Fanfic su artisti musicali > Arashi
Segui la storia  |       
Autore: Hika86    27/10/2011    3 recensioni
[50/50 capitoli COMPLETA][0/5 capitoli extra IN CORSO] Un filo ci lega alla persona cui siamo destinati: non importa il tempo che dovrà passare o le distanze che ci separano. Ma se questa persona fosse proprio davanti a noi e non riuscissimo a riconoscerla? Se la considerassimo antipatica tanto da non degnarla neanche di uno sguardo? E se l'avessimo trovata e noi stessimo vacillando nei dubbi? E ancora, cosa dice che non l'abbiamo già persa?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

«Cosa vuoi fare?» aveva chiesto subito Jun. Si era messo le mani in tasca, aveva stretto le spalle e aveva cominciato a camminare sollevando appena i piedi da terra. Era una sua posizione tipica. Sho l'aveva sempre tradotta come un "Facciamo come vuoi tu, io ho i miei pensieri in questo momento". Quel ragazzo era troppo onesto: se si fosse comportato come al solito lui non avrebbe notato nulla, ancora preda della sua confusione interiore, e invece era stato subito chiaro che qualcosa non andava. Quell'atteggiamento fu tanto improvviso da fargli dimenticare per qualche secondo ciò che era successo poco prima con Erina, ma non osava chiedere: se Matsujun si arrabbiava era meglio lasciarlo sbollire e fargli qualche domanda dopo un po' di tempo, perchè sicuramente voleva parlare, ma era sempre così riservato da tenersi tutto per sè nonostante il bisogno di confidarsi. «Non lo so» rispose solamente. "Dato che prima di lasciarci sembrava andare tutto bene, dev'essere successo qualcosa in quei minuti che è stato fuori dallo spogliatoio" ragionò mentre camminavano per il corridoio "Ma è inutile arrovellarsi, chiedere qualcosa ora è come mettere una gamba nella vasca di uno squalo: forse ha già mangiato... o forse no" storse il naso rassegnandosi a tenersi la curiosità. Qualsiasi cosa avesse detto o chiesto per capire sarebbe stata inutile, anche perchè Jun era un ragazzo orgoglioso: se qualcosa era andato male per colpa sua non era facile che lo raccontasse in giro; anche se sapeva prendersi le responsabilità dei suoi errori non significava che poi li avrebbe sbandierati ai quattro venti. «Andiamo da Mos*?» propose pensando che un po' di cibo avrebbe tirato su di morale entrambi
«Non so... ho lo stomaco chiuso» scosse il capo Jun, svogliato. Un passo dopo l'altro erano arrivati all'atrio: da una parte c'era l'uscita, dall'altra i gradini per tornare ai loro posti e finire di guardare la partita. «Birra al Keikarou?» domandò quello dopo qualche secondo silenzio l'altro
«Mh.. Adesso?» domandò Sho sorpreso, erano appena le cinque del pomeriggio e poi non si era lamentato che voleva tornare a dormire?
«Ma va!» sospirò Jun scrollando le spalle «Domani sera»
«Dici, dopo che ho fatto NEWS ZERO?» fece lui facendo mente locale dei loro impegni «Ma tu hai la serata finale con il cast. Va in onda l'ultima puntata del tuo drama**: non avevi detto che uscivate tutti a mangiare insieme?»
«Ad una certa ora me ne andrò» rispose l'amico storcendo il naso «Tanto ci vediamo comunque tardi. Dici che al Riida andrà bene anche se ha la radio la mattina?»
«Figurati se non gli va bene stare tutti insieme» sorrise leggermente «Al massimo si addormenterà con la faccia sul tavolo, come ha fatto altre volte» ridacchiò a quel ricordo
«Ah si, ricordo, ricordo» rise Jun con lui tirando le mani fuori dalle tasche e prendendo il cellulare «Allora mando la mail a tutti». Sho lo lasciò fare mentre si dirigeva con naturalezza verso l'uscita. Niente era meglio degli Arashi per dimenticare i propri pensieri e guai, anche solo per pochi minuti. Se possibile se li sarebbe addirittura sposati quei quattro buffoni che coloravano la sua vita e ne facevano parte come una famiglia vera e propria. Erano loro i suoi veri fratelli, perché, data la differenza d'età, Mei e Shu erano stati quasi dei figli per lui o comunque il tipo di "legame fraterno" che lo legava agli Arashi era diverso da quello con loro due.
