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Autore: Miss Kon    30/10/2011    2 recensioni
Piccolo lavoro dedicato a Gaara e al Tasso monocoda. Ammetto che non è nulla di che, ma il loro rapporto mi è sempre piaciuto e quindi ho voluto provare a scriverci qualcosa sopra.
[Gaara cercava amore ma otteneva solo odio e per questo aveva cominciato a cibarsene.
Il monocoda era un concentrato di odio e rabbia, che amava solo ciò che poteva essergli utile come l'animo del suo contenitore.
Così erano divenuti il nutrimento l'un dell'altro.]
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Nickname autore (su forum e su EFP se diversi): Madame Konko(forum)/Miss Kon (EFP)
Titolo storia: Essere cosa?
Sottotitolo (se presente): ////
Pacchetto: Ichibi (Demone Tasso Monocoda)
Eventuali altri personaggi: nessun altro personaggio oltre Gaara e il demone monocoda
Genere: Dark, introspettivo
Rating: giallo
Avvertimenti: one-shot
Trama/introduzione: Piccolo lavoro dedicato a Gaara e al Tasso monocoda. Ammetto che non è nulla di che, ma il loro rapporto mi è sempre piaciuto e quindi ho voluto provare a scriverci qualcosa sopra.
[Gaara cercava amore ma otteneva solo odio e per questo aveva cominciato a cibarsene.
Il monocoda era un concentrato di odio e rabbia, che amava solo ciò che poteva essergli utile come l'animo del suo contenitore.
Così erano divenuti il nutrimento l'un dell'altro.]

Eventuali NdA: Aaargh! Che parto travagliato che è stato questo lavoro. Devo dire che oltretutto, dopo due mesi di travaglio (ToT) il risultato tutt’ora non mi convince.
All’inizio volevo fare una one-shot che mostrasse un poco il rapporto di Gaara da piccolo con il demone poi invece ho cercato di concentrarmi sul momento in cui il rapporto tra il demone e la forza portante è uscito dai binari guida furviandosi, ma alla fine ho rinunciato anche a quel progetto. Risultato della rinuncia e del terzo tentativo è questa specie di abominio scritto.
La storia ha dei toni un po’ dark (è la mia natura scrivere a volte storie un po‘ cupe, volente o nolente) e in alcuni punti ho come l’impressione di aver reso Gaara e il Tasso simili ad amanti…ammetto che l’idea non è brutta (a me quantomeno non dispiace) ma comunque ho cercato di smorzare i toni in quelle parti, anche perché trovo che per il momento sia meglio così.
In tutta la lunghezza di questa one-shot ho cercato di analizzare l’evolversi del rapporto tra Gaara e il demone che custodiva (non riuscendo a fare di meglio) e ho cercato di enfatizzare il contrasto odio-amore che secondo me ha quasi sempre caratterizzato quei due. Avrei voluto poter trattare meglio il loro rapporto nello specifico, ma non sono riuscita a fare qualcosa di meglio quindi dire che per questa volta posso anche accontentarmi.
Spero vivamente che a parte tutto il lavoro sia quanto meno leggibile.



Essere cosa?


L’importante non è essere ciò che si deve essere,
ma essere ciò che si vuole essere


