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Autore: Eredel    30/10/2011    1 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa sia successo alle Gocce Astrali? Dove siano finite, con quale aspetto, se si incontreranno ancora? Perché l'Oracolo ha fatto loro quei "segni" sulla spalla sinistra? E cosa dovranno fare, quando quel segno si sarà illuminato?
Questa fanfic vuole essere una tra le tante possibili risposte.
E' tempo che le Gocce Astrali scrivano la loro storia e vivano finalmente la loro vita!
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, The Oracle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Wei An aveva appena svoltato nell’altro corridoio quando un’ombra strisciante apparve quattro passi più avanti, ma la ragazza la schivò con un agile salto, tirando Ione per un braccio.
La rossa non smetteva un attimo di parlare.
- Ahi! Mi hai fatto male! Che succede? Cos’è quella roba per terra?! Attenta ce n’è un’altra! Ahia! Mi hai fatto male di nuovo! Non potresti stare più attenta? Smettila di tirarmi! Cosa facciamo adesso? Perché ci siamo fermate? Quelle cose sono ancora…-
-Ione!- la interruppe l’orientale –Stai un attimo zitta?-
Ione non fece in tempo a protestare, perché dal soffitto calò un’altra ombra, grossa e dall’aria muscolosa. Dalla mandibola sporgente spuntavano due lunghe zanne e teneva tra le mani scagliose un forcone.
L’Oni [N.d.A.: diavolo dei racconti popolari giapponesi] bloccava loro la strada, alla fine del corridoio. Ione si voltò subito per tornare indietro, ma il pavimento alle loro spalle ora era coperto per intero di ombre, tanto che sembrava che a terra fosse colato del petrolio.
-Wei An- chiamò con voce tremante. –Che facciamo adesso?-
Wei An aveva un’espressione calma, anche se seria e concentrata.
-Adesso- rispose –tu devi fare silenzio.- Detto questo, chiuse gli occhi e si sedette a terra con le gambe incrociate.
-Ma che..-
Ione si zittì immediatamente, ma solo perché aveva visto l’amica prendere in mano la spada che teneva al fianco e estrarla dal fodero, lenta, come un rito. Non poté però trattenere un gemito quando vide l’orco delle favole asiatiche correre verso di loro. Wei An non si scompose: con la stessa calma e la stessa regolarità nel respiro, passò due dita della mano sinistra sul piatto della lama, dall’elsa fino alla punta, inspirando a fondo. La runa sulla sua spalla s’illuminò.
L’Oni era ora di fronte a loro, e teneva puntato il forcone su Wei An. Con un urlo disumano, lo abbassò…
Ci fu un guizzo di luce, così rapido che Ione a malapena se ne accorse, e il mostro fu sbalzato indietro, con le braccia ancora alzate e una ferita profonda sul suo petto. Dalla ferita sgorgava una sostanza scura, a metà tra il liquido e il gas.
Wei An non gli diede il tempo di riprendersi. Si lanciò verso di lui e cominciò ad attaccare, mentre il mostro si difendeva a stento con l’asta del forcone, ululando e cercando di azzannarla. Ma la ragazza era agile e aggraziata come una ballerina, e schivava le sue zanne ogni volta, o le parava con la sua lama. Non aveva tanta forza come il mostro, ma era abile a usare la sua stessa forza contro di lui, tornando sempre in vantaggio. Si abbassava, schivava, stoccava. Si alzava con un giro su se stessa, la lama argentea che disegnava un cerchio attorno a lei, seguito dagli sbuffi nauseanti della sostanza nera che colava di nuovo, e di nuovo. Infine balzava, e si appoggiava con un piede alla spalla del mostro, compiva un salto mortale e atterrava alle sue spalle per colpirlo. All’ultima sequenza il demone fu troppo lento, e la spada di Wei An affondò nel suo ventre, facendolo dissolvere un una nuvola nera, che si disperse nell’aria.
La ragazza orientale rinfoderò la spada e si voltò verso una basita Ione.
Wei An si godette il momento.
-Forte, eh?-
-Tu…cosa…ma chi sei tu?!-  esclamò l’amica.
-Questo è il mio potere: sono una combattente del Qi [N.d.A. si pronuncia più o meno “tsì” e nella cultura cinese indica (per farla breve) il soffio vitale, l’energia interiore]!-
La spiegazione non ebbe però l’effetto desiderato. La rossa la squadrò con un’aria ancora più interrogativa.
-Ehm…salute!- rispose infatti, come se l’altra avesse appena starnutito.
