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Autore: Indygodusk    30/06/2006    8 recensioni
Durante un’ondata di caldo Kaoru si ritrova sola, frustrata ed estremamente accaldata. Scoraggiata dal comportamento amichevole di Kenshin, decide di rinunciare al suo amore. Però rifiuta di arrendersi al sole. I vestiti iniziano a volare, ma tanto non c’è nessuno che potrebbe vederla, giusto? Battosai/Kaoru. (Scritta da Indygodusk e tradotta da Quenya)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hakama Dake

By Indygodusk<

Traduzione By Quenya


Disclaimer: Rurouni Kenshin e I relativi personaggi non mi appartengono. Un vero peccato!

AN: Ancora una volta, considerate seriamente il rating MATURO ; ci saranno delle scene LIME più avanti – un temporale di gocce di limone, da nuvole a forma di limone su labbra al gusto di limone. Un abbraccio alla mia beta Katyclismic, che ha sempre le idee migliori e non ha timore di dirmi quando le cose che scrivo cominciano a diventare assurde.

Per favore, leggete le mie Note dell’Autore sull’argomento gi vs kimono indossati da KK alla fine del capitolo.


Capitolo 8 : Il suo marchio


Kenshinsorrise contro le labbra appena socchiuse di Kaoru. Erano umide, leggermente screpolate e meravigliose. La sensazione delle sue morbide labbra e della sua figura delicatamente muscolosa che si strusciava pressandosi contro il suo corpo in fiamme fece decidere a Kenshin che da quel momento avrebbe accolto con gioia qualunque sorpresa lei avesse intenzione di proporgli.

Se la propria bocca non fosse stata felicemente occupata, Kenshin sarebbe scoppiato in una sonora risata di esultazione. Oh si, adesso lei era sua. Aveva avuto la possibilità di tirarsi indietro e rifiutare le sue avances. Invece gli era saltata addosso. Non avrebbe avuto una seconda possibilità di fuga. Anche se la stretta di lei si fosse allentata, la sua non l’avrebbe fatto. Adesso che ce l’aveva tra le braccia, non l’avrebbe più lasciata andare. Mai più.

Abbracciandola fermamente, lui le fece scivolare le dita sopra quelle fossette alla base della schiena che lo avevano attirato così tanto. Inserendo agilmente un ginocchio tra le gambe di lei, la strinse ancora di più tra le sue braccia, portando i loro corpi a stretto contatto. A quella intima vicinanza, Kaoru emise un’esclamazione e istintivamente cercò di tirarsi indietro. Tuttavia l’abbraccio in cui lui l’aveva stretta non le permise il movimento e la sua bocca scese su di lei.

Era giunto il momento che quella Shihandai gli insegnasse una lezione. Voleva sapere quali punti del suo corpo la facevano andare in estasi e quanti gemiti differenti sarebbe riuscito a strappare a quelle dolcissime labbra. Dal modo in cui lei aveva unito le loro labbra, lui immaginava che non avesse molta, se non alcuna, esperienza nel baciare un uomo. Una piccola parte di lui era un po’ delusa, dato che in quel modo avrebbe dovuto procedere più lentamente di quanto avesse voluto.

L’altra parte però, quel lato primitivamente possessivo della sua anima, gioiva profondamente sentendosi fieramente felice. Quelle sensazioni e quel sapore sarebbero state solamente sue, il suo segreto. Essere il primo a condurla passo dopo passo nella spirale del piacere gli faceva battere violentemente il cuore dall’anticipazione.

Controllati, Himura, o la spaventerai! Vacci piano. Ricordati, passo dopo passo.

Passandole la lingua sulle labbra ormai socchiuse, lui si soffermò leggermente contro i denti. Lentamente le fece scorrere le mani lungo la schiena, occasionalmente fermandosi ad accarezzare e massaggiare la sua pelle morbida come i petali di ciliegio. Passandole le mani sul corpo, sfiorando appena la parte esterna dei seni, allargò le dita sulle spalle, per poi curvarle intorno alla gola come una collana d’oro. Mentre le mordicchiava il labbro inferiore, usò i pollici per piegarle gentilmente la testa fino a che non trovò la precisa angolazione che voleva.