Una volta fuori prese un bel respiro e cercò la macchina con cui erano arrivati per poi avviarsi di modo che Jun, mentre digitava al cellulare, seguisse i suoi passi osservandolo con la coda dell'occhio. "Sto scappando?" si domandò salendo sulla vettura "Non proprio. Quella tizia mi ha fatto seriamente paura e... sono un po' scosso. Ho bisogno di riflette un secondo, ma non posso rimanere con Matsujun in queste condizioni: qualsiasi cosa sia successa, immagino ora desideri solo tornare a dormire e aspettare domani. L'ho portato qui e l'ho messo nei guai insomma, riportarlo a casa è il minimo" annuì tra sè. L'amico aveva finito di scrivere (di solito non mandava una mail a tutti quanti, ma ne scriveva 4 diverse pur con gli stessi contenuti) e si era messo a guardare fuori dal finestrino senza dire nulla. Era strano, Jun era comunque uno piuttosto affabile e dalla parlantina facile, ma chiaramente non era il momento adatto, qualsiasi cosa gli frullasse per la testa. "Poco male" Sho si strinse nelle spalle e guardò anche lui il paesaggio. Un vantaggio dello stare tra amici era il non dover per forza riempire il tempo con discorsi inutili.

"Caro Diario, la gente è scema. I giapponesi sono peggio. Le cinesi sono imperscrutabili e le coreane... non sono più un problema" si mise a ridere mentre teneva la cannuccia tra le labbra. Una delle bolle che stava facendo nella coca cola scoppiò schizzandola dritta nell'occhio. «Che cosa cavolo stai facendo?» domandò Ying osservandola perplessa
«Mi è entrata l'anidride carbonica negli occhi» biascicò l'altra frugando maldestramente nel borsone da palestra
«L'ani cosa?»
«L'anidride carbonica... "dioxide", you know? Vabbè le bollicine della coca cola» concluse trovando il fazzoletto
«La tua amica è carina, magra e castana?» chiese la cinese rubandole un sorso di bevanda dalla cannuccia
«Guarda che Kokoro l'hai già vista! Comunque sì, è carina, magra e... Kokoro chan!» esclamò sollevando il braccio per richiamare la sua attenzione. Si erano date appuntamento alla stazione di Machida e la aspettavano fuori dal varco dei biglietti, con la schiena contro gli armadietti dell'uscita principale. Erano dalla parte opposta di Tokyo rispetto a Chiba, quindi l'amica si era dovuta fare la strada da casa a Tokyo e da Tokyo a Machida. Circa due ore di viaggio. Nonostante ciò, e nonostante fossero passati solo quattro giorni dall'annuncio della morte della proprietaria del negozio dove lavorava, sembrava piuttosto in forma. «Buona sera» salutò con un lieve sorriso
«Buona sera» rispose Ying
«Com'è andata la partita?» chiese alternando lo sguardo tra le due
«Vinto, eheheheh» ridacchiò Erina facendole il segno di vittoria «Ma a parte questo. Kokoro chan sei carinissimaaa!!» esclamò guardandola con gli occhi spalancati «Sei veramente carina! Sei proprio un amore! Quel maglioncino ti sta benissimo!» continuava a dire saltellandole intorno
«Grazie Eri chan» sorrise quella arrossendo «Vorrei poter dire altrettanto, ma indossi i pantaloni di una tuta e una giacca di jeans»
«Buuuuh! Potresti mentire» fece la rossa storcendo il naso
«Sei meravigliosa con quel tutù fuxia» accennò Ying mettendosi la borsa in spalla «Andiamo a mangiare? Ho una fame»
«Non stai mentendo in maniera credibile, così è chiaro che non è vero» continuò a lamentarsi Erina «Tahilandese! Voglio mangiare tahilandese»
«Hai mai mangiato tahilandese, Hanayaka san?»
