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Autore: Haruakira    27/10/2011    4 recensioni
Yamamoto Takeshi non era lo stupido idiota del baseball. Questo Hayato lo aveva capito bene. Non era uno stupido, Yamamoto, anche se rideva tanto e forse troppo. Chi del resto poteva dire di averlo visto arrabbiato? Chi poteva dire sinceramente di avere visto uno Yamamoto diverso senza dovere per forza associare il suo nome a una faccia allegra e a una risata spensierata, a un paio di occhi che sorridevano essi stessi di serenità e di gioia? Nessuno.
Tranne me.- mormorò una voce stanca ma decisa.
Il confronto di due ragazzi con i propri errori, i rimpianti e le amarezze. Il tentativo di capire il perchè dei loro fallimenti e quello più arduo di tantare di rialzarsi, magari insieme.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap. 11 corretto
Capitolo 11 
Aishiteru

Che un tribunale lo condannasse, pensò Gokudera  davanti allo specchio della sua stanza.
-Che mi condannino pure- ripetè fissando gli occhi sulle proprie labbra e immaginando che fossero quelle di Yamamoto. Quelle di Yamamoto da baciare, mordicchiare, succhiare, torturare a lungo, così a  lungo da renderle gonfie. Le guance del guardiano della tempesta si imporporarono a questo pensiero.
Si osservò con aria critica, poi con un sorriso dolce e amaro passò in rassegna l' ambiente che lo circondava. C' era stato proprio bisogno di una telefonata da parte di quell' idiota perchè il sole facesse di nuovo capolino tra le tende grigie della sua stanza?
Era stato proprio necessario sentire quella risata inopportuna perchè aprisse le imposte alle finestre e l' aria, quella viva, quella che sapeva di muschio mischiato a un po' di smog, entrasse a cacciare quel puzzo di polvere e dolore?
Doveva proprio sentire nelle orecchie quella voce serena per mettere un poco d' ordine in giro e togliere definitivamente bottiglie di alcool semivuote e sigarette gettate malamente ovunque?
Sì, si disse Gokudera.
C' era voluta quella telefonata, quella risata, quella voce per permettere al sole di sorgere di nuovo, ai polmoni di respirare, alla sua anima di mettere ordine in mezzo a quel caos di dolore e frustrazioni.
Era bastato lo squillo di un telefono per ammettere le proprie colpe.
Le avrebbe ammesse ad alta voce ora, avrebbe gridato i suoi peccati, scontato la sua pena se necessario. Avrebbe accettato tutto, tranne una cosa: che Yamamoto non lo perdonasse. Lo avrebbe obbligato a perdonarlo.

Perderti no, non lo farò mai, idiota. Mettitelo bene in testa.
Hai una promessa da mantenere nei miei confronti,
mi hai promesso il  per sempre e il per sempre mi devi*

Gokudera dopo ore trascorse di fronte all' armadio si decise finalmente a prendere una felpa, quella felpa. Il pinguino lo fissava arrabbiato. Era uno scontro di sguardi in cui Gokudera sembrava intimargli di non portargli più sfortuna o sarebbe esplosa e finita giù per lo scarico del water. Pianificò di andare all' aeroporto con un certo anticipo.
 Arrivò tre ore prima.
Ebbe modo di capire che l' attesa può essere snervante, solo dopo molto tempo finalmente iniziarono ad arrivare alla spicciolata tutti gli altri e il guardiano della tempesta pensò che probabilmente sarebbe stato preferibile attendere da solo.
Ryohei sembrava più esaltato del solito e le ragazze particolarmente su di giri con quell' enorme striscione di benvenuto sventolato praticamente in tutte le direzioni possibili. Hibari dal canto suo aveva mandato in sua vece alcuni rappresentanti della commissione disciplinare. L' evento -anche quel teppista lo aveva capito- era importante.
Il guardiano dei Vongola si accorse che alcune voci iniziarono a lampeggiare sull'' enorme display degli arrivi sulla sua testa. New York, o meglio il nome dell' aereo che arrivava dagli States, lampeggiava. Gokudera giurò di svenire.
Posso ancora scappare, si disse ingoiando a vuoto.
I passeggeri iniziarono ad arrivare e le porte scorrevoli si aprirono. Istintivamente si avvicinò all' area degli arrivi, appoggiando le mani sulla balaustra che la delimitava senza accorgersi di avere lasciato gli altri lontano di parecchi metri. La gente faceva il suo ingresso dalle porte scorrevoli e Gokudera squadrava ogni volto, si alzò sulle punte dei piedi per cercare di vedere meglio.

