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Autore: JhonSavor    31/10/2011    2 recensioni
Questa è una fan fic di carattere storico, come in un romanzo. Attraverso una versione non demenziale (fatta eccezione forse per me XD) ma comunque contenente anche episodi umoristici, voglio provare a raccontare come sarebbe stata la Storia con all'interno i personaggi di Hetalia ovvero le Nazioni. I personaggi saranno il più fedeli possbili salvo qualche mia libertà poetica, e saranno affiancati nel corso dei capitoli da numerose figure storiche realmente esistite. Speroche vi divertirete a leggere, buon inizio!
Genere: Avventura, Generale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Antica Roma
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hetalia: Storie di Nazioni'
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Oh, sono convinto che questi cap piaceranno a tutti i fan delle nazioni antiche! A farla da protagoniste in questo capitolo e nel prossimo oltre al nostro caro, e vetusto (XD), Caio “Impero Romano” Massimo, saranno anche Antica Grecia e Antico Egitto, entrambe già presentate, almeno nominalmente, da quel "folle" di Himaruya, ma ovviamente non mancheranno alcuni miei characters inediti che devo presentare in questa sede, dato che non potrò, purtroppo, dare loro spazio in altri capitoli (salvo vostre esplicite richieste XD).
Devo ammettere che è uno dei tanti cap che avevo voglia di scrivere proprio per i personaggi contenuti, spero che vi piaccia.
 
 
CAPITOLO III: FARE I CONTI CON IL PASSATO
 
 
Porto di Atene, Anno Domini 128
 
-Calate l’ancora!-
Alle secche grida del capitano della galera, i marinai iniziarono le manovre per l’attracco della nave in  porto.
La grossa nave battente i simboli di Roma era giunta dopo numerosi giorni di viaggio nelle tranquille acque del canale di Salamina destando nel popolo greco una certa curiosità; non era una cosa di tutti i giorni che una nave imperiale si mostrasse in quelle zone, nonostante gli antichi fasti di cui il celebre Porto era insignito.
Un tempo ormai lontano da esso partivano le triremi ateniesi, trasportando merci, soldati, politici a seconda delle necessità.
Ma ora ad Atene aveva altri signori a cui fare reverenza, e come lei anche Sparta, Corinto, Tebe e ogni altra città o villaggio della Grecia, a dire il vero.
Ora la “Culla della cultura”, non era che altra provincia dell’Impero e come tale veniva trattata.
L’Imperatore Adriano l’aveva scelta come una delle sue mete principali per ovviare al progetto politico che aveva pensato, che prevedeva la concretizzazione delle provincie e il consolidamento dell’impero in una sola grande entità, salda e pacifica. Sarebbe stata la sua seconda visita ufficiale in Grecia, dopo quella di due anni prima, ma la prima che avrebbe visto al suo seguito lo stesso Impero Romano. Era solo una tappa intermedia, tra gli importanti reclutamenti in Mauritania e la visita alla Siria, ma all’imperatore era molto cara quella regione e non se l’era fatta mancare. 
Come da protocollo, il Rappresentante lo avrebbe anticipato di qualche giorno e avrebbe fatto predisporre ogni cosa per celebrare il suo arrivo in grande pompa, avvalendosi delle autorità locali.
Intorpidito dal lungo viaggio, scese lentamente la passerella che collegava il pontile al terrapieno, cinque pretoriani al seguito.
Toccata la terra ferma, respirò a pieni polmoni l’aria salmastra proveniente dal mare, rilassando le membra indolenzite, dando poi disposizione al capitano che facesse scendere dalla nave le cavalcature che avevano portato con loro.
Caio Massimo era sbarcato in terra greca da solo pochi secondi e già divenne preda dei ricordi: era passato quasi un secolo dall’ultima volta che aveva toccato le sue verdi terre, da quando aveva rivisto loro a Filippi…
 
“Io rappresento la Res Publica, Caio! Era mio compito schierarmi con chi ne voleva difendere gli interessi!”
“E valeva scatenare una nuova guerra per questo? Cesare aveva riportato la pace dopo decenni di guerre fratricide ed questo il tuo ringraziamento?!”
“Sei un ingenuo figlio mio! L’ammirazione è il peggiore fumo negli occhi degli uomini… ma ora non ha importanza… sarà la spada a decidere”
 
