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Autore: gm19961    27/10/2011    4 recensioni
Fan Fiction.
Dilan, l'undicenne sognatrice, sogna a chi affidare il proprio cuore. E se un 33enne venisse lì da lei, che succederebbe?
Lacrime, un cuore "spezzato".
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scoop del giorno.

Michael Jackson e rispettiva compagna travolti da un tir.

Il Re del Pop ha solo subito lesioni alle costole, solo la fidanzata è in stato d'emergenza.

Prima pagina

2002”

 

Tre anni dopo

 

Accartocciò l'articolo del giornale con rabbia e le gettò a terra, senza nemmeno guardarlo. Quell'incidente aveva stravolto la sua vita. Ne era uscito indenne, senza nemmeno una ferit grave e ciò non poteva fare altro che confermare quanto potesse essere fortunato.

Be', forse fortunato era una parola grossa. Solo una persona ci aveva rimesso, una persona che portava una vita in grembo, una persona che era riuscita a salvarli entrambi da una vita buia e piena di tristezza.

Portò una mano sul viso e con uno sguardo spento, si guardò nello specchietto della sala d'attesa privata. I segni del tempo che ormai stava passando velocemente si stavano facendo evidenti: erano passati solo tre anni e Michael non riusciva a smettere di soffrire, di ricordare quel giorno come il più brutto della sua vita, il giorno in cui perse la sua Dylan, la sua ragazza. E non fece nemmeno tempo a riflettere sui suoi assidui pensieri, le sue colpe inesistenti e torturarsi con il “perché non io al posto suo”, che improvvisamente un uomo dal camice bianco fece segno al cantante di poter procedere.


 

Il cantante annuì, ormai abituato alla situazione che si ripeteva, ogni giorno, da circa tre anni ormai; con fatica, la Pop Star si alzò, sistemandosi la cravatta e impartendo indicazioni ai suoi body guards, ovvero di rimanere lì e vigilare i suoi bambini nella stanza accanto; voleva star solo con Lei per almeno un momento. Chiuse la porta dietro di sé e proprio come faceva ogni settimana, si sedette sulla solita sedia nera e lucida, prese la mano della donna stesa sul letto; immobile, quasi senza vita, con tutti quei fili e tubicini trasparenti attaccati al suo esile corpo. Sembrava l’opposto della Bella Addormentata. Se Aurora era bionda, con la carnagione rosa e vestita da uno sfavillante vestito blu, Dylan era mora, pallida e con uno sciatto pigiama bianco addosso. Ah, se le fosse bastato un bacio per risvegliarsi, probabilmente avrebbe potuto anche posare le sue labbra sulle sue per l’eternità purché la sua piccola Dylan si risvegliasse dal suo coma perenne e che solo con un miracolo avrebbe potuto risvegliarla.

Michael le sfiorò la mano con le labbra e fece scivolare nuovamente un lacrima sul volto che, prontamente, si asciugò con la mano libera. Singhiozzò rumorosamente. Non sapeva se essere felice o triste: lei era lì, viva, dormiva solamente, nella sottile linea tra la vita e la morte, quella sensazione angosciante che ti faceva sentir e sospeso in uno stato tra luce e ombra. Sorrise tristemente, dopotutto il suo cuore era ancora vivo, anche dopo essere stato torturato come carne da macello era ancora lì a battere, con dignità e con tutto l'amore possibile. In quelle fredde lenzuola bianche, che conferivano un non so che di tristezza e inquietudine, il silenzio regnava sovrano. Un nauseante odore di fiori invadeva l’aria, probabilmente proveniva dalla quantità devastante di fiori che Michael e i ragazzini dell’orfanotrofio le mandavano ogni giorno, nella speranza che un giorno non molto lontano, lei riuscisse a riaprire gli occhi. Non c’era settimana in cui la pop star non andasse a trovarla, a sentire il freddo della sua mano invadere il calore sulla sua. La sua Dylan era sempre stesa in un letto grigio, nella stessa posizione e con la sua solita bellezza innocente; le palpebre chiuse nascondevano la beltà degli occhi verdi smeraldo; la scrutò ancora con il solito sguardo innamorato: le ciglia sottili e scure, i suoi capelli mossi e bruni che sembravano non crescere mai, le labbra socchiuse che non emettevano respiro. Si sentiva morire poco a poco in quel momento, non era facile, per niente. Nemmeno dopo tre anni era facile, e non voleva staccare la spina per quanto fosse stato inutile tenerla in vita. Voleva, anzi pretendeva, di restare con lei fino alla fine, non avrebbe permesso di lasciarla lì da sola in quel momento drammatico. La amava ancora, non aveva mai smesso di ricordarla come la cosa migliore della sua vita e avergli donato la grazia di una creatura innocente, che solo Dio solo sapeva come si fosse salvata da quell'incidente.