«No, in verità no. E' così buono?» chiese la nuova arrivata mentre uscivano dalla stazione camminando sul ponte al di sopra dell'autostrada. Erano un gruppetto di tre giovani chiassose come tante altre a vederle dal fuori, eppure ognuna nascondeva problemi e tormenti di cui non dava mostra.
Il ristorante sembrava pieno a guardare le finestre quindi si fermarono fuori per capire se vi fosse posto o meno. «Ok, mi sono dichiarata» ammise di punto in bianco la rossa mentre attendevano «Scusa se lo dico così, so che dovrei prima chiederti come stai, come va con il negozio ma...»
«Co... no! Non scusarti» balbettò Kokoro colta alla sprovvista «Cioè, racconta»
«No, è che... volevo dirtelo approfittando che Ying non c'è» spiegò rapidamente, tenendo gli occhi fissi sulla scala che dava al piano superiore dove si trovava il ristorante: aveva mandato l cinese a chiedere se vi fosse un tavolo. «A lei non va tanto a genio Sakurai san e si arrabbia sempre quando ne parlo»
«Non avevate litigato? L'ultima volta che ti ho sentito dicevi di non volerlo più vedere. Credo che le tue parole fossero state: "Io con certa gente scema non voglio averci a che fare. Ho chiuso!". Sì, era così» annuì
«Si è presentato alla partita, non sapevo nemmeno io che ci saremmo visti. Era tutto un piano di Tomotan e Matsumoto san» cercò di giustificarsi
«Nomura san? Quella che ti ha accompagnato fuori con lui, se non ricordo male. Allora vanno d'accordo?» sorrise leggermente quella «Beh, cosa ti ha detto?»
«Niente. Non c'è stato tempo» scosse il capo e si zittì, Ying stava scendendo le scale e le richiamò per avvisarle che si era appena liberato un tavolo.
Kokoro aveva chiamato quella mattina presto chiedendo ad Erina di uscire, ma dato che per la prima parte della giornata c'era la partita avevano spostato l'appuntamento al pomeriggio tardi, una volta conclusa. Appunto perchè le altre due erano stanche dopo la dura giornata, Kokoro aveva accettato di fare il viaggio: cominciava a fare leggermente freschino e indossava un maglioncino di cotone indaco e bianco con la tasca unica sul davanti e il cappuccio, un paio di jeans e degli stivali in pelle leggeri. La rossa la osservò di spalle mentre salivano le scale e le scappò da ridere "E' proprio come immaginerei la ragazza di Aiba chan" pensava tra sè, convinta che la loro relazione fosse in parte merito suo. Si abbandonava a quegli stupidi pensieri solo per non stare a riflettere sulla propria situazione. Dopo la pausa non aveva detto niente a Tomomi, nè lei aveva chiesto nulla. Effettivamente da quando erano rientrate in campo avevano giocato in maniera più concentrata e forse... più agguerrita. Lei certo aveva scaricato la rabbia sulle avversarie, cosa di cui un po' si pentiva.

Sho se ne stava in piedi davanti al cancello d'ingresso del cortile in cemento del piccolo gruppo di appartamenti dove abitava Erina. "Mi sento uno stalker" si disse mettendosi le mani in tasca e riprendendo a passeggiare avanti e indietro.
«Com'è andata?» aveva chiesto Jun prima di scendere dalla macchina
«Te lo dico se mi dici cos'è successo a te» aveva ribattuto allora
«Credo di aver trasmesso la mia infelicità ad una persona che non se lo meritava»
«Ti odio quando fai queste tue frasine criptiche del cavolo» aveva sbuffato «Si è dichiarata»
«Come fai a saperlo?» aveva domandato l'amico sorpreso
«Co... eh? Come? No ehi! Ma di chi stiamo parlando?»
