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Autore: Karyon    01/11/2011    3 recensioni
Scritta per Trick or treat?, la maratona organizzata dal «Collection of Starlight,» said Mr Fanfiction Contest.
«Corri, perché non c'è più tempo».
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Voldemort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Questa storia partecipa alla maratona notturna "Trick or treat?",  un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 ».
 
«Corri, perché non c'è più tempo».
 
Quella frase ricorreva nei suoi sogni giorno dopo giorno, da quasi un mese.
Draco pensava che probabilmente il suo subconscio stava impazzendo, perché lui non aveva assolutamente nessun motivo per correre: la sua vita scorreva felice senza apparenti preoccupazioni, tra gli agi e le ricchezze della sua famiglia.
Così, per un’altra notte ancora, Draco si addormentò con nessun problema al mondo, se non il leggero fastidio – quella maledetta frase sussurrata – che ancora gli circolava in testa.
 
«Corri, perché non c'è più tempo».
Suo padre era lì, cappuccio semi-nascosto dalla lunga chioma bionda e ginocchia paralizzate sul pavimento gelido; di fronte a lui, una figura di morte innaturalmente alta.
«Mio Signore, io…»
«Mi hai molto deluso, Lucius, hai fallito più volte negli ultimi compiti che ti ho affidato…»
La voce di suo padre tremava – tremava – come mai aveva pensato potesse fare.
Quella di Voldemort era sottile e affilata come una lama scagliata nella notte scura.
Vide suo padre contorcersi a lungo, sul freddo pavimento della loro stessa casa, poi lo vide implorare pietà con lo stesso sguardo che avrebbe potuto possedere una statua.
Erano anni che Draco non ci pensava… quel riverbero di luce che non vedeva più negli occhi dei suoi genitori da tempo, risucchiato dalla profonda oscurità che credevano di poter domare.
Ma, dopotutto, lui era un Malfoy: godeva a vivere nel lusso più sfrenato, nel potere che inebriava muscoli e ossa, anche a prezzo di qualche schifoso Babbano o Sanguemisto che capitava sulla loro strada, anche a costo della propria stessa integrità.
La loro purezza, solo quello era importante.
Tuttavia non lo sapeva, non ancora, che stavano giocando con qualcosa molto più grande di loro… lui non aveva capito, non davvero, quello che Voldemort chiedeva loro.
Nel suo sogno, invariