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Autore: Hayley Black    29/10/2011    4 recensioni
Fred/Hermione | One shot | Angst, introspettiva
«Non è possibile».
Scosse la testa,
dov’è la tua razionalità, Hermione?
Ricordava ancora le lacrime, perse su un corpo senza vita, su una pietra, mentre petali di fiori stropicciati volavano via mossi dalla brezza d’estate; ricordava ancora le speranze, annegate in fiumi di parole, quando parlava e parlava senza essere ascoltata.
La sua razionalità l’aveva stretta tanto forte da farla impazzire, e in quel preciso istante si infrangeva di fronte a uno specchio che non avrebbe mai dovuto trovare.
Va’ via, Hermione, tutto questo non è mai accaduto.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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I can’t.

Let it burn while I cry, cause I heard it screaming at your name.

 

L’aria della stanza era fredda, le attanagliava il petto come se fosse punto da milioni di spilli.
Hermione strinse forte la tracolla che, colma di libri fino all’orlo, le gravava sulla schiena incurvandola come non mai; la Grifondoro era rimasta quella di sempre, la fine della guerra aveva riportato tutto alla normalità. La ricostruzione di Hogwarts proseguiva a gonfie vele, e i primi sorrisi erano spuntati di nuovo sui volti delle persone. Era bello vedere il Mondo Magico rinascere, come una fenice dalle proprie ceneri, e ritornare a volare proprio come ai bei vecchi tempi.
Non sapeva perché si trovasse lì, in quell’aula in disuso da chissà quanti anni: le ragnatele che s’intrecciavano sulle colonne erano una vivida dimostrazione della sua ipotesi, e gli scricchiolii rendevano la situazione ancor più terrificante.
Il suo respiro si condensava in nuvolette di vapore ad ogni passo, rimbombando tra le pareti scrostate che sembrava volessero cadere a pezzi.
Appoggiò la pesante borsa sul pavimento coperto di polvere, incuriosita dalla moltitudine di oggetti che le intralciavano il cammino rotolando o formando ostacoli notevoli: non aveva mai notato quel posto, ed era evidentemente vero che non si poteva conoscere a fondo Hogwarts neppure dopo aver vissuto tra le sue mura per così tanti anni.
Uno scintillio attirò il suo sguardo, che vagava alla ricerca di un qualcosa di interessante: si avvicinò al bagliore lucente che l’aveva adescata come un’ape col miele, iniziando a scostare la moltitudine di oggetti che ingombravano la sua visuale affamata.
Le sue mani si graffiarono mentre spostavano questo cofanetto o questo libro – avrebbe letto dopo il titolo -, appoggiandoli delicatamente su piccole pile di cianfrusaglie accanto a lei. Un’esclamazione di stupore le sfuggì dalle labbra quando le sue dita incontrarono la superficie liscia e vagamente opaca di uno specchio, graffiato qua e là sulla cornice intarsiata. Si fece ancora largo, la curiosità che si alimentava ad ogni movimento, e finalmente il suo campo visivo fu occupato solo dalla sua immagine riflessa. Aveva i capelli spettinati, - come sempre -, la cravatta annodata male e la divisa che le arrivava alle caviglie; non era dell’aspetto migliore, insomma, e su una guancia spiccava ancora la cicatrice dell’ultimo combattimento, bianca e sottile.
Lo specchio era incorniciato da oro massiccio, su cui si leggevano – sbiadite e contorte – poche parole: erised stra ehru oyt ube cafru oyt on wohsi.
Hermione fissò la frase accigliata, cercando di coglierne il senso: a prima vista sembravano lettere buttate lì a caso, magari disegnate da uno studente annoiato – proprio come lei – che si era perso negli intricati corridoi di Hogwarts.
Ma una mente affilata e fine come la sua non poteva non cogliere quel particolare. Sorrise, passando le dita sulle parole d’inchiostro nero, e si alzò sulle punte per togliere il sottile strato di polvere che le copriva.
I show not your face but your heart's desire.
Ma certo, lo Specchio delle Brame! Come aveva fatto a non capirlo? Si batté una mano sulla fronte, sentendosi incredibilmente stupida per non averlo sospettato prima: quale altro specchio magico era così bello e ammaliante?
Sei una stupida, Hermione Granger.
Fece volare via una ragnatela dai capelli avvicinandosi ancor di più allo specchio, ascoltando il battito furioso del proprio cuore.
I suoi polpastrelli sfiorarono un ciuffo color carota, uno schizzo di colore nel grigio smorto dietro di lei. Più sotto, una spruzzata di lentiggini su pelle bianca, eterea, quasi irreale; e ancora il sorriso, quel sorriso, un velo di sarcasmo mischiato a tranquillità – la tranquillità che non gli aveva mai visto sul volto.
«F…Fred?».
Un sussurro, appena percettibile, le uscì dalle labbra screpolate dal vento.
Si girò di scatto, era uno scherzo?, ma dietro di lei non c’era nessuno.
Dove trovò il coraggio per voltare di nuovo la testa e guardare in quegli occhi forse non l’avrebbe mai saputo; la sua mente lavorava, elaborava, e la risposta alle sue domande era così evidente da passare inosservata, come le cianfrusaglie che si ammassavano lì dentro simili ai suoi pensieri confusi.
«Non è possibile».
Scosse la testa, dov’è la tua razionalità, Hermione?
Ricordava ancora le lacrime, perse su un corpo senza vita, su una pietra, mentre petali di fiori stropicciati volavano via mossi dalla brezza d’estate; ricordava ancora le speranze, annegate in fiumi di parole, quando parlava e parlava senza essere ascoltata.
La sua razionalità l’aveva stretta tanto forte da farla impazzire, e in quel preciso istante si infrangeva di fronte a uno specchio che non avrebbe mai dovuto trovare.
Va’ via, Hermione, tutto questo non è mai accaduto.
I suoi occhi incontrarono quelli di Fred – sì, era proprio lu -, che le sorrideva ancora, .
I show not your face but your heart's desire.
Appoggiò i palmi delle mani sullo specchio, era tutto troppo freddo, e il ragazzo dall’altro lato della lastra lucida mosse le labbra per dire qualcosa.
Lei non ci badò – non sentiva niente: era sorda, sorda -, le lacrime le offuscavano la vista ancora una volta.
Ti stai accartocciando, Hermione, proprio come le pagine dei tuoi libri.
«Abbracciami» disse, i singhiozzi che si perdevano nella polvere e nelle mura pregne di umidità.
Dov’è la tua razionalità, Hermione? Lui è morto.
Le parole che Fred formulò, silenziose e destinate a non essere mai ascoltate, si impressero nella sua memoria come le frasi sulla lapide che aveva visitato per giorni e giorni
«Non posso».


