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Autore: yami no tenshi    28/10/2011    1 recensioni
Calme, tout va bien, c’est fini.
Dors et oublie.
Je t’aime, ma cherie.

dedicata a nali, anche se per lei non è abbastanza.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato a nali, perchè è troppo dolce ed io la adoro. Profondamente.
E perchè, forse, lei può capire.
Dedicata a nali, che però si meriterebbe molto di più.



 

La testa appoggiata con delicatezza sulle sue gambe, il corpo accoccolato contro le sue ginocchia, assapori la sensazione del contatto sulle tue braccia nude. Calore.
Hai gli occhi socchiusi e, dalle palpebre abbassate, osservi le tue dita agili giocherellare con gli anelli della catena, così leggera e sottile, che cala dai tuoi polsi.
Ti senti stanca, fin troppo considerando quanto poco attiva sia stata la tua giornata, le iridi che a tratti scompaiono completamente.
Ma non vuoi addormentarti. Vuoi godere di quegli istanti fino all’ultimo, farti cullare dalla sua voce musicale.
Non conosci la storia che sta leggendo, ma d’altronde lei non narra mai lo stesso racconto due volte, e tu, certo, non sei ancora in grado di pensarci da te.
È stato molto imbarazzante farle scoprire di non saper scrivere, né leggere nemmeno il tuo nome.
 
“… lentamente, il petalo di ciliegio, pesante e inesorabile, si posò sul suo volto, così doloroso per lui che continuava, tenace e testardo, ad aggrapparsi alla vita…”
 
Hai sempre amato i fiori di ciliegio. Li hai tanto amati prima di conoscere lei.
Ma sulla tua tomba, ora, vorrai veder crescere solo papaveri. Neri.
 
“… con amena crudeltà, i fiori innocenti e insospettabili all’apparenza, reclamavano la sua anima.
Lei, dritta e altera davanti a lui, così patetico e impotente, lo guardava. Il suo viso, bellissimo, privo di espressione alcuna era quello di una dea venditrice e guerriera.
Forse se le sue braccia non fossero state incatenate dietro la sua schiena a dargli il tormento, si sarebbe ritrovato ad alzarle in un gesto d’adorazione…”
 
Le catene che legano le tue di braccia, invece, sono dolci. Il liscio metallo argenteo scivola nelle tue mani, contro i tuoi polsi. Delicatamente.
La mente, unica che mai potrebbe essere capace di renderle pesanti, è libera e leggera.
 
“… lo guardava morire come già aveva guardato morire l’uomo che amava, nell’istante in cui gli aveva affondato la lama nel cuore.
Ma lui non aveva intenzione di morire, di sottrarsi da quell’umiliazione.
Istintivamente dischiuse i suoi occhi d’ambra ad in contrare il ghiaccio violetto di quelli di lei e una domanda, spontanea, gli sorse alle labbra.
– Lo amavi davvero? –  Specificare chi sarebbe risultato vizioso.
– Profondamente. – Non ci furono esitazione, né sentimento apparente nella sua voce.
– Lo odiavi davvero? – Abbassò lo sguardo.
– Altrettanto profondamente. – Forse, una lieve increspatura turbò lo specchio cristallino delle sue iridi.
Solo silenzio.”
 
Il tuo respiro accelera, poi, per un istante, si blocca. Lievi, i piccoli anelli, forse turbati dal tuo piccolo sussulto, tintinnano.
Per una volta non sono le parole, troppo difficili o ricercate, ad impedirti di comprendere. È l’atto in sé.
Tu non potresti mai fare una cosa simile, non potresti mai neanche pensare di fare una cosa simile.
Scivolano lenti e morbidi i capelli sulle tue spalle, mentre inconsapevole inclini leggermente la testa.
 
