CHAPTER-IV_ Congreve
Cate aspettava Jim Brass all’entrata dell’Cassius Hotel, infreddolita dalla
brezza mattutina.
Alle sue spalle il Cassius Hotel non si presentava affatto bene, con le pareti
di quel colore orribile e l’interno piccolo. C’erano almeno tre altri posti un
cui Catherine Willows avrebbe preferito trovarsi:
1- A casa a svegliare sua figlia, Lindsay, dicendole che è lunedì, le vacanze
di primavera sono finite e deve andare a scuola
2- A casa a dormire, chiedendo a sua madre di svegliare Lindsay per lei
3- Il terzo non è carino da dire….
Jim scese dalla sua macchinona nera, coi vetri antiproiettile, con quel suo
sorriso serafico e onnisciente.
“Cassius Hotel, aperto nel 1954 ebbe un momento di fama negli anni sessanta,
sai, gli hippie, il rock queste cose qua, per poi perdersi e diventare
nient’altro che un posto per giocatori d’azzardo”
“Perfetto, non ci daranno un terzo delle informazioni che servono”
“Esatto. Sai che Warrick ha lavorato qui?”
“Si mel’ha detto”
“Che bravo ragazzo”
Cate si decise ad entrare. Appoggiò le braccia al bancone e suonò il
campanello.
Brass la guardò storto, avrebbero potuto liberare le forze armate e farsi
portare il proprietario su un piatto d’argento, ma Catherine sembrava di un
altro avviso.
Catherine aveva suonato una sola volta, l’uomo delle reception non arrivava,
Brass era asonnatto e voleva fare in fretta, e Ggrissom non si vedeva.
Eppure Cate non suonò il campanello un’altra volta né niente. Aspettò
semplicemente in silenzio con quella sua aria ammiccante, e a Jim veniva quasi
da ridere.
“Da quanti anni lavoriamo insieme Catherine?”
“Un po’”
“E dimmi, perché non lasci che chiami uno o due dei ragazzi e ci facilitiamo il
compito?”
“Io non riesco davvero a capire come tu possa essere stato il capo delle
scientifica, un tempo”
rispose Catherine, ironica (ma neanche troppo).
“Si, bella signora, mi scusi per l’attesa” disse un uomo basso, arrivato dietro
il bancone “mi scusi, ma sa, l’ora è quella che è”
“Catherine Willows, scientifica di Las Vegas. E lui è Jim Brass della polizia
di Las Vegas.ora solo una domanda semplice… volevamo sapere se conosce
quest’uomo”
Cate mostrò le foto del cadavere riverso in quel parcheggio tra una BMW e una
Citroen.
Era sempre un momento particolare quando un possibile indiziato vedere per la
prima volta la foto della vittima, morta. Gil poteva capire solo da
quell’espressione se fosse stato l’assassino o no. Ad ogni modo, la parte
sadica di Cate, adorava le facce sconvolte dei conoscenti che si fingevano
sinceramente dispiaciuti per la morte di qualcuno di cui a malapena conoscevano
il nome.
“Adrian, Adrian Maiers, dormiva qui, ogni tanto, per lunghi periodi”
“Adrien Maiers, perfetto, e che altro può dirci di quest’uomo?” chiese Brass.
Vaffanculo, Jim. Me lo stavo lavorando ben bene, Jim.
“Mi spiace, non so altro”
“Non sa altro? Questo signor Adrian non ha lasciato un documento? Niente del
genere?”
l’omino basso, tale Stu Kane, rise per un po’ in modo forzato
“Documenti? In questo posto dormono uomini senza un soldo che vanno a giocare
ogni giorno. Dovrei chiedere loro il documento? E perché? In caso un poliziotto
venisse a chiedermi di loro? Vi ho già dato il suo nome, dovrebbe esservi
sufficiente”
“Adrien non portava mai documenti con se” disse un vecchio con un cappello
verde, dalla sala con la tv
“Ah no, signor…?”
“Lasci perdere” rispose il vecchio
“Sta’ zitto Todd” gli disse Stu, dal bancone,
“Senta signor Kane” disse allora Brass, con quella sua aria vichinga “Se lei
non ci dirà tutto quello di cui abbiamo bisogno, non ci darà la chiave della
stanza e tutto il resto, noi torneremo con un mandato del procuratore
distrettuale, e le assicuro che sarà molto più doloroso”
seguirono i dieci secondi più intensi della vita di Stu Kane, intento a pensare
quale fosse la via più giusta da seguire. In quel mentre Cate sentì il suo
telefonino squillare e rispose.
“Pronto, Gil?”
“Buongiorno Cate”
“Dove sei finito? Ti abbiamo asettato un po’, poi ci siamo mossi”
“Brava Cate, ho sempre saputo di potermi fidare di te” rispose. Odioso, Gil.
“Non riusciamo a cavare nessun cazzo di ragno da nessun cazzo di buco”
“So che è un segreto, perché lo sento sussurrare dappertutto.”
“Congreve…?”
“Brava Catherine! Sei un’appassionata di teatro inglese del seicento?”
“Penso me ne abbia parlato tu, Gil”
“Allora Cat, scava nella menzogna per arrivare alla verità.”
“E tu non vieni, Gil? Gil? Gil!”
NdA: William
Congreve era un autore di commedie per il teatro dello Yorkshire, nel seicento.
Tra i suoi lavori si ricordano soprattutto Amore per amore (Love for love,
1695), e La via del mondo (The way of the world, 1700), che portano sulla scena
i vizi e le frivolezze dell'alta società londinese.La loro apparente frivolezza
suscitò la diffidenza del ceto medio emergente: "La via del mondo" fu
un insuccesso presso i contemporanei. Più tardi il moralismo vittoriano lo
ripudiò. Le sue commedie tornarono a essere apprezzate da Wilde, e da Shaw.