 Dov' è Yamamoto? Dov' è Yamamoto? Dov' è?
Idiota...
Yamamoto.
Yamamoto.
Yamamoto... Takeshi

Una parola, un nome accompagnava i battiti del suo cuore, invadeva la sua testa.
Tum-tum
Tum-tum
Tum-tum.
Batteva forte, dannatamente forte da fare quasi male. Ansia, attesa, paura, erano un acquerello e si confondevano fino a non arrivare a capire quale è una e quale è l' altra. Voleva che quel momento finisse al più presto, non ce la faceva più.
Si mise le mani sulla faccia dicendosi che probabilmente il suo cervello era irrimediabilmente impazzito. Quello stupido sembrava essersi sintonizzato su un solo canale. Canale Yamamoto.
Hayato deglutì a vuoto, il cuore, quel bastardo, ancora gli rimbombava nel petto in un tum-tum furioso che somigliava vagamente al galoppare di mandria di cavalli pronti ad assaltare qualche fortino inespugnabile. Aveva le mani sudate e voglia di imprecare. Provò a guardarsi la punta delle scarpe anche se i suoi occhi non volevano saperne di staccarsi da quella stramaledetta porta, sgranati, aperti all' inverosimile per paura di perderlo come se Yamamoto fosse stato piccolo piccolo come un ago o una coccinella o una lumaca... o... o... o qualcosa di infinitamente piccolo. Tipo una cellula.
Dio, si era rincretinito sul serio, si rimproverò scuotendo la testa.
Che diavolo stava aspettando a uscire, quello stupido? Che gli venisse un infarto?
Poi le porte automatiche si aprirono per l' ennesima volta e finalmente quell' idiota, il suo idiota, fece capolino guardandosi intorno spaesato prima di puntare gli occhi nocciola sull' inconfondibile e rumorosa famiglia Vongola che si era accalcata alle spalle di Hayato.
Gokudera non capì perchè, ma sentì gli occhi pizzicare e l' irrefrenabile desiderio di abbracciarlo.
E invece se ne restava lì fermo, immobile dopo averlo aspettato tanto, dopo averlo desiderato. Se ne stava fermo con l' insensata voglia di piangere mentre tutti gli altri si accalcavano intorno a lui, intorno al suo sole. Che bello rivederlo, era bellissimo, era luminoso. A Gokudera scappò un sorriso dalle labbra serrate.
Se Hayato fosse stato più attento avrebbe potuto notare che tra gli abbracci, tra i sorrisi e le parole, Yamamoto, in quella folla, cercava proprio lui e dopo avere abbracciato il padre con forza e un sorriso più commosso degli altri andò verso il proprietario di quegli occhi verdi che gli erano tanto mancati.
E Gokudera lo aspettava. Lo aspettava probabilmente da una vita e un sorriso -l' ennesimo-  gli scappò dalle labbra e le mani prima ostinatamente nelle tasche furono tirate fuori, le braccia si allungarono nell' inizio di un  abbraccio incerto, la bocca si incurvò per dire qualcosa.
-Takeshi!- Alex afferrò la spalla di Yamamoto sollevato- per un attimo non ti avevo più visto.
Dolore.
E' dolore quando senti il cuore ferito da tanti piccoli aghi, quando sanguina e accasciandosi non ha più la forza per battere, quando un nodo alla gola ti blocca il respiro e deglutire saliva inesistente diventa impossibile, quando i polmoni si stringono all' improvviso e l' aria ti manca e gli occhi -maledetto specchio dell' anima-  si fanno prima grandi e poi sottili e iniziano a diventare rossi cercando di non piangere.
-Oh. Mr Yamamoto?- domandò Alex rivolto al padre di Takeshi trascinando l' amico con sè. L' uomo annuì col capo non risparmiandosi un sorriso di incoraggiamento sebbene guardando di sottecchi il figlio si disse che probabilmente qualcosa non andava.
-L' ho riconosciuta subito, sa?- continuò Alex stringendogli calorosamente le mani- lei e Takeshi vi assomigliate molto.
-Takeshi?- domandò l' uomo stupito
-Takeshi?- fecero in coro gli altri
