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Autore: MelCullen    29/10/2011    0 recensioni
Piccolo flash della vita e dei valori dei cacciatori, visti nella mia FF Insidias Amoris; la nascita di essi e delle due donne che poi cresceranno Calliope e Azzurra, Eleanor Conti e Cassidy Holmes.
Genere: Drammatico, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Dopo la II guerra magica/Pace
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Questa è una one-shot. Ve lo dico per evitare che pretendiate troppo; è una semplice one-shot che parla della scuola e della comunità da cui provengono le madri e le famiglie di Callie e Azzurra. Sì, è legata ad Insidias Amoris, come quella su Valerie, e ho deciso di farla per spiegare un po’ di cose e… Per introdurre questo nuovo tipo di maghi e streghe. Mi piacerebbe sapere che ne pensate, perché ci tengo.

Un bacio

La vostra scrittrice folle.

 

Memories of hunter’s life.

 

 

Un giorno, anni or sono, dei maghi cacciatori decisero che era ora di cambiare. Per troppi anni questo mestiere era stato tramandato di padre in figlio, per troppo tempo i nuovi cacciatori erano stati uccisi per l’incapacità e delle lacune dei loro maestri. Avevano bisogno di una cultura ampia, di sapere che fare contro qualche essere, dovevano essere addestrati non solo in base a che mostri ci fossero nella loro zona, ma su tutti. Gli altri maghi ignoravano questi pericoli, per lo più perché preferivano dare la caccia ad altri maghi, che potevano combattere facilmente, piuttosto che alle creature che essi usavano.

Il cacciatore, nella storia, è sempre stato ignorato dal resto del mondo. Lui dava la vita, i suoi figli e tutto il suo impegno per rendere sicuro il mondo di coloro che preferivano far finta di non sapere cosa facesse. Mai nessun cacciatore era entrato nel ministero per rappresentarli, mai nessun riconoscimento, nulla. Erano la base portante di tutto, ma a nessuno importava.

E furono due di questi, che decisero di fondare la scuola. La School for Dark Hunters era stata creata ben prima di Hogwarts, Beauxbatons e Durmstrang; gli alunni erano selezionati con cura, attraverso un misterioso oggetto di cui nessuno, attualmente vivente, ne conosce la natura ed erano invitati a presentarsi con una lettera. Questo poi verrà replicato con le altre scuole, ma nessuno sa che è stata essa la prima a riunire i giovani e ad insegnargli tutto.

è situata in Italia, su una costa nascosta e protetta da una fitta foresta; tutti arrivavano lì con vari metodi, come navi, smaterializzazione, camini, scope durante la notte, cavalli e quant'altro, ma solo anni dopo decisero di farli arrivare tutti ala scuola con un monile, che veniva dato allo studente, che portava direttamente alla sala più grande che si potesse mai ammirare.

La grande sala era riservata non solo allo smistamento e ai pasti, ma anche ai continui tornei di duelli che si organizzavano; ogni alunno bramava di poter vincere tutto, arrivare primo e essere ammirato da tutta la scuola.

Ma andiamo con ordine: questo castello, sulla riva del mare e circondato per metà da una fitta foresta, non solo era nascosto agli occhi dei babbani, ma anche a quelli degli altri maghi. Durante le battaglie nessuno aveva osato cercare quella scuola, per tutta la durata delle due guerre magiche nessuno aveva pensato a loro, e loro non si erano immischiati. C'erano sempre cose ben più pericolose di qualche mago che decideva di combattere contro un altro.

Non scambiamoli per egoisti; seguivano un rigido codice d'onore e di comportamento, avevano giurato davanti alla gloriosa statua della magia di proteggere la popolazione magica, e non, da qualunque creatura o mostro che la minacciasse. Erano impegnati a salvare il mondo, durante quelle guerre, e persero così tanti uomini che ancora non è possibile contarli. Ovviamente non ci è ancora dato sapere cosa combattevano, ma possiamo solo pensare che fosse stato davvero importante.

Ed era lì, in quel castello grigio perla, con gli stendardi ancora medioevali delle due case al vento, che crescevano e si formavano questi uomini e queste donne che avrebbero dato la vita per proteggere il prossimo. Su quelle spiagge la notte venivano interrogati su filosofi, maghi del tempo che più davano ispirazione, sulle stelle e veniva ricordato loro il giuramento che, all'ultimo anno, dovevano fare dinnanzi ad una statua nascosta nell'isola poco lontana. In quelle foreste loro affrontavano le creature predestinate per i loro esami, si sfogavano per la perdita di un parente urlando e lanciando incantesimi da ogni parte, piangevano stremati per il peso troppo grande che avevano sulle spalle fin da quando erano nati.

