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Autore: Hidden Writer    29/10/2011    1 recensioni
Jane, Alec.
Due fratelli, entrambi malvagi, gelidi.
E se non lo fossero stati da sempre, se il loro cuore ormai immobile avesse ancora un calore, se quel calore, impercettibile riesca a tenere viva un'emozione?
Dal testo
«Me lo avevi promesso...»
Feci una piccola pausa, il mio viso deformato dalla tristezza, dal tradimento.
Avevi promesso che non lo avresti fatto! E ora sei... sei... un mostro!»
«Non... parlarmi così... non...»
La voce gli tremò leggermente.
«Non volevo...»
Si voltò, il suo sguardo tornò ghiacciato.
E allo stesso tempo infiammato di un rosso vivo, lo stesso dei miei occhi, ormai.
Ma io non avrei mai considerato mio quel bruciore alla gola.
Quell'eterna sete di sangue.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Volturi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Lacrime

 

Non sentivo più il freddo che all'inizio mi tormentava, se ne era andato perfino il dolore.

Tranne alla gola, ma non sentivo un incendio devastarmi la pelle, più una specie di irritazione.

Insopportabile, comunque.

Mi sforzai di scavare fra i miei miopi ricordi, riuscivo a focalizzare solo una cosa:

il viso di Alec.

Poi mi tornò in mente anche la sua espressione in quel momento.

E ricordai anche quello che mi aveva detto.

L'ondata di ricordi al seguito mi travolse come valanga, di cui avrei giurato di non poter più percepire il freddo.

Sentivo ogni cosa calda, ma sapevo che questo era dovuto alla mia temperatura, non a quella esterna.

Tornai all'immagine di Alec, e riascoltai le sue parole, rividi quelle immagini ormai scolpite irrimediabilmente nella mia memoria.

Ci trovavamo dentro una barca, credo, ci eravamo nascosti lì dentro.

Quel porto era buio e isolato, e io, a quindici anni, avevo paura che un qualunque criminale, assassino o serial killer potesse sbucare da chissà quale parte.

Me lo sarei dovuta aspettare, dopo l'ondata di omicidi di questo periodo, nella mia città.

Poi Alec mi aveva presa e mi aveva portato via, ma io non avevo opposto resistenza, mi sentivo al sicuro fra le sue braccia.

Mi aveva gettato sotto coperta, aveva chiuso la porta a chiave e poi mi aveva parlato.

«Sorellina, io... ho visto gli assassini!»

Il sangue mi si era gelato nelle vene.

«Ho visto che parlavano, hanno morso un tipo sul collo, quello ha lanciato un urlo disumano!»

La sua voce era completamente deformata dal terrore, ma mi ero sforzata di non farci caso, lui era il mio fratellone, se aveva paura lui avevo paura anch'io.

«Poi se lo sono portato via, hanno detto che "gli sarebbe stato molto utile"...»

Rabbrividii.

«Non capisci? Lo hanno fatto diventare uno di loro! Sono una specie di... mostri

La verità mi aveva attraversato la mente alla stessa velocità di un proiettile. Lui aveva già capito tutto, e ora entrambi ci trovavamo lì, pronti a essere le prossime vittime.

«Ora promettimi una cosa: se ti fanno diventare una di loro... non farmi la stessa cosa che faranno con te, invece uccidimi.»

Allora la risposta mi era passata in gola senza che neanche volessi.

«No! Piuttosto morirei io!»

Lui mi aveva guardato con sguardo più serio che mai, ma tremolante, due grosse lacrime gli si erano formate alla base dei grandi occhi marroni sul suo viso, poi aveva sussurrato:

«Allora se prendono me, ti lascerò scappare, ti allontanerò da loro! Non ti farò seguire la mia stessa sorte! Te lo prometto.»

Allora mi ero lasciata andare in un pianto disperato e lo avevo abbracciato come se fosse l'ultima cosa che mi rimanesse al mondo, la mia testa contro il suo petto.

Lui mi aveva detto che doveva uscire per vedere se arrivavano, ma non lo avevo visto più tornare.

Dopo neanche cinque minuti avevo sentito un urlo disumano, e mi ero abbandonata in uno strillo di disperazione.

I miei ricordi finivano lì, abbastanza nitidi per capire che Alec era diventato uno di loro.

Mi guardai allo specchio, vidi due tizzoni ardenti brillare sulla mia fronte, allora capii.

Alec mi si fece accanto, fui stupita di vederlo, ma non rincuorata.

«Sorellina! Non preoccuparti, va tutto bene, ora...»

Sembrava cercasse la fine della sua frase con parole che non mi spaventassero.

«...andiamo a mangiare.»

Io lo guardai con disprezzo e sussurrai:

«Me lo avevi promesso...»

Feci una piccola pausa, il mio viso deformato dalla tristezza, dal tradimento.

«Avevi promesso che non lo avresti fatto! E ora sei... sei... un mostro!»

«Non... parlarmi così... non...»

La voce gli tremò leggermente.

«Non volevo...»

Si voltò, il suo sguardo tornò ghiacciato.

E allo stesso tempo infiammato di un rosso vivo, lo stesso dei miei occhi, ormai.

Ma io non avrei mai considerato mio quel bruciore alla gola.

Quell'eterna sete di sangue.

Mi aveva trasformata in una di loro, e... non ne sembrava neanche troppo dispiaciuto!

Sentii come uno stiletto trapassare il mio immobile cuore. Già, perché ormai non sentivo più il mio cuore battere, non sentivo il bisogno di respirare, di muovermi, solo quell'interminabile fuoco nella mia gola.

Volevo piangere, ma il mio nuovo corpo me lo impediva, come se non avessi più una goccia d'acqua, in questo corpo, e probabilmente era così, nessuno, lì dentro era umano, erano tutti come me.

Mostri.

Indossavo una mantellina nera, i miei vestiti erano appesi ad un gancio sul lato di quella bella quanto tetra sala, andai a controllare se c'erano anche quelli di mio fratello, ve li trovai accanto.

Sulla camicia una chiazza bagnata.

Lacrime.

Le ultime che avevo potuto versare.

 

Angolo dell'autore
Stavo pensando che la perfidia dei Volturi potrebbe essere forzata, non naturale, mi aveva colpito soprattutto l'atteggiamento di Jane, così, ho messo mano alla tastiera e...
Eccone il risultato!
Enjoy it!


 

  
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