Capitolo 1:
Terremoto
"Maschio, sedici anni, rimasto sotto le macerie del terremoto. Sospetta
commozione cerebrale, fratture multiple a gambe e braccia, nessuna sensibilità
dalle spalle in giù, sospetta emorragia interna, è in stato d’incoscienza da cinquanta
minuti circa- disse trafelato l’infermiere mentre trasportava all’interno del
Pronto Soccorso un ragazzo su un lettino, seguito a ruota da un altro
infermiere che aiutava il paziente a respirare con una maschera per
ossigeno."
Gli avevano messo il collare anatomico per evitare ulteriori danni alla colonna
vertebrale, già lesa dall’impatto con il grosso riflettore caduto dal soffitto.
Nella sala di rianimazione i dottori immediatamente agirono, attaccando il
ragazzo ai diversi macchinari di controllo.
"Dobbiamo intubare! - gridò una dottoressa dai lunghi capelli biondi -
Passatemi il set da intubazione, non ci vedo niente, le vie respiratorie sono
quasi completamente ostruite dal sangue.
"E’ inutile tentare, rischiamo solo di peggiorare la situazione - gridò un
allampanato dottore di colore - Dobbiamo fare una tracheotomia."
L’uomo, con un abile gesto di bisturi, incise la gola del giovane vi mise il
tubo, mentre la donna cominciò a controllare dove erano le emorragie interne.
Improvvisamente il tracciato cardiaco divenne piatto.
"Fibrillazione atriale! Presto, preparate il defibrillatore" gridò la
donna, rivolta ad un’infermiera lì vicino.
Immediatamente cominciarono.
"Carica a trecento, svelta!" gridò la dottoressa.
Poi cominciò ad utilizzare il macchinario.
Nello stesso istante, si era appena ricominciato a giocare la partita
Ryonan-Kaynan.
"Che brutta scossa! Per un attimo ho avuto molta paura che crollasse il
soffitto e morissimo tutti tra le macerie!" disse Ayako, tremando
parecchio e con voce molto incerta.
"Non preoccuparti Ayacuccia, era solo una scossetta! E, se si fosse
avverata la tua apocalittica profezia, ti avrei protetto io, Super Ryota!"
disse Mijagy con tono trionfale.
"Ma smettila di fare il buffone! - disse scocciato Mitzui – Credo proprio
che l’abbiamo scampata bella. Per fortuna che la struttura è a norma di legge
ed in cemento armato!"
"Ha ragione Mitzui, una volta tanto" disse Akagi.
"Sono d’accordo con loro. E tu che ne dici Rukawa?" disse Kogure,
voltandosi verso l’altro elemento della squadra.
Rukawa, come al solito, era così profondamente addormentato da non essersi
accorto di niente.
Gli altri rimasero di stucco, poi passarono sopra all’evento e non lo
svegliarono neanche.
"Chissà come starà la nostra palestra? Secondo te cosa sarà
accaduto?" disse Kogure ad Akagi.
"Non so cosa dirti. Spero solo che non si sia rotto niente" disse
pensoso il poderoso capitano dello Shohoku.
L’altoparlante, con voce meccanica disse: “ Il signor Takenori Akagi è
richiesto urgentemente al telefono della reception. Ripeto, il signor Takenori
Akagi è richiesto urgentemente al telefono della reception”
"Che cosa sarà successo?" chiese Kogure.
"Forse si sarà rotto qualche vetro e la scuola ci vuole avvertire"
disse Kogure, alzandosi.
"Già, possibile" disse laconicamente Akagi, alzandosi a sua volta e
dirigendosi verso la reception, seguito da Ayako, che colse al volo l’opportunità
di scollarsi di dosso Mijagy, e da Kogure.
"Pronto?" disse con tono profondo Akagi, quando prese in mano la
cornetta.
Era il vicepreside della scuola, il signor Takynawa.
"Sono il vicepreside Takynawa, della scuola Shohoku. Parlo con Takenori
Akagi, capitano della squadra di basket?"
"Sì, signor Takynawa."
"Posso darle del tu? Io farò altrettanto."
"Certamente."
L’uomo all’altro capo della cornetta prese un profondo sospiro poi disse:
"Akagi, ci sono pessime notizie."
"Cos’è successo? - chiese con tono calmo - Si è rotto qualche vetro in
palestra, non è vero?"
"Sì, ma c’è dell’altro. Uno dei riflettori non era stato fissato
correttamente, inoltre c’era una gran brutta crepa nel soffitto, proprio sopra
a questo riflettore…"
"Che cosa vuole dire con queste parole? - disse Akagi, con tono
preoccupato - Che il tetto della palestra è crollato?"
"Sì, ma non è niente rispetto a ciò che è accaduto a loro."
"Loro chi? C’era qualcuno in palestra?" gridò quasi Akagi,
aggrappandosi alla cornetta.
Dietro di lui Ayako tremava come una foglia, stringendo sempre più il braccio
di Kogure, a cui si era appoggiata alla notizia del crollo del tetto.
"Purtroppo sì Akagi. Mi dispiace molto."
"Ma chi c’era in palestra?"
"C’erano il signor Anzai e… aspetta un attimo che leggo bene il nome… un
certo… Hanamichi Sakuragi."
"Anzai e Sakuragi erano in palestra quando è crollato il tetto?! Ed ora
come stanno? Me lo dica, per favore" disse Akagi, ormai preoccupatissimo e
molto teso.
Ayako a quelle parole spalancò gli occhi e si mise una mano davanti alla bocca,
nel tentativo di trattenersi.
"Purtroppo… quando li hanno liberati… il ragazzo era in condizioni
critiche, mentre per il povero signor Anzai non c’era più niente da fare,
nonostante l’abbiano estratto per primo."
"No, non è possibile! Non…non può essere vero!" disse Akagi, che
tremava come una foglia [NdA: molto difficile da immaginare, vero?], con
la voce rotta ma non malferma.
"Cos’è successo Akagi?" disse Kogure, notando il tremito che scuoteva
quella gran quercia che era Akagi.
"Sakuragi è in condizioni critiche, mentre il signor Anzai… è morto!"
disse Akagi mordendosi il labbro inferiore per non scoppiare in lacrime sul
posto, cosa troppo umiliante, soprattutto davanti ad Ayako.
Ayako si voltò verso Kogure e si strinse a lui, piangendo a dirotto, mentre
Kogure fissò Akagi, con sguardo fiero ma con copiose lacrime che gli rigavano
abbondantemente il viso.
Poi gli fece un cenno ed Akagi disse:
"Dov’è ora Sakuragi?"
"In ospedale, nel reparto di Rianimazione, da quel che so."
"Buongiorno signor Takynawa. Devo andare ora."
"Va pure, figliolo, e… le mie più sentite condoglianze. Quel vecchietto
era davvero una bravissima persona."
"Grazie" disse Akagi, riagganciando.
"Andiamo a dirlo agli altri" disse Akagi.
"Facciamoli chiamare qui. Non me la sento di vedere il campo da basket in
questo momento, e neanche Ayako" disse Kogure, accennando ad Ayako, che,
scossa da violenti tremiti, piangeva a dirotto sulla maglia, ormai
completamente inzuppata di lacrime, di Kogure.
"Faremo come dici tu" disse Akagi, chiamando un’operatrice della
reception.
La prima reazione di Mijagy vedendo Ayako avvinghiata a Kogure fu quella di
avvicinarsi con aria minacciosa a Kogure, afferrarlo rudemente per il colletto
della divisa e dire:
"KOGURE, COME OSI ABBRACCIARE COSI’ LA MIA AYAKO? IO TI FACCIO NERO!"
"Mijagy, non fraintendere. Dobbiamo comunicarvi una terribile
notizia" disse Kogure, con voce rotta.
Mijagy, vedendo gli occhi rossi di Kogure e sentendo quelle parole, si calmò
abbastanza da lasciarlo andare.
"Dicci Akagi" disse Mitzui, vedendo che anche il capitano era molto
scosso e nervoso.
"Ragazzi, il tetto della palestra è crollato" disse Akagi.
"Oh, è terribile!" disse Mitzui.
"No, non è questa la notizia terribile."
"Come non è terribile! Non potremmo più allenarci!" disse Mijagy,
avvicinandosi ad Akagi.
Akagi scosse la testa e disse:
"Dentro c’erano Sakuragi ed Anzai."
"Cosa?! E’ terribile! Come stanno?" chiese Mijagy.
"Sakuragi, da quel che mi hanno detto, è in Rianimazione, mentre il signor
Anzai…non ce l’ha fatta" disse Akagi, a testa china.
Mitzui gli si avventò contro e disse:
"Che cosa vuoi dire con queste parole? Vuoi dire che il signor Anzai è…"
"Sì Mitzui, il signor Anzai è morto."
Mitzui, come un palloncino forato, scivolò a terra e si mise a piangere contro
il freddo granito.
Gli altri, rimasti in disparte, cominciarono a piangere, disperati. Tutti
tranne Rukawa, che con gli occhi sgranati, si fissava le scarpe.
Akagi, con voce calma disse:
"Andiamo all’ospedale. Dobbiamo vedere come sta Sakuragi e rendere omaggio
al nostro grande allenatore. Questo glielo dobbiamo."
Gli altri annuirono e seguirono, come cuccioli, il loro capitano verso l’ospedale,
distante circa due kilometri.
Di fronte all’ospedale trovarono Haruko.
"Haruko!" esclamò Akagi, prima che la sorella minore gli si gettasse
addosso, in lacrime.
Lui la strinse a sé, poi l’accompagnò all’interno e la fece sedere, poi fece
cenno agli altri di sedersi, mentre lui andò a chiedere informazioni al bancone.
L’infermiera di turno, una donna sui venti-venticinque anni dai lunghi capelli
castano chiaro ed occhi verdi, lo fissò, sorpresa di vedere un colosso di
muscoli con l’aria preoccupata.