–Sai Dylan, ieri i nostri bambini si sono messi a disegnare te che dormivi e che io ti davo un bacio e ti risvegliavo. Non sono un amore, eh tesoro?

Michael le sorrise e le accarezzò la guancia, convinto che lei l’ascoltasse. I suoi lunghi capelli neri gli coprivano gran parte del volto perché non voleva farsi vedere piangere da lei, sebbene tutto ciò che la circondasse fosse il buio totale.

- Amore mio.. non è giusto che ci sia stata tu in quel lato della macchina, ci sarei dovuto essere io. Una creatura come te non meritava di avere una vita così, ho cercato di darti tutto il mio amore, ma non è bastato per farti alzare da qui, ma avremo il nostro lieto fine in un modo o nell'altro, me lo sento.- disse lui alzandosi e sfiorandole la guancia con la mano, scostandole un ciuffo ribelle dalle labbra. Gliele baciò ancora, non smetteva mai di risentire quel tanto desideroso contatto. In quel momento sentì poi bussare alla porta, potevano essere soloquattro persone.

- Avanti. - disse lui cautamente, non distogliendo lo sguardo dalla sua sua bella principessa.

- Papà, Dylan dorme ancora?- chiese Paris abbracciata a Prince e Blanket.

-Sì, bambini, Dylan dorme ancora! Ma non scoraggiamoci, era davvero molto stanca, ha bisogno di riposarsi ancora..-d isse lui sorridendo amaramente ai suoi bambini e baciando la fronte di tutti e tre.

- Papà, Penny non vuole venire… -disse Paris arricciando le labbra e tenendo per mano Prince con espressione delusa.

- E perché non vuole venire, tesoro?

-Non vuole dircelo...

Blanket mostrò un velo di delusione sul volto e si appoggiò alla spalla di Paris che, prontamente, gli accarezzò la fronte. Michael alzò un sopracciglio e si alzò dalla sedia. - Bambini, voi restate qua con Dylan, io vado da lei…- disse mostrandosi sereno agli occhi delle suoi tesori al solo scopo di tranquillizzarli. Il cantante uscì dalla stanza e si ritrovò nella saletta privata d’attesa dove le guardie del corpo, vestieo elegantemente di nero, sorvegliavano la porta e rimanevano zitte, con i grandi occhiali scuri che coprivano i loro volti. Una bambina dai capelli biondi e riccioli e con dagli occhi verdi brillanti, se ne stava seduta con il capo basso, seduta sulla poltroncina avorio. Era vestita con un bel vestitino nero con delle maniche a sbuffo davvero grazioso, delle calze di lana bianche e e delle ballerine davvero piccole che le coprivano i piedini. Michael sorrise e si avvicinò a lei, inginocchiandosi e prendendole le mani.-Cosa c’è amore? Perché non sei di là con la mamma e i tuoi fratellini?-la bambina rimase zitta e fece spallucce.- Non voglio vedere la mamma perché.. perché si è addormentata quando sono nata io, mi vuole male, così se non vado a trovarla lei si sveglia.. vero papà? Sono cattiva.- disse la bambina con un filo di voce, lasciando cascare delle lacrime amare in viso, lacrime che una bambina di tre anni non dovrebbe far scendere da occhietti innocenti.

