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Autore: mirmominkia    31/10/2011    3 recensioni
Un brutto litigio tra Sam e Dean, Sam alle prese con un bambino misterioso, un demone in grado di saltare dal 1992 al 2008. Queste sono le basi di una nuova avventura per i Winchester, in una storia che li porterà a riflettere sul proprio legame, e su ciò per cui vale la pena lottare.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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LlllllLa m 

La mia seconda fanfiction.. spero vi piaccia:)
 

                                                                        Capitolo 1

 

 Era come stare dentro una nuvola. Delle immaggini si intravedevano oltre la fitta nebbia, ma erano complicate da percepire. Sam non sapeva dove era, e aveva dato per scontato il fatto che si trovasse all' interno della nebbia.
Allungò una mano, probabilmente per provare a prendere ciò che era invisibile ai suoi occhi. Ma neanche quelle ferme, sbiadite e quasi invisibili immaggini sembravano volessero farsi prendere.
Ma davanti ai suoi occhi qualcosa di strano stava sicuramente accadendo. Si trattava di un' ennesima immaggine comparsa improvvisamente in quella situazione cieca che lui attribuiva a fitta nebbia. L'immaggine si fermò.. proprio davanti a lui. Sam nonostante tutto non aveva affatto timore.
Sembrava invece curioso di sapere chi fosse quella piccola sagoma di fronte, ed era convinto che avrebbe potuto spiegargli tutto. L'immaggine, coperta anch'essa da probabile nebbia, allungò il braccio. Sam aveva ben capito che quel presunto bambino si era accorto di lui.
Inconsciamente allungò il braccio anche lui. Le mani dei due arrivaron prima con lo sfiorarsi, poi con lo scontrarsi. Sam rimase immobile per un pò di tempo, osservando l' immaggine ancora irriconoscibile del bambino.
La piccola figura iniziò a trascinare la manina a destra, spingendola poi verso sinistra. Sam, che ormai sembrava avere la mano incollata all' altro fece lo stesso. Più si comportava in questo modo più si rendeva conto che quella, ritenuta da lui nebbia, scomparve davanti ai suoi occhi permettendogli la focalizzazione del luogo, e con sua immensa sorpresa l'immaggine dinnanzi a lui divenne visibile, mostrando proprio un bambino.
Il piccolo vedeva l'uomo davanti a lui con aria stupita, come se tale visione fosse impossibile all'occhio umano. Sam scrutò il luogo in cui il bambino si trovava, e ancor più stupito di prima si accorse di essere in un bagno..un bagno di un motel. Restò comunque immobile per non spaventare il bambino che aveva davanti. Era un bambino sugli 8-9 anni. Non era molto alto, occhi abbastanza chiari e capelli lunghi sul castano chiaro.
I due si guardarono a lungo. Probabilmente anche il bambino rimase stupito nel trovarsi davanti un ragazzo robusto e alto; e a rendere più strana la cosa è che quest'uomo si trovava proprio riflesso nello specchio del suo bagno. Sam dopo un pò ci arrivò anche lui: capì di essere all'interno di uno specchio appannato. Se non altro questo spiegava anche il motivo della nebbia che aveva davanti agli occhi: qualcuno probabilmente era appena uscito dalla doccia.
Il bambino spezzò il silenzio, ponendo fine a quel momento di scambi di sguardi.
"Chi sei?" chiese con voce tremante.
Sam ingoiò a vuoto, senza rispondere; cosa poteva dire davanti a un bambino? Il piccolo, con un espressione tra il terrorizzato e il sorpreso, fece un passo indietro. Senza una ragione concreta Sam fece lo stesso, pur non sapendo cosa ci fosse al di là di uno specchio. La risposta gli arrivò subito: niente. Non capendo  come, Sam si ritrovò improvvisamente davanti allo specchio, affianco al bambino.