"Mi scusi, vorrei sapere come sta Hanamichi Sakuragi. E’ stato portato qui
dopo il crollo della palestra del liceo Shohoku."
"Ha detto Hanamichi Sakuragi? Vado a controllare. Sa da quanto si dovrebbe
trovare qui?"
"Non lo so con esattezza. Dovrebbero essere qui da circa due ore, poco
dopo il terremoto" disse Akagi.
"Ah, il ragazzo rimasto sotto le macerie! Vado subito ad informarmi"
disse la donna, allontanandosi.
Akagi riferì la notizia agli altri, poi si sedette accanto alla sorella, in
attesa.
Ayako, da Kogure era passata a piangere su Mijagy, che provava un misto di
felicità immensa ed estremo dolore per i fatti. Mitzui, con sguardo vacuo, era
seduto contro la parete, mentre Rukawa camminava avanti e indietro di fronte ad
un distributore di bibite. Kogure, che aveva riservato il posto accanto a
Haruko per il capitano, era seduto accanto a lui e lucidava nervosamente gli
occhiali.
Dopo un quarto d’ora l’infermiera tornò e disse:
"Lo stanno operando d’urgenza. Sta davvero molto male il vostro amico. Non
sono autorizzata a dirvi di più. A proposito, una donna di una certa età, all’obitorio,
ha chiesto se c’erano qui dei giocatori di basket del liceo Shohoku. Siete voi,
non è vero?"
"Sì - rispose Akagi - Le ha detto chi è?"
"Sì, ha detto la moglie di un certo Anzai. Lo conoscete?"
"Era il nostro allenatore - disse Kogure – E’ morto oggi, durante quel
brutto terremoto."
"Oh, mi dispiace moltissimo ragazzi. Vi faccio le mie più sincere
condoglianze e portatele anche a lei."
"Grazie mille" disse Akagi, passando un braccio sulla spalla di sua
sorella e andando verso la camera mortuaria.
La signora Anzai era seduta accanto al letto del marito, vestito a festa.
Sul viso non aveva nessun segno di ferite, soltanto un paio di graffi sulle
paffute gote, ora cineree.
Akagi le posò una mano sulla spalla e lei sorrise lievemente, poi si alzò ed
uscì dalla stanza.
"Signora Anzai, noi siamo…" cominciò a dire Akagi.
"Sapete come sta Sakuragi?" chiese, con la sottile voce, la signora
Anzai.
"E’ ancora in sala operatoria e le sue condizioni non sono per niente
buone" disse Akagi.
"Spero che si riprenda. Vorrei poterlo ringraziare. E’ stato soltanto
merito suo se il cadavere di mio marito non è stato minimamente toccato dalle
macerie" disse la donna.
"Come?"
"Mio marito è morto d’infarto. Sapete, soffriva di cuore."
"Eh?"
"I dottori gli hanno fatto l’autopsia. E’ morto per cause naturali."
"Vorrebbe dire che…"
"Esattamente, mio marito si è sentito male pochi minuti prima del
terremoto. Sakuragi aveva telefonato al Pronto Soccorso, poi era tornato in
palestra ad aiutarlo. Deve essere stato sorpreso da quel terremoto mentre
tentava di soccorrerlo."
"Sakuragi… ha soccorso Anzai?" chiese sempre più stupito Akagi.
"Non mi pare tanto sconvolgente che abbia tentato di salvarlo."
"Lei non conosce Sakuragi" disse Rukawa, parlando per la prima volta
dalla telefonata.
"Oh sì che lo conosco! Io conosco tutti voi. Mio marito parla… parlava
sempre di voi e della vostra squadra. Sapete, non abbiamo avuto figli, ma lui
parlava di voi come se foste tutti i suoi figli: la cocciutaggine di Sakuragi,
l’individualismo di Rukawa, la grandissima classe di Mitzui, ma soprattutto la
potenza e la maturità del capitano Akagi" disse la donna sorridendo
dolcemente.
"Mi fa piacere sapere che suo marito ci tenesse in così gran
considerazione, ma noi gli saremo eternamente grati per i suoi
insegnamenti" disse Kogure, riuscendo a sorridere un pochino.
" Volevo dirvi solo questo. Andate pure a casa ora. Io dovrò restare in
ogni caso qui a vegliare la salma. Domani verrete al funerale, vero?"
disse la donna.
"Certo che saremo presenti" disse Akagi.
"Signora Anzai, vorrei chiederle il permesso di restare a vegliare la
salma di vostro marito" disse Mitzui, con veemenza.
"Se lo desideri, certamente" disse la donna, accennando al mucchio di
sedie che erano impilate in un angolo.
"Ci vediamo domani, signora Anzai" disse Akagi, voltandosi ed
andandosene, seguito a ruota dagli altri.
Dopo che se ne furono andati, Mitzui lasciò la sua borsa in un angolo, andò a
prendersi una sedia, poi si sedette accanto alla salma e scoppiò in un pianto
liberatorio, trattenuto a stento da quando il triste annuncio era stato dato in
quella fredda reception.