La mano di Kaoru rafforzò la stretta sulla sua nuca mentre apriva maggiormente la bocca alla sua sollecitazione. Soddisfatto, lui le accarezzò con la lingua l’interno della bocca. Soffocandole il successivo gemito con le labbra, le leccò l’interno dei denti. Per un momento avrebbe giurato di aver assaporato la succosa polpa di una ciliegia, anzichè l’interno del suo labbro superiore.

La mano che lei aveva fermamente tenuto contro il suo fianco allentò la presa, scivolando languidamente fino a che la punta di un dito si fermò contro la pelle sensibile proprio sotto il tessuto ammassato alla vita di lui. Anche se Kenshin sapeva che era soltanto un polpastrello, gli sembrava molto di più. Sentiva in maniera amplificata quel poco di pelle scivolata sotto i suoi vestiti, come se entrambe le mani e le labbra lo avessero toccato in quel punto in modo estremamente intimo.

Ringhiando, spinse più a fondo la sua lingua nella bocca di lei, divorando il suo sapore. Aveva sempre profumato di gelsomino, ma non aveva mai saputo che avesse anche quel sapore : gelsomino con una sfumatura intensa di pompelmo, ciliegia e fiori d’arancio.

Continuando il suo assalto a quelle labbra, le fece scorrere le mani lungo la schiena, da sopra la ruvida stoffa che le fasciava il petto fino alla pelle liscia come la seta delle sue costole. Il suo pollice si fermò proprio sotto i suoi seni fasciati. Sfiorandole appena il bordo della fasciatura con un’unghia, lui si chiese distrattamente quanta parte della sua mano avrebbe potuto insinuarci. Chissà se la pelle che c’era li sotto sarebbe stata ancora più morbida?

Prima che avesse potuto scorpirlo, la sua vivace Kaoru iniziò un duello a colpi di lingua con lui. Kenshin non avrebbe mai apprezzato uno scontro più di così. Cercando di rallentare il ritmo per via dell’inesperienza di lei, fu messo fermamente al suo posto dalla piccola Shihandai quando questa intrecciò rapidamente la lingua con la sua. Quando inaspettatamente lei chiuse le labbra intorno alla sua lingua e succhiò, la mente di Kenshin divampò in un’accecante fiammata bianca. Per un minuto temette di esplodere.

Quando riprese controllo sui suoi sensi, si ritrovò a stringere saldamente Kaoru contro il muro del dojo, tenendola a cavallo della sua coscia mentre la baciava quasi selvaggiamente. Staccandosi a forza dalle sue labbra gonfie, le depose baci lungo le guance arrossate e le lunghe ciglia. Queste ultime gli solleticarono la bocca, e lui tornò indietro dalla sua esplorazione della tempia per ripetere quella lievissima carezza. Notando una goccia d’acqua - che fosse pioggia o sudore - scorrerle sulla guancia destra, si sentì quasi in dovere di seguire con le labbra o con la lingua il percorso che tracciava lungo le colline e gli avvallamenti del suo viso e del suo collo. Dopo aver raggiunto l‘umida goccia alla base della sua gola, fu molto attento a passarle le proprie ciglia lungo la curva della mascella in una seducente carezza.

A quel punto Kaoru stava quasi facendo le fusa. Tracciandole con la lingua i tendini del collo, Kenshin si soffermò per un momento ad assaporare il gusto salato della sua pelle. Intossicata dalle nuove sensazioni che la bocca di lui le stava facendo provare, Kaoru trattenne a stento un’esclamazione quando lui le afferrò saldamente una spalla e poi le diede un improvviso morso. Fuori controllo, le unghie di Kaoru gli graffiarono la schiena quando lui continuò a marchiarle il corpo. Kenshin le lenì il punto dolente con morbide passate di lingua, prima di scendere verso il basso, fino a che non le accarezzò con le labbra il punto proprio sopra il tessuto che le fasciava i seni. Il suo lieve ansimare lo stuzzicava, perchè le faceva pressare le sue morbide curve contro le sue labbra affamate, per poi allontanarle subito dopo con il ritmo del respiro. Quell’esprienza gli stava certamente insegnando che era più schiavo dei desideri carnali di quanto avesse pensato.