«No, tu di chi stai parlando!» aveva ribattuto Jun, arrossendo
«Nomura san?!» esclamò sorpreso, con una nota isterica nella voce
«Non urlare, imbecille! E comunque... "Erina san"?!» aveva domandato imitando il suo tono e facendo una smorfia
«Eh? Ehi! Imbecille? Non permetterti, e non imitarmi!»
«Mi permetto: imbecille, stupido, inetto! Mi hai pure riaccompagnato a casa? Cosa stai facendo ancora qui?» gli aveva domandato tornando improvvisamente serio
«Ho solo pensato fosse giusto riportarti a casa e poi avevo bisogno di pensare!»
«Volevi tempo per riflettere? Bene, rifletti mentre vai a casa sua oppure rifletti domani, ma ora vai e dille cosa provi!» aveva sbraitato richiudendo la portiera con rabbia e avviandosi a lunghi passi verso il portone di casa propria. Dopo quella sua ramanzina, però, Sho aveva fatto come gli era stato detto ed ecco come era finito lì, per la seconda volta in quella giornata. "Jun non permetterebbe di avere rimpianti a nessuno di noi" riflettè dopo aver gironzolato intorno all'isolato un paio di volte ed essersi finalmente deciso a starsene seduto sui gradini della casa "Ha ragione... è stato sciocco non rimanere ad aspettare la fine della partita per chiarirsi, ma forse va bene anche così. Io è una vita che aspetto questo momento" si passo le mani sugli occhi, raggomitolandosi su se stesso. La sera cominciava a fare un po' più freschino che nel resto della giornata. "Se ci penso, non voglio dichiararmi in uno spogliatoio puzzolente" storse le labbra "Qui è meglio. E' tranquillo e la sua coinquilina può dire quello che vuole: io la conosco da più tempo di lei e mi piace da quel giorno, quindi se vuole fare a gara vinco io. Se faccio fuori Takomiya, posso far fuori anche Miss Involtino primavera. Giuro che stavolta niente e nessuno mi fermerà!" annuì tra sè e riaprì gli occhi mettendosi le mani nelle tasche.
Ci aveva pensato su, anzi, era scappato dal palazzetto dello sport, aveva fatto passare tutto il pomeriggio e tutta la sera pur di riflettere con calma. "Eppure ho sempre pensato che se mai Erina mi si fosse dichiarata non avrei aspettato nemmeno un secondo: sarebbe stata mia l'istante successivo" riflettè alzando gli occhi al cielo scuro, in cui non si vedeva nemmeno una stella per le troppe luci della città "Beh, è anche vero che nelle mie fantasie di ragazzino lei si dichiarava sempre in una stanza d'hotel con addosso poco più della sua pelle... come sono bravo, in realtà mi dichiarerò sotto un cielo stellato -anche se non si vede- nell'aria fresca di inizio autunno: che dichiarazione da adulto!" ridacchiò tra sè tutto felice, sembrando tutto fuorchè adulto con quell'atteggiamento. Insomma, a dispetto di ogni sua fantasia, tutto era andato diversamente. La sua risposta non era stata immediata: un po' era stato per colpa della coinquilina di Erina, ma un po' era certamente colpa sua. La dichiarazione non era certo arrivata inaspettata, ormai era un po' di tempo che era quasi certo che lei provasse qualcosa, ma quel giorno era andato per scusarsi, non per ricevere un "mi piaci" detto con rabbia. O meglio, con esasperazione. Gliel'aveva quasi sbattuto in faccia con una violenza che non si sarebbe mai aspettato. Ma forse da una rossa poteva aspettarsi una cosa simile, semplicemente non era pronto ed era stato quasi uno shock. Era una vita che attendeva quel momento. Forse "una vita" era troppo tempo, ma aveva cominciato a guardare quella ragazza nove anni prima e inizialmente aveva rinunciato per colpa della sua timidezza, poi l'aveva avvicinata, grazie alla spigliatezza di lei, e infine allontanata, unicamente per via della propria stupidità. Qualche forza misteriosa però gli aveva permesso di rivederla dopo anni e anni di distanza, un dono del destino, e gli era stata data la possibilità di ricominciare da capo. Era accaduto tutto questo... e la sua dichiarazione era stata, invece, come uno schiaffo. Decisamente non se l'aspettava, non così.
«Sakurai san?» si sentì richiamare improvvisamente. Stava per addormentarsi con la testa appoggiata al corrimano. «Eh? Cosa?» domandò svegliandosi di soprassalto
«Cosa ci fai qui? Sono le undici di sera» gli domandava Erina, in piedi all'inizio delle scale insieme alla cinese. Indossava i pantaloni di una tuta, un giacchino di jeans ben abbottonato e aveva i capelli raccolti in due trecce mezze sfatte. «Oh io... dovevo parlare con te, hai un po' di tempo?» chiese subito mettendosi in piedi per darsi una svegliata
«Scusa? Ma... da quando sei qui?»
«Io... io non lo so» rispose preso contropiede "Cosa sono tutte queste domande? Io voglio delle risposte, del tipo: sì ho tempo, sì dimmi tutto. O magari: Sho, tesoro, sono tua". «Le otto? Forse lo otto, sì» farfugliò in risposta guardando l'orologio «E' tardi. Hai tempo?» insistè
«Sì, ma... sei stato al freddo per quasi tre ore. Vuoi qualcosa?» fece quella. Continuava a non rispondere alla sua domanda e non capiva se sarebbe stata ad ascoltarlo o no. «Non c'è te in casa» annunciò la coinquilina. Sho ed Erina la fissarono. "Oh... è un modo subdolo per dirmi che non posso entrare e quindi non posso parlarle?" pensò il ragazzo aggrottando le sopracciglia. «Quindi penso che andrò al supermercato a comprarne un po'. Voi nel frattempo scaldate pure l'acqua» sospirò quella mollando il borsone a terra e ficcando le mani in tasca per allontanarsi a grandi passi
«Scusami e grazie» rispose Erina guardandola andarsene «Cominciamo ad entrare allora?» fece per prendere la borsa della coinquilina prima di salire
«Lascia, la porto io» rispose subito Sho. Scese i gradini e prese con sè il bagaglio sfilandoglielo dalle mani. Erano bollenti. «Sei ghiacciato!» esclamò lei ritraendosi «Saliamo allora. Scaldo l'acqua» aggiunse subito dopo abbassando lo sguardo e salendo le scale per fare strada. Stava evitando di guardarlo in faccia. Doveva sentirsi abbastanza in imbarazzo dopo ciò che aveva detto quel pomeriggio, lui invece, al vederla così -improvvisamente debole- si sentì più sicuro di sè: a tutti gli effetti era lui quello in vantaggio tra loro perchè conosceva i sentimenti di entrambi, lei invece sapeva di aver messo a nudo il proprio cuore, ma non aveva idea di cosa le sarebbe stato detto in risposta. Salirono fino al ballatoio e raggiunsero la porta dell'appartamento. La vide tentare un paio di volte ad infilare la chiave nella toppa, le mani le tremavano leggermente. A Sho venne da sorridere: non conosceva la ragazza che aveva davanti a sè, lui aveva incontrato la giovane mezza straniera appena arrivata a Tokyo, l'aveva vista crescere in brillante neo laureata e l'aveva rivista come forte e decisa donna in carriera. Quel suo lato teso e innamorato -di lui per giunta- era un lato di lei che non aveva mai visto e in quel momento gli metteva tenerezza. «Scusa. La casa non è molto in ordine. Per la verità non aspettavamo visite» pronunciò Erina entrando nell'appartamento. Entrambi si fermarono nell'ingresso e la porta si chiuse alle spalle di Sho. «Allora, puoi lasciare la borsa qui e... adesso ti trovo qualcosa da mettere ai piedi» spiegò parlando rapidamente, nervosa. Lasciò la borsa dove gli era stato detto e la guardò sfilarsi le scarpe: non poteva lasciarla andare, non aveva tempo da sprecare. «Erina san?» la richiamò. Lei si bloccò all'istante e si girò con un sorrisino tirato stampato in faccia «Sì?» domandò con un filo di voce.