I due rimasero immobili davanti uno accanto all'altro, non capendo assolutamente nulla di ciò che fosse successo. Il piccolo si girò di scatto.
"Che cazzo vuoi?" urlò spaventato scontrandosi verso il lavandino. Le sue mani tremavano, come del resto ogni parte del suo piccolo corpo. Sam lo osservò per qualche secondo, ma capì che doveva immediatamente prender parola.
"Stai calmo, io non voglio farti niente. Potresti dirmi chi sei?" chiese dolcemente Sam.
"Cosa?" urlò il bambino. "Forse non te ne sei accorto, ma sei all' interno del mio bagno, dentro la mia camera! Sono io che dovrei farti domande!"
Sam deglutì, abbassandosi all' altezza del ragazzino.
"Hai ragione, mi spiace. Penso sia sorto un piccolo problema e.. io non ricordo cosa sia successo!"
"Cosa? Ma che stai dicendo? Ti avverto, presto mio fratello tornerà.. e ti farà a pezzi! Ti consiglio di andartene immediatamente!" urlò il bambino tenendosi strette le spalle.
Sam comprese che il piccolo era enormemente terrorizzato. Era solo in casa, e, da quel che aveva capito, stava aspettando suo fratello. Sapeva che doveva rassicurarlo, ma il primo dei suoi pensieri era come fosse giunto lì, in quel bagno.
"Ascolta, piccolo: stai tranquillo. Io non ho la minima intenzione di farti male. Insomma guardami, ti sembro cattivo?" rise Sam.
"Cosa ci fai qui?" sospirò il giovane. Sam non poteva rispondere a quella domanda, non sapeva dare una risposta. Ma doveva pur dire qualcosa. Il bambino era preoccupato, spaventato; Sam lo aveva capito dal tono della sua voce.
"Ascolta: mi spiace davvero tanto, ma non posso dare una risposta alle tue domande. Pultroppo è un mistero anche per me. Ma ti prego, tu devi aiutarmi."
Il più piccolo fece un passo indietro. Come doveva comportarsi, doveva fidarsi di uno sconosciuto? Per l' ennesima volta i due si riscambiarono molti sguardi. Il piccolo, probabilmente, aveva colto qualcosa di buono nello sguardo di Sam, e annuì con la testa.
"Grazie mille!" disse Sam strofinando la testa al piccolo, il quale rimaneva immobile davanti a lui. "Sai dirmi.. Dove siamo?"
"Bhè, se non te ne sei accorto siamo nel mio bagno! Nella camera di questo squallido motel, in questa squallida città!"
"Un motel? di che città si tratta?"
"Cosa? Siamo a Springfield nell' Ohio. Ma si può sapere come sei arrivato qui?" chiese il piccolo sconcertato.
Sam forse iniziava a capire qualcosa. Si trovava nell' Ohio, pur consapevole che poco tempo prima era in Kansas con Dean.. ah già, approposito: dove era Dean? Mille domande sfrecciarono nella testa di Sam. Non poteva chiedere ogni singola cosa a quel bambino, era già passato per un insano mentale ai suoi occhi, probabilmente.
Ricordò tutto riguardo ai pochi istanti precedenti: ricordò la casa di Bobby, ricordò suo fratello in preda all' ira, ricordò il loro ultimo litigio. Le parole dette in quel momento, però, preferì non ricordarle.
Improvvisamente un pensiero gli tuonò in testa, forse il caso poteva essere risolto.
"Un momentò!" disse tirando un lungo sospiro. "Piccolo, ma ora.. in che anno siamo?" chiese.
Il bambino lo guardò stupito. Quel ragazzo dall' aspetto così inteligente non sapeva nemmeno in che anno si trovavano.
"Davvero non lo sai?" chiese il fanciullo, senza ottenere risposta. "Siamo a settembre.. oggi è il 23 settembre 1992.
Sam a quelle parole sobbalzò. Era proprio il 1992. Come era possibile? Pochi attimi fà era il 2008, ed ora eravamo tornati indietro di 15 anni. Non se lo spiegava, non poteva essere nulla di razionale. Ma subito dopo le sue domande trovarono una risposta; nella sua mente risuonò un unico nome: Castiel.