Grandi maghi e gloriose streghe che non troverete nei libri di magia normali, vennero istruiti in quella scuola. La biblioteca di quella scuola era la più fornita di qualsiasi altra al mondo, e a ben pochi esterni era stato concesso di visitarla e studiarne alcuni scritti. Le materie erano le più varie, e oltre quelle di base c'erano molti corsi, dai più interessanti ai più eccentrici, che potevano essere seguiti solo da chi aveva già una buona media in quelli di base. I corsi di base formavano il mago, ma erano i corsi aggiuntivi che formavano il cacciatore, e ben pochi nel corso dei decenni non riuscirono a parteciparvi.

Ma, arriviamo al dunque. Come ho accennato, vi erano due sole case. I fondatori, quando decisero di creare questa scuola, lo fecero in base ai due maggiori tipi di cacciatori, che loro incarnavano alla perfezione. Il primo era il cacciatore forte, sicuro di se e delle proprie capacità, che non mostrava nessun segno di debolezza; il secondo era quello silenzioso, letale, pianificatore, che usava la freddezza come scudo dal mondo esterno.

Erano così differenti, cosi lontani l'uno dall'altro, che si stentava a credere che fossero amici, e ci si chiese se non si dovesse creare due scuole differenti; ma la motivazione fu decisiva: “se non riusciamo a convivere tra di noi, non potremo mai convivere con gli altri”. Ma li accomunava una cosa: il provare sentimenti forti.

Zatherien il Freddo, così si chiamava il secondo, decise che il cigno fosse il simbolo della propria casata grazie ad un libro, e a sua madre; il rispetto, in quella casa, faceva parte dei tre motti principali: gelo nel cuore, mente agile e rispetto. Un giorno, molto prima dell'idea della scuola, stava leggendo un libro sulla simbologia, e trovò il simbolo del cigno. Bello, così bello da attirare l'attenzione degli uomini, ma che rimane distante da essi per non mischiarsi e macchiare le sue magnifiche penne; chiese consiglio alla sua amata madre, che aveva cresciuto ben cinque figli, e lei gli disse che il cigno era anche simbolo di grande valore, di freddezza, di abilità nell'affrontare i problemi con razionalità e di bellezza letale. Il cigno non si avvicina agli uomini non per paura, ma perché essi non potrebbero capirlo, non potrebbero concepire quali capacità ha, poiché sono offuscati dal suo portamento. E questo, per un cacciatore, era molto utile. Si teneva distaccato dagli altri, ma anche essi non erano da meno.

Decise che il cigno sarebbe stato il soggetto della sua casata, per ispirare gli alunni alla magnificenza e al valore, alla freddezza e alla abilità di distrarre gli altri da ciò che si è realmente. I loro colori erano il bianco, come il manto del cigno, e l'argento, come il colore delle spade.

Ma Aetryon il Grande, il primo, non aveva deciso grazie ad un libro o ai consigli di una madre, ma... Per amore. Aetryon era un grande cacciatore, ed era conosciuto non solo per la sua forza, per l'ingegno e per la spavalderia, ma anche per il suo carattere forte e per i suoi modi decisi. Si basava sui suoi sentimenti, su ciò che provava, non dimenticando ovviamente la scaltrezza, ma la maggior parte delle volte cedeva, e se una cosa la faceva per ira o per vendetta, rischiava tutto senza pensarci due volte. Finché non incontrò l'amore della sua vita, una donna affascinante, forte, dalle capacità magiche straordinarie e dal sorriso più caldo dell'intero universo; ne fu soggiogato. Ogni volta che lei aveva una missione da compere lui la seguiva di nascosto, attendendo il momento in cui l'avrebbe salvata, ricevendo la sua gratitudine. Ma non arrivò mai, dato che lei riusciva sempre a cavarsela in un modo più che egregio, e lui aspettava inutilmente, mentre lei si innamorava di un altro.

Alla notizia del matrimonio della sua amata, Aetryon decise di trasferirsi da un'altra parte, per allontanarsi da lei e da quel dolore immenso, ma se ne pentì amaramente quando seppe che si era ammalata, e quando tornò per rivelarle il suo amore, lei era morta dando alla luce una bambina. Il padre, il marito della donna, era impazzito dalla sua perdita, e si uccise trafiggendosi il cuore con la spada di lei, che lo aveva fatto innamorare e poi fatto soffrire così tanto.

Aetryon il Grande pianse a lungo per questa perdita, si sentiva colpevole per non aver salvato la sua amata, ma una notte ebbe una rivelazione, mentre guardava le fiamme. L'unico modo in cui poteva rifarsi, col quale avrebbe potuto aiutare ella, era prendersi cura della figlia; entrambi i genitori erano morti, la nonna paterna era troppo anziana per insegnarle la nobile arte della caccia, e lei doveva diventare come la madre. Le doveva almeno questo.

Propose l'idea della scuola al suo vecchio compagno di avventure Zatherien, senza rivelarne i veri motivi, e quando accettò iniziarono a costruirla. Alla fine, per la creazione di questa scuola dobbiamo ringraziare quella donna coraggiosa fino alla fine, che diede la vita per la sua bambina e che la rischiò tante volte per gli altri. L'amore è stata la scintilla  di questa idea, e su cui si era basato tutto.

La casata che creò Aetryon il Grande era composta da studenti forti, senza macchia e senza paura, orgogliosi come dicevano i loro tre motti: coraggio, orgoglio, cuore impavido. I loro colori erano il nero, poiché la notte era loro amica, e l'oro, come il sole che faceva sparire ogni creatura notturna.

Mentre il simbolo della loro casata era un drago. Forte, orgoglioso, senza paura. Il perfetto esempio di alunno... In onore del patronus dell'amata di Aetryon.

White Swan e Black Dragon.

 

Secoli dopo, una giovane ragazza camminava con spavalderia per i corridoi del castello; dall'inizio dei tempi anche le sue antenate avevano percorso quei corridoi con la stessa sfacciataggine, come se fossero le regine di quel posto. La sua divisa, composta da una gonna a scacchi neri e oro e da una camicia nera, portava a pensare che appartenesse alla prestigiosa casa dei Black Dragon. I libri che portava in mano suggerivano che avesse come lezioni seguenti magia nera e il nuovo corso sul vodoo, mentre il sorriso... Beh, diceva chi era.

Quel sorriso beffardo, sicuro di sé, apparteneva alla grandiosa e famosa Eleanor Morgwen Conti, figlia di Davide e Helena Morgwen Conti; ancora non conosceva la paura vera, non conosceva la prudenza, ed era una delle più talentuose della scuola. Seguiva ogni corso possibile, partecipava attivamente al club delle missioni, un piccolo cerchio di ragazzi che prendevano parte ad alcune missioni esterne al castello, ed era apprezzata da molti. Come i genitori aveva la propensione al comando, come il padre era orgogliosa, ma non era altezzosa quanto la madre; entrambi cacciatori, la madre aveva deciso di smettere quando nacque lei, e Eleanor pensava che la odiasse per questo. Cacciare era un motto di vita, era un modo per convivere con se stessi e dire il momento prima di addormentarsi ho fatto il mio dovere.

Idea che sarebbe cambiata anni dopo.

Comunque Eleanor, in quei momenti, era felice. Non solo era all'ultimo anno e mancava solo un semestre alla fine della scuola, ma l'avevano già avvisata dove sarebbe stata mandata per le sue prime missioni. In Romania, a controllare i draghi. Una cosa che l'aveva eccitata al massimo, dato l'amore e l'attrazione che provava per quelle creature; li avrebbe addestrati, forse ne avrebbe avuto uno solo per se, e con lui avrebbe distrutto ogni minaccia al mondo. E ci credeva la nostra Eleanor, credeva davvero in quello che pensava, ma non si aspettava che in seguito sarebbe cambiato tutto. Il suo mondo, il suo modo di pensare, tutto.

Arrivò alla lezione in ritardo, ma la professoressa Cylia Dalmazi nemmeno se ne accorse; era troppo impegnata a parlare e a spiegare col trasporto che solo i professori di quella scuola potevano avere; parlava di magia nera, e come al solito era presa dai soliti suoi esempi; i maghi oscuri erano potenti, conosciuti per la paura, ma se si poteva usare per il male si poteva usare anche per il bene. Eleanor era d'accordo con lei, e si sedette in mezzo ai suoi compagni, in particolare tra due suoi amici, quasi annoiata. Adorava la professoressa Dalmazi, ma molte cose le sapeva già. Non per niente era una delle migliori nella sua scuola. < Novità?> sussurrò all'affascinante Dimitri, che scosse la testa.

< No, mia cara. Solo noia.> commentò a mezza voce, e lei sospirò. La lezione si stava rivelando noiosa, finché una giovane ragazza, dalla divisa bianca e argentea, alzò la mano color caffè con eleganza. La professoressa ne fu entusiasta.

< Chieda pure, signorina Holmes.> disse con tono gentile, e la ragazza sorrise, nascondendo un vago senso di nausea per tanta gentilezza.