“… la vista peggiorava inesorabilmente, appannandosi sempre  più ogni volta si trovava costretto a battere le palpebre, ma non se lo sarebbe mai perdonato, neanche da morto, se si fosse arreso a quel destino crudele ed ingiusto. Se si fosse arreso prima del tempo.
– Perché l’hai lasciato? – Anche parlare stava iniziando a diventare faticoso.
– Perché non c’era altra possibilità. –
 – Perché l’hai ucciso? – La voce cominciò a tremare.
– Non quella è la strada che avevamo scelto di percorrere. –  Il tono atono, completamente.
Lungo la schiena indolenzita, lui sentì scorrere un brivido…”
 
Se te lo chiedesse, per lei rinunceresti alla tua vita senza alcuna esitazione, ti faresti uccidere, anche da lei stessa se questo fosse il suo desiderio. Ma non potresti mai farle del male, in nessun caso.
Ti strusci contro le sue gambe.
Le sue labbra si fermano, il suo curioso sguardo e violetto si rivolge verso di te, i suoi lunghi, lunghissimi capelli candidi ti sfiorano il volto.
E quelle che ti escono dalla gola sembrano fusa. Anzi, lo sono senz’altro.
Delicata una mano si posa sulla tua testa, accarezzandola dolcemente. Ed è bellissimo.
Non puoi farci niente, se ogni volta che ti sfiora il tuo cuore accelera e la tua mente scivola in uno stato di quiete.
Ti verrebbe voglia di alzarti e baciarla, così d’impulso. Ma hai imparato ad essere paziente e vuoi prima sapere come andrà a finire la storia.
Incontri il suo sguardo, mostrandole il tuo desiderio, ma spingendola a ignorarlo e a leggere ancora.
E lei continua.
 
“... – Perché  piangi? – sentì la voce di lei che glielo chiedeva, delicatamente come mai avrebbe ritenuto possibile.
Non se n’era accorto, però, il giovane inginocchiato. Non aveva sentito le calde lacrime adornargli il volto esausto.
Erano stille di dolore. Trasparenti e salate gocce intrise di dolore. Non del suo, però, si accorse lui stesso con sgomento. Di quello di lei.
Non le aveva versate per l’intenso e devastante patimento fisico che le sue membra non sembravano quasi più in grado sopportare.
– Per la tua anima. – Seppe, non appena pronunciò quelle quattro parole, che per esse lei avrebbe potuto ucciderlo, per esse avrebbe potuto odiarlo.
E quella consapevolezza lo ferì, più a fondo di quanto avrebbe voluto. Perché era stupido, era tale e quale al fratello che per amore di quella donna era morto.
Perché anche lui la amava. Di un amore folle che lo stava portando, se non alla morte, alla pazzia…”
 
È così triste, quella storia. E la sua voce la rende così reale.
Sussulti quando senti una mano, quella stessa mano che scorreva gentilmente sui i tuoi capelli scendere ad asciugarti le lacrime che non ti eri resa conto di star versando, proprio come è successo all’uomo incatenato.
Chiudi gli occhi, violentemente, e violentemente afferri quelle dita e te le porti alle labbra. Le baci una, due, dieci volte. Venti volte. Tante volte da perdere il conto.
C’è qualcosa di diverso dal solito, c’è una sofferenza diversa in quella stanza.
 
“… Non sentì risposta. Stupito lasciò nuovamente le iridi libere di nutrirsi di luce, riaprì quegl’occhi che neanche pensava di aver chiuso.
Si era comportato allo stesso modo di un bambino che tema uno schiaffo e preparandosi a riceverlo serra le palpebre, tanto forte da farsi male.
Lei lo stava ancora guardando. Ma la sua quieta immobilità era ormai infranta.
Il lago tranquillo e profondo del suo animo era ora in tempesta.
Temette ciò che avrebbe potuto fare sotto l’impeto di quel furore. Temette ciò che avrebbe potuto non fare.
Voleva disperatamente, più disperatamente di qualsiasi altra cosa nella sua vita, che lei si avvicinasse. Non per essere liberato, che le braccia gli si staccassero dal corpo se questo fosse stato il prezzo da pagare. Voleva solo sentire lei, percepirla. Il suo odore, il suo profumo.
Voleva che gli impregnassero le narici. Nient’altro aveva importanza.
Lui che si era disperatamente aggrappato alla vita, sarebbe stato pronto a gettarla in un istante, solo per uno contatto…”
 