Sho rimase immobile ad osservarla: forse non era una vita che attendeva, ma poteva dire con certezza che quello era l'amore di una vita. Cos'altro poteva essere una donna di cui si era innamorato tanto da non dimenticarsene più per anni? Quello era quindi il Momento, ma ancora una volta non riusciva a trovare le parole o forse, avendo già detto tante stupidate fraintendibili in quei mesi, temeva di non risultare chiaro nemmeno quella volta. Cosa che invece doveva essere.
Sollevò una mano e passò il pollice sui ricci sfuggiti alle trecce che dondolavano sulla guancia sinistra della ragazza. Li spostò all'indietro affondando le dita nel resto dei suoi capelli e fece un passo, azzerando del tutto la distanza, comunque esigua, che li separava nel piccolo spazio dell'ingresso. Chiuse gli occhi e si abbassò a baciarle la fronte: aveva la pelle calda nonostante il fresco di fuori. Senza fermarsi si abbassò ancora per baciarle la palpebra sinistra con un tocco leggero. La sentì inspirare rapidamente e trattenere il fiato quando le baciò la guancia dalla parte opposta. Erina piegò il capo verso di lui e Sho si fermò il tempo di sbirciare la sua espressione: aveva chiuso gli occhi, sembrava non essere più la nervosa e aveva anche dischiuso le labbra, trattenendo il respiro. Sorrise, quasi compiaciuto, prima di baciarla di nuovo, vicino alle labbra, concedendo a quelle di entrambi di toccarsi solo con l'angolo della bocca. La sentì sospirare rilasciando tutto il fiato che aveva trattenuto fino a quel momento. Aveva nuovamente girato la testa verso di lui, come per inseguirlo quando aveva staccato le labbra dalla sua pelle. «Sho...» il suo respiro caldo gli soffiò sulla guancia e quel bisbiglio tremante gli accarezzò l'orecchio. Baciare la donna che amava era quello che sognava da tanto, ma per quanto ci avesse potuto fantasticare su, non era mai riuscito ad immaginare l'emozione, il calore e il desiderio che gli riempivano il corpo, nè la gioia, mista a sorpresa, che lo fece quasi tremare quando realizzò da quei movimenti che lei attendeva e voleva quel momento quanto lui. «Erina» sussurrò prima di stringere le dita sui boccoli rosso fuoco della ragazza ed abbassare nuovamente il viso su di lei, avvicinando la bocca alle quelle labbra socchiuse.

Sho non era tipo da baci a stampo, era un uomo passionale: quando si trattava di emozioni e di sentimenti, quando aveva la certezza di ciò che faceva ci si lanciava con tutto se stesso, anima e corpo. In quel senso era passionale, perchè non si risparmiava. Non si risparmiò nemmeno quella sera.
Le loro labbra si erano appena toccate che già lo sentì cercarla. Gli accarezzò la lingua con la propria e si lasciò trascinare dalla sua intraprendenza. Con il cuore che le batteva all'impazzata si aggrappò alla felpa del ragazzo, stringendo le mani sul tessuto quando gemette contro le sue labbra. Aveva la mente svuotata: la sua intera attenzione era focalizzata sull'uomo che aveva desiderato per mesi e che, finalmente, la stava baciando con un trasporto e una passione che andavano ben aldilà di tutte le sue fantasie. Sentiva le sue dita dietro la nuca, l'altra mano stringerle la vita e la sua bocca calda unita alla propria da un continuo accarezzarsi e intrecciarsi di lingue.