Wei An decise di ignorare il sarcasmo e spiegarsi meglio.
-Le semplici Arti Marziali non servono a niente contro mostri che vengono dai sogni, ma utilizzando la mia forza interiore, ovvero il mio Qi , posso combatterli ugualmente. Infatti prima ho coperto la lama della mia spada col Qi, altrimenti non gli avrei fatto neanche un graffio. Oltretutto, è solo una lama da allenamento…- Per dimostrarlo, la ragazza vibrò una stoccata che fece ondeggiare la punta della spada a pochi centimetri dal naso di Ione con un sonoro “ciak!” e che per poco non le fece anche venire i capelli bianchi dallo spavento.
-Visto?- riprese, tranquilla –È flessibile, non taglia davvero. Non è affatto pericolosa.-
Inutile dire che Ione fosse di un altro parere, ma l’amica confuse la sua espressione per meraviglia.
-Lo so, sono un fenomeno!-
-Sì, ma da baraccone! Non dovresti prendere loro, invece di puntare la tua cosa su di me??- sbottò Ione appena in tempo, per poi buttarsi sulla sua amica un attimo prima che un’enorme mano viscida si richiudesse su di lei.
-Da dove è sbucata quella cosa?- esclamò Wei An da terra.
-Da quel muro dietro di te, fenomeno!-
Non era il momento di protestare, e Wei An lo sapeva. Era stata incauta, rifletté mentre osservava  la mano nera e oleosa che rientrava nella parete.
Dove colpirà adesso?, si chiese.
Ione avvertì un fremito. Dentro di lei. Era una specie di brivido che partiva dalla spalla sinistra, un pizzicore vago che la metteva a disagio ma che la manteneva allerta. Anche prima di vedere la mano lo aveva sentito, e ancora prima di scontrarsi con l’Oni, e prima del terremoto…Ora che lo provava di nuovo, aveva ancora paura, ma sapeva anche più o meno cosa aspettarsi. Era come se percepisse un’anomalia intorno a lei, e più era vicina, più la voglia bruciava…
Con la coda dell’occhio vide Wei An chiudere gli occhi e inspirare a fondo, come aveva fatto poco prima. Non sapendo cos’altro fare, decise di imitarla e cercò di concentrarsi sul proprio respiro e su quella sensazione.
Ok. Questa storia dei poteri e dei mostri dalle altre dimensioni è da psicopatici, ma ci credo. Ci devo credere! Voglio uscire viva da qui, sono troppo giovane per morire e soprattutto non ho mai suonato a un concerto dal vivo! E poi che razza di fine è morire a scuola prima del weekend? Che fregatura!..No aspetta Ione, concentrati…concentrati…
La ragazza stringeva i pugni allo spasmo, tanto da tremare. Aveva il battito del cuore a mille e un gran mal di testa, sentiva caldissimo. Stringeva anche gli occhi, per non vedere quella massa di ombra nera come il petrolio che invadeva il pavimento del corridoio davanti a lei. Sentiva che era quello il mostro da affrontare, ma questo sembrava potersi espandere e cambiare forma in ogni momento, senza contare che poteva pure attraversare i muri!
Concentrati, concentrati! Ci devo credere, anzi, no, ci vogliocredere!
Ione spalancò gli occhi, in un impeto di rabbia. Una scossa più forte…stava per attaccare!
Ma il mare d’ombra davanti a lei non si era mosso di un centimetro.
E se…
Fece appena in tempo a buttarsi dall’altra parte che la mano nera spuntò fuori dal pavimento, ma fu con un secondo di troppo che spostò Wei An dalla traiettoria. L’amica lanciò un urlo, tenendosi il braccio dove le unghie della mano l’avevano quasi afferrata. Si appoggiò al muro tremante: un lungo taglio partiva dalla spalla fino al gomito, e sulle sue dita colava il suo sangue, insieme a un residuo di sostanza nerastra.
-Wei An!- gridò Ione atterrita: l’amica era pallidissima. L’aiutò a sedersi mentre l’altra le rispondeva con un gemito. –Scusa Ione…-
-Ma che ti scusi a fare, stupida! Sono io che mi devo scusare, se ti avessi presa prima…-
-No…è che credo che questa roba nera mi abbia bloccato il Qi. Non ti posso più proteggere…-
Le parole dell’amica gelarono Ione. Per un attimo fu come se tutti i suoi pensieri fossero un grosso foglio completamente bianco, poi l’urgenza del presente e l’adrenalina la fecero tornare in sé. Solo che quelle parole continuavano a rimbombarle nella testa, mentre la compagna, insieme al suo Qi, sembrava star perdendo anche conoscenza.