certo, era ovvio. Dean e Sam avevano avuto una discussione, e l' angelo aveva assistito all' intera scena. Ultimamente ogni volta che succedeva qualcosa del genere ad andarci di mezzo era sempre lui. Probabilmente perchè Sam era affiancato da un demone, e quindi gli angeli lo vedevano sotto cattivo occhio. Oppure era per il semplice fatto che Dean era colui che avrebbe sventato l' Apocalisse, e Sam per lui era di certo una sorta di punto debole: la sua forza dipendeva anche dai rapporti che c'erano tra loro due. Sam stesso ammetteva che l' ultima litigata avuta con suo fratello era stata decisamente brutta, lui c' era rimasto davvero male per le parole che aveva detto, e, chiaramente, il caro Cass aveva pensato bene di punirlo, trascinandolo in un altro luogo e in un altro anno.
Con uno sguardo omicida Sam uscì dal bagno, mentre il piccolo dietro di lui lo seguiva con lo sguardo.
"Ehi, ma dove vai? che stai facendo?" chiese mentre seguiva Sam uscendo dal bagno.
"Non posso credere che quel bastardo abbia.."
"Aspetta, aspetta.. non puoi andartene così! Esigo delle spiegazione! Aspetta!" urlava a Sam.
Senza neanche guardarsi intorno Sam si diresse verso la porta, desideroso di trovare il modo di tornare a casa per spaccare la faccia a quell' angelo maledetto. Ma fu fermato dalla manina del ragazzino che gli ordinò di spiegargli tutto. Il piccoletto tutto sommato non aveva torto; si era trovato riflesso nello specchio del suo bagno il ragazzo, che successivamente l' ha riempito di domande. Il minimo indispensabile era dargli qualche spiegazione, o, senonaltro, inventargli una scusa plausibile.
"Già scusami, ero in preda alla collera. Penso di aver capito tutto ora, grazie per le informazioni!" disse Sam facendo di nuovo segno di uscire dalla stanza.
"No, aspetta! Nel caso non te ne sei reso conto.. tu sei uscito dallo specchio! E questo non mi sembra molto normale, no?" urlò il ragazzino strattonandolo.
"Pff, non parlare a me di normalità.." rise Sam. Lasciò la maniglia della porta, che fino a quel momento aveva tenuto stretta nella sua mano. Si guardò in torno: era una camera di condizioni abbastanza ristrette. Infondo alla stanza c' erano due letti, separati da un tappeto. Al centro notò un divanetto apparentemente antico con una poltrona affianco. E proprio tra questi c' era un tavolino, di dimensione minuscole.
"Cosa sta succedendo? cos'è che hai capito? perchè ti trovavi nel mio bagno? E soprattutto, chi diavolo sei?" chiese il ridotto.
"Bhè, non so ancora cosa sia successo con esattezza. Mi presento, mi chiamo Sam, Sam Winchester." rispose. A quelle parole il piccolo dilaniò gli occhi.
"cosa?" domandò esterrefatto.
"Si lo so, è strano che non sappia cosa succeda.. però.."
"No, tu.. sei Sam Winchester?" lo interruppe sbalordito.
"si, c'è qualcosa di strano?"
Il bambino non rispose. Si girò dall' altro lato, e camminò lungo la stanza. Sam lo fissava con sguardo incuriosito, forse gli nascondeva qualcosa.
"va tutto bene?" domandò.
"No, non va bene. Tu non puoi essere Sam!" urlò il piccolo. "Non puoi! Non puoi! Ma che diavolo sta succedendo qui?"
Sam non rispose. Che voleva dire? Perchè lui non poteva essere Sam?
"Perchè dici questo..?"
"Perchè.." urlò il bambino. "Perchè.. insomma!" forse ciò che stava per dire era tanto sconcertante per lui quanto per Sam. Ingoiò un paio di volte a vuoto, poi si girò verso Sam.
Sam in quell' istante notò il bambino fare un espressione strana nei suoi confronti, come se avesse veramente visto un fantasma.
"NO, perchè.." riprese il bambino "perchè.. sono io Sam Winchester!" concluse.
A quelle parole Sam dilaniò gli occhi. Quel ragazzino era Sam Winchester, quel ragazzino era lui. Ora per Sam era tutto chiaro.