- Tesoro, lo sai che la mamma ti vuole bene ed è solo stanca, ha solo bisogno di dormire, e un giorno si risveglierà, te lo prometto, Penelope. E io invece non avevo voglia di dormire, quindi mi sono svegliato subito.- Michael le sorrise facendole una faccia buffissima, che fece scappare un risolino da parte dalla bambina; non voleva far soffrire sua figlia, la sua bambina sopravvissuta all’incidente, era come stato un miracolo che si fosse salvata a soli sei mesi. In effetti, vi erano state complicazioni durante il cesario, e la bambina poteva anche rischiare di morire ma dopotutto, dopo mesi di cure e preghiere, Penelope con ancora una salute cagionevole era riuscita a vivere e si auto infliggeva la colpa del “sonno” della madre. Tutti i tratti della bambina ricordavo Dylan in modo impressionante, solo i capelli erano diversi, biondi; ma gli occhi verdognoli e splendenti, il naso fine e le guance rosse erano quelle della neo-mamma; l’unica cosa che aveva in comune con Michael era il carattere, la sensibilità, la dolcezza, la voglia di essere perfetta e la straordinaria abilità di saltare ostacoli, o forse quella qualità se l’era presa ancora da Dylan in quanto era una vera e esperta a saltare le recinzioni e muri di vario tipo.

-Allora vado dalla mamma…- e così fece. Scese della sedie e seguita di Michael guardò Dilan stesa sul letto, circondati dagli altri piccoli Jackson. Si avvicinò a lei e gli toccò la fronte, sorridendo teneramente, piangendo ancora un po’, ma cercando di tenere nascosta la tristezza.

- Papà, secondo te sa che noi siamo qui?-chiese Paris sorridendogli e appoggiando la mano sulla spalla di Penny.

-Certo che lo sa, ci mancherebbe!- disse abbracciando i suoi quattro bambini e rivolgendo lo sguardo alla sua dolcezza distesa.

Svegliati, ti prego, non posso continuare.. non sono abbstanza forte per tutti e cinque.. mi devi aiutare Dylan, non puoi abbandonarci così, ti prego.. svegliati. Trova la forza, per cortesia. Ti prego amore, i nostri bambini sono qua che t'aspettano, io sono qua che t'aspetto. Non abbandonarmi...”


 

--

Boh, io non so cosa dire. Ho abbandonato questa storia sul più bello...e questo è il penultimo capitolo. Prometto che il finale lo farò egregiamente, metterò perfino il sottofondo musicale che avevo usato per il primissimo capitolo. Non so, vedere questa storia abbandonata mi fa male, ma la paura di deludervi mi ha fermata e sopratutto la mia mancanza d'ispirazione. Prometto, ripeto, che questa storia finirà proprio come è iniziata: meravigliosamente. Cercando, che ne so, di farvi scappare pure qualche lacrima, e poi beh, spero che vi piaccia. Lo so che questo capitolo è triste ma non Dylan è in coma... abbastanza costante visto che ha subito un incidente. Beh, ci si vede gente, mi sa che non appartengo più a questa sezione. Mi sento abbastanza un'estranea.. Ho iniziato qui, e beh la finirò qui, dopotutto sono legata a questa storia e non la lascerò marcire in un angoli, giuro. Credo che ormai il mio stile di scrittura sia cambiato, il mio stile, i dialoghi... non so, vedrò cosa fare. So solo che scriverò la fine entro la fine di Novembre. Grazie per tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite o tra le preferite, e poi grazie a voi, recensori e lettori, che non mi avete mai abbandonato. Sono una fottuta egoista che se n'è andata senza preavviso, ma sinceramente non pensavo di potermene andare da sta sezione. Ma boh, sento che il mio cuore pur restando in questa sezione si stia spingendo altrove. Il mio amore per Michael rimane incondizionato ma ormai il mio modo di scrivere e perché no, la mia vita, sono cambiati radicalmente. Grazie di cuore di tutto, davvero.

Un bacio,

gymmy.

 

   
 
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