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Autore: primavera    01/07/2006    7 recensioni
Buonanotte, giovane antenne popoloseH. Se proprio volete sapere il resto dell'introduzione leggete la fine della storia xD :D
Hermione rivive tutto quello che c'è stato tra lei e Ron, seduta in spiaggia ad osservare la sua piccola che traccia nella sabbia quello che tempo prima tracciava lei stessa...
Capito? XD è un po' confusa, ma l'ho scritta di getto...
:D recensire, se volere :D
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appena riuscii ad affacciarmi in

Appena riuscii ad affacciarmi in quel vagone, appena riuscii a scorgere il tuo ciuffo di capelli rossicci, capii all’istante che dovevo averti.

Dicono che i bambini non proveranno mai del tutto un genere di sentimento come l’amore, ma io avevo undici anni, e appena i nostri sguardi si incrociarono compresi immediatamente che dovevo almeno esserti amica.

Eppure dal modo in cui ti rivolgevi a una sola mia affermazione mi faceva capire che non mi sopportavi.

Allora compresi che tu eri come tutti gli altri, mi odiavi e dovevo odiarti anche io.

Ma dovevo di certo fare i conti con il destino, e con la nostra maturazione.


Quel giorno, Ron, te lo ricordi?

Tu come al solito non facevi che stare con Lavanda, io invece leggevo, come mio solito.

Leggere mi fa bene, mi aiuta a dimenticare tutte le cose brutte che succedono.

Quel giorno stavo leggendo Dorian Gray, era un bel libro, mi è piaciuto subito.

Tu, dopo non so quanto tempo, sei venuto verso di me.

Io ho tenuto la testa bassa, per non farti vedere che piangevo.

E tu, semplicemente: – Ti amo, ‘Mione. –

Come avevo sempre desiderato.

Un semplice ‘ti amo’.

Perché fa capire tante cose.

Tante, quelle due parole.


Ne è passato di tempo, da quel giorno, abbiamo finalmente capito che siamo fatti l’uno per l’altra.

Non credevo che avrei trovato così presto la felicità.

C’è chi ne è ossessionato, e che la cerca per tantissimo tempo, magari nei soldi, nel successo, mentre non capisce che l’amore è così vicino, e che dona la felicità in breve…

Mentre io ho trovato la felicità in te.

Quella con la F maiuscola.


Ti ricordi, Ron, quella volta in cui ti portai a pranzo dai miei?

C’era un bellissimo albero in giardino, con un incavo non troppo in alto, eppure non riuscivo ad arrivarci.

Ti raccontai che quando ero bambina portavo una sedia con me e mi arrampicavo su quel ramo in alto. Mi faceva sentire grande.

Un giorno trovai un nido con degli uccellini piccoli, quattro in tutto, che non avevano ancora aperto gli occhi. Abbandonati dalla madre.

Ti ricordi, Ron, che ti dissi che per qualche giorno li nutrii, e poi scoppiai a piangere?

Tu mi chiedesti il perché di quelle lacrime, e io ti risposi che i piccoli erano morti a uno a uno, ed erano rimasti in due.

Una mattina mi avviai da loro per nutrirli e li trovai semisommersi dalle formiche.

Morti.

Tutti e due.

Ti ricordi che ti saltai al collo, piangendo come una disperata?

E tu sorridesti, indicandomi qualcosa lì in alto?

Non ci arrivavo con lo sguardo, così lo prendesti in mano.

Erano passati quattordici anni da quando avevo guardato per l’ultima volta quell’albero, ed ecco il nido, oramai vuoto.

Bagnato, lurido, almeno la terza parte di quanto era stato, ma c’era.

E ora era nelle tue mani.


Abbiamo avuto del tempo, un tempo per riflettere, piangere, litigare, ridere.

Abbiamo vissuto, Ron.

Ricordati del quadernetto dove annotavamo ogni cosa.

I promemoria non ti piacevano, Ron.

E neanche a me.


Ti ricordi quella sera, pioveva e io avevo indosso il tuo maglione, quello color melanzana, che odiavi tanto.

Ci navigavo, ma a te non piaceva.

E me n’ero appropriata senza preavviso.

Ti ricordi che stavo rileggendo ‘Il ritratto di Dorian Gray’, perché mi aveva colpito tanto?

Tu mi venisti alle spalle di soppiatto, chiedendomi: Che cosa leggi, che cosa leggi?

Io ti risposi, un po’ scocciata, perché non voglio essere interrotta mentre leggo, il titolo del libro di Oscar Wilde.

Ti spiegai la trama, con cura, per bene, poi tu, senza preavviso, mi prendesti in braccio, mi portasti in camera nostra e mi adagiasti sul letto, dicendo: Dobbiamo fare la nanna, ‘Mione, è mezzanotte passata, che ti importa se un cretino biondo (Malfoy due la vendetta) distrugge un ritratto e muore? Perché non pensi all’oggi, ogni tanto?

Ma Ron, io penso all’oggi , ti risposi ridendo, confusa per questo tuo sbalzo di filosofia improvvisa.