< Quindi lei crede che anche Lord Voldemort sia un grande mago, anche se sta distruggendo il mondo magico.> parlò con gentilezza calcolata Cassidy Holmes, dei White Swan. Il silenzio riempì l'aula; i suoi compagni di casa opposta, compresa Eleanor, la guardarono annoiati, mentre quelli della sua casa dovevano sembrare interessati solo per ripicca nei confronti degli altri; dopotutto, era una loro compagna. Una delle più brillanti.

La professoressa invece si incupì. < Cassidy Holmes, non ho detto questo. E sa bene che tale argomento non riguarda questa lezione.> il suo tono era spaventosamente serio, ma la ragazza non si fece intimidire e alzò con grazia un sopracciglio.

< A dire il vero questo argomento è tabù in tutta la scuola, anche se dovrebbe riguardarci. Abbiamo le capacità per aiutarli e annientare quel ridicolo mago vestito da una tunica nera in poco meno di qualche mese.> disse con quel suo modo finto delicato, ma allo stesso tempo sprezzante e sincero. La professoressa stava assottigliando lo sguardo, e lei alzò il mento con fare altezzoso e di vittoria, ma Eleanor, scocciata, si intromise nella discussione.

< Aiutarli? Loro ci sono stati quando abbiamo ricacciato ad Atlantide i signori del mare e perso almeno un centinaio dei nostri?> chiese con acidità, e Cassidy si girò a guardarla con sguardo serio.

< No, ma perché non hanno le capacità. Se solo ci mettessimo in campo, per una volta, e li aiutassimo, magari...> provò a discuterne, ma la risposta fu fulminea.

< Magari cosa? Ci ringrazierebbero? O ci rimanderebbero da dove siamo venuti? I prescelti non possono mischiarsi con quelli, che non riescono nemmeno ad apprezzare ciò che facciamo per loro.> replicò con tono secco, e i suoi compagni le detterò appoggio con un piccolo applauso. Lei sorrise soddisfatta, ma Cassidy non demordeva.

< Loro non lo apprezzano perché non lo sanno. E queste nostre convinzioni potrebbero essere la nostra rovina! Magari un giorno noi avremo bisogno di loro.> si stava scaldando, sempre in modo contenuto, ma Eleanor rise, insieme agli altri.

< Noi? Che Merlino e Morgana non ascoltino le tue parole! Noi siamo superiori, non avremo mai bisogno di loro!> disse ancora ridendo, cosa che irritò ancora di più Cassidy, ma la professoressa Dalmazi le interruppe con decisione.

< Basta. Non siamo a lezione di etica, quindi riprendiamo la lezione. E per chi avesse domande pertinenti, aspetti fino alla prossima volta!> e riprese a parlare, mentre Cassidy guardava in modo glaciale Eleanor, che sorrideva beffarda. No, non era altezzosa; lo era solo con chi se lo meritava.

 

La situazione in quella scuola era differente da Hogwarts, in quei giorni; mentre Hogwarts combatteva contro il male, loro rimanevano nel loro piccolo, invitante e sinuoso mondo. Tutto si faceva per uno scopo finale, parlare con una certa persona aveva un obbiettivo, cercare con nonchalance un incantesimo in verità nascondeva l'ansia di essere scoperti e derubati dell'idea. Lì il male lo combattevano giornalmente, e mentre Harry Potter cercava gli Horcrux, Cassidy pensava a come superare l'esame di magia bianca a pieni voti e Eleanor... A sorridere a quel bel ragazzo, Vincent. Una cosa che non si ammetterà mai è che lei e le sue antenate, nessuna esclusa, prima di innamorarsi dell'amore della propria vita erano un po'... Civettuole.

Infatti era seduta sulle ginocchia dell'amico Dimitri, a ridere e scherzare, e quando notò lo sguardo di Vincent, un White Swan, sorrise soddisfatta; anche se era un cigno color nuvola non si poteva di certo buttare. Ma il sorriso si spense quando Cassidy si sedette vicino a lui, per ripassare. < Ho tanta voglia di andarmene da qui, lo sai?> disse a suo cugino Vincent, che la guardò stranito.

< E tu sai che queste sciocchezze non sono da te?> rispose alla cugina, che sospirò. Stava cambiando, e questo non era ne saggio ne normale. Per fare il giuramento a fine anno si doveva essere forti e sicuri, ma lei stava mutando, e non era una buona cosa. La scrutò. < TI stai davvero preoccupando per la guerra degli altri?> chiese stupito, e lei prima di annuire bevve un po' di acqua dal calice in argento del loro tavolo.

< Sì... E non capisco perché nessun altro lo faccia.> e guardò il cugino, nella speranza che almeno lui si mostrasse interessato, ma scrollò le spalle.

< Non è una nostra battaglia, Cass. Noi abbiamo le nostre a cui pensare.> e dicendo questo lei si irritò. Pensava che almeno lui fosse davvero dalla sua parte, non come i suoi compagni, che alla fine della lezione di magia nera l'avevano pressata di smetterla. Ma come poteva smettere di pensarci? Tutti quei maghi che in quel momento stavano soffrendo forse si sarebbero potuti salvare, se solo un gruppo di loro avesse avuto il cuore di aiutarli. Bastavano solo pochi di loro per salvarne tanti, ma la regola era una sola. Noi combattiamo le nostre battaglie anche per loro, ma non le loro battaglie.

Questo pensiero fu interrotto da un urlo, un lamento disperato, proveniente dall'altro tavolo. Un ragazzo del quinto anno aveva ricevuto un gufo, e in quella scuola i gufi erano troppo spesso portatori di brutte notizie.

Il ragazzo urlava come un matto, dava calci al muro, e prima che potesse fare altro i suoi amici e compagni gli tolsero la bacchetta e lo fermarono. Si dimenò, cercando di liberarsi, per poi accasciarsi al suolo e singhiozzare. Si sentivano solo i suoi singhiozzi nella grande sala, e tutti osservavano un religioso silenzio per il loro compagno. Eleanor corse da lui; conosceva Gary e la sua famiglia, il padre era amico del suo, e lo abbracciò. Nessuno fece domande, perché tutti sapevano il motivo di quelle lacrime, quella scena era stata vista così tante volte, e le lacrime di un cacciatore erano permesse solo in una certa situazione: la morte di un proprio familiare.

Il giovane ragazzo abbracciava la compagna senza nemmeno pensare alla sua virilità; aveva appena perso il padre in una trappola di antichi demoni, e i compagni vedevano in lui non solo un compagno che aveva bisogno di appoggio e aiuto, ma anche quello che non volevano mai essere. Tutti in quella scuola, nessuno escluso, avevano paura dei gufi. Cosa che poi si trasmetterà ad Hogwarts, con un'altra Morgwen.

Eleanor cercava di stringere Gary e di consolarlo, ma sapeva che non poteva passare così facilmente. Ci sarebbero volute settimane, mesi, anni prima che si potesse riprendere del tutto, ma lei ci provava comunque. E quando alzò lo sguardo e incontrò quello di Cassidy, la guardò come se fosse animata da un fuoco sconosciuto, come se la colpa fosse sua. Le parole, la frase che le trasmise, erano queste: come puoi chiedere di partecipare ad altre guerre?

Telepatia, ecco che aveva usato. Una magia antica, che solo in pochi potevano usare, e Cassidy non era una di queste. Si sentì ferita da quello sguardo, che la intimava di andarsene, e provava tanta pena per quel povero ragazzo. Ma si alzò, e con fare orgoglioso se ne andò dalla sala. Non era più gradita in quel posto.

Eleanor distolse lo sguardo da lei appena varcò la soglia della sala, e riprese con i suoi compagni a dare sostegno al povero ragazzo che aveva appena perso una delle sue colonne portanti. Il silenzio continuava a regnare nella sala.

Erano, e sono ancora, bravi in una cosa gli alunni di quella scuola; dare aiuto quando si ha bisogno. E proteggersi a vicenda.

Una grande famiglia.

 

Passarono i giorni, e Gary ancora non si riprendeva. Tutti gli davano una mano, ma mai quanto Eleanor; lo aiutava con gli studi, l'aveva accompagnato al funerale e aveva consolato insieme ai suoi la vedova, ma quella sera aveva bisogno di prendersi una pausa. Una pausa dal mondo, un momento per mettere da parte la maschera di forza che aveva addosso.

Andò ai bagni delle femmine, dove vi era una grande vasca, e dato che era molto tardi non si preoccupò nemmeno che ci fossero altre. Si tolse tutto, mostrando ai raggi della luna che filtravano dalle finestre la sua pelle candida, e il suo tatuaggio.

Entrò nell'acqua calda con lentezza calcolata, e quando le punte dei suoi capelli castani furono bagnate, vi si immerse del tutto. Era quel momento che aspettava da settimane,, il momento in cui poteva urlare senza essere sentita. Urlare la sua paura, ogni sua angoscia. Le bolle salivano in superficie mentre urlava, e quando rimase senza fiato risalì in superficie e si sedette vicino al bordo, respirando profondamente e facendosi scappare qualche lacrima. Quello che era successo al padre di Gary era ciò di cui aveva paura lei; amava il padre, era fiera di lui, come lui era fiero di lei, e se gli fosse accaduto qualcosa... Non sapeva cosa avrebbe potuto fare senza di lui. Era il suo mentore, e il solo pensare che un semplice gufo potesse farlo sparire dalla sua vita beh, le sembrava una cosa spaventosa.

Non aveva paura della morte, ma per quella degli altri sì.  La madre diceva che i morti  che avevano fatto del bene andavano in un posto bellissimo, dove potevano finalmente riposare, ma lei non voleva che i suoi genitori la lasciassero in quel mondo tanto grande. Sì, anche Eleanor aveva paura di rimanere da sola. La grande Eleanor, dal sorriso beffardo, aveva paura di qualcosa. Di alcune cose, a dir la verità, ma non poteva di certo abbandonarsi ad esse.

Non si vive delle proprie paure erano queste le parole che gli aveva rivolto il padre quando l'aveva trovata in lacrime, a nove anni, dopo una sua lunga assenza. E queste stesse parole furono marchiate sul suo cuore. Ma le sue poche paure erano legate agli altri.

Stava ancora trattenendo i singhiozzi, quando entrò qualcuno. Lei si alzò subito, coprendosi il seno con le braccia, e vide chi era. Cassidy Holmes era appena entrata, e la stava fissando. O meglio, non fissava lei, ma il suo tatuaggio.

Il drago magico che si era tatuata un anno prima non era certo un segreto in quella scuola, ma nessuno l'aveva descritto bene, nemmeno i ragazzi con cui era stata. Quel drago si muoveva sulla sua pelle come seta, sembrava avesse vita propria, e si spostava sinuoso dalla spalla al fianco della padrona. Cassidy lo osservava curiosa, per poi alzare lo sguardo e guardare negli occhi Eleanor, che tremava un poco dal freddo. < Cosa ci fai qua?> chiese stringendosi le braccia ancora di più a se, per evitare di rabbrividire, e Cassidy si avvicinò alla vasca, scuotendo la testa.

< Non dovresti aggredirmi, sono venuta solo a chiederti che ho fatto per farmi disprezzare tanto.>le porse due asciugamani, e quando lei uscì dall'acqua si girò per darle un poco di privacy. Lei se ne mise uno intorno al corpo, e con l'altro iniziò ad asciugarsi i capelli. Si sedette sul bordo della vasca e lasciò i piedi nell'acqua calda.

< Siediti.>le disse con un tono neutro, e lei si tolse le scarpe e si sedette accanto a lei, con i piedi immersi nell'acqua. Erano più o meno della stessa altezza, ma per il resto sembravano quasi opposte. Rimasero in silenzio per qualche minuto, prima che Eleanor riprendesse la parola. < Dimmi, perché credi che i nostri compagni debbano subire altri lutti per combattere una guerra non nostra?> chiese dura, e Cassidy guardò l'acqua.

< Mi dispiace per Gary Mason, penso tu lo sappia.> e la guardò, ma vedendo che non le rispondeva riprese a parlare < Ma... Penso che anche gli altri abbiano diritto ad un aiuto.>

< Oh certo, come no. Loro giocano con le bacchette ad ammazzarsi e noi dobbiamo salvargli il culo?> chiese acida, ma Cass non si scompose.

< È più di un gioco di bacchette, Conti. È una guerra vera e propria, per il predominio dei purosangue su quelli che invece sono nati con la magia ma senza maghi in famiglia. E non è giusto che muoiano perché non sono nati in una famiglia magica.> il suo tono era serio, ma Eleanor scosse la testa sorridendo amara.

< Guerra per le razze; Morgana, che stupidità!> era quasi disgustata.

< Noi non siamo migliori di loro se ci rifiutiamo di aiutarli solo perché siamo più importanti o abbiamo altre cose contro cui combattere.> fu questa la risposta dura alla esclamazione di prima, e Eleanor la guardò male.

< Noi siamo migliori di loro perché, anche se non abbiamo mai ricevuto dei ringraziamenti, continuiamo a proteggerli!> sbottò adirata, e Cass la guardò freddamente.

< E tu salveresti le persone solo per un ringraziamento?> chiese diretta, facendo zittire la compagna, che la fissò e poi spostò lo sguardo verso la luna. Cass sospirò. < Vedi Eleanor, ci sono tante creature spaventose nel mondo, ma io penso che la peggiore sia proprio l'uomo. Come può un uomo fare del male ad un altro? Le creature che combattiamo noi sono guidate dall'istinto, ma l'uomo?> finalmente la compagna riprese a guardarla, e poté concludere guardandola negli occhi. < È più pericoloso un uomo guidato dalla pazzia e dalla cattiveria, o una creatura che segue l'istinto?> le chiese senza più durezza, solo con straziante sincerità, e Eleanor... Non seppe risponderle.

Rimasero lì, in silenzio, entrambe pensierose. Forse è stato proprio in quel momento che la loro amicizia iniziò a saldarsi, ma purtroppo certe amicizie devono affrontare troppe sfide.

 

Un mese dopo quella chiacchierata, Cassidy Holmes stava correndo a per di fiato per i corridoi della scuola, dirigendosi verso l'uscita, dove un gruppo di ragazzi e ragazze del Black Dragon stavano in silenzio; non era ancora arrivata che dalla foresta si sentirono le urla strazianti, e quando raggiunse il gruppetto vide Dimitri bianco come un fantasma, che guardava amareggiato la foresta. Non le ci volle molto a capire che era successo, e non ascoltando gli avvertimenti degli altri entrò di corsa nella foresta.

Ci mise qualche minuto per trovarla, e si fermò a vedere quell'atroce spettacolo di dolore. Eleanor Morgwen Conti, la grande Eleanor, stava usando ogni magia che conosceva per distruggere qualunque cosa si trovasse davanti, piangendo furiosamente. Urlava, implorava il cielo di ridarle ciò che aveva perso, dava fuoco agli alberi e faceva saltare in aria ogni cespuglio, senza notare la presenza di Cassidy. Urlava così tanto che anche i professori la sentirono dal castello, ma prima che arrivassero lei vide Cass; aveva gli occhi rossi, le lacrime le solcavano le guance, tremava dalla rabbia e i singhiozzi la scuotevano senza pietà. L'amica ne rimase sconvolta, e si avvicinò piano a lei.

< L'hanno ucciso... Hanno ucciso mio padre...> ripeteva come se fosse in trance, e quando Cass si avvicino troppo riprese ad urlare; il troppo potere che stava sprigionando fece saltare in aria un albero. Ma l'amica non si arrese, e quando l'abbraccio mentre continuava ad urlare la strinse forte, trattenendo le lacrime anche lei. Quel contatto fece crollare in ginocchio Eleanor, che stretta dall'amica, continuava a piangere e singhiozzare. < Hanno ucciso mio padre!! Il mio papà!!!>urlava, e Cass sapeva solo tirare su col naso e stringerla forte.

< Mi dispiace El...>

< LO HANNO UCCISO!! È MORTO!!>

< Lo so... Calmati El, andrà tutto bene...>

< È MORTO!!> continuò a urlare, prima di riprendere fiato e stringere di rimando l'amica piangendo più disperatamente di prima. < Il mio papà...>

Non si vive delle paure, ma il dolore segna sicuramente le persone.

 

Eleanor non riuscì ad uscire dal vortice di tristezza, disperazione e vendetta, soprattutto da quando venne a sapere che la madre era incinta di un mese quando suo padre morì. Si sarebbe chiamata Roxanne Morgwen, come la nonna.

Finì l'anno, e fece il famoso giuramento davanti alla mistica e affascinante statua della magia. Era in prima fila, il cuore pieno di emozioni, accanto a se aveva Dimitri, che era diventato il suo ragazzo in quei momenti di disperazione, ma solo una in quell'anno non fece il giuramento.

Cassidy era scappata dalla scuola una settimana prima, per tentare di aiutare a Londra. Era ormai arrivato l'avvento della battaglia finale, e lei aveva sentito il bisogno di andare ad aiutare. Nessuno andò con lei, nemmeno Eleanor che, ancora scossa, aveva giurato che avrebbe ucciso ogni maledetta creatura oscura che infestava il mondo. Si misero a discutere animatamente, ma lei era ancora troppo presa dalla furia, e Cassidy dovette partire da sola. Non ritornò mai in quella scuola, e non fece mai il giuramento.

Entrambe presero vie diverse; una, sostenuta dai genitori, lasciò la vita dei cacciatori per dedicarsi a quella della normale strega, lasciando indietro tutte le paure, i dolori e le cose che aveva imparato. L'altra invece prima andò in Romania come promesso, ma le cose non andarono come aveva previsto...

 

Anni dopo, inaspettatamente, si ritrovarono in un locale. Ne una ne l'altra poteva immaginarselo, ma il destino è davvero arguto per certe cose. Cassidy doveva distrarsi dai suoi studi di incantesimi, quindi andò in quel locale frequentato da maghi e streghe giusto per non pensare agli esami che doveva ancora affrontare. Era cresciuta, durante gli anni, era diventata una vera e propria strega di gran classe, e in quel vestito grigio perla era ancora più affascinante. Si diceva che la cantante di quel locale, il White Moonlight, fosse davvero fantastica, e quindi si sedette al piano superiore, in un tavolino vuoto. Molti maghi si erano girati a guardarla, e aveva dovuto rifiutare già due inviti mentre cercava il tavolino.; ma l'aveva trovato, ed era lontano da tutti. Si chiese dove fosse la cameriera, e quando arrivò di sorpresa si girò a guardarla, rimanendo sconvolta. < E... Eleanor?> chiese balbettando, e la ragazza, rimasta colpita quanto lei, annuì.