Un altro gemito le sfuggì dalla gola e Kenshin si scostò giusto in tempo per vedere la sua espressione. Rapito, osservò affascinato la visione del suo viso arrossato, degli occhi chiusi e della sua testa reclinata per concedergli un migliore accesso alla sua gola. Parte del suo viso era oscurato dalle ombre, come se volesse avvertirlo che anche se stava iniziando a conoscere il suo corpo, aveva ancora molto da imparare sui misteriosi recessi della sua anima. La setosa massa dei suoi capelli gli solleticava le mani poggiate intorno alla vita. Sentiva la calda pressione delle mani di lei sulle spalle e il bruciore degli appassionati graffi che le unghie gli avevano lasciato in quel punto.

Attraverso gli shoji aperti alla sua sinistra, udiva scorrere torrenti di pioggia. Grazie a Dio il selvaggio frastuono della natura non era abbastanza forte da coprire i sensuali mugolii che emetteva Kaoru mentre lui le esplorava il corpo. Sentiva quel temporale riverberare attraverso la casa e le gocce di pioggia cadere sul pavimento del dojo attraverso gli shoji aperti. Per sua fortuna la fioca ed incerta luce non faceva altro che esaltare, e non nascondere, la bellezza della donna tra le sue braccia.

Un lampo balenò ancora una volta, illuminando le due impronte di denti che risaltavano in modo netto contro la pelle pallida come la luna di lei. I suoi marchi, il suo possesso, la sua donna. SUA. Avidamente osservò Kaoru, arrossata e ansimante per causa sua.

Impaziente, lei si contorse contro il suo corpo e aprì gli occhi. “Aah, perfetto” mormorò lui.

Nell’eccitazione i suoi occhi blu iridescenti apparivano enormi: dialatati un due profondi pozzi neri circondati da un anello di brillante zaffiro, il colore dell’interno delle ali di una farfalla blu, invisibile fino a che questa non sollevi il suo corpo dalla terra fino al cielo turchese.

Senza freno, la sua mente gli fece apparire all’improvviso la visione di se stesso con Kaoru stretta tra le braccia, con gli occhi blu che lo fissavano mentre rideva e rideva quando lui la faceva girare in aria. I suoi capelli neri come la notte le volarono momentaneamente sul viso, e quando scivolarono via, lui vide che il suo viso e la sua figura si erano trasformate. Adesso era una ridente bambina quella che stringeva tra le braccia e che faceva volare in aria, una bambina con gli occhi di Kaoru e il suo naso che gli premeva le manine appiccicose sul viso e lo chiamava papà.

Poi anche questa visione cambiò, per essere rimpiazzata da quella della sua stanza di notte, illuminata solo da una singola candela rossa. La sua tremolante luce si riflesse sulle spalle nude di una donna che dormiva nel suo futon. Quando questa si girò, vide il viso di Kaoru. I suoi occhi blu scuro splendevano nella luce riflessa della candela come le stelle in una notte senza luna. Alzando il bordo della coperta, lo attirò con un dito ruvido dagli anni passati ad allenarsi con la spada in un gesto di seducente invito.

Tornando in sè con un salto, Kenshin aprì la bocca improvvisamente arida per parlare, ma dovette prima inghiottire. Kaoru lo stava guardando con la testa piegata di lato in modo interrogativo. Durante il suo sogno ad occhi aperti le sue mani erano salite ad accarezzargli il viso.

Per sempre” le disse un po’ confusamente “Voglio questo viso, questi occhi e il tuo spirito…per sempre”.

Davvero?” chiese lei con sognante sorpresa. “Io sono t…” iniziò, ma poi si tese leggermente. Sbattendo velocemente le palpebre, il suo languore iniziò a scomparire. “Aspetta un attimo…spero che non sia solo perchè…” la sua voce suonava deliziosamente roca, ma quelle non erano certo le parole che voleva o desiderava sentire da lei. Lui avrebbe avuto la sua resa, il suo consenso. Se questo riguardava soltanto il desiderio per lei o la curiosità dei piaceri del corpo, allora l’avrebbe soddisfatta così tanto che lei avrebbe finito per bramare il suo tocco, proprio come lui aveva sempre bramato quello di lei. Era già così vicina ad amarlo. Sapeva che avrebbe potuto conquistarle il cuore. Non importava quanto ci fosse voluto.

