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Autore: micia95    28/10/2011    7 recensioni
Hanno girato la scena di un bacio. Un bacio vero, sulle labbra. Due anni prima. Lei era scomparsa dalla sua vita per due anni e ora lui la sta aspettando. Non le ha ancora detto di amarla e lei non gli ha detto di amarlo. Ce la faranno una buona volta a dichiararsi?
Questa è la mia prima fan fiction su Kilari, spero sia di vostro gradimento.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ARRIVO

Videro l’aereo atterrare lentamente, poi aprirsi il portellone e scendere una coda di persone; tutti allungarono il collo o si misero in punta di piedi per vedere se riconoscevano Kilari e di tanto in tanto si sentiva “Eccola!” “No è una che le assomiglia!” “Forse è quella!”

 Ma scesi tutti i passeggeri di lei neanche l’ombra. “Dov’è?” si chiedevano tutti tra l’agitato e l’emozionato.

“Probabile che abbia sbagliato aereo conoscendola” disse Hiroto per prendere ancora una volta in giro la sua amica.

“Non ti preoccupare, è su quell’aereo” disse serafico il direttore. Hiroto alzò un sopracciglio: come faceva ad esserne sicuro?

“Non dimenticate che non è sola, con lei ci sono la signora Kumoi, Urara e Na-san” aggiunse poi vedendo la faccia scettica di Hiroto.

* * *

“Forza Kilari, preparati a scendere, ricorda: aspetta che tua madre sia scesa e poi scendi” le ricordò ancora una volta la signora Kumoi.

“E’ proprio necessario fare questa farsa?” si lamentò ancora una volta Kilari: non voleva essere al centro dell’attenzione, specie quella di Hiroto.

“Certo tesoro: tutti devono vedere come sei cambiata in questi anni, come sei migliorata anche come modella!” le ripeté la madre mentre prendeva la propria valigia. Poi iniziò ad uscire seguendo la signora Kumoi. Kilari le spiò dal finestrino.

“Na, na, na!” le disse Na-san per incoraggiarla.

“Hai ragione, andrà tutto bene” prese un bel respiro e, prima di mettere un piede sulle scale che l’avrebbero portata sul suolo del Giappone si disse “Si va in scena!”

* * *

La videro sulla soglia dell’aereo, non ne distinguevano bene la figura ma capirono che era Kilari perché mancava solo lei, inoltre la madre e la signora Kumoi si erano girate in direzione dell’aereo. La videro scendere come se stesse sfilando ad una sfilata di moda: era elegante  raffinata, avanzava con passo leggero e guardava diritto davanti a sé. Era bellissima, era lei ma allo stesso tempo sembrava un’altra persona.

Intanto Kilari scendeva lentamente come aveva imparato sulle passerelle di Parigi, o forse era solo paura? Vedeva tutti i suoi amici, erano venuti proprio tutti: Hikaru e accanto a lei una ragazzo e pensò fossero fidanzati, le due gemelle Mio e Mao, Fubuki e la direttrice Higashiami, Erina, Arashi, Aoi, Akane, Izumi e un sacco di altri idol che avevo conosciuto durante la sua carriera in Giappone. Poi c’era il direttore, Seiji e…Hiroto. Rimase a fissarlo per capire se era arrabbiato, ma non capì cosa passasse per la testa di quel ragazzo, non lo aveva mai capito.

Mise finalmente piede in Giappone e si guardò intorno per vedere il proprio paese. Poi guardò il direttore che, come al solito aveva le lacrime agli occhi. Poi guardò i suoi amici che erano venuti a darle il benvenuto e si sentì le gambe tremare e mancare al voce: cosa doveva dire? Era un’attrice ma ora non si trattava di recitare; era una cantante, ma non si trattava di cantare; era una modella, ma non si trattava di sfilare; doveva solo parlare ai suoi amici che aveva lasciato in Giappone. Deglutì, doveva fare qualcosa e in fretta, anche perché la stavano osservando. Stava per aprire la bocca per parlare, quando Hikaru l’abbracciò piangendo per la felicità che lei fosse tornata. Hikaru si staccò da lei asciugandosi le lacrime e dicendo “Bentornata Kilari, ci sei mancata”

In quel momento Kilari si commosse e avrebbe voluto volentieri piangere, ma non poteva, doveva essere forte. Si voltò verso la madre per un suggerimento e lei la invitò a parlare. Allora Kilari disse “Comment allez-vous?”1 i suoi amici la guardarono come se fosse un alieno e lei confusa si voltò verso la madre che rise “En japonese, mi amor!”2

Kilari si riscosse e riprovò dicendo “Come va? Che mi raccontate?” era rilassata ora. Sentì subito Hiroto che rideva. “Che hai da ridere?!” gli chiese furente.

“Non so, sei appena tornata da un viaggio all’estero che è durato per due anni, sei andata negli Stati Uniti, in Spagna e in Francia, ci hai salutato in un’altra lingua e chiede a noi che ti raccontiamo. Tu, piuttosto, dimmi come hai fatto ad imparare un’altra lingua” Hiroto stava scherzando, ma Kilari si arrabbiò: era appena arrivata e lui già la prendeva in giro? Solo loro due potevano avere un rapporto simile.