Quell’immagine gli comparve in mente come un lampo e un brivido gli percorse le membra.
Anche dopo anni, le ferite del passato sanno ritornare vivide come lo erano un tempo.
Non appena gli portarono la cavalcatura, vi montò sopra con un movimento rapido e invitò la sua guardia a fare lo stesso. Dovevano raggiungere la città di Atene prima di sera, nel pomeriggio sarebbe stato l’orario ideale. 
 
 
 
Una vasta proprietà nei pressi di Atene, quel pomeriggio
 
Il romano si trovava immobile di fronte alla villa già da alcuni minuti.
Le faccende burocratiche presso il palazzo del Propretore si erano svolte senza troppi ritardi e Caio aveva pensato di avere abbastanza tempo per fare il giorno stesso una visita, o meglio, La visita.
Si strofinò il viso con le mani, si diede una sistemata ai capelli, masticò della menta, e infine entrò.
I romani sono conosciuti per non avere paura di nulla, ma ci possono essere sempre le dovute eccezioni…
Sorpassato l’arco d’ingresso e attraversato un viale alberato, scalò una serie di gradini che portavano alla villa vera e propria. Infatti essa si trovava sopra una collina, anche se il giardino e la muratura cominciavano già ai piedi dell’altura.
Caio notando quel particolare, si ritrovò a pensare che la sua ospite sentiva malinconia dell’Acropoli…
Raggiunta la cima della scalinata, non ebbe fatto neanche un passo che sentì un -Caius?-
Quel latino fortemente accentato, reso unico però da una voce soave come un coro di flauti, poteva appartenere solo ad una persona -Asparsia-
La Rappresentante della Grecia e del mondo ellenico tutto, gli apparve sulla soglia della sua abitazione, vestita di una tunica azzurra e dai lunghi capelli castani raccolti in una crocchia.
-Caius!-
La donna gli corse incontro visivamente felice di vederlo. Caio, non da meno, allargò le braccia sorridendole solare.
I due Rappresentanti si abbracciarono con forza, come increduli di essersi incontrati dopo tutti quegli anni. Il forte odore di olive di cui erano impregnati i capelli di lei, gli colpì i sensi, mandando la sua mente indietro nel tempo, ad un epoca lontana, al suo soggiorno greco durante le guerre contro Cartagine.
Ai giorni sereni passati nell’aspra terra di Grecia, tra cavalcate, addestramenti, studi… e Asparsia.
La donna che incarna in se tutte le virtus della sua terra, la bellezza del suo mare, la sapienza dei suoi filosofi, la forza dei suoi eserciti…
Caio sciolse l’abbraccio e la osservò sorridendo
-Allora cosa mi racconti?- si espresse in koinè, la lingua greca comune
-Che vuoi che ti dica? Ormai i greci sono diventati sottoposti dei romani, sono privi della loro libertà e tutto grazie ad una persona di mia conoscenza…-
Il romano la guardò accigliato –Non ti sembra di esagerare?-
-Per niente- gli rispose lapidaria –anzi sono alcuni anni che sto incominciando a sentirmi più debole e stanca…-
Caio, sconvolto, la fissò in viso, un viso fattosi triste e cupo. Rimasero a fissarsi in silenzio per alcuni istanti che all’uomo parvero lunghi come ore poi la donna si lasciò andare ad una risata cristallina –Sto scherzando! Caio rilassati, finchè i Greci saranno ciò che sono tutt’oggi, un popolo unito e con una forte identità, puoi star certo che mi troverai sempre qui-
-Non è divertente, Asparsia…-
Caio si era dimenticato di rievocare anche la disarmante linguaccia del popolo greco…