Catturandole le labbra, lui soffocò ulteriori proteste. Aveva bisogno di tempo per pensare ad un piano. Sfortunatamente, temeva proprio che pensare ad una strategia al momento sarebbe stato impossibile. Quando lei lo toccò, i suoi pensieri si dispersero come petali nel vento. Era una lezione che avrebbe fatto meglio ad imparare in un altro momento, ma lui accettava di buon grado sia gli aspetti negativi che quelli positivi di quelle lezioni, e quelle labbra erano un lato decisamente positivo.




Per un secondo, Kaoru provò un momento di disperazione. Non riusciva a pensare quando lui la baciava in quel modo. Non era giusto, e lei voleva riflettere su quello che stava succedendo. Quello che le stava facendo e dicendo sembrava troppo bello per essere vero. Perchè stava accadendo adesso e non prima? E se lo stesse facendo solo per compassione? Non accetterò la sua pietà, non importa quanto sia bello quello che mi sta facendo provare.

Il suo corpo si ribellò a quel pensiero, lottando per affermare che anche quelle sensazioni avevano un loro peso. Tutte quelle deliziose cose che le sue mani e le sue labbra le stavano facendo erano la cosa più importante. Non le sue motivazioni, insistè il suo corpo. Ma dopo…riuscì a controbattere a se stessa, dopo quando non mi toccherà più, so bene che mi distruggerebbe. Spostando le mani sulle spalle di lui, Kaoru cercò di respingerlo. Al suo movimento, lui la strinse più forte tra le sue braccia e spostò la bocca dalle sue labbra all’orecchio, succhiandole il lobo.

I pensieri le si infransero come uno specchio rotto, e lei spostò i sensibili polpastrelli delle dita lungo le sue forti braccia. Tracciandogli i contorni dei muscoli delle braccia, sentì il lieve solletico dei peli dei suoi avambracci contro le palme delle mani. Quando la bocca di lui tornò al collo, Kaoru gli affondò ancora una volta le mani nei capelli rossi. Strofinandogli il naso contro una tempia, inspirò quel profumo di legno di sandalo, zenzero e qualcosa di indefinibilmente maschile che era Kenshin.

Chiudendo una mano nelle ciocche vermiglie, sentì qualcosa pungerle la pelle. Un altro profondo respiro le portò alle narici un rinvigorente profumo di pino. Districando le dita, si ritrovò a stringere una massa di aghi di pino che gli erano rimasti impigliati nei capelli.

Concentrando la vista oltre la sua mano, un’impresa più difficile di quanto si possa immaginare con un uomo dagli occhi ambrati che le stava mordicchiando la clavicola, Kaoru notò il silenzio. Aveva smesso di piovere. Da dietro una nuvola il sole faceva timidamente capolino, gettando brillanti raggi attraverso le gocce che ancora cadevano dai pini color verde giada e dal tetto marrone scuro. La combinazione di gocce d’acqua e sole produsse centinaia di piccoli arcobaleni che apparivano e scomparivano alla vista come se degli spiritelli dispettosi stessero giocando nel dojo.

La bellezza eterea e la magia di quella scena fecero di nuovo insospettire Kaoru. Era tutto troppo bello e Kenshin era così meraviglioso con lei. Non era arrivata facilmente alla decisione di rinunciare al sogno di avere Kenshin come marito e amante, anzi era stato molto doloroso, ma aveva creduto che fosse stato quello ciò che lui voleva. Per quanto tutto quello fosse meraviglioso, sapeva bene che quando lui diceva ‘per sempre’, lo intendeva davvero. L’avrebbe uccisa se l’indomani lui si fosse pentito delle sue parole. Così più a lungo sarebbe durato quel sogno, tanto peggio sarebbe stato quando fosse finito.

Per alcuni minuti non le era importato del futuro, ma soltanto di quelle dolci labbra e ancora più dolci parole. Quasi non riusciva a credere di essere stata lei a saltare addosso a lui. Quando aveva finalmente accettato che Kenshin fosse veramente là, in piedi davanti ai suoi occhi, Kaoru aveva deciso di piantarla con i tentennamenti e afferrare al volo l’occasione. Così, aveva afferrato lui. Non avrebbe mai creduto di esserne capace, ma non se ne sarebbe mai pentita : l’espressione profondamente stupita di lui quando lo aveva baciato, le sarebbe rimasta impressa nella memoria per sempre. Era stato meraviglioso insegnargli una volta per tutte che ormai era una donna adulta, con i suoi bisogni e i suoi desideri. Cosa importava se lui era più esperto di lei nel baciare? Anche se all’inizio si era sentita un pochino insicura, poi era riuscita ad impressionarlo con il suo gioco di lingua. Dopotutto era sempre stata una che imparava in fretta.