Quella doveva essere la sua risposta. Quella bocca calda le stava dicendo cosa provava Sho senza però usare parole, il corpo forte al quale si stava aggrappando le dava la certezza che stava cercando da mesi. Quell'uomo, in quel momento, senza esitazione e senza alcun dubbio, ricambiava i suoi sentimenti. La baciava e la stringeva come nemmeno nei suoi sogni più vivaci era mai riuscita ad immaginare. Erano l'uno completamente perso nel baciare l'altra, aggrappata alla lui, quasi in punta di piedi per approfondire quell'intimità. Il trasporto era tanto che fu difficile convincersi e convincerlo ad interrompere quel contatto. «Voglio che lo dici» sussurrò lei col fiato corto. Il ragazzo non si risolveva a smettere e continuava ad avvicinarsi per tentare di riprendere da dove lei lo aveva fermato. «Non ci crederò finchè non lo dirai» ripetè imperterrita, pur non riuscendo ad evitare di cercarlo a sua volta per baciarlo ancora, rapidamente. Sho sorrise «Tu mi piaci Erina» sussurrò sulla sua bocca
«Da quando?» chiese mentre quella sola risposta la stava facendo sciogliere: forse, se non l'avesse abbracciata lui, sarebbe caduta a terra. «Da sempre. Non ho mai smesso» rispose ancora. Sciolse la presa sui suoi capelli e sentì entrambe le sue braccia circondarle i fianchi. Era meglio così, tutte quelle emozioni le stavano facendo venire il capogiro. «Anche dopo quel giorno di neve» le spiegò stringendola a sè, tanto vicina che non poteva più baciarlo, ma solo appoggiare il capo alla sua spalle e nascondere il viso contro il suo collo. «Scusami, hai dovuto aspettare tanto» mormorò
«Proprio non mi sembra il caso di chiedere scusa» rispose lui tutto serio. La sua voce profonda, con quel timbro caldo, la toccava ora tanto profondamente che probabilmente sarebbe arrivata a farle vibrare il cuore con un solo sospiro. «Però mi hai detto che sono imbecille... l'ha detto anche Jun! E ha aggiunto "stupido"... e pure "inetto"» biascicò con voce lamentosa «Capisci? E' andato addirittura a cercare una parola antiquata come "inetto". Voi due mi avete proprio avvilito» sospirò. Erina piegò il capo verso il petto di Sho per soffocare una risata: quel ragazzo aveva la straordinaria capacità si essere insieme un uomo serio e un ragazzino idiota. Poteva spiegare qualcosa nella maniera più seria e profonda possibile e il secondo dopo farti ridere pronunciando un'improvvisa idiozia. Adorava anche questo di Sho. Sciolse l'abbraccio e salì sul gradino di casa «Se Ying torna e non trova l'acqua si insospettirà»
«Perchè non pensi sia andata a prendere il te apposta perchè accadesse questo?» le chiese lui. Lei lo osservò corrucciata «Dici?» domandò tirando fuori e porgendogli delle ciabatte
«Sei proprio ingenua... permesso» disse quindi il ragazzo entrando nell'appartamento. Si fece seguire fino in cucina e mise subito sui fornelli un pentolino d'acqua, sistemando rapidamente tre tazze sul tavolo, con cucchiaini e zucchero. "L'avrebbe fatto apposta? No, non è possibile... Ying odia Sho, non gli avrebbe mai volontariamente permesso di stare da solo con me. In casa poi" riflettè per un attimo, poi guardò verso il corridoio dove infondo sapeva trovarsi la camera da letto "No, è impossibile! A cosa stai pensando tu! Stai buono cervello! Ti ha appena baciato e già pensi al passo successivo? Ti sei bev... ti sei autobevuto?! No, no, n..." si stava auto rimproverando quando sentì le mani di Sho prenderla per i fianchi e attirarla a sè, arrivandole alle spalle. «Sakurai san?» balbettò quando lo sentì avvicinare il viso al suo collo e respirarle sulla pelle
«M-mh?» mugugnò quello
«Come la mettiamo con il gruppo? Cioè... con gli Arashi. E con le fan» provò a intavolare il primo discorso che le venne in mente
«Che problema dovrebbe esserci? Aiba chan ha una ragazza, Jun kun ce l'ha avuta fino a pochi mesi fa...» spiegò stringendosi nelle spalle e spingendola leggermente per farla girare verso di sè «Per le fan... basta che non lo sappiano»
«Sai che non potremo andare fuori a mangiare insieme? Queste cose non potremo nemmeno farle in pubblico» spiegò Erina passandogli le braccia dietro il collo
«In pubblico non le farei» mugugnò lui arrossendo vistosamente «Per chi mi hai preso? Per uno straniero?»