-Ti chiedo scusa- gli disse incominciando a passeggiare per il giardino della villa, seguita dal romano -però non sono forse le regole di questo strano “gioco” che ordinano i rapporti tra i popoli? Il più forte si impone sul più debole, ma sta al forte essere anche abbastanza saggio da riuscire a mantenersi tale… soprattutto per noi Rappresentanti-
Caio sentendo quelle parole, si fermò -E pensi che possa farcela?-
La donna lo fissò in viso, con occhi sinceri –Oh Caio se dipendesse da noi governare nel pieno dei poteri i nostri popoli non saprei quante seccature eviteremmo… come ogni altro non possiamo che sperare che colui che si fregerà del titolo imperiale sia una persona saggia e forte, che non si faccia plagiare dal potere o dalle subdole serpi che sembrano sempre infestare le corti… ma immagino che tu intendessi se Roma abbia portato la prosperità ad altri popoli? Penso che l’abbia portata sotto molte forme, ecco..-
Il romano sorrise: era sempre stato cosi con Asparsia, una donna ingegnosa, che non ha mai temuto di dire ciò che il suo cuore e la sua mente pensavano davvero; era sempre stata in grado di farlo star bene, con le sue parole dolci e comprensive, sempre pronte a dargli una giusta visione delle cose…
-Anche perché gran parte del merito va a noi greci!-
Caio sentì l’atmosfera pacifica rompersi nuovamente: sempre una maledetta parola di troppo!
Una risata forzata uscì dalle labbra del romano -Cos’è? Ancora con questa storia de i greci conquistati, conquistarono il barbaro invasore? Guarda che anche noi abbiamo avuto i nostri grandi poeti e giuristi, che ti credi?-
Asparsia gli rispose con fare malizioso –Ma certo, non lo metto in dubbio… tutti però imbevuti di cultura greca!-
-Almeno noi siamo un popolo pratico…- disse il romano sedendosi su di una panchina in marmo pregiato
La greca lo imitò, sbuffando –Adesso ricomincia con l’architettura e l’ingenieristica…-
-Beh noi siamo stati in grado di sfruttare al meglio i mezzi che gli altri popoli non hanno saputo sviluppare… e ora abbiamo l’acqua corrente nelle città, bellissime e modernissime tra l’altro, case e palazzi più resistenti di prima…-
Adesso lo dice, ci scommetto che lo dice…
-…e le strade! Non hai idea di quanto sia stato fondamentale per la vita di tutti il sistema di strade che ci siamo sempre premuniti di costruire!-
Ecco… lo sapevo.
La donna si mise una mano sulla fronte sotto gli occhi divertiti di Caio, soddisfatto di averla messa alle strette
-D’accordo lo ammetto, avete un forte senso pratico… come tutte le persone semplici, del resto…-
-Grazie lo so… ehi, era una battuta l’ultima?-
Asparsia rise di gusto di fronte al volto arrabbiato dell’uomo –Andiamo lo sai che scherzo! In fondo è quasi un bene che i greci siano stati sottomessi da voi; avevano perso ormai da tempo l’orgoglio del proprio retaggio e vi preferisco di gran lunga agli orientali o ai barbari del Nord; siamo molto simili del resto…-
-Una faccia, una razza?- le domandò
Sorrise –Ci perfezioniamo a vicenda, in un certo senso…-
-E allora perché?-
Il viso di Caio si fece improvvisamente serio. Asparsia si stupì di quel repentino cambio di umore. Ebbe un brutto presentimento e iniziò a capire dove stesse andando a parare la discussione.
-Perché non mi hai mai voluto accettare?-
Lei distolse lo sguardo –Caio smettila…-
-Perché non mi hai mai voluto come tuo sposo?-
Con un movimento secco, Asparsia si alzò facendo per allontanarsi –Mi era parso di essere stata chiara su quest’argomento… molto tempo fa-
-E se ti ricordi bene sai anche che cosa ti risposi…-
 