Ma doveva assicurarsi che quello che stava succedendo tra loro fosse veramente quello che sperava. Quando lui le aveva dato l’occasione di rivestirsi e parlarne, probabilmente avrebbe dovuto accettare…era stato bello non farlo, ma non poteva continuare così. Se avesse seguito il suo istinto completamente, avrebbe finito per dargli tutta se stessa, anima e corpo. E se lui dopo l’avesse lasciata, le avrebbe inferto una ferita dalla quale non si sarebbe mai ripresa.

Si era sbagliata troppe volte in passato e non poteva permettersi di sbagliare adesso. Fatti coraggio, Kaoru. Appoggiandogli di nuovo le mani contro le spalle, trovò la forza di allontanarlo da se, spingendo con tutte le sue forze. Lui si spostò di poco, ma quel piccolo spazio fu sufficente ad allontanare dal proprio corpo quella distraente bocca.

Kenshin”. Al serio tono di voce con cui il suo nome fu pronunciato, i suoi occhi si puntarono sul viso di lei.

Kenshin, non capisco. Io…” Kaoru fece un profondo respiro. “Credevo che volessi che restassimo soltanto amici”. Le mani di lui strinsero la presa sul su di lei. “Mi hai sempre allontanato, prima”. Leggendo la negazione nei suoi occhi, continuò subito dopo. “So che mi hai permesso di avvicinarmi a te molto più rispetto ad altri e sono immensamente felice di questa tua fiducia nei miei confronti. Però…però non hai mai dimostrato di volerti avvicinare a me più di così, ed ogni volta che ci provavo, tu tiravi sempre indietro. Sembrava che questo ti rendesse infelice e triste ed è per questo che la scorsa settimana ho cercato di smettere di farlo”. Vedendo la sua espressione ferita, Kaoru aggiunse subito dopo : “Volevo solo renderti felice. Quindi se stai facendo tutto questo solo perchè ti dispiace per me, mi sentirei meglio se…” la sua voce vacillò per un momento “…se tu non lo facessi”

Chiudendo gli occhi apparentemente dal dolore, lui le ripose piano:

Quando sono con te, io sono felice. Non intendevo ferirti. So che restare con te equivale a metterti costantemente in pericolo ed è per questo che ho sempre cercato di non avvicinarmi troppo a te. Non volevo che dipendessi troppo da me nel caso che qualcuno riuscisse finalmente ad uccidermi…o nel caso che fossi costretto a partire per salvaguardare la tua sicurezza…ma forse stavo soltanto cercando di proteggere me stesso”.

Aprendo gli occhi, Kenshin intrecciò le dita con quelle di lei e fissò lo sguardo su di esse. Poi parlò così piano che lei dovette sforzarsi per sentirlo. “Ho paura a tenere così tanto ad una persona. Mi lasciano sempre, e quando lo fanno è come se mi strappassero via un pezzo della mia anima, lasciandomi lacerato e sanguinante. Non volevo provare ancora questa agonia. Non volevo che tu rischiassi la vita”.

Alzando lo sguardo, i suoi occhi brillarono in quelli di lei come il sole di mezzogiorno.”Pensavo che in questo modo avrei potuto tenere entrambi al sicuro, ma poi mi sono accorto che era troppo tardi. Significavi già troppo per me, e quando Eni….quando lui ti ha ucciso, mi ha semplicemente distrutto”. Lacrime si raccolsero come liquidi raggi di sole nei suoi occhi, mentre le sue mani la stringevano talmente forte da farle quasi male.

Kaoru si trattenne a stento dal sussultare e parlò con tono rassicurante, “Ma lui non mi ha ucciso, non mi ha mai neanche sfiorato. Sono qui davanti a te. Incolume”.

E’comunque troppo tardi” continuò lui, come se non l’avesse sentita. “Credevo che avrei potuto farti felice restando qui, standoti vicino solo come amico e proteggendo così entrambi. Ma non sono riuscito a non tenere a te molto di più di quanto non dovessi. Ho cercato di accontentarmi di quello che avevo, visto che tu mi hai dato così tanto di cui essere felice. Ma poi hai iniziato ad allontanarmi. Mi stavi lasciando, anche se eri qui, e allora l’ho capito”.

