al letto e scostò le coperte. Sotto il vecchio cuscino di papà piegato a formare il corpo di una persona, non c'era Sam.

Sul comodino un foglietto scritto con la calligrafia disordinata di Sam:” Ti sbagli Dean. So badare a me stesso e te lo dimostrerò!”

STUPIDO, COCCIUTO, FIGLIO DI PUTTANA!”, urlò Dean con quanto fiato aveva in gola alla stanza vuota.

La rabbia ben presto svanì, sostituita dal panico che lo invase e minacciò di annientarlo. Iniziò a vestirsi infilandosi un paio di jeans, una maglia e indossando gli stivali senza calze. Prese lo zaino, la giacca e le chiavi dell'Impala. Poi, quando ormai era già fuori, tornò indietro. Andò in cucina, aprì la credenza e prese un vecchio barattolo di latta. Era vuoto. Il piccolo bastardo si era portato via i soldi così faticosamente guadagnati.

SAM, QUESTA ME LA PAGHI!”, urlò un'altra volta, rivolto al nulla ma con un carico di rabbia e odio che forse sarebbe arrivato a destinazione comunque.

 

Fine Flashback

 

Perchè sei uscito di notte e lo hai lasciato da solo?”, lo incalzò suo padre.

Dean guardò i suoi piedi molto più interessanti dello sguardo irato del padre.

Rispondi, maledizione!”, urlò John, spintonando il figlio contro il tavolo.

Non dovevo fare niente...”

Per il tuo bene...”, il padre disse mentre le nocche della sua mano sulla maglietta di Dean erano sempre più bianche e la morsa sempre più stretta “è meglio che non mi conti balle e soprattutto 'niente' non è un motivo sufficiente per lasciare tuo fratello da solo!”, urlò, strattonando Dean e spingendolo verso il muro.

Vedendo lo sguardo abbassato del figlio e scambiando l'imbarazzo di Dean per la ragione per cui non gli voleva dire dove era stato, urlò: “Così sei andato con una ragazza? Un altro motivo del cavolo come quando eravamo a Fort Douglas!”

Sorrise soddisfatto John quando vide lo sguardo colpevole di Dean al sentire nominare quel posto e al riferimento dello 'shtriga'! L'aver lasciato suo fratello da solo per dieci minuti dopo tre giorni chiusi in un motel da soli, ancora adesso causava delusione negli occhi del padre e vergogna in quelli del figlio.

Avrei dovuto pestarti quella volta, così forse ora te lo saresti ricordato cosa vuol dire disobbedire ai miei ordini!”, gli urlò in faccia John.

Dean deglutì a vuoto ma avrebbe preferito di gran lunga essere picchiato piuttosto che quello sguardo carico di insoddisfazione e fallimento letto negli occhi del padre quando non era riuscito a eliminare quel mostro che a momenti uccise Sam.

Sto aspettando ancora la tua risposta, Dean!”, esclamò, sbattendo il figlio contro il muro, non forte da fargli male ma quel tanto per indurlo a parlare.

Sono uscito per cercare dei soldi!”, rispose Dean, cercando di divincolarsi dalla stretta.

Stai fermo. Non abbiamo ancora finito”, disse John, tenendo incollato il figlio al muro. “E' per quello che hai le nocche delle mani ferite?”, chiese poi.

Si, signore!”, rispose Dean,

John vide negli occhi di suo figlio una serie di reazioni: paura, avvilimento e rassegnazione. “E dovevi farlo all'una di notte?”, rimarcò il padre, non convinto dalla risposta del figlio.

Si, signore”, rispose Dean, con un filo di voce.

Non ti avevo detto di non giocare d'azzardo? Sei ancora minorenne. Se ti becca lo sceriffo, finisci dentro!”

Un moto di rabbia percorse il corpo di Dean. La bocca non collegata alla parte raziocinante della mente di Dean andò per la sua strada ed esternò tutta la frustrazione del ragazzo in tutti quei giorni, assediato dal padrone di casa e con quasi nulla da dar da mangiare a suo fratello.

Oh, si certo, e come cazzo avrei dovuto pagare l'affitto, visto che tu non ti sei degnato di farti vedere per tre settimane?”, sbottò, irato.

Questa volta il ceffone arrivò a destinazione.

Non ti permetto di parlarmi in questo modo, Dean!”, esclamò, subito dopo aver colpito il figlio.