-No-
-Ma Asparsia…-
-Non è possibile una cosa del genere Caius…-
-E perché mai? Perché non ti piaccio? Non sono abbastanza per te?-
-Caius…-
-Sto per diventare la più grande potenza che il mondo abbia mai visto… ti sto offrendo il mondo e tu ancora mi rifiuti?-
-Non penso che tu mi possa completare. Perché… per quanto ti voglia bene, tu per me sei un amico, un grande amico… non credo che funzionerebbe-
-Allora lascia che ti dica una cosa: non ho alcuna intenzione di arrendermi, io sarò sempre al tuo fianco, non mi importa delle conseguenze. Quando avrai bisogno di me ci sarò… e pian piano inizierai a considerarmi sotto quell’aspetto e non mi rifiuterai più–
-Sciocco… la mia risposta sarà sempre la stessa…-
-Forse, o forse no… in ogni caso il nostro legame non si spezzerà Asparsia… e neanche tu lo vuoi in fondo…-
 
-Ne parlammo il giorno prima della mia partenza per l’Italia, dopo la sconfitta definitiva delle truppe di Antonio in Egitto… tempo dopo venisti nominata, per la tua fedeltà, Rappresentante delle regioni Elleniche… Ottaviano aveva buon occhio per le persone-
Asparsia gli dava le spalle e non sembrava intenzionata a cedere ai ricordi –Perché sei qui Caio? Cosa ti ha spinto a farmi visita? Dato che ormai dubito della possibilità di una visita di piacere-
Caio si alzò avvicinandosi piano, procedendo lentamente verso la donna, mormorando a bassa voce –Il motivo ufficiale è quello di preparare l’arrivo dell’Imperatore… ma il motivo vero è che volevo vederti per parlare di una cosa importante…-
Il cuore della donna iniziò a battere più veloce, come impaurita da quello che il romano avrebbe potuto dire…
-Ho intenzione di sposarmi-
La frase le rimbombò nella testa come un eco.
-Cosa?- gli domandò sconvolta
-Per questo sono qui, volevo parlartene in quanto mia amica, ma soprattutto volevo testare me stesso… che tu lo abbia mai creduto o meno, io sono stato seriamente innamorato di te, e non volevo che il tuo ricordo mi portasse a far soffrire la mia futura sposa…-
Asparsia si voltò verso di lui, seria.
Caio non potè che continuare con -Adesso sai la verità-
La donna sembrò soppesare, con espressione seria, la nuova notizia –Tu ti sposi-
Caio le rispose annuendo
-Tu- ripeté sottolineandolo attentamente
-Si, Asparsia, io… di chi credi che stiamo parlando?- le domandò stizzito
-Si ma…- disse come incredula – tu!-
Caio iniziò a spazientirsi; quando la greca incominciava a far del sarcasmo poteva andare avanti per delle ore.
Sul viso di Asparsia, all’improvviso, si dipinse uno splendido sorriso; alzò gli occhi, ricolmi di felicità, puntandoli su Caio, il quale non potè non riaddolcirsi –Ti sposi…-
-Si- le ripeté ancora l’uomo, stavolta sorridendole
-Ti sposi!- Asparsia gli si lanciò letteralmente addosso, cingendogli il collo con le braccia e abbracciandolo stretto –Oh Caio, non hai idea di quanto sia felice per te!-
Caio la prese per i fianchi, riappoggiandola a terra –Contieni il tuo entusiasmo Asparsia, non gliel’ho ancora chiesto!- le disse sbuffando
-Cosa? Ma ti sembra il modo di comportarti?! Che razza di uomo sei?!-
Le donne… quando si trattano certi argomenti vanno sempre in fiamma…
I due si avvicinarono al parapetto per osservare il panorama
-Se ti fa piacere Asparsia, dopo le nozze porterò Camilla qui, voglio che conosca la tua splendida terra-
-Non vedo l’ora Caio, sono curiosa di conoscerla-
La donna lo fissò e vide che un velo di malinconia era sceso sul volto del romano –Che ti prende?-
Caio non smise di osservare le verdi vallate –Quanto pensi che disti Filippi da qui?-
La donna capi e si avvicinò a lui fraterna –La mia terra ti rammenta ancora brutti ricordi?-
Non le rispose, chiuse gli occhi e l’immagine si fece più nitida
 
