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Autore: waferkya    31/10/2011    2 recensioni
[2014!verse, gen, angst]
Per capriccio, Lucifer decide di riportare in vita John Winchester. John si adatta facilmente all'Apocalisse, ma non ha nessuna intenzione di starsene seduto a guardare il mondo sprofondare nell'abisso.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Adam, Castiel, Dean Winchester, Jo, John Winchester, Lucifero
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione, Nel futuro
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~ Dreams we’ll never see.
2. Almost there
Bad Moon Rising

 

È notte, quando John riprende conoscenza. La luna è alta e rotondissima nel velluto nero del cielo, e le cime affilate di alberi spogli le corrono davanti come ombre di artigli.

C’è un rombo basso, ritmico che proviene da qualche parte sotto la sua schiena, e un ticchettio impreciso come di ghiaia che schizza via da sotto le ruote di un’auto, e John si solleva sui gomiti un po’ a fatica – sta diventando un’abitudine, quella di risvegliarsi in giro a cazzo di cane per il mondo, ma sempre meglio di marcire all’Inferno, – e gli ci vuole un momento per rendersi conto che l’hanno caricato sul retro di un pick-up.

Maledizione, perlomeno dal Diavolo uno s’aspetterebbe un mezzo di trasporto un po’ più di classe.

John si preme una mano sulla fronte, cercando di spingere via l’emicrania che gli pulsa tra gli occhi. Non funziona per niente, e comunque, ci sono cose più importanti di cui dovrebbe occuparsi: per esempio, il fatto che suo figlio minore è al momento posseduto dal Diavolo. Per esempio, il fatto che suo figlio minore, al momento posseduto dal Diavolo, l’abbia resuscitato. Per esempio, il fatto che un pick-up mezzo arrugginito lo sta portando Dio solo sa dove, in mezzo a Dio solo sa quanti demoni, che intendono fargli Dio solo sa cosa. Giusto.

John scuote la testa; potrebbe saltare facilmente giù dal pick-up e scappare nella foresta. Se riesce a non fare troppo rumore, c’è una buona possibilità che i demoni al volante non si accorgano che se l’è filata. Si guarda attorno e, no, d’accordo, non può: a neppure tre metri di distanza li segue un altro furgoncino, paurosamente sgangherato anch’esso, che sotto la luce chiara della luna brilla a macchie rossastre. John distingue perlomeno tre persone, strizzate malamente nel sedile anteriore, e soprattutto c’è un tizio appoggiato con gli avambracci al tettuccio dell’abitacolo, e non è tanto il fatto che sia lì a preoccupare John, quanto, piuttosto, il fucile dall’aria sofisticata e molto letale che porta di traverso sulle spalle.

Il cecchino è il primo – forse l’unico, John non vede bene le altre tre persone, – ad accorgersi che ha ripreso conoscenza. Sventola una mano in un cenno di saluto fin troppo allegro, e poi batte le nocche sul tettuccio. John sente una voce rauca abbaiare qualcosa d’indefinibile, poco più forte del ringhio unisono dei motori dei due pick-up, e poi una risata tranquilla, divertita, che, a giudicare da come ha buttato indietro la testa, appartiene al cecchino.

John le detesta, le situazioni così – quando non ha idea di cosa stia succedendo attorno a lui, e non ha modo di scoprirlo se non standosene zitto e buono in un angolo. Non è capace, lui, di stare zitto, e buono; soprattutto non quando suo figlio minore è là fuori, posseduto dal Diavolo, dannazione, e Dean, Dio, Dean.

John l’ha visto, all’Inferno. È stato Alastair a mostrarglielo, una volta soltanto, e gliel’ha fatto vedere quando Dean s’era già spezzato, e torturava per non essere torturato, e stava appena appena cominciando a capire che, in realtà, quello che ad Alastair riesce meglio è mettere le anime in condizione di fracassarsi da sole, senza bisogno di coltelli, sangue, morsi e catene. Gli ha offerto suo figlio – quel figlio per cui lui è morto sorridendo, Cristo, – ridotto in quel modo e John ha restito così a lungo, così a lungo, così a lungo all’Inferno, e ad ogni frustata che Dean infliggeva all’anima inchiodata ad una ruota identica a quella di John lui avrebbe voluto cedere, cedere, cedere.

Alastair, naturalmente, non gli ha concesso di spaccarsi. L’ha tenuto insieme, l’ha portato via, e adesso John non sa neppure se Dean sia vivo. Se lo ricorda, l’assedio e il frastuono e la luce dolorosissima e gli strilli che dava la pietra stessa, quando quell’angelo è venuto ad estrarre suo figlio dal fondo della voragine.

Non capivano, all’inizio, loro, prigionieri dell’Inferno, di cosa si trattasse. Vedevano solo lampi di bianco lontani come la vita, udivano scoppi di grida, e i demoni fumavano tutt’attorno a loro in un caos di nubi nere e decine e decine e decine di file di denti macchiati di sangue. E poi è discesa la luce, John se lo ricorda; pensavano che fosse una guarnigione intera di arcangeli, per quanta potenza irradiava, e invece era uno soltanto, enorme, le ali spiegate e candide e bruciava, qualunque cosa toccasse: bruciava di freddo.

John ricorda la voce di quella creatura. Tutti gli altri attorno a lui si contorcevano e urlavano, facendo stridere le catene, e lui ricorda soltanto una calma infinita, la pace, quando l’angelo gli ha parlato e gli ha detto, vengo per lui, gli ha detto, vengo per Dean.

John non ci crede, ai miracoli, ma in quel momento, Dio, in quel momento ci ha creduto con una disperazione è sufficiente a spezzargli il cuore. Perché non lo sa cos’è peggio – il pensiero di Dean morto di nuovo, o Dean, vivo, a dare la caccia a suo fratello.

La luna, tonda, pallida, lo guarda dall’alto e, brutta bastarda, si tiene tutte le risposte per sé.

  
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