Chiedo immensamente perdono alla Rowling per aver storpiato un mito come lo Specchio delle Brame.
Perdonatemi anche voi, davvero, sono consapevole del mostro che ho creato. XD Insomma, le mie seghe mentali non hanno mai fine.
L'ispirazione per questa storia è molto sexy: dopo aver fatto la doccia, il mio specchio si appanna per via del vapore. Bene, mi sono messa a fare dei disegnini stupendi e BOOM! mi sono detta "Facciamo addolorare ancor di più Hermione, facciamole incontrare Fred! MUAHAHAHA" con tanto di risata sadica, ed eccomi al pc a scriveggiare come una matta. La pubblico adesso perchè prima ero a una festa mottobbella, e non sono sicura che ci sia qualche anima viva - insomma, è sabato sera!
Comunque, non posso dire che non mi piaccia proprio e_e cioè, trovo il mio stile - in questa storia - un po' strano, boh, sarà Moby Dick che influisce ancora? XD Che cavolo, Melville usa dei periodi lunghissimi ;_; ma non è di Moby Dick che dobbiamo parlare.
Allora, questa storia so sexy so hot è ambientata al settimo anno di Hermione, quando lei riprende gli studi tornando a scuola. Ecco, ho immaginato che lei ritrovasse lo Specchio delle Brame - non so che morte abbia fatto quello specchio, quindi non sbraitatemi contro che è andato distrutto et similia perchè mi si spezzerebbe il cuore ç___ç - e ci vedesse dentro Fred <3<3<3<3<3<3
La frase al contrario è quella originale in inglese, ed è anch'essa molto sssexy. Insomma, stasera per me tutto è sexy ù-ù
Queste sono probabilmente le note d'autrice più nosense e idiote che io abbia mai scritto, ma ho sonno voglio andare a dormire ed ho un mal di testa assurdo. Quindi abbiate pietà di me se la storia fa schifo. ç_ç
La frase "Abbracciami" "Non posso" è bellamente presa da Edward mani di forbice, che perdeva sempre a morra cinese, e credo di aver finito *rolls*
Quindi, andate in paceH!
Spero che la storia vi sia piaciuta, davveroH, ci ho messo tanto amore per scriverla: il risultato forse è peggio delle aspettative rosee che avevo in mente, ma fa niente. Magari trovo anche un'anima viva che me la recensisce! :3
Detto questo, vado a morire dormire nel mio sarcofago pieno di ragnatele.
Grazie per l'attenzione <3<3<3

EDIT: devo sempre scordarmi qualcosa, sì. La frase in corsivo sotto il titolo è presa dalla canzone di Adele "Set fire to the rain". Ora fuggo davvero ù_ù

Sayonara! 

   
 
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