Non è vero, leggi sempre libri di persone vecchie, decrepite, libri che profumano di antico, libri che saranno pure passati alla storia, ma dopotutto sono passati, no? mi chiedesti, stendendoti accanto a me e spegnendo la luce.

Rimanemmo al buio, tu ti addormentasti subito, io mi fermai a riflettere su di te, ascoltando il tuo respiro lieve e regolare.

Non so nemmeno dopo quanto tempo mi addormentai.


Ti ricordi di quando litigammo per il nome della creatura che sarebbe dovuta nascere di lì a breve? Io volevo un nome strano, fuori dal comune, tu invece uno di quei soliti nomignoli comuni e tramandati di generazione in generazione.

In fondo al mio cuore, però, sapevo che se fosse stato maschio, l’avrei chiamato Ronald.

Se fosse stata una femmina, beh, non lo sapevo.

Nacque femmina.


Alla fine la chiamai Elizabeth.


Ti ricordi quando parlammo delle Lettere d’Immensità, di come io le avevo inventate e di come le avrei tramandate a Elizabeth?

Tu mi chiedesti cos’erano di preciso, e io ti risposi, ridendo, che non lo sapevo neanche io.

Tu sorridesti, chiudendo gli occhi, e sapevo che pensavi che ero una pazza.

Ti ricordi, Ronald?

Eravamo in riva al mare, Ron, e tu ti eri disteso sulla sabbia, incurante, e ridevi perché il mare che ti lambiva i piedi ti faceva il solletico.

Io, presa da una strana malinconia, osservavo il sole tramontare, che abbracciava delicatamente l’acqua piatta, creando un magico gioco di luce che mi catturò.

Afferrai un bastoncino e cominciai a incidere delicatamente linee e ghirigori senza senso, mentre tu respiravi dolcemente.

Alla fine l’acqua ti bagnò le caviglie, e tu di soprassalto ti mettesti a sedere, mentre io, assorta nella contemplazione del sole che spariva all’orizzonte, tracciavo le Lettere dell’Immensità.

Mi chiedesti: Cosa stai facendo?

E io: Traccio le Lettere dell’Immensità.

Tu ti accostasti a me, seguendo con lo sguardo il bastoncino che girovagava liberamente sulla sabbia.

Scoppiasti a ridere: ‘Mione, questi sono i Ghirigori dell’Innocenza! –.

E io: No, mio caro, queste sono le Lettere dell’Immensità.

E tu, ridendo: Ti dico di sì…

E io, borbottando: Elizabeth, tra un anno o due, sarà seduta qui al mio posto, piccola come lo sono stata io, e traccerà tutto questo…

Tu: Non lo so.

Io: Non fare lo scetticone, so che non ci credi.

Tu: Non molto, ma chi può dirlo?

Questo mi fece tornare a sorridere.


E adesso, Ron, questa tua assenza mi fa paura…

Non può essere semplicemente una riunione di Auror, se fai così tanto ritardo, e questo mi fa paura.

Pensa a Elly. Come si sente LEI, ora?

Lei ora è seduta con il suo vestitino bianco in riva al mare, e osserva assorta l’immensità che le si staglia di fronte.

Proprio come sua madre, diresti tu.

E io riderei, e tu cominceresti a farmi il solletico, senza alcun motivo, semplicemente perché te l’ha sussurrato la Voce del Destino.

Passi.

Passi dietro di me.

– Scusami, ‘Mione, ho fatto ritardo – la tua voce dolce e un po’ preoccupata, che mi arriva alle orecchie, mi riempie di gioia.

Mi giro verso di te, mormorando: – Ti aspettavamo. –

Sorridi, e mi prendi le mani, facendomi alzare.

Anche lei si è alzata, e muove passi incerti verso qualcosa che ha attirato la sua attenzione.

Mi cingi la vita con le spalle, deponendo un bacio tra i miei capelli, sussurrando: – Avete fatto bene… –

Ha trovato cosa cercava, ora, e si è seduta di nuovo, tracciando qualcosa nella sabbia con un bastoncino, tracciando qualcosa che la sua mamma, tanto tempo prima, quando ancora aveva la sua età, chiamava Lettere d’Immensità.




E la vostra adorata (sese xD) Primavera torna a colpire dopo una settimana d’assenza dal suo adorato Piccì O.O grave, grave problema.

Sono andata in villeggiatura… e che ce frega, penserete x°D

Però, la settimana mi ha fatto bene… ;) ditelo recensendo xD

Questa effeeffe l’ho pensata tracciando le mie Lettere d’Immensità… cioè il suo nome xD vabbù, tralasciando, spero vi sia piaciuta questa brodaglia di miele e sdolcinatezza pura… la Nutella fa male xD ma io la loVVo troppo *-*

Vabbè, giovani antenne care, Primavera vi lascia… e tornerà ad aggiornare presto le altre FF lasciate incomplete…

Vi adoro, brodaglia! [e che c’entra? Mbah, il sole da alla testa xD, julca lo sa bene xD]

Primavera (si ritorna alla firma normale xD)

  
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