Ho avuto le mie buone ragioni per essere stato fuori tutto questo tempo e non ti permetto di criticare quello che faccio o non faccio. Sono stato chiaro?”, chiese, sbattendo, questa volta, più forte il figlio contro il muro.

Dean, con il labbro spaccato e il sangue che colava dalla bocca, annuì. Decise, però che a costo di prendere un'altra sberla, non poteva non far sapere a suo padre il peso di quei giorni lasciato sulle sue spalle.

Si, signore. Rimane il fatto che non avevamo più da mangiare e il padrone di casa mi aveva detto che se non avessi pagato domani mattina, ci avrebbe buttato fuori!”

Chiedere un po' di soldi a Bobby o al pastore Jim, no?”, sbuffò suo padre.

Lo avevo già fatto. Non potevo chiederne altri. Poi come avremmo fatto a restituirli?”, rispose Dean, avventurandosi a pulirsi il labbro con il dorso della mano.

Chiamarmi e dirmi come era la situazione?”

Ahahaha, è più facile chiamare il Presidente degli Stati Uniti che mettersi in contatto con te!”, replicò Dean, ancora usando l'istinto e non il raziocinio.

John si allontanò da suo figlio anche se gli era venuta di nuovo voglia di alzare le mani. Aveva registrato l'ironia nella voce di Dean e decise di fare l'unica cosa possibile prima di compiere qualcosa di cui si sarebbe poi dispiaciuto in seguito. Era sua norma non picchiare i suoi figli quando era al culmine della rabbia. E in quel momento la sua ira era come il vapore incandescente di una pentola a pressione lasciata troppo a lungo sul fuoco senza sfogo.

Diede poi uno spintone al figlio verso il divano, facendolo quasi cadere. Poi andò in camera e iniziò a raccogliere le cose di Dean, mettendole nello zaino del figlio maggiore e poi tornò nel tinello.

Oltre allo zaino e un paio di capi di vestiario, cosa ha preso Sam?”, chiese il padre, sbattendo in terra la borsa di Dean.

Il ragazzo, seduto sul divano, con la schiena dolorante per i colpi contro il muro e il viso bruciante per il ceffone recente, non rispose subito.

Dannazione Dean. Rispondi!”, ululò John, dando un calcio al piede di Dean,

Un paio di libri e 150 dollari che avevo messo da parte....”, esclamò Dean sospirando.

Quanto hai fatto quella notte?”, chiese John.

Perchè?”

Rispondi”, esclamò, esasperato John.

Trecento”

John si girò a guardare suo figlio, stupito. “Tanti per una partita a biliardo! Sempre se hai giocato, vero? Dimmi come hai fatto ad averli?”

Ho fatto il giro delle cittadine qui intorno e ...”

E cosa, Dean?”

Non potevo andare nei bar, mi conoscevano tutti ormai....”

E allora...non farmi venire lì, Dean. Parla!”, lo minacciò John, mentre guardava cosa era rimasto di commestibile in casa.

Mi sono appostato dietro la latrina di una stazione di servizio. Ho aspettato che uno entrasse e poi gli sono andato dietro, aggredendolo e derubandolo”.

Cosa hai fatto?”, chiese John, avvicinandosi al figlio. “Sono allibito! Mettere in pericolo la tua vita in quel modo. E se uno di loro avesse avuto un coltello o peggio una pistola?”, aggiunse poi sedendosi su una sedia davanti al figlio e mettendosi la testa fra le mani.

Per quello mi hai addestrato...”, sussurrò Dean, incerto.

John si alzò in piedi e passando accanto al figlio, gli mollò uno scappellotto sulla testa, esclamando: “Ti ho addestrato per fare un'altra cosa, Dean!”

Dean sussultò per il colpo, forte abbastanza da far male ma non tale da farlo gridare. “Non avevo altra scelta!”, esclamò il ragazzo, massaggiandosi la parte dolorante.

Quanti ne hai aggrediti?”

Tre. E non gli ho fatto tanto male. Sono andati giù come sacchi di patate!”, rispose, con orgoglio, il figlio.

Porca miseria, Dean. C'è poco da essere contenti!”, sbottò suo padre che stava cercando qualcosa negli scaffali. “Non ce n'è più caffè?”

No. Solo uova, formaggio e latte. Li abbiamo mangiati per tre giorni!”

Vieni qui!”, sbottò, all'improvviso John, rivolto al figlio.