Stai tremando. Non sai perché, ma lo stai facendo. E ormai non riesci più a nascondere, neanche a stento, i singhiozzi che ti sfuggono dalla gola.
Eppure la implori di andare avanti. Di concludere.
Non vuoi sapere come finisce, non vuoi. Eppure vuoi che finisca.
 
“… Una volta ancora chiuse gli occhi e chinò la testa in avanti come stesse pregando. Si sentiva intontito e quasi non udì i lievi passi di lei che si avvicinavano, che davvero – oh Dio, grazie! – si stavano avvicinando.
Ma non rialzò il viso, stanco come qualunque frammento del suo corpo, quando gli si fermò davanti, immobile.
I suoi occhi dischiudendosi, quasi fossero fiori notturni in cerca della pallida ed iridescente luce lunare, incontrarono solo il bianco dei suoi capelli, fin troppo lunghi, fino a toccare terra, e il nero dei pesanti stivali di pelle che lei, con un eleganza quasi irritante nonostante la polvere che irrispettosa si era posata a sporcarli, calzava.
Si disse che avrebbe potuto baciarli se il dolore alle braccia non gli avesse impedito praticamente e fortunatamente, almeno in una tale circostanza, qualunque movimento e anche di questo ringraziò chiunque fosse disposto ad accettare parole esalate dalle sue labbra empie.
Seppure calpestata, aveva ancora una dignità e ad essa non era pronto a rinunciare. Forse.
Furono le mano di lei, fresche e bianche, a condurre le loro pupille a scontrarsi, mentre la loro fronti trovavano sostegno l’una nell’altra.
E furono le sue labbra morbide intrise di dolore, di desiderio e di sangue ad incontrare le sue.
Il loro fu un bacio appena accennato, eppure intimo, troppo intimo,e  dolce che mai avrebbe dimenticato. Un bacio che gli scavò e gli penetrò nell’anima, implacabile.
Poi sentì la catena tintinnare, maledetta, scivolando a terra, le braccia libere dal vincolo, ma ancora troppo intorpidite per muoversi liberamente.
Di lei più nessuna traccia, scomparsa, rapita dalla fredda luce della luna. Dal suo bisogno di libertà.
E pianse.”
 
È finita, ma tu rimani immobile. Qualcosa sembra sfuggirti, qualcosa che la tua mente si rifiuta di elaborare.
Odi il suono del libro che si chiude. Come in trance percepisci le sue mani che ti sollevano, il suo braccio sinistro sotto le ginocchio, quello destro dietro le spalle e la freschezza del lenzuolo sul quale ti fa scivolare.
Percepisci le sue labbra che si poggiano sulle tue palpebre e la sua lingua che lecca via le scie orami secche delle lacrime dalla tue guance.
Poi, improvvisamente, l’abbracci forte, ignorando la catena che potrebbe impedirtelo. La conosci come te stessa e sai quanto sia lunga. Sai che non creerà problemi.
E la stringi a te continuando a ripetere, come fosse una litania, che ti dispiace, a chiedere scusa per un crimine che non hai commesso mentre lei ti culla sussurrandoti parole d’amore all’orecchio, in una lingua che non conosci.

 
Calme, tout va bien, c’est fini.
Dors et oublie.
Je t’aime, ma cherie.


Inutili note dell'autrice:

Non saprei che dirvi. Neanche cosa significhi, perchè attualmente anch'io ho qualche problema a capirlo. Però per me ha un senso, credo.
Ma forse è solo perchè io le conosco e le amo.
Se voleste commentare mi fareste felice.^^
Tesoro, tu non offenderti se per una volta che ti dedico qualcosa è una cosa simile. Sii comprensiva.
  
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