Allentando la sua stretta in una più gentile, Kenshin si portò alle labbra le loro dita intrecciate e le baciò teneramente le nocche. “Ho bisogno di te. Ora lo so e lo ammetto. Non ho bisogno di aria, di acqua o di cibo, ho bisogno di te. Accoglimi, donami il tuo cuore e io me ne prenderò cura fino a che l’ultimo alito di vita lascerà questo mio corpo e libererà la mia anima, mantenendo il ricordo della tua bellezza attraverso il prossimo ciclo di vita”.

Nel silenzio che seguì quelle parole, Kaoru udì il distinto plop, plop, splash delle gocce di pioggia che cadevano dall’angolo del tetto, dove una trave era stata danneggiata durante uno scontro e non era mai stata riparata. Confusamente pernsò ad Hanaike-san e Ishida-san al mercato, e sperò che la pioggia avesse aiutato a ravvivare le loro mercanzie. Sperava sempre per un sacco di cose, non ultima delle quali era l’uomo che le stava di fronte. Bè, hai appena ricevuto quello che il tuo cuore ha sempre desiderato. Che diavolo stai aspettando?

Himura Kenshin, tu hai avuto il mio cuore fin dal primo momento che ti ho visto. Certo che ti amo, razza di stupido”

Ma ci saranno comunque dei pericoli” le disse, quasi strappandosi colpevolmente quelle parole di bocca, anche se i suoi occhi splendevano dalla gioia.

Lo so. Conosco da molto tempo il costo di averti al mio fianco. Scelgo liberamente di pagarlo” dichiarò fermamente Kaoru.

Non aveva mai visto gli occhi di Kenshin splendere in quel modo. Erano come la conflagrazione di un fuoco che si estendeva da orizzonte a orizzonte, assorbendo nella sua radianza anche il cielo, mentre bruciava il vecchio per far spazio al nuovo. Insistentemente i suoi occhi richiesero la sua attenzione tutta per loro, fino a che il suono delle gocce di pioggia e il fischio di un solitario uccellino non svanirono, e tutto quello a cui lei riuscì a pensare, vedere o sentire era una marea dorata.

Quando lui finalmente parlò, Kaoru sentì l’intensità della sua voce come una carezza. “Io ti amo. Qualunque cosa succeda, ricordalo. Ti amo. Non dubitarne mai”.

Kaoru sentì che il labbro inferiore tremarle e lacrime formarsi nei suoi occhi. Sentirglielo dire, dopo così tanto tempo…e poterci finalmente credere! “Oh, Kenshin” mormorò con voce strozzata, mentre una lacrima le scivolava lungo una guancia.

Kaoru, amor mio, non piangere” la consolò lui, prendendole il volto tra le mani, ma quel gesto non fece altro che accelerare la corsa delle lacrime. Emettendo dei sommessi suoni per calmarla, lui le asciugò le lacrime con il pollice. La sua tenera e amorevole sollecitudine la toccò profondamente. Lei cercò di smettere di piangere, sapendo che era una reazione stupida, ma nonostante questo i suoi occhi non sembravano volerle ubbidire

Sorridendo attraverso le lacrime, cercò di dirgli che stava bene, ma queste continuavano a scorrere e Kenshin ne sembrava sempre più afflitto. Cercando di consolarla iniziò a baciarle gli occhi, passandole le labbra sulla fronte, guance e sulle ciglia umide di lacrime. Quando arrivarono alla sua bocca, il bacio cambiò, diventando non meno tenero, ma più urgente e intenso.

Per la prima volta dalla morte dei suoi genitori, Kaoru si sentì completa. Si sentì amata. Era una sensazione meravigliosa




- Continua -





Note dell’Autrice:

Mi dispiace dirlo, ma scrivere i lime richiede più tempo. Ma manca solo un altro capitolo piccante e poi sarò libera.


Shihandai è – secondo il primo volume del manga in giapponese -la corretta grafia della parola e significa ‘assistente istruttore’.


Lemons : ho finalmente e fermamente deciso che questa storia non diventerà un lemon. Mi dispiace per tutti quelli che ci speravano e spero che accontenteranno lo stesso di un lime.