Dean lo guardò con gli occhi spalancati dalla paura. Suo padre si era calmato abbastanza per fare l'unica cosa che aveva in mente di compiere da quando Dean gli aveva detto che Sam era sparito e che era colpa sua se era successa. Accarezzò l'idea di non muoversi dal divano ma sapeva per esperienza che dopo sarebbe stato peggio. Con riluttanza, si alzò in piedi e andò verso suo padre.

Cercò di capire dal suo sguardo cosa frullasse nella mente di John e soprattutto l'entità della battuta che stava per ricevere. Lesse preoccupazione, ira ma anche rincrescimento e ciò fu una sorpresa per Dean.

Avrei proprio voglia di farti il culo a strisce ma mi rendo conto che una parte della responsabilità e mia, probabilmente se fossi rientrato prima questo casino non sarebbe successo. perciò adesso prendi la tua roba, vai al capolinea degli autobus e ne prendi uno per andare da Bobby e mi aspetti là. Più mi stai trai piedi e più mi viene voglia di picchiarti. Dammi i soldi che hai guadagnato quella notte!”, esclamò John, tirando fuori il suo portafogli.

No. Voglio rimanere con te. Voglio aiutarti a ritrovare Sam. Ho già fatto delle ricerche e se ti dico dove sono già stato non perdi tempo!”, esclamò Dean, conscio di essere su un terreno minato.

Dean! I soldi!”, sibilò suo padre, non tenendo minimamente conto di quello che gli aveva appena detto il figlio.

Perchè?'”

Da quando discuti i miei ordini, Dean?”, urlò John, dando una manata a uno sportello della credenza e facendo così trasalire il figlio.

Metti i soldi sul tavolo o che Dio mi perdoni, ti pesto a sangue!”, aggiunse minaccioso, avvicinandosi al figlio.

Sconfitto Dean prese dalla tasca dei jeans i soldi e li gettò sul tavolo. “Mancano cento dollari per la benzina di questi giorni e per aver dato un acconto a quel bastardo del padrone di casa”

Ok. Prendine cinquanta per il pulman e vai giù alla stazione. Ne drovrebbe partire uno alle cinque”, esclamò John, prendendo i rimanenti centocinquanta. “La macchina la darò a un mio amico, finchè le acque non si saranno calmate. Poi la verremo a prendere”

Ci sono stato attento. Non ci sono andato là con l'Impala. Non sono stupido!”, esclamò, risentito Dean.

In quanto a stupidate, ultimamente, sei stato un campione!”, disse John sedendosi sul divano, con il cellulare in mano, mentre consultava la rubrica. “Chiamo Bobby e gli dico che stai andando da lui. Digli dove hai cercato e vediamo se lui ha in zona qualcuno che mi possa dare una mano”

Non voglio andare!”, replicò, seccamente, Dean.

Tu fai quello che ti dico io. Qualcuno potrebbe riconoscerti e potremmo così avere due problemi da affrontare. Vai, ora!”

No!”

John si alzò dal divano veloce come un lampo. Prese suo figlio per il colletto della giacca, lo spinse verso la porta, facendolo sbattere con la schiena contro la maniglia. Poi a un centimetro dalla sua faccia, gli sibilò: “Cosa hai detto?!?”

Il colpo nelle reni aveva tolto il respiro a Dean. Non riusciva ad articolare le parole. Non voleva andarsene ma si rese conto che se non fosse uscito da quella casa in quel momento, l'ira del padre si sarebbe abbattuta su di lui peggio di un uragano.

John lo spostò lontano dalla porta. Lo girò con la faccia contro il muro, gli mise i soldi nella tasca posteriore dei jeans, sottolineando l'azione con una serie di dolorosi sculaccioni. Poi lo tastò per vedere se era armato. Aprì la porta, raccolse lo zaino e lo lanciò di fuori. Poi spinse il figlio oltre la soglia. “Chiamami quando arrivi da Bobby e aspettami lì finchè non ti vengo a prendere. Dean, mi raccomando, esegui gli ordini, perchè se decidi di fare di testa tua, questa volta ti ammazzo di botte. Sono stato chiaro?”

Si, signore!”, disse di malavoglia Dean, sputando la risposta quasi fosse stata un insulto.

John sentì il tono poco rispettoso del figlio ma decise di soprassedere. Altri erano i problemi. Girò il figlio, lo spintonò all'esterno, facendolo quasi inciampare nello zaino e gli fece segno di andarsene. Fatto ciò, chiuse la porta.

  
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