-Yes, Takeshi- confermò il ragazzo girandosi un momento verso la sorella per invitarla a salutare- non vedevo l' ora di conoscerla.
-Bè...- iniziò Yamamoto-san- benvenuto in Giappone ragazzo! Ti farò assaggiare un sushi squisito!
Takeshi rimase accanto al gruppetto scambiando con loro qualche sorriso distratto.  Il ragazzo si sentiva in una specie di vortice, in un risucchio inaspettato, rapido, veloce che lo stava allontanando da Gokudera. E lui rimaneva lì, dentro quel vortice. Ma per quanto? Per quanto aveva intenzione di restarci?
Gokudera.
Nella sua testa rimbombava prepotente solo il suo nome, i suoi occhi e l' aria crucciata, la voce graffiante, le mani che lo strattonavano e al diavolo tutto il resto, al diavolo i dubbi, le paure e le incomprensioni. Hayato era a pochi passi da lui, si girò e non gli ci volle molto per capire che ciò che aveva davanti era tempesta.
Gokudera alzò il mento quando poco prima Alex gli aveva portato via Takeshi e gli occhierano diventati vendicativi mentre la bocca si incurvava in un ghigno.  Oh, sì che un tribunale lo condannasse pure, si ribadì con un sorriso amaro, che quell' idiota scappasse di nuovo a gambe levate come aveva già fatto. Chi sbaglia paga.
Aveva voglia di urlare e di fare esplodere tutto.
Aspettava, Gokudera semplicemente aspettava mentre quel bastardo di Alex si accattivava le simpatie del padre di Yamamoto. Una parte di lui gli diceva di andarsene, di scappare e al diavolo le spiegazioni. L' altra, quella neonata che spesso aveva soffocato, invece gli imponeva di restare e di non saltare a conclusioni affrettate.
Gokudera dunque aspettava. Spiegazioni, risposte, giustificazioni e Yamamoto questo lo sapeva bene. Rimise le mani in tasca quando Takeshi si girò verso di lui.
Ce ne hai messo di tempo.- sembrò volergli dire Hayato.
-Takeshi, presentami i tuoi amici- lo incitò di nuovo Alex afferrandogli il polso e facendo scivolare la mano nella sua.
Yamamoto lo guardò confuso, guardò Gokudera e aggrottò le sopracciglia liberandosi dalla presa leggera e ammonendo Alex con lo sguardo.
-Alex e Sandra sono due miei amici.
-Sarà Alex amico tuo, non certo io- sottolineò la ragazza incrociando le braccia al petto.
Yamamoto questa volta non rise, guardò Gokudera incamminandosi verso di lui e ribadì deciso:- Sono degli amici. Alex- e sottolineò quel nome- è un mio amico. Ci siamo conosciuti all' accademia. Lui e sua sorella sono venuti a passare qui qualche giorno.
Gokudera e Yamamoto si osservarono attentamente sotto gli sguardi ora silenziosi della numerosa famiglia.
Gokudera sospirò -di sollievo- e allungò il braccio verso l' altro afferrandogli il colletto della maglietta. I loro visi erano vicini, gli occhi, le labbra, i nasi.
-Stupido idiota, ce ne hai messo di tempo per tornare!- sbraitò l' albino mentre Yamamoto si scioglieva in una risata allegra.
Yamamoto allontanò le mani di Gokudera da sè, indugiò tenendole tra le sue:- Quella te l' ho regalata io- sorrise indicando la felpa con il pinguino dall' aria minacciosa.
-Io nemmeno la volevo mettere.
-Ma ce l' hai addosso.
-Ci sono inciampato e alla fine me la sono messa. Era tutto da lavare.
Yamamoto abbassò la testa allungandosi verso l' amico: -Aishiteru, Hayato Gokudera- sussurrò  al suo orecchio.
Gokudera normalmente avrebbe fatto un passo indietro di almeno due metri e avrebbe urlato un idiota ai quattro venti. Per l' imbarazzo, non certo per altro. Chissà se Yamamoto questo lo aveva capito.
Questa volta fu più misurato, arrossì, decisamente arrossì e stringendo istintivamente la maglia di Takeshi tra le dita alzò la testa fino a incontrare bene la sua faccia e gli  occhi nocciola.*
-Aishiteru- soffiò muovendo appena le labbra in una dichiarazione silenziosa.