Gi vs Kimono – tempo fa avevo scritto la riposta ad una recensione in cui dicevo che mi ero sbagliata a scrivere che K&K indossavano un gi sotto gli hakama, e che invece indossavano un kimono lungo. Tradizionalmente infatti le persone indossano gli hakama sopra il kimono. Mi ero completamente dimenticata di questo fatto, così avevo cambiato le parole e fatto indossare a K&K dei kimono. Poi Ai-chan mi ha ricordato che coloro che praticavano le arti marziali in effetti indossavano tradizionalmente solo un gi con gli hakama, quindi Kaoru andava bene così.

Realizzando che avevo bisogno di fare maggiori ricerche per evitare altri errorri, mi sono impegnata. Durante l’era Meiji la moda non era canonizzata e molte persone sperimentavano varie combinazioni di vestiario, quindi tutti quegli strani costumi indossati dai cattivi e dagli alleati attraverso il fumetto di RK potrebbero a volte essere stati davvero indossati. Osservando le immagini degli artbooks su RK e del manga, sembrerebbe che Kenshin non indossi proprio degli hakama, ma un paio di pantaloni molto larghi simili ad un hakama, che però sono cuciti all’interno delle gambe e all’inguine. Pantaloni del genere renderebbero impossibile indossare un kimono dalla lunghezza normale, il che significa che lui debba indossare un gi. In alcune immagini sembra che indossi un hakama, quindi è possibile che li indossi entrambi, tuttavia nelle pose da combattimento di solito si può vedere chiaramente una linea all’interno delle sue gambe dove sono cuciti i punti. Per questo ho ricambiato il testo scrivendo che Kenshin indossa un gi. Tuttavia non so come si chiami questo simil-hakama, quindi continuerò a chiamarlo incorrettamente hakama fino a che qualcuno non mi dirà la corretta nomenclatura. Anche Kaoru indossa un gi per fare pratica, come ha precedentemente fatto notare Ai-chan, quindi questo è giusto. In sostanza, tutti e due indossano gi e hakama.

Yahiko tuttavia, indossa il tradizionale kimono coperto da un hakama, proprio come molti uomini della sua epoca.



Dizionario :



Hakama – una spece di gonna-pantalone indossata da alcuni praticanti di jujitsu, e che erano comunemente indossati dagli uomini nell’era Meiji. (In precendenza erano indossati solo dalla casta dei samurai). Ha degli spacchi che vanno dalla vita fino a metà coscia. Kaoru li indossa al posto del kimono per allenarsi, e Kenshin e Yahiko li portano sempre. (Un ringraziamento a Kathryn Angelle per il chiarimento).

Dake- Solo, soltanto.

Sakura- Fiori di ciliegio, hanno un colore rosa chiarissimo.

Shihandai- Primo Assistente del Maestro, il titolo di Kaoru





Note della Traduttrice


Che ne dite ragazzi? Soddisfatti per la sospirata dichiarazione O delusi per lo sfumare della passione in una scena più soft? Per quanto mi riguarda, il finale di questa parte mi lasciò semplicemente estatica quando lo lessi a suo tempo…e mi ha lasciato estatica ancora una volta mentre lo traducevo. Avreste dovuto vedere la mia espressione rapita mentre scrivevo sulla tastiera del pc…roba da pazzi! Ma non ci posso fare nulla…la dichiarazione di Kenshin mi ha semplicemente ridotto ad una pozza di gelatina sospirante :P

Per rispondere ad un giustissimo interrogativo sollevato da Akane_Val, vi dico subito che SI, la storia è stata conclusa dall’autrice, ma vi consiglio anche di mettervi comodi : pensavate che questo fosse il capitolo finale? Bè, sappiate che ne mancano altri 8 prima della conclusione!! Servirà un pochino di pazienza, ma cercherò il più possibile di mantenere un ritmo di aggiornamento lento, ma costante.

Ah dimenticavo...questo capitolo mi ha fatto venire un gran mal di testa con tutti quei congiuntivi e condizionali … spero vivamente di non averne sbagliato qualcuno, anche se sono quasi certa che certe frasi siano decisamente troppo intricate per suonare bene…ricordate, suggerimenti&correzioni sono sempre ben accetti!! ^_^

Concludo ringraziando di cuore tutte le gentilissime persone che continuano a recensire questa storia. Grazie, grazie e ancora grazie ragazzi!!


Quenya


  
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