“Che c’è? Non credevi che ne sarei stata capace?!” gli chiese furente avvicinandosi a passo di marcia “Per tua informazione so inglese, francese e spagnolo!” disse quasi gridando.

“Non voglio pensare alla fatica che hanno fatto ad insegnarti” continuò Hiroto prendendola in giro; ma Seiji sapeva che in realtà lui era il più felice di vederla: questo era il suo modo per salutarla e dirle che le voleva bene e che le era mancata.

“Comunque sei ingrassata” sentenziò il moro squadrandola da capo a piedi. In realtà era una scusa per guardarla e notare quanto fosse maledettamente bella.

Kilari spalancò la bocca e disse “Come… come ti permetti? E tu? Tu sei diventato troppo alto!” esclamò lei indignata.

“Guarda che io non sono troppo alto, sei tu troppo bassa” le rispose quello.

Kilari stava per scoppiare quando intervenne prontamente Seiji “Non è vero, non sei affatto grassa e troppo bassa. Sei perfetta” Kilari gli sorrise riconoscente e non si accorse dell’occhiataccia che il biondo aveva indirizzato al moro e dell’alzata di spalle di quest’ultimo.

Hiroto non lo aveva fatto apposta, ma non era riuscito a resistere, quando l’aveva vista gli erano tornati in mente i mille litigi, le mille discussioni, i mille fraintendimenti, le mille situazioni imbarazzanti, i mille modi che trovavano per far sempre pace e l’amore che provava per lei. Però Hiroto non era un tipo sdolcinato tutto miele e zucchero e quando Kilari aveva fatto quell’innocente domanda, il suo sarcasmo aveva vinto e aveva finito per dirle che “era ingrassata”. Dire che era ingrassata non era però il termine giusto, infatti Kilari era… era più formosa, ecco. Il suo corpo non era più quello di una bambina, ma quello di una ragazza, una gran bella ragazza a dire la verità, e Hiroto ne era, sicuramente, rimasto alquanto sorpreso. Ma ovviamente il ragazzo non le avrebbe mai detto “Sei bellissima”, men che meno con tutte quelle persone; così alla fine se ne era uscito con quell’affermazione. Però Hiroto doveva ammettere di essersi divertito e che la faccia di Kilari era stata impagabile, considerando il fatto che la ragazza gli era mancata come l’aria nei polmoni. 

Mentre Hiroto continuava a ridere nella sua mente, Kilari guaradava Na-san che stava correndo incontro al fratello Na-yan. La ragazza si fermò a guardarli e vide che Na-san dava delle monetine al fratello, questo le fece ricordare che anche lei aveva dei regali per i suoi amici. Corse subito dalla madre chiedendole i sacchetti che il giorno prima aveva preparato. Poi si girò verso i suoi amici distribuendo i regali e abbracciandoli tutti, uno alla volta. Quando arrivò ad Hiroto si sentì spaesata: cosa doveva fare? Come comportarsi? Decise di dargli prima i regali comprati ai fratellini.

“Tieni, questi sono per i tuoi fratelli” disse porgendogli un sacchetto.

“Non…non dovevi” le rispose imbarazzato il ragazzo.

“Questo…questo invece è per te…” gli disse porgendogli il squadernino che gli aveva comprato. “Gra…grazie” rispose lui imbarazzato e distogliendo lo sguardo dagli occhi di Kilari.

“Mi dispiace non essere stata qui il giorno del tuo compleanno, però ti ho pensato” poi proseguì la frase nella sua mente “Tutti i giorni perché ti amo!”

“Sei stata molto gentile, non dovevi.” Le disse Hiroto sorridendo imbarazzato e prendendo il regalo che Kilari gli stava porgendo; così facendo sfiorò le mani della ragazza ed entrambi arrossirono.

“Kilari” la richiamò sua madre con dolcezza, facendole distogliere lo sguardo da Hiroto “Kilari, dobbiamo andare, sarai stanca e dobbiamo preparare alcune cose” le disse porgendole la mano. Kilari la prese e annuì un po’ confusa: stava ancora pensando alla sensazione bellissima che aveva avuto mentre guardava negli occhi Hiroto, una sensazione che le era mancata per due lunghissimi anni.

La madre la condusse in una macchina che partì subito e Kilari salutò i suoi amici agitando al mano fuori dal finestrino.

“Chissà che dobbiamo fare” pensò mentre entrava in casa e salutava il padre. Poi si buttò sul letto: era davvero stanca. “Penso che dormirò un pochino” si disse mentre chiudeva gli occhi. Quel pomeriggio sognò Hiroto, nel suo sogno stavano insieme e si baciavano, proprio come nel film che avevano girato due anni prima. Quando si svegliò si chiese se il suo sogno si sarebbe mai realizzato. “Questo, dipende tutto da me”

 

Ecco un altro capitolo! Qui le traduzioni delle parti in “lingua”

1=Come va ? (francese)

2=In giapponese, amore mio! (spagnolo)

Ringrazio tutti coloro che hanno letto la storia e chi l'ha recensita

 

  
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