Calpurnia gli aveva suggerito di seguirlo… non si sentiva tranquilla…
Le spiegò che era solo una formalità di pochi minuti e sarebbe tornato subito…
C’era suo padre poi a vigilare…
Allora lei gli disse che si fidava solo di lui e alla fine accettò…
La folla giornaliera gli impediva di procedere più velocemente, ma alla fine vi giunse…
Una sensazione orribile lo colpì non appena mise piede sul primo gradino…
Corse più veloce che potè… si imbatté in Marco Antonio che fuggiva nella direzione opposta terrorizzato…
Giunse di fronte alla statua di Pompeo… una decina di senatori armati di pugnale guardavano soddisfatti un corpo senza vita, ricoperto da una tonaca… i sandali di quegli uomini erano bagnati del sangue della loro vittima, che macchiava formando come un lago il pavimento pregiato…
“Il tiranno è morto, Roma è libera!”
Nessuno si era accorto della sua presenza… il boato che la sua ugola generò, carico di rabbia, furore e ira, li prese completamente alla sprovvista… terrorizzati, i senatori si strinsero dietro a Marco Bruto e Cassio Longino, i quali con tono pacato cercavano di calmarlo e di farlo ragionare…
Aveva estratto la spada e si avvicinò al gruppo, sempre più spaventato, sempre più nel panico…
Li avrebbe uccisi tutti… avrebbe vendicato il suo comandante… niente glielo avrebbe impedito…
“Fermati figlio mio!”
Quella voce… suo padre gli comparve di fronte, il volto squadrato, severo e austero… i suoi occhi semichiusi lo fissavano come ogni volta che lo rimproverava per una mancanza o sbaglio…
“Rinfodera il gladio, Caio, e lascia che le cose facciano il loro corso… come è giusto che sia”
In risposta gli si gettò contro, lacrime agli occhi, in preda all’ira… si ritrovò disarmato e fu colpito allo stomaco…
La percossa fu tale da strapparlo al suolo, facendolo finire contro la parete e venire meno…
 
-Mio padre Asparsia…- gli rispose l’uomo riaperti gli occhi – mi ricorda mio padre-
-Lucio aveva preso la sua scelta… legittimare i gli assassini del tuo Comandante… tu gli sei opposto, non poteva che finire così…-
-Non si aspettavano un secondo triumvirato… ma la loro punizione non poteva che attendere il momento giusto… a Filippi, nella tua terra…-
 
Gridava il suo nome, nel clamore della battaglia…
Non degnava neanche di una giusta attenzione ai soldati nemici, che scagliava da un lato con il braccio libero, sbalzandoli via con scudo, armatura e lancia, come se fossero fuscelli spazzati via dalla bufera…
Cassio se era già andato, Bruto lo aveva seguito poco dopo facendosi trafiggere da una spada amica…
Restava solo lui, il vero nemico, il più temibile…
Alla fine lo trovò, imponente, a seminare il terrore tra le truppe…
Con la sua sola presenza i soldati provavano paura, fuggivano, i valorosi che resistevano venivano scagliati via con non curanza…
 
-Ricordo ancora quando lo affrontai…-
Vedendolo teso Asparsia gli si avvicinò, mettendogli una mano sulla sua, appoggiandogli la testa sulla spalla
-Era terribile come si dice?- gli domandò a bassa voce, con tono pacato, a volerlo calmare
-Mi chiedi com’era? In ogni battaglia che ha visto romani contro altri romani, ha sempre tenuto la stessa tattica: incutere timore agli avversari, piegarli con la paura, giungere di fronte ai comandanti di coorte, ucciderli e procedere finchè la battaglia non terminava… taglia la testa al capo e la squadra si sparpaglia-
Asparsia piegò i lati della bocca in un sorriso stentato –Tipico di voi Romani tutti d’un pezzo… militari con un forte senso dell’onore e protezione verso i propri sottoposti… in questo credo che siate unici-
-Mio padre ha sempre pensato che sono i comandanti a fare dei soldati, dei cattivi soldati, i politici a fare dei cattivi cittadini, e i pedagoghi dei cattivi allievi…-
-Un po’ troppo semplicistico, non trovi?- gli ribatte la donna
L’uomo rilassatosi leggermente le rispose –Semplicemente considerava i fatti, per il resto era la legge che doveva fare il suo corso, non considerava il contabile che faceva la cresta o l’uomo indolente, li dava per scontati; diceva “È per questo che ci sono i superiori: devono controllare quello che fanno coloro che stanno alle loro dipendenze ed impedire che sbaglino…”-
-Uhm, un maniaco del controllo insomma…- concluse Asparsia
Dopo quella breve interruzione Caio venne preso nuovamente dai ricordi e la donna attese ancora che le parlasse rimanendogli vicino, per calmarlo.
 