 

23 settembre, 2008. Discarica delle auto: officina di Bobby.
Dean si trovava nuovamente alle prese con l' Impala, la quale mostrava altri problemi al motore. Le temperature erano alte, anche se l' estate era passata ormai da due giorni. Dean si passò una mano sulla fronte, ripensando a ciò che era avvenuto un' oretta prima. Anche se non lo voleva ammettere, gli dispiaceva molto.
"Pff, mi dispiace? Che cazzata. Sam è stato davvero uno stupido." disse tra sè e sè.
Le parole dette da Sam gli sfrecciavano nella mente come lampi, e in  qulache modo gli squarciavano il cuore come lame affilate. Non voleva pensarci, eppure non riusciva a fare altro. Ultimamente litigavano spesso, e sempre per le solite ragioni, ma questa volta era stato davvero terribile.
"Dean, va tutto bene?" disse un vocione dietro di lui, spezzando tutta la serie di riflessioni che stava facendo in quel momento.
"si, Bobby. Va tutto bene!" rispose con aria appassita. senza scambiare alcuno sguardo con il vecchio cacciatore, Deam afferrò la clava, e continuò a lavorare sull' auto con la testa bassa.
Bobby osservava a malavoglia il ragazzo, che sembrava avere sempre più un aria sciupata.
"Vuoi entrare un pò in casa, Dean? ti preparò qualcosa da mettere sotto i denti." chiese.
"No ti ringrazio Bobby, sto bene così."
Per quanto Dean fosse ottuso, Bobby lo era molto di più. Avrebbe fatto di tutto per strappare il giovane compagno dal lavoro sull' auto.
"Dai Dean! entra un pò, almeno bevi qualcosa.. con questo caldo!"
"Ti ho detto che sto bene!" sussurrò Dean.
"Dean su, entra in casa. Riguardo a quello che è successo prima.."
"Zitto! levati dalle scatole! Ho detto che sto bene ok?" urlò furioso il ragazzo, saltando in piedi. "Sto bene, Sto bene! Mi sono stufato di ripeterlo. Adesso lasciatemi in pace!"
Il vecchio cacciatore, che prima d' ora non aveva mai temuto i suoi ragazzi, decise di lasciare stare Dean. Forse aveva solo bisogno di tempo.
"Ah Dean, dovresti parlare con Sam! questa storia va risolta." disse Bobby prima di congedarsi.
Il ragazzo, si strofinò gli occhi. Tutto quello che era successo lo rattristava profondamente. Forse Bobby aveva ragione, doveva andare da suo fratello, doveva parlare con lui, e dovevano chiarire quella questione una volta per tutte. Ma Dean aveva paura di vedere Sam. In parte si vergognava, in parte temeva che gli avrebbe spaccato la faccia.
Perchè, si chiedeva. Perchè dopo tutto quel tempo dovevano continuare a fare certi discorsi? Perchè il loro passato veniva continuamente messo in discussione? Sam non era soddisfatto? Perchè si fidava più di Ruby, un demone, che di suo fratello? Dean aveva cercato più volte di chiederglielo e di ottenere una risposta, ma questa volta la situazione era davvero precipitata. Solo grazie all' intervento di Bobby si era trattenuto nell' uccidere di botte suo fratello. Si vergognava di quanta ira avesse liberato.
Rimase immobile, davanti all' auto con le braccia conserte. Con le mani sporche, per aver toccato i rottami, si strofinò nuovamente gli occhi.
"Piangi, Dean?"
Dean Balzò sulla sua postazione. Non si aspettava l' arrivo di Castiel dietro di sè.
"Cass, dovresti informarmi prima di comparire così all' improvviso.!"
"incredibile, Dean Winchester piange. Ti ha davvero fatto male quel che è successo prima con tuo fratello, eh?" sussurrò l' angelo, avvicinandosi lentamente a Dean.
"Cosa? No, non stavo piangendo. Mi era solo andato qualcosa nell' occhio. E riguardo a quello che è successo con Sam, non voglio parlarne!"
"Ci sei davvero rimasto così male?"
"Cass, ti prego.. mi basta Bobby, non ti ci mettere anche tu." disse supplichevole all' angelo.
Castiel si voltò dalla parte opposta. Non sapeva il perchè, ma vedere lo sguardo triste di Dean riempiva anche il suo cuore di tristezza.
"Dean.." disse poi l' angelo a bassa voce. "raccontami quello che è successo. Ti prego, dimmi cosa è successo con Sam prima!"
"Pensavo l' avresti visto, sei un angelo dopo tutto." rispose.
Castiel guardò Dean con uno sguardo di superiorità, e avvicinandosi gli disse: "infatti!"
Dean si convinse ancor di più che in tutta la sua vita non avrebbe mai capito il ragionamento degli angeli, ma gli occhi di Cass erano supplichevoli, e lui non potè far altro che raccontargli tutto.


