...Cinque anni
dopo...
“Taro c’è qualcosa che non va?” la voce preoccupata di Tsubasa fece alzare lo sguardo del ragazzo che, da quando
erano usciti da casa dell’amico, non aveva spiccicato parola.
“No, no va tutto bene, solo che... credo di aver dimenticato qualcosa di importante
che dovevo fare.” Il ragazzo si strinse
nelle spalle e guardò con un sorriso i suoi compagni di squadra, mentre assieme
a loro e al mister stavano percorrendo la riva del fiume, che li avrebbe
condotti al campo sportivo, dove si sarebbero allenati sino all’ora di cena.
Giunti in vista del campo, notarono che era già occupato da altre due squadre
che, evidentemente, stavano disputando una partitella.
“Ma sono femmine!” urlò sorpreso Ishizaki, scendo i
gradini più sconvolto che mai. Taro si fermò di colpo, la ragazza con il numero
11, che in quel momento stava dribblando un avversario, non era altri che sua
sorella gemella. Questa volta era certo, la sua vita era finita. Quando Tsubasa gl’aveva chiesto di aspettarlo e poi di andare a
casa sua assieme ai compagni, si era completamente dimenticato dell’appuntamento
che aveva preso con lei.
“Ehi! Mica male la numero 11! Ha davvero un ottimo controllo di palla e...”
stava dicendo Genzo tutto ammirato quando ad un
tratto la ragazza si fermò appena oltre la linea di metà campo e caricata la
gamba scagliò un tiro potentissimo verso la rete avversaria.
“Oddio ma cosa fa? Non segnerà mai da quella distanza!” osservò il loro mister
sbigottito, smentito subito dopo dalla palla che si insaccava nell’angolo
destro della porta e proprio in quel momento venne fischiata la fine
dell’incontro. Le ragazze si abbracciarono esultanti e felici, poi si diressero
verso la panchina dove avevano appoggiato la loro roba.
“Grazie per avermi dato l’opportunità di giocare con voi!” disse la giovane con
il numero 11 sorridendo alle ragazze che stavano raccogliendo le loro cose.
“Grazie a te che hai preso il posto della nostra compagna infortunata. Non
avremmo saputo come fare!” rispose il capitano della squadra stringendole la
mano “Perché non entri nella nostra squadra?”
“Mi piacerebbe, ma la pallavolo è la mia vita” rispose timidamente lei
stringendosi un poco nelle spalle, mentre i ragazzi si avvicinavano alla
panchina.
“Alla prossima allora!” la salutarono le ragazze della squadra avviandosi verso
la strada che le avrebbe condotte a casa, mentre la giovane sistemava la
propria roba dentro la borsa che aveva sempre con se.
“Complimenti! Davvero un bellissimo tiro!” le sorrise Tsubasa
avvicinandosi un poco.
“Grazie, ma non era niente di speciale.” Mormorò la giovane sorridendogli, per
poi finalmente notare la presenza di Taro e rabbuiarsi all’istante. “Grazie per
essere venuto eh!” lo aggredì la ragazza avvicinandosi a lui dopo aver preso la
sua roba.
“Lily io...” provò a dire titubante, ma non ebbe il tempo di finire la frase
che lei lo interruppe
“Io ... niente! Ti avevo solo chiesto di vederci oggi pomeriggio... C’è
qualcosa di male a voler passare un poco di tempo con te?” gl’occhi della
giovane si riempirono di lacrime di frustrazione e rabbia. “Da quando te ne sei
andato per il mondo con papà non sai nemmeno più chi sia la tua gemella!”
I compagni di squadra di Taro erano sorpresi e basiti, non si aspettavano di
certo che avesse una sorella, figuriamoci gemella. Ed infatti solo in quel
momento si resero conto della somiglianza sorprendete che li accomunava.
“Lily andiamo! L’allenamento di pallavolo sta per iniziare!” urlò la sua migliore
amica, Nessa, dalla riva del fiume. Annuendo la
giovane si volse a guardare la squadra ed aggiunse brevemente, “Felice di
avervi conosciuto!”, quindi corse via, senza dare a Misaki
la possibilità di ribattere a quelle parole che lo avevo ferito. Silenzioso
guardò la sorella andare via assieme all’amica, per poi sospirare e volgersi
verso i compagni carichi di domande, alle quali lui pazientemente rispose,
raccontando che quando i loro genitori si erano separati, lui era andato con il
padre e lei era rimasta con la madre fino a poco tempo fa, quando quest’ultima
era morta in un incidente e lei, dopo aver sistemato tutte le burocrazie, li
aveva raggiunti dove si trovavano adesso e, finite le vacanze, avrebbe
frequentato la loro stessa scuola.
L’allenamento era ormai iniziato da una mezz’oretta quando Nessa
tornò al campo, con le lacrime che le scendevano lungo le gote arrossate per la
corsa.
“Taro! Taro!” lo chiamò disperata, entrando in campo senza nemmeno curarsi di
star interrompendo la partita di allenamento.
“Nessa che è successo?” le chiese lui, afferrandole
le mani mentre tutta la squadra gli si faceva intorno. Per qualche minuto la
ragazza non fece altro che singhiozzare, siccome non sapeva come dargli la
notizia, ma poi, fattasi coraggio, rispose “Io e Lily stavamo attraversando la
strada dirette alla palestra, quando un’auto non ha rispettato il rosso e... ci
è venuta addosso. Lily, con prontezza di riflessi, mi ha spinta via, ma lei
invece...” la voce della ragazza di interruppe di nuovo fra i singhiozzi,
mentre il viso di Taro diventava sempre più pallido ed il cuore gli faceva male
ad ogni battito. Senza aspettare altro lasciò andare Nessa
e prese a correre come un matto verso l’ospedale. I suoi compagni si guardarono
basiti, mentre anche Nessa correva via poco dopo dietro a Taro. Negl’occhi dei
giocatori si leggeva benissimo la preoccupazione per il loro amico e per sua
sorella, anche se l’avevano appena conosciuta. Senza dire una parola anche loro
si avviarono di corsa dietro ai due, siccome non potevano più restare lì ad
allenarsi visto lo stato di ansia che si era andato a creare. Tsubasa fu il primo a raggiungere Taro, e mentre guardava
la lacrima che gli scendeva lungo la gota, il cuore gli si stringeva in una
morsa dolorosa.
Continua...
Chiedo scusa per non aver aggiornato
prima, ma la settimana prima del Lucca comics è
davvero un caos... Cosplay per tutta casa e pezzi di stoffa ovunque XD , ma mi sono
divertita tanto, soprattutto quando ho visto Yoichi Takahashi, anche se purtroppo da lontano. Va beh. Spero che
il capitolo vi sia piaciuto! ^^
Alla prossima!