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Autore: essie    31/10/2011    10 recensioni
La porta si aprì con uno scampanellio e lei alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo, vedendo entrare una bambina seguita da un uomo che poteva essere solo suo padre. ‹‹Buonasera›› li salutò, cortese.
Una Bella tormentata da dolorosi ricordi, un Edward vedovo con una figlia di otto anni da accudire.
Si conoscono. Si ritrovano. Ed è felicità.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Happiness


Il vero messaggio del Natale è che noi tutti non siamo mai soli.
-Taylor Caldwell



Bella non amava il Natale. Troppe luci, troppi canti, troppe decorazioni. A cosa servono?, si era sempre chiesta. Perdere ore ed ore per agghindare la casa, fare l’albero, spendere tempo per una cena grandiosa… ed il giorno dopo ritirare tutto, mettere a posto le ghirlande, togliere le luci, disfare l’albero, buttare via gli avanzi della cena perché tutti sono ancora troppo pieni per mangiare altro. Perché darsi tanto da fare?
E, come se non bastasse, il Natale capitava in inverno. E Bella odiava l’inverno. Troppo freddo, troppo ghiaccio per le strade, e doveva mettere i calzini pesanti, una cosa che non sopportava.
Si avvolse la sciarpa attorno al collo, mise guanti e cappello, si infilò il cappotto pesante e fu pronta ad uscire per andare al lavoro. Mancavano ormai pochi giorni a quella festa e il negozio era sempre pieno di persone che avevano deciso di fare tutto a pochi giorni dal Natale.
Un tempo, però, Bella ricordava che il Natale le piaceva. Ma erano tempi lontani e, soprattutto, felici. Erano anni che Bella non si sentiva felice, che non viveva, limitandosi a sopravvivere in quel mondo che era diventato sempre più grigio e buio.
Che cos’era la felicità? Bella non lo sapeva più. Non è vero che dopo la sofferenza arriva sempre la felicità, si ripeteva ogni giorno. Erano passati oltre due anni, eppure non era ancora successo nulla.

Lavorava in un piccolo negozio a Brooklyn che in quel periodo vendeva articoli natalizi. La giornata era quasi finita, finalmente, e Bella non aveva avuto molto da fare.
La porta si aprì con uno scampanellio e lei alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo, vedendo entrare una bambina seguita da un uomo che poteva essere solo suo padre. ‹‹Buonasera›› li salutò, cortese.
‹‹Ciao!››rispose la bambina con un sorriso. Si tolse il cappello e una cascata di boccoli biondi le sfiorò la schiena. Era davvero graziosa, con quei grandi occhi verdi e la punta del naso rossa per il freddo.
‹‹Buonasera››disse infine l’uomo, sbottonandosi il cappotto scuro che indossava. Aveva qualcosa di familiare, ma Bella non sapeva dove poteva averlo già visto.
I due si avventurarono per i reparti, parlottando tra loro della stella da mettere sulla punta dell’albero di Natale di casa, e Bella ritornò alla lettura con un sospiro.
‹‹Isabella Swan!››
Bella fece un salto sulla sedia. ‹‹Come?›› disse spaventata.
Lui le stava davanti, il viso a pochi centimetri dal suo, le braccia appoggiate al banco. ‹‹Tu sei Isabella Swan›› ripeté.
Davanti a quegli occhi verdi e profondi, Bella fu solo capace di annuire.
‹‹Io sono Edward Cullen. Probabilmente non ti ricordi di me, sono…››
‹‹…un dottore›› completò Isabella, portandosi una mano alla fronte. Come aveva fatto a non riconoscerlo subito? ‹‹Mi ricordo›› annuì, abbozzando un sorriso.
Anche Edward le sorrise. ‹‹Come stai?›› le chiese, sinceramente interessato.
Bella si strinse nelle spalle. ‹‹Sto bene. E tu?››.
Edward Cullen era il suo ricordo migliore dei tempi passati in ospedale. Era di due anni più grande di lei, laureato alla Columbia University, originario dell’Illinois. Era lui che l’aveva curata, aiutata a guarire. Era con lui che Bella aveva detto le sue prime parole dall’incidente aereo da cui era sopravvissuta quel Natale lontano. Era lui che l’aveva aiutata quando le avevano comunicato che aveva perso il bambino.
Non poteva credere che lui fosse lì, davanti a lei, con quegli splendidi occhi verdi e i capelli arruffati come li portava sempre. Gli guardò le mani e ricordò il loro calore, la loro stretta gentile.
Lui scosse la testa, incredulo, il sorriso che ancora gli incurvava le labbra. ‹‹Non posso credere che tu sia veramente qui…››.
‹‹Papà, l’ho trovata!››
La bambina di prima apparve con in mano una splendida stella argentata, piena di brillantini.
Edward la guardò, e nei suoi occhi Bella scorse un’infinita dolcezza. ‹‹E’bellissima, hai fatto la scelta giusta›› le disse, accarezzandole i capelli biondi. ‹‹Lei è Bella. Bella, lei è Paige, mia figlia›› le presentò.
‹‹E’un piacere conoscerti, Paige›› Isabella fece un piccolo sorriso e le strinse la mano ‹‹il papà mi ha parlato tanto di te, sai?››.
Paige la osservò, sorpresa. ‹‹Come mai vi conoscete?››.
Edward intervenne, rapido. ‹‹Bella è stata una mia paziente un paio di anni fa, tesoro›› le spiegò. Sua figlia era una bambina molto intelligente e non aveva problemi a mettere le persone in difficoltà. Non era stato facile crescerla da solo, senza Jane al suo fianco, ma aveva fatto il possibile per darle un’infanzia felice.
‹‹Possiamo comprare anche qualche pallina per l’albero nuova?›› lo implorò Paige‹‹quelle che abbiamo a casa ormai sono vecchie, e anche tu ieri hai detto che dobbiamo cambiarle!››.
Edward sospirò. ‹‹Lo sai che per una cioccolata calda potrei dare di tutto, hai giocato sporco››.
‹‹Blu e rosse?›› chiese Paige con un gran sorriso.
‹‹Anche un paio argento›› ricambiò il sorriso.
‹‹E’bellissima›› mormorò Bella mentre Paige si allontanava saltellando.
‹‹Come stai veramente, Bella?››
Lei abbassò gli occhi. ‹‹Diciamo che… cerco di andare avanti›› lo guardò e si sforzò di sorridere.
‹‹Io ti capisco, Bella. Jane è morta lasciandomi con il mio dolore e una bambina di neanche un anno che aveva bisogno di me. Ma sono andato avanti, e adesso sto bene…››
‹‹Non sono forte come te, Edward. Non ho nessuno accanto. Mio padre è morto. Il mio fidanzato è morto. Il mio bambino non c’è più›› si sfiorò il ventre piatto e rabbrividì ‹‹e mia madre non ne vuole più sapere di me››. Bella si strinse nelle spalle. ‹‹Nessuno ha bisogno di me, e a nessuno interessa qualcosa della mia vita. Ma va bene così. Sto bene››.
Ritornò Paige mentre i due si stavano ancora fissando, muti, con una scatola di palline per l’albero di Natale tra le braccia. ‹‹Ho preso tutto››sussurrò esitante.
‹‹Bravissima››.Edward posò la stella e la scatola accanto alla cassa e pagò. Bella gli restituì il resto e lo scontrino, tentando di nascondere il tremore delle sue mani, in silenzio, e li osservò andare all’uscita. Salutarono e andarono via, lasciandola sola.
Bella tornò a leggere con un sospiro. Ci mise un po’ a capire perché la pagina del libro era sempre più bagnata e le parole le apparivano sfocate e prive di senso.

Quindici minuti più tardi stava chiudendo a chiave la porta del negozio, gli occhi ancora un po’ rossi, stretta nel suo cappotto scuro. Si incamminò verso casa lentamente, sotto la neve, tremando di freddo. Non si accorse subito delle due figure che la attendevano qualche metro più avanti.
‹‹Sei in ritardo, Bella›› le disse Paige, prendendole la mano.
‹‹M-ma…cosa…››
Edward le sorrise, affiancandola. ‹‹Credevi davvero che me ne sarei andato così?›› mormorò, stringendo la mano fredda di Isabella tra le proprie. Lei arrossì a quel contatto e lui la trovò semplicemente meravigliosa. ‹‹Non credi che Bella sia troppo magra, tesoro?›› domandò alla figlia, che annuì prontamente.
‹‹Dove mi state portando?››
‹‹Mmm…credo che una cioccolata calda sia l’ideale. E poi… e poi si vedrà››


NOTE DELL'AUTRICE:
Oggi è Halloween ed io pubblico una OS di Natale. Sì, una cosa logica, se consideriamo che al Natale manca ancora un bel po'. Ma... beh, non ce l'ho fatta a non scriverla. L'idea aveva fatto il nido nel mio cervello, non riuscivo a mandarla via. Ho scritto, ed è venuta fuori questa OS.
Grazie a tutte le persone che sono arrivate alla fine :** So che non è molto lunga, ma è comunque una storiella :)
S.
   
 
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