23 settembre, 1992. Stanza del motel: Ohio.
"Io sono Sam Winchester!"
A quelle parole Sam era rimasto paralizzato. Era tornato indietro nel tempo, per mano di Castiel probabilmente. Era finito dentro uno specchio, nella stanza di un motel. Ma cosa più incredibile, aveva incontrato se stesso. Dove voleva arrivare Castiel? Cosa voleva ottenere? Una cosa certa è che doveva assolutamente trovare a casa, ma non poteva lasciare il giovane Sammy in questa condizione di spaesaggio.
Doveva trovare le parole per spiegare ogni cosa. Facendo alcuni passi indietro si accasciò sulla poltrona, mentre il piccolo seguiva ogni suo movimento con lo sguardo. Sospirò più volte.
"Fammi capire una cosa, tu sei me?" chiese sconcertato il bambino.
Sam non rispose subito. Fece cenno al bambino di avvicinarsi a lui, e delicatamente gli posò una mano sulla spalla.
"Io vengo dal futuro. Non so se posso spiegarti ogni cosa, non so se le creature superiori a noi me lo permetterebbero!"
"Ma di chi diavolo stai parlando?" chiese Sammy sempre più frustrato. " Non c'entreranno mica i demoni in tutta questa storia?"
Sam scoppiò a ridere. Non c' era una vera e propria ragione, ma vedere il suo piccolo "lui" in quella situazione lo divertiva. Era come se nella sua mente tutta l' infanzia passata tra incertezze e paure gli si ripresentasse davanti. E quel maledetto angelo che lo aveva spedito in quel luogo era consapevole del fatto che avrebbe vissuto certe sensazioni; nella sua mente lo mandò a quel paese.
"Sarò un armadio di due metri da grande!" rise il piccolo, seguendo a ruota libera il più grande. Ma l' atmosfera si fece nuovamente seria. Non potevano andare avanti così.
"Quindi già sai dell' esistenza dei mostri.." sussurrò Sam. "Dean te l' ha già spiegato."
"Si, la sera di Natale dell' anno scorso!"
Sam si convinse ancora di più di quanto la litigata avuta precedentemente col fratello sia stata giustamente messa in atto. Se in quella sera Dean avesse tenuto la bocca chiusa, lui avrebbe potuto vivere una vita normale, lontano dal pensiero dell' esistenza dei demoni, dei mostri e di quant' altro. Sapeva che era il ragionamento di un egoista, ma dopo tutto quel che era successo lui voleva solo essere normale. Della sua adolescenza ricordava molto poco, come se la maggior parte delle cose le avesse rimosse. Ed ora era lì, davanti al piccolo Sammy. Poteva chiedergli tutto, fagli qualsiasi domanda a cui non riusciva a dare una risposta: poteva chiedere come si sentisse, cosa doveva combattere, se era felice di quella vita; e invece chiese solo una cosa.
"Cosa pensi di tuo fratello, Sammy?"
Il piccolo alzò immediatamente lo sguardo. Rimase immobile, forse a riflettere, o forse a ricordare. Fece un lungo sospiro.
"Mio fratello è un coglione!" rise il piccolo. "Ma tra i coglioni è il migliore! Ha scelto lui stesso di rendermi partecipe a questa vita.. poteva non farlo, eppure lo ha fatto. Lo ha fatto perchè.. perchè mi vuole bene, credo!"
Sam rimase di stucco. Erano questi pensieri che a quell' età aveva di suo fratello.
"Voglio bene a Dean. Ha sempre fatto di tutto per proteggermi. A volte può essere severo, o violento. Ma adora tirar fuori i suoi aspetti da cattivone ogni tanto, e io accetto questa cosa, fà parte del suo carattere." continuava Sammy.
" Si, questo lo so bene!" rise Sam. Ma nella sua risata era visibile qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che in qualche modo lo commuoveva.
