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Autore: Rubber Soul    27/10/2011    2 recensioni
I  Queen.
Non so che cavolo dirvi,ma questa storia parla dei Queen. Dei miei Queen,come li vedo io.
E’ tutto.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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6.
 
Le sei pomeridiane del quattro settembre 1968. Davanti alla piccola villa di Roger,James aspettava con un piede appoggiato al muro e la sigaretta in mano. La madre di Roger non gradiva affatto che James entrasse a casa sua,perciò gli conveniva sempre e comunque stare in giardino ed aspettare che Roger facesse la sua comparsa. Come sempre,Roger era in ritardo. Considerando che più o meno l’autobus impiegava tre quarti d’ora da casa di Roger all’Imperial College,i due si diedero appuntamento per le sei meno un quarto: in questo modo avrebbero avuto anche del tempo per farsi qualche sigaretta con calma prima dell’appuntamento delle sette.
James stava riflettendo su fatti a noi oscuri da quasi un quarto d’ora,senza rendersene conto. Non appena Roger aprì il portone,sobbalzò visibilmente. I due si scambiarono uno sguardo: Roger faceva gli occhi da cane bastonato per scusarsi del ritardo,James tentava invano di far partire fulmini dalle sue orbite,provocando soltanto un moto di isteriche risa a Roger.
- Tu non cambierai mai. Ma all’università ti consentono di mantenere questi ritardi?
- Si,all’università puoi fare il cacchio che vuoi.
- Ah,bene. Qua se non ci sbrighiamo non c’è il tempo nemmeno di una birretta.
- Niente birrette,James. Ce le faremo dopo,ora muoviamoci.
Attraversarono un paio di isolati a piedi per arrivare alla fermata dell’autobus. Aspettarono lì una manciata di minuti.
- Sei agitato,amico?
- Eh? Scherzi?
- No,sul serio. Hai la faccia tesa come un elastico. Che ti prende?
- Ma che ti prende a te,direi.
- Vabbè,vabbè. Smettiamola. E comunque,sei agitato.
- Sentiamo,perché dovrei esserlo?
- Boh… Oh,ma che cazzo so? Devi saperlo tu.
- Io non ti capisco.
- Roger,mi stai mandando in tilt il sistema nervoso. Se sei nervoso,puoi andartene affanculo.
- Allora perché mi chiedi se sono nervoso?
- Avevo voglia di fare l’amico premuroso.
- Tu fracassi solo i coglioni.
- Amore mio,è bellissimo fracassare i tuoi gioiellini.
- Porca troia,non iniziare!
Intanto,finalmente l’autobus si era piazzato davanti a loro. Presero posto a sedere. James faceva finta di leggere un quotidiano trovato lì per caso,Roger faceva finta di dormire. Ad entrambi balenò in mente un ricordo di quando erano piccoli,seduti sull’autobus,che andavano a scuola. Adesso erano cresciuti,erano uomini. Ognuno guardava in direzione dell’altro,cercando di non farsi scoprire. A pensarci bene,non erano poi così tanto cresciuti,alla fine.
 
 
***
 
 
Tim e Brian erano seduti nel loro locale preferito a sorseggiare limonata.
- Amico,sono le sette meno un quarto. Secondo me ci hanno calato il pacco.
- Tim,l’appuntamento è alle sette. Stai calmo.
- Si. Sto calmo.
- Che ti prende?
- Niente. Penso a quello che potrebbe succedere se non dovesse andare.
- Ma tra noi due non eri tu il duro?
- Si,ma a questo duro non va di lavorare,ecco tutto.
- Oh si,l’avevo capito da tempo. Tim,lasciatelo dire,fai pena.
- Cazzo,Brian. Tu fai pena. Hai la mentalità di un undicenne,porca troia.
- Tim,mi piace suonare la chitarra. Voglio provare a vedere se si puo’ fare qualcosa della propria passione,in questo mondo.
- Abbiamo già ricevuto una bella serie di calci in culo e porte in faccia. E non togliere fuori la storia di Hendrix. E’ stato un caso se ci hanno fatto aprire quel fottuto concerto.
- Un caso? Tim,un caso?
- Ci sono centinaia di gruppetti come i 1984,in giro.
- Amico,ti sei fottuto il cervello.
Il tintinnio dello scacciaspiriti posto sotto la porta dell’entrata del locale annunciò l’arrivo di due nuovi clienti: due ragazzi alti,uno biondo e l’altro dai capelli scuri. Gli sguardi di Brian e Tim s’incontrarono all’improvviso,quasi come se avessero avuto un’intuizione fatale.
- Hai visto,stronzo?
- Sembrano un po’ strani.
- Uno di loro è un musicista,quindi è giustificato. L’altro mi sembra leggermente fatto.
  
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