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ANGOLO AUTRICE:
Eccomi qui dopo millemila anni. Perdonatemi ma nell' ultimo periodo io e la mia ispirazione abbiamo viaggiato su binari diversi. Spero che questo capitolo vi piaccia o sia almeno discreto. Mi è costato lacrime e sudore, sappiatelo. L' ho riscritto tre volte. Tre. Mai successa una cosa del genere o.O. E per la prima volta mi sono addirittura commossa in un passaggio. Questi due mi stanno rammollendo. Ovviamente questo non vuol dire che ne sia pienamente soddisfatta, anzi. Probabilmente tanto non sarò mai contenta di quello che scrivo, rassegnamoci. Non sono stata molto su EFP ma spero di potere riprendere a seguire le storie che stavo leggendo dopo la prima settimana di Novembre. Comunque, ho giusto un paio di cose da dire. La prima è che il prossimo sarà l' ultimo capitolo o il penultimo, ancora non so. Il motivo è che credo che la storia abbia fatto il suo corso, non avrebbe senso continuarla aggiungendo ad esempio dei capitoli in cui Alex mette i bastoni tra le ruote ai nostri piccioncini, troppo, troppo banale, inoltre questo significherebbe modificare l' essenza della storia che voleva essere assolutamente introspettiva senza abbellimenti o grandi gesti esterni da cui partissero pensieri ecc... ad eccezione di quelli essenziali che all' inizio hanno dato il via a tutto.
Poi, come avrete notato ho messo un paio di asterischi *, prima Gokudera fa riferimento a una promessa di Yamamoto, infatti nel primo capitolo il nostro guardiano accusa l' altro di averlo abbandonato pur avendogli promesso il contrario, inoltre in una mia shot "Aishiteru" si parla di come Yamamoto abbia promesso a Gokudera il "per sempre", un tempo a cui di norma il guardiano della tempesta crede poco. L' ultimo asterisco è semplicemente perchè in un certo senso la scena in cui Yamamoto e Gokudera si scambiano il loro Aishiteru (ti amo) riprende più o meno e a grandissime linee quella della citata shot, uno dei lavori che io personalemente ho -stranamente- apprezzato abbastanza. Credo che per certi aspetti Aishieteu sebbene molto breve anticipi e completi "La pioggia sulla pelle", soprattutto se consideriamo questo capitolo, non saprei perchè, chi l' ha letto saprà dirmi se la mia impressione è corretta o meno spero.
Infine ci tengo a dirvi che questa storia nasce e si sviluppa sulle note di due canzoni su cui ovviamente non ho diritti:  Whataya want from me (Adam Lambert) e Just a dream (Nelly).
Su youtube ci sono due video proprio con queste due canzoni che mi hanno ispirato parecchio: http://www.youtube.com/watch?v=5XlBukwE_NQ&feature=results_video&playnext=1&list=PL7687BDBC40194935

http://www.youtube.com/watch?v=7uWyqD6Gyhs
   
 
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