.
Gaara, fin da quando era un bambino molto piccolo, non aveva mai saputo che pensare di sé e della propria vita.
Era stato tante cose per quanto fosse sempre, e comunque, piccolo per essere tutto ciò.
Era stato una prova.
Un esperimento di quelli che si fa presi dalla disperazione e di cui ci si pente subito dopo.
Di quelli che si finge non siano mai avvenuti e di cui si cerca di divenire dimentichi con ossessione.
Era stato un bambino.
Aveva avuto un'infanzia troppo breve e sbagliata ed era stato un bimbo pieno di dolore e di domande, lasciato vuoto di ogni cosa, o quasi, e senza risposte.
Era stato anche un errore.
Un fallimento, di quelli peggiori di cui si parla a bassa voce e con un misto di odio e rammarico. Di quelli in cui si incolpa l'esperimento e la cavia, salvando da ogni condanna il vero fautore della disgrazia: lo sperimentatore.
Poi era venuto il tempo della bestia e Gaara da errore si era trasformato in mostro.
Era stata una trasformazione veloce e aveva portato a un tempo pieno di sangue e di ringhi rabbiosi, indistintamente, suoi e del tasso.
Gaara aveva smesso, in quel periodo, di essere qualcosa di diverso dal tasso.
Lui era divenuto un demone, che viveva solo per sé stesso.
Il tasso era un demone egoista come pochi.
Erano divenuti lo stesso demone.
Gaara cercava amore ma otteneva solo odio e per questo aveva cominciato a cibarsene.
Il monocoda era un concentrato di odio e rabbia, che amava solo ciò che poteva essergli utile come l'animo del suo contenitore.
Così erano divenuti il nutrimento l'un dell'altro.
Gaara aveva cominciato ad ottenere un opportunistico amore dal tasso che in cambio otteneva, talvolta, la libertà e un buon motivo per far scorrere sangue.
Era un patto malsano e squilibrato nelle misure, sopratutto perché immancabilmente i due avevano cominciato tessere tra loro un terribile cordone ombelicale pieno di veleno ed acido.
Gaara, poi, aveva cominciato inconsciamente ad amare il suo unico compagno, colui che gli teneva involontariamente compagnia, e il monocoda aveva pian piano cominciato a trovare utile Gaara tanto che si divertiva ad aiutarlo.
E mentre i due cominciavano a divenire erroneamente ed inconsapevolmente dipendenti l'un dall'altro, o meglio l'uno dalla rabbia dell'altro, il tempo passava e Gaara mutava ancora.
La giovane forza portante da mostro era divenuta una bestia assassina, da rinchiudere in un gabbia da, poi, buttare in mare.
Gaara in quel periodo era impazzito e della sua follia si era cibato il demone. E mentre il monocoda banchettava con l'animo del rosso, l'odio di questo cresceva.
Cresceva rivolto al mondo, che lo aveva portato a forza lì e poi aveva cercato di cancellarlo e di sputarlo via come un ossicino scomodo.
Cresceva rivolto alla propria famiglia, in cui nessuno sembra volerlo, e in particolare verso il padre che aveva inutilmente cercato di macchiarsi le mani del suo sangue.
Cresceva rivolto a sé stesso e a quel maledetto demone, di cui era il contenitore e che era la causa prima di tutto il suo dolore.
E intanto la sua solitudine cresceva e come un'onda di fanghiglia aveva iniziato a colare giù dalla sua mente e dal suo cuore, andando a sporcare e infettare tutto come un morbo. L'unico compagno di chiacchierate era divenuto il tasso, che seppur addormentato, sembrava un interlocutore più che adatto per la mente ormai devastata di Gaara.
Il tempo, intanto, continuava ad avanzare macinando tutto tra i suoi ingranaggi e seppellendo tutto ciò che era vecchio sotto la sua sabbia.
E per Gaara proseguiva la lenta e inesorabile discesa lungo la scala nera della propria disperazione.

Un gradino.


Gaara continuava ad amare il tasso perché, come il demone che custodiva, amava solo sé stesso e da tempo lui e il monocoda erano una cosa sola

Un altro gradino.


Gaara continuava a essere solo ed ad odiare tutti.

Su, forza! Un altro gradino, da bravo.