«Non intendevo dire esattamente queste cose» specificò arrossendo anche lei, quando Sho la strinse contro di sè «Lo sai cosa volevo dire»
«Oh, guarda! Ma allora anche tu ti imbarazzi per qualcosa!» fece sorpreso
«Cosa vorresti dire? Guarda che...»
«No, intendo che qualche ora fa mi hai urlato in faccia che ti piaccio, senza il minimo pudore e femminilità. Due minuti fa ti sei lasciata baciare come se non aspettassi altro...» ragionò il ragazzo
«Ma cosa volevi? Che facessi resistenza?» domandò sbalordita
«Beh, sì. Cioè, più che altro normalmente me la sarei aspettato... un po'... all'inizio. Le donne non sono così disinibite» le spiegò
«Il tuo discorso è equivoco. Era solo un bacio. Un bacio, capito? Innocentissimo» concluse Erina storcendo le labbra
«Era innocente?» domandò Sho ridendo di gusto «Accidenti, se quello era solo un bacio non oso immaginare il passo successivo» ridacchiò, ma lei lo fissò diventando dello stesso colore di un pomodoro maturo. Quando se ne accorse si corresse subito «No! No, cosa hai capito? Intendevo.. parlavo sempre di baci io!» si scusò
«Sì. Hai parlato abbastanza» sospirò lei alzando gli occhi al cielo. Si alzò in punta di piedi e cercò nuovamente le sue labbra.
A quel punto doveva crederci. Si stava comportando normalmente, ma da qualche minuto una parte di sè non poteva credere a ciò che era successo man mano che erano passati i secondi. Sho la ricambiava e da quel momento lei aveva tutto il diritto di baciarlo, di accarezzarlo e di ricevere da lui delle attenzioni che non erano destinate a nessun'altra se non lei. Il modo in cui la baciava era travolgente, il cuore le batteva tanto forte che temeva sarebbe svenuta da un momento all'altro. Le trasmetteva una sensazione di calda unicità con ogni suo gesto, come se esistessero solo loro al mondo: quando le sorrideva o quando la baciava e la cercava con passione. Adesso quell'uomo era suo.
Ci erano voluti nove anni, ma tutto sommato sembrava esserne valsa la pena.

*Abbreviazione di Mos Burger, catena di fastfood giapponese
**Per dovere di cronaca, ricordo che in questo periodo stava andando in onda Natsuniji, il 20 Settembre è andata in onda l'ultima puntata


Non ci è voluto molto a scriverlo. La scena principale era già stata scritta svariati mesi fa quindi ho dovuto solo concentrarmi sul "contorno". Certo anche quello è importante e mi ci è voluto un po' perchè, pur dividendo le settimane in traduzione-fanfiction.traduzione-etc ora è cominciato Nazotoki (di cui oggi probabilmente pubblicheremo la prima puntata subbata), il che significa che ogni settimana ho n episodio da fare, che sia la settimana di traduzione o meno. Contiamo anche che dovrei studiare per cinese e giapponese -.- che il lavoro mi ruba un sacco di tempo... insomma tutto questo ha significato meno tempo per scrivere rapidamente anche quel poco che andava messo di contorno. E poi all'epoca in cui avevo descritto quel momento particolare, la scena era pensata per svolgersi in inverno e all'aperto quindi ho dovuto cambiare alcune cose anche di quella.
So di avervi fatto penare (starò parlando ai lettori o ai personaggi? XD), ma tutto sommato, dopo la coppia di Chibi, anche questi due dementi paiono essersi capiti.
la domanda fondamentale, a questo punto è: se tutti si sono chiariti e siamo capitolo 34... cosa diamine accadrà per arrivare a 50?
fufufu
Stay tuned★

Un sentito a grazie a quella santa e paziente lettrice di WhenItsTime. Te l'avevo detto che anche il 34 era un capitolo-bomba u.u *love love*

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Arashi / Vai alla pagina dell'autore: Hika86