Nei tuoi ogghi vedo l'orizzonte,
l'illimitata calma piatta del mare,
il pericoloso oblio in cui cadere,
un ripido precipizio scavato nella roccia;
sei l'illusione e la profondità.
Sfioro il tuo gelido respiro
che danza in una notte d'inverno,
appena mi avvicino sfuma
cancellato dal buio,
svanisci in un battito di ciglia.
Ti lasci dipingere dall'infelice
puro pianto di pioggia,
sono il vento che ti consola,
che asciuga il tuo viso e ti perde
nella sua più rovinosa tormenta.
Mi nascondo dal tuo tenero avermi
e mancarmi,
un universo parallelo in bilico tra noi,
la tua mano posata sulla mia bocca,
la mia sui tuoi occhi.
Respiriamo la stessa aria;
instabile fruscio d'insieme
mescolamento d'anime,
ricongiungimento dell'Essere.