“Padre!”
Sentendo quel grido, Lucio Massimo, Res Publica Romana, si voltò bloccando il suo cammino…
I soldati di entrambe le fazioni fecero il vuoto intorno a loro, non volendo finire coinvolti in quella che sarebbe stata una carneficina…
“Per quel che mi riguarda, ora come ora tu non se mio figlio, non più di quanto tu lo sia stato quando ti schierasti con Cesare contro lo stato”
“Stronzate! Cesare era un eroe, ha fatto più lui in tutta la sua vita di quanto abbiano fatto altri negli ultimi secoli!”
I muscoli del collo di Lucio si tirarono, il volto diventò violaceo dall’ira “Osi tu dunque infangare i nomi dei veri eroi di Roma? Figlio degenere!”
“Cesare ha servito Roma più di quanto gli fosse richiesto. Invece di accettarlo e accreditargli il giusto trionfo lo avete attaccato come fosse un criminale”
“Era un uomo ambizioso e privo di scrupoli che si è servito del popolo ingenuo e di uomini corrotti, asserviti ai vizi per ottenere il potere, e diventare come quel re empio e superbo che vidi cacciare da Roma con i miei stessi occhi! Come quelli che si trovano in quel covo di serpi che sta alla foce del Nilo…”
“Ritira immediatamente quello che hai detto!”
“Io rappresento la Res Publica, Caio! Era mio compito schierarmi con chi ne voleva difendere gli interessi!”
“E valeva scatenare una nuova guerra per questo? Cesare aveva riportato la pace dopo decenni di guerre fratricide ed è questo il tuo ringraziamento?!”
“Sei un ingenuo figlio mio! L’ammirazione è il peggiore fumo negli occhi degli uomini… ma ora non ha importanza… sarà la spada a decidere”
I due Rappresentanti sfoderarono i gladi e si avventarono l’uno contro l’altro…
Il clangore del primo cozzo delle lame fu tale da replicare quello di un tuono…
Entrambi gli eserciti si fermarono, bloccati da quel fragore improvviso…
Le lame schizzarono via, spezzate dalla troppa forza inferta loro…
I soldati in preda all’adrenalina, sentirono i loro cuori riempirsi di paura…
Come ipnotizzati, si avvicinarono al luogo dove si stava per svolgere il più grande scontro che l’umanità avesse mai visto…
Mise mano al secondo gladio che portava sempre con sé, spostandosi indietro di alcuni passi; lo fece istintivamente senza mollare gli occhi un attimo dal padre che al suo pari non aveva spostato lo sguardo, senza però muoversi in alcun modo…
“Soltanto un altro uomo era riuscito a far tanto contro di me…- disse Lucio – avvenne a Canne molto tempo fa…”
Sgranò gli occhi “Annibale…”
“Il più grande nemico di Roma, figliolo… ci sono tanti motivi perché lo hanno chiamato così…”
Lucio gettò lo scudo da un lato e sfilò dal cinturone il secondo gladio…
Non lo vide arrivare: Lucio gli era piombato addosso, divorando i metri che li separavano con un balzo…
Il taglio del gladio si scontrò con il piatto del suo, ma l’impeto fu tale da scagliarlo in aria come un ramoscello; sorvolò alcune file di soldati che sconvolti non riuscivano a muoversi…
Il contatto con suolo lo rintronò un po’ ma si rimise subito in piedi giusto in tempo per evitare un giavellotto diretto a lui…
I soldati romani si tenevano a distanza e lo stesso valeva nei confronti di Lucio che avanzava deciso nella sua direzione…
Lucio alzò il gladio sopra la sua testa pronto a sferrare il colpo… lo evitò spostandosi di lato. Rimessosi in piedi tentò un affondo ma gli venne parato…
I due guerrieri iniziarono a tempestarsi di tagli e stoccate… l’acciaio rimbombava nelle pianure di Filippi; Lucio lo colpì allo stomaco con un calcio facendolo finire ancora a terra…
Riuscì ad attutire la caduta prendendo di rimbalzo il terreno con un capriola e rimettendosi in piedi…
Non perse neanche un istante: lasciatosi andare all’istinto, fece leva sulle gambe e si scagliò contro suo padre prendendolo in pieno. Lucio non si aspettava un contrattacco del genere ma incassò il colpo. Una semplice spallata non lo avrebbe di sicuro messo in difficoltà…
Provò a colpirlo al fianco ma questi lo parò con il gladio ed andarono entrambi in frantumi.
Lo colpì...
Il pugno destro colpì il viso di Lucio, seguito da un altro colpo sempre al viso. L’uomo barcollò ma rispose al colpo con una ginocchiata contro la lorica.
La percossa fu talmente forte che il metallo si incavò lasciando impresso il calco del ginocchio.
Sentendosi il fiato mozzo, gli tirò una testata facendolo arretrare ulteriormente…
Continuarono a scambiarsi colpo su colpo per quelle che sembrarono essere delle ore, senza risparmiarsi, cercando di prevalere l’uno sull’altro…
Cercando di uccidersi l’un l’altro…
 