Non ti posso più proteggere…
Di nuovo Ione sentì quel fremito alla spalla, ma non provò più paura. In lei si era accesa una strana determinazione. Si voltò con calma, ma dallo sguardo si leggeva chiaramente quanto fosse furibonda.
Quella nuova determinazione non crollò neanche quando vide che le ombre si erano raggruppate tutte insieme, in un grumo grosso e alto due metri che la sovrastava. Dai suoi lati sbucarono due mani enormi, come quella che aveva ferito Wei An. Il pizzicore sulla spalla aumentò, ma Ione questa volta aveva deciso di affrontare il problema invece di fuggire.
-Senti un po’, budino.- esordì, gelida -Tu e i tuoi amici mi avete rovinato una delle serate più divertenti dell’anno, e passi. Ma nessuno può permettersi di toccare le mie amiche…-
La lampada della luce al neon sfrigolò. La cosa fece per allungare una mano mostruosa verso la ragazza, ma una pioggia di scintille lo fece esitare. Provò di nuovo, con più impeto.
-…e se prima ero solo arrabbiata, ora sono davvero furiosa!- urlò Ione, fermando la mano con un solo braccio. Le scintille cadevano copiose dalla lampada. La runa sulla sua spalla si illuminò.
Ione sentiva un calore e una forza improvvisi, il corpo era invaso da un’energia mai avuta prima. Non si era mai sentita tanto forte. Non faceva alcuno sforzo a trattenere il braccio enorme di quella cosa! Aveva la sensazione di avere la testa dentro un palloncino, in balia della corrente elettrica: euforia, rabbia, paura e determinazione si fondevano tutte insieme…erano troppo per poterle sopportare a lungo…Ione non sapeva con esattezza quello che stava facendo, ma seguì l’istinto: appoggiò entrambe le mani sul braccio mostruoso e desiderò lasciare andare tutta quell’energia accumulata. Bastò un battito di ciglia. L’essere nero si disgregò sotto i suoi occhi, senza emettere un suono, attraversato da migliaia di scintille azzurrine e rossastre.
Così com’era venuta, la forza la lasciò all’improvviso e Ione si ritrovò in ginocchio a respirare affannosamente.
-E’ finita…- gemette. Ma cosa ho fatto? E come ho fatto?
Scosse la testa, prima di cercare risposte doveva occuparsi della sua amica. Si voltò a fatica verso di lei.
-Wei An, stai bene?-
L’orientale era accasciata su un fianco, ma sul viso pallido era disegnato un debole sorriso.
-Brava Ione, ce l’hai fatta…-
La rossa ricambiò il sorriso un po’ incerta.
Prima che potesse decidere il da farsi, le pareti tremarono e udirono un tonfo sordo dall’altra parte del corridoio.
Le ragazze sussultarono ed esclamarono nello stesso momento i nomi delle loro amiche.
Non era affatto finita.
 
***
 
Shara non avrebbe voluto svegliarsi mai più, se svegliarsi significava ripiombare in quell’incubo assurdo. Le doleva dappertutto e faticava ancora a respirare. Tutti i suoni le arrivavano come da molto lontano…forse era morta davvero…
-Shara…ti prego Shara, riprenditi!-
Naide?
La voce della sua amica era disperata. Proprio Naide, che sembrava così brava a mantenere sempre il controllo?!
Al fondo della sua coscienza arrivarono altri rumori, attutiti, rimbombanti, ma l’urlo di Naide lo sentì forte e chiaro. Era un urlo di dolore.
Certo, ora che si ricordava, Naide era stata sbalzata via insieme a lei, erano finite entrambe contro il muro. Sei lei non riusciva nemmeno a muoversi, Naide non doveva essere messa tanto meglio.
Un altro tonfo, e un altro grido spaventato. Perché questo le era sembrato più lontano?
Shara avvertì una stilettata di dolore al petto che non aveva niente a che fare con le ferite, quando capì. Naide si stava allontanando per evitare che la cosa – qualunque cosa fosse – se la prendesse con lei, che era in parte priva di sensi.
E lei rimaneva lì?
Qualcosa cominciò a turbinare dentro il suo stomaco, come una fiamma, guidato da un sentimento strano, che andava salendo verso il petto, le spalle, la fronte. La spalla sinistra bruciava terribilmente, ma non faceva male, anzi. Non era un fuoco che bruciava, era un tepore piacevole che scacciava via il dolore. Iniziò subito a respirare meglio, prendendo profonde boccate d’aria. Aprì gli occhi: si trovava ancora nella biblioteca…o in quello che ne restava. Voltandosi, vide che il muro alle sue spalle era ridotto in macerie, e nel corridoio…
La sua amica era a terra, che gattonava, strisciava e rotolava per sfuggire ai colpi della clava nera di…un minotauro?!
Naide stava facendo del suo meglio per ignorare il dolore che si espandeva dallo stomaco e dalla gamba in tutto il resto del corpo. Non era stata abbastanza veloce a schivare quella mazza, soprattutto perché era inciampata nelle macerie del muro, che le avevano pure stracciato la gonna e praticato un lungo taglio dal ginocchio in giù. Strinse i denti mentre si lanciava alla sua destra, verso il corridoio per l’aula di musica. Doveva allontanarsi il più possibile dalla biblioteca, dove aveva lasciato Shara.
Andiamo, resisti! Ignoralo! Hai sempre ignorato tutti e tutto, ora non ce la fai anche con un semplice taglietto?
No, non ce la faceva. Non bastavano le parole a convincere le sue gambe a muoversi più velocemente.
La terra tremò, facendole perdere l’equilibrio. Era il mostro che si avvicinava a grandi passi. Non aveva neanche raggiunto l’angolo…
-Naide!-
Quel richiamo la fece voltare di scatto, e la scorse: Shara si era svegliata e correva verso di lei, fuori dalla biblioteca…
…sotto gli occhi del Minotauro. Naide spalancò gli occhi per l’orrore. Dietro alla sua amica che si avvicinava, vedeva il corpo ingombrante del Minotauro e la sua clava alzata, pronta a colpire.
-SHARA, STA’ GIÙ!- urlò, con tutti il fiato che aveva in gola, mentre distendeva le braccia davanti a sé. Shara si gettò a terra accanto a lei, coprendosi la testa.
In quel gesto che le era venuto così spontaneo, sentì una fitta alla spalla sinistra. Poi non ebbe tempo di pensarci, perché ci fu solo il rumore assordante di qualcosa che si rompeva, e subito una pioggia di detriti cadde addosso alle due ragazze spaventate. Il mostro grugnì, ma qualcosa lo aveva sbalzato indietro, perché ci fu un secondo tonfo e la terra tremò di nuovo. Naide si azzardò ad aprire gli occhi. Il Minotauro era davvero stato lanciato dalla parte opposta del corridoio. Ma chi era stato?
Shara tossì la polvere delle macerie che avevano addosso. Poi la guardò interrogativa.
-Cosa…cosa ci ha protette? Perché non siamo state colpite?-
-Che dici? Con quel colpo ha centrato il muro..- rispose Naide, ma immediatamente si bloccò: non c’era un muro, lì in mezzo al corridoio, anche se lei aveva desiderato con disperazione che ci fosse, per farsi da scudo…
-Stai bene?- le chiese di nuovo Shara. La ragazza si riscosse.
-Io sì…tu, piuttosto! Non eri svenuta?-
Shara si torse le mani. –Sì, però…non so come spiegarti, ma…aspetta, ma tu sei ferita!- esclamò. Il sangue che usciva dal taglio imbrattava tutto il pavimento, Shara si chiedeva come avesse fatto a non notarlo prima. Una strana sicurezza si impadronì di lei.
-Stai ferma e avvicinati.- disse poi con un tono autorevole. Naide era troppo sbalordita per obbiettare. Quella che aveva davanti agli occhi era sempre la dolce, timida e fifona Shara? Shara stessa era stupita, ma aveva la certezza che quella era una cosa che solo lei, lei e nessun altro, poteva fare: guarire la sua amica, esattamente come aveva fatto con se stessa pochi attimi prima. Non sapeva come fare, sapeva solo che lo poteva fare.
Inspirò profondamente e appoggiò le mani sul taglio; i palmi erano bollenti, ma il loro calore non era nocivo, era lo stesso calore che le turbinava dentro e che abbracciava la spalla con sopra quella voglia magnifica. Mentre sentiva che il suo potere di guarigione stava operando, si sentì in pace con se stessa. Distese tutti i muscoli, spianò la fronte, e chiuse gli occhi.
Naide fece lo stesso. Quel tepore dolce che penetrava nella sua ferita era un balsamo, non solo per i graffi, le botte e i lividi su tutto il suo corpo, ma anche per il dolore che covava dentro di sé, quel timore di non essere accettata per come era che la accompagnava da sempre. Respirò profondamente, accogliendo quella sensazione di pace. Se il suo mondo interiore fino ad allora era stato una foresta di montagna, intricata e ripida, ora le appariva come una distesa regolare, aperta e tranquilla. Tutto le apparve chiaro. Sondò a fondo se stessa, e finalmente capì quale mai fosse il suo potere, come facesse a indovinare i pensieri altrui, come sentiva se le stavano mentendo, persino seppe come era apparso dal nulla quel muro… soprattutto, capì che da sola non sarebbe mai riuscita a comprendere. Certo, c’era ancora una moltitudine di cose da scoprire, la distesa, per quanto regolare, era pur sempre una pianura immensa!, ma in quel momento Shara le aveva donato la pace per trovare se stessa.
Un trotto, accompagnato dalle vibrazioni del pavimento, le distrassero e sciolsero il contatto. Aprendo gli occhi nello stesso momento, videro il Minotauro correre verso di loro.
Ma ora Naide aveva una mezza idea di cosa fare.
-Non hai più il potere di farmi paura, ombra!- esclamò puntando repentina una mano contro di lui. Dal nulla, in un battito di ciglia, comparve una parete di rovi e spine che circondava il mostro. O meglio, dire che era apparsa non è esatto: era come se fosse sempre stata lì ma solo ora l’avessero notata, esattamente come quel muro poco prima…
Quei rovi erano talmente intricati che sembravano un labirinto, e senza che nessuno potesse accorgersene stavano crescendo e diventavano più alti ogni secondo; proprio come accade alle cose nei sogni, cambiava senza che fosse possibile rendersene conto. Non importava quanto il Minotauro grugnisse, scalpitasse e menasse colpi con la sua clava: i viticci spinosi si stringevano sempre più e per ogni ramo spezzato altri due prendevano il suo posto. In breve ne fu sopraffatto, e scomparve in una nuvola di strano fumo nero con un muggito. I rovi scomparvero con lui, nello stesso modo con cui erano apparsi.
Naide si accasciò a terra. Si sentiva stanchissima…aveva mal di testa, e non aveva voglia di pensare a niente, soprattutto non voleva pensare a quanto fosse assurdo tutto ciò, la sua parte razionale non l’avrebbe di certo ringraziata. Per ora le bastava sapere di essere viva…Ebbe un tuffo al cuore quando sentì rumore di passi, ma fu sollevata dalla voce di Shara che esclamava i nomi di Ione e di Wei An.
-Ragazze, state bene?- domandò subito la rossa.
-Noi adesso sì…non so ancora come facciamo a essere vive ma…-
La risposta di Shara venne troncata dalle due amiche, che si accasciarono a terra con un sospiro di sollievo.
-Ione, non è ancora finita..- sussurrò Wei An con voce flebile.
-Stai zitta, ti prego! Fammi riprendere fiato, ok? E’ incredibile che io non sia ancora schizzata con tutto questo! E parlare non ti farà star meglio…-
La voce inquieta di Ione fece sorridere Naide. La ragazza straparlava come al solito, segno che quindi stava bene. Tuttavia Wei An non sembrava molto in forma, quindi per l’apprensione si costrinse a rialzarsi e a verificare. Barcollò verso le amiche.
-Wei An, sei pallidissima!- esclamò spaventata. Non sapeva come facesse Ione a starsene stravaccata così, ma poi intuì che la ragazza era stravolta e stanca almeno quanto lei.
-Shara, dammi una mano!- chiamò, sapendo che Shara avrebbe potuto aiutarla…ma quando la scrutò da vicino, ebbe la bruttissima sensazione che neanche lei stesse troppo bene…
Ci siamo tutte sforzate troppo,capì. Aveva ragione; per di più, al contrario delle altre, Shara aveva usato il suo potere per la prima volta non solo su se stessa, ma anche per curare Naide, quindi era doppiamente stanca. Stava in piedi per pura forza di volontà, non sapeva se sarebbe riuscita a guarire una terza persona quella sera.
-Naide..- chiamò Wei An, distogliendola dai suoi pensieri. –Dov’è Talia?-
Era vero, Talia ancora mancava all’appello. A Naide si strinse il cuore, ricordandosi che erano state separate nella biblioteca, ma non sapeva cosa le fosse successo…
Stranamente, quando ad un tratto tutto attorno a lei divenne buio e si sentì sovrastata da una potenza molto al di là delle sue sole forze, quello divenne l’ultimo dei suoi problemi. Si ritrovò ad urlare insieme alle sue amiche. 
  
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