"Succede qualcosa tra di voi? insomma, com' è il vostro rapporto?" chiese il Bambino.
Sam ingoiò a vuoto un paio di volte. Rimase in silenzio per qualche secondo.
"Io e Dean ci vogliamo molto bene. Lui sarebbe disposto a morire per me (nel vero senso della parola), e io farei lo stesso! Delle volte succede che abbiamo delle discussioni, ma riusciamo sempre a risolvere ogni cosa." rispose poi.
Il piccolo Sammy comprese che ciò che stava scoltando aveva qualcosa a che fare con il salto nel tempo. Era già abbastanza sveglio a quell' età. Ma proprio quando Sammy chiese al più grande se tutto questo aveva a che fare con una loro litigata, Sam non rispose. Probabilmente non voleva che il piccolo conoscesse la verità sulla morte di Dean, su Ruby e sul sangue demoniaco. Senza dare apiegazioni si limitò a dire di si.
" Io e Dean, cioè tu e Dean, litigate spesso?"
"Bhè, ultimamente si, succede spesso. Ma sappi che questo non cambia il nostro rapporto." Per dire tali parole Sam dovette fare un lungo respiro. In quell' occasione odiava suo fratello, lo riteneva falso per quello a cui precedentemente aveva assistito. Ma per l' equilibrio dei rapporti fraterni rimase in silenzio, e si limitò a dire ciò che fino a un' ora prima credeva veramente.
"A proposito di Dean.. dove è ora?" chiese poi al più piccolo.
"Oddio, tornerà in breve. Come gli spieghiamo questa situazione?" si preoccupò Sammy.
"Non preoccuparti piccolo. Dean conosce queste cose, non penso si farà problemi! Gli dirò la verità." esclamò Sam, rassicurando il ragazzino.
Ripensandoci era felice di aver conosciuto se stesso, ed era felice di quanto il piccolo gli aveva detto. Ma nel cuore sentiva un peso enorme, e quel peso era proprio suo fratello. Avrebbe voluto vederlo, gli avrebbe voluto chiedere scusa abbracciandolo. Nella sua mente ricordò gli occhi di Dean, ricordò quanto odio e rabbia avevano. Non aveva mai visto il fratello così.. era una brutta sensazione.
"E per quanto riguarda papà? Dove è ora?" chiese.
"Chiamarlo papà è una parola grossa. Tu dovresti saperlo!"
"Non parlare così. Fidati, un giorno ti mancherà, e ti accorgerai di volergli davvero bene."
"Ne dubito, sai?" affermò Sammy. "Comunque non so con esatezza cosa stia facendo. Ci ha portati qui, ed è scomparso poco dopo. Dean dice che deve finire il lavoro."
"Capisco!" terminò Sam.
Da quel che aveva capito il rancore che provava nei confronti del padre già era presente quando era ancora molto piccolo. Questo deve aver fatto molto male a John, ma sicuramente lo stesso valeva per Dean, che in tutta la sua vita aveva sempre stimato il padre.
La porta si aprì improvvisamente. Sam sobbalzò dal suo posto.
"Dean, sei tornato?" chiese il piccolo Sammy andando verso la porta.
Sam vide una figura al lato della porta entrare lentamente. Era più alto di Sammy, e appena lo vide gli diede una pacca sulla spalla.
"Si, Sam. Ti ho preso la cena!" disse.
Sam si ritrovò al cospetto di un ragazzetto castano, con una strana pettinatura. Occhi verdi e sguardo sbarazzino. Nel vederlo quasi si commosse. Ricordava a malapena come fosse suo fratello a 13 anni. E le foto erano così poche da non aiutare affatto la mente di Sam. Con i suoi due metri di altezza Sam si alzò in piedi avvicinandosi al ragazzo. Doveva spiegare tutto, dire chi era e cosa era successo.

Davanti a lui c' era Dean, il suo fratellone.


Continua..





 

  
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