Cassidy non era stata l'unica a crescere. La strega che aveva di fronte a lei era davvero molto bella, dagli occhi scuri e penetranti, messi in risalto dal trucco, e l'abito che usavano le cameriere in quel locale, attillato ma ne corto e ne volgare. Ogni cameriera aveva la divisa di un colore diverso e, stranamente, il suo era nero, con dei ricami color oro. A Cassidy le sembrò di essere tornata a scuola. < Ma che ci fai tu qui?> le chiese confusa, e Eleanor fece il suo sorriso beffardo.

< La cameriera, non si vede? Che ti porto?> chiese gentile, e lei sorrise un poco, riconoscendo la ragazza con cui aveva stretto amicizia.

< Due magic spells. Uno per me e uno per te.> lei rise e li scrisse sulla mano con la bacchetta.

< Spero di trovare qualcuna che mi copra!> disse ancora ridacchiando e scese dalle scale; Cass la seguì con lo sguardo, chiedendosi il perché proprio lei fosse finita a fare la cameriera in un locale, a Londra. Aveva qualche missione? Era in incognito? Era incinta ed era stata costretta a fuggire?

Ma appena Eleanor riportò su i drink e si sedette con lei al tavolo, tutto le fu più chiaro. Quando arrivò in Romania inizialmente andò tutto bene; addestrava i draghi, portava a termine egregiamente le missioni, era una cacciatrice provetta... Finché non ebbe a che fare con altri maghi. Scoprì infatti che alcune delle creature con cui si era battuta, erano solo marionette di altri maghi, e solo dopo molte ricerche scoprì che erano tutti collegati. Esisteva una setta, il circolo, di maghi e streghe potenti che per arrivare ai loro loschi scopi si servivano delle creature oscure, drogandole e sfruttandole. Ovviamente non era una novità, ma non molto tempo dopo scoprì anche che era stata quella setta a organizzare la morte del padre.

< Tornai a casa e trovai molti suoi appunti.> disse prima di bere un altro sorso. < Era alla loro ricerca, li aveva scovati, ma loro lo hanno fatto fuori prima che potesse annientarli.> sembrava calma, mentre parlava del padre, e sembrava ancora più calma quando le disse che aveva smesso di fare la cacciatrice e si era iscritta ai corsi di auror.

Aveva discusso con la madre a causa di questo, poiché tutta la sua famiglia faceva parte del prestigioso ordine dei cacciatori, ma lei aveva ricordato le parole di Cassidy, ed era convinta che con la sua preparazione ogni mago oscuro sarebbe stato fatto fuori. C'era qualcosa che nascondeva, aveva parlato poco di questa discussione con la madre, ma Cassidy non volle indagare di più. Alla fine si era trasferita a Londra, ma visto che non aveva abbastanza denaro per pagarsi l'appartamento e i corsi, si era dovuta rimboccare le maniche e iniziare a lavorare. Cassidy era fiera di lei, e quando le chiese della sorellina si stupì del sorriso che fece l'amica.

< Roxanne Morgwen Conti è la bambina più bella e più furba che abbia mai visto!> rise pensando alla sua sorellina. < Dovresti vederla! È fantastica!>

< Se è come la sorella allora sì che lo è!> commentò sorridendo e Eleanor ridacchiò.

< Ovvio! Anche se io sono il capolavoro e lei solo la copia.> fece una finta smorfia snob, prima di ridere di nuovo con Cass. Si scambiarono altre informazioni, continuarono a parlare, ma vennero interrotte dalla famosa voce della magia, la miglior cantante del secolo... < Lei è Suzanne, Suzanne McShane.> disse Eleanor all'amica, mentre la ragazza sul palco iniziava a cantare. Rimasero ad ascoltarla, rapite dalla sua musica, e non pensando più al passato, ma al futuro.

 

Non sapevano che sarebbero diventate tanto amiche; non sapevano che l'una avrebbe fatto da madrina alla figlia dell'altra; non sapevano che le loro figlie avrebbero formato un trio affiatato. Questa è la storia prima della storia. Questa è la storia dei cacciatori, del principio di un letale accostamento di relazioni che porterà a una vera guerra, che i maghi non avevano mai visto e che i cacciatori avevano cercato di evitare per anni.

Questa è la storia delle madri, così simili alle figlie.

   
 
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