Gaara continuava ad odiare il tasso, quella maledetta voce che scoppiava sempre a ridere quando era in difficoltà. Che lo sfidava e che ogni volta gli faceva la stessa domanda.
“Tu mi ami, non è vero?”
Glielo chiedeva sempre, senza risparmiarsi mai neppure una volta.
Quella voce rauca e graffiante rimbombava in ogni occasione per interminabili attimi nella testa del rosso.
Poi l'eco si spegneva e la forza portante alzava sempre lo sguardo ad incrociare con le proprie iridi verdi quelle della belva che custodiva. E ogni volta la sua espressione era truce.
Non voleva concedergli soddisfazioni, ma non riusciva mai a zittirsi. Così apriva piano le labbra ed esitava un istante, perché in quell'istante Gaara sentiva il proprio odio acuirsi e farsi vorace.
“Sì”
Sempre quell'unico monosillabo, sempre esalato in un unico sussurro.
E il tasso a ogni occasione rideva e lo faceva con cattiveria e soddisfazione.
Gaara non si scomponeva mai e attendeva che l'interlocutore si quietasse, cosciente che l'avrebbe fatto presto, perché un'altra domanda gli bruciava in gola.
“Già e tu mi odio, o sbaglio?”
Per questa domanda, come per la precedente, la voce del demone restava rauca e manteneva quel tono acre, che tradiva la voglia del tasso di ferire anche solo con quella.
Gaara tutte le volte a quella domanda non esitava, semplicemente fissava gli occhi della belva, entrava dentro quello sguardo feroce e poi dischiudeva di nuovo le labbra.
“Sì”
Era sempre secco, quel secondo monosillabo. Ogni volta tradiva una certezza troppo dolorosa per essere dimenticata.
E a quelle parole il tasso sghignazzava sempre, per poi sparire portato via dal vento, mentre lui usciva e Gaara entrava nella gabbia, al suo posto. A farne le veci.
Intanto il tempo, coerente, continuava a macinare tutto ciò che poteva e Gaara sembrava destinato a scendere tanti gradini quanti ne aveva già fatti ma il vento, inaspettatamente cambiò.
Cambiò e portò con sé della nuova aria, pulita, e una nuova identità per Gaara.
La giovane forza portante aveva intrapreso la via del risveglio e come Buddah aveva trovato la sua strada da percorrere, tra mostri interiori, demoni esterni e una tenue luce.
Così, sotto la sabbia del tempo che scorreva, Gaara era arrivato ad essere Kazekage e aveva seppellito la belva assassina.
Non era più un bambino ma neppure più un errore.
Non era più una belva e neppure più il demone.
Era divenuto finalmente ciò che era davvero: Gaara. Semplicemente Gaara.
Ed era allora che aveva finalmente capito cosa pensare di sé e di quel demone che tanto gli era stato affianco.



GIUDIZIO DELLE DUE GIUDICE:
Dreamwolf
Grammatica e Sintassi: 8/9
Forma e Stile: 9/10
Caratterizzazione Bijuu: 9/10
Caratterizzazione Forza Portante: 10/10
Originalità: 9/11
IC: 9/10
Gradimento personale: 5/5
Attinenza al tema: 10/10
Punti bonus:4
Totale: 68


Allora la storia è bella, la ho trovata interessante e per un certo punto forse la migliore per stile, complimenti.
Interessante come hai instaurato il rapporto che ti ho affidato come una appiccicosa mollica. Gaara e IC il Bijuu traspare un po’ meno di Gaara, sinceramente. Il punteggio globale ha ricevuto quasi tutti i punti al massimo, hai una buona introspezione, la storia era originale niente di fuori dal mondo, ma hai rotto la solita monotonia di Gaara che si auto flagella perché ha un demone nel suo corpo. Ovviamente è sarcastico^^. Alcuni pezzi mi hanno colpito per esempio questa La giovane forza portante aveva intrapreso la via del risveglio e come Budda aveva trovato la sua strada da percorrere, tra mostri interiori, demoni esterni e una tenue luce.
Anche se il riferimento a Buddha mi è sembrato un po’ fuori luogo.

Comunque in generale hai molti punti forti, buono stile ,niente errori grammaticali, buona introspezione e la storia mi è risultata più che gradevole, continua così mi raccomando.




Ellacowgirl

Grammatica e Sintassi: 8/9
Forma e Stile: 9/10
Caratterizzazione Bijuu: 10/11
Caratterizzazione Forza Portante: 9/10
Originalità: 10/11
IC: 9/10
Gradimento personale: 5/5
Attinenza al tema: 10/10
Punti bonus:4
Totale: 69
Davvero un bel lavoro, ottimo direi!La grammatica e lo stile sono pressoché perfetti (qualche imprecisione, ma ci può stare senza rovinare assolutamente nulla) e anche lo stile è molto particolare, l’inserimento di parti in corsivo che sottolineano l’essere più profondo di Gaara e poi la ripresa di queste alla fine è sicuramente molto azzeccata, ottima pensata!Sia forza portante che Bijuu sono esattamente IC e ben descritti, ho tolto un punticino alle categorie che facevano riferimento al protagonista perché non sempre si è rivelato come tu lo hai descritto, ma ho deciso di darti assolutamente il massimo dell’originalità per quanto riguarda il rapporto morboso di odio-amore tra i due: davvero originale l’idea di far instaurare un rapporto simile tra i due, il demone aggressivo e approfittatore e Gaara ancora inesperto ed ingenuo, alla ricerca di una amore che non sa essere odio, in realtà.Molto fine come pensiero, complimenti!Conlcudo dicendo che mi è piaciuta molto, e non è assolutamente un obbrobrio come lo avevi definito tu! ^^
Punteggio Totale:68,5
  
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