-A quello ci eravamo ridotti Asparsia… Lucano non si sbagliava quando definiva le guerre civili non delle guerre tra generali ma bensì tra fratelli dello stesso sangue, tra padri e figli-
-Erano tempi inquieti, Caio, tempi di grandi cambiamenti e sconvolgimenti...- gli disse la donna cercando di consolarlo – anch’io prima della vostra conquista ne vidi parecchi attraversare le mie terre. Ma quando si ha a che fare con spiriti di uomini particolari che si lasciano trascinare dalla loro stessa smania non si può prevedere cosa possa accadere-
Il romano scrutò corrucciato il verde paesaggio che gli si apriva davanti agli occhi –Non mi sembrò vero quando diedi il colpo fatale che sancì la fine della battaglia. Mio padre, giaceva al suolo di fronte a me, mentre le sue truppe si arrendevano, e mi chiedeva di ucciderlo. Di farlo morire da romano…-
La donna gli strinse la mano per trasmettergli sicurezza.
-Ma non lo feci. Gli dissi che non sarei stato la causa della morte del mio stesso padre… e sai cosa mi rispose?-
La donna negò con il viso.
-Mi disse che lo ero già…-
Grecia gli poggiò la testa sulla spalla, cingendogli l’altra con la mano.
Lo strinse a se con forza.
Voleva trasmettergli pace, voleva trasmettergli sicurezza: voleva la quiete riprendesse il dominio del suo cuore.
-Tu…- sussurrò la donna – sei un brav’uomo. Caio sei stato un uomo che ha sempre seguito la sua coscienza, che è sempre stato coerente con i propri principi… sei valoroso, leale, faresti qualunque cosa per i tuoi cari. Per quel che può valere la mia opinione tu non sei stato un cattivo figlio… tuo padre si è spento a Roma nel suo letto perchè aveva compiuto il suo compito. Non è una tua colpa la sua morte. Non devi assolutamente pensarlo-
L’Impero Romano si voltò verso di lei e la guardò con occhi lucidi.
Senza alcun preavviso l’abbracciò stretta. Tanto da sentir mancare il fiato.
-Grazie, Grecia-
La donna benchè un po’ imbarazzata, sorrise.
-Nessun problema, Roma-
 
 
 
Spero che vi sia piaciuto.
 
Cosmopolita: ti ringrazio e sono contento che Camilla ti sia piaciuta, pensavo che ci fosse bisogno di una donna tosta per uno come l’Impero Romano e grazie per averla messa tra le seguite!
 
Ci vedremo nel prossimo capitolo che vedrà Caio avventurarsi tra le calde e affascinanti terre d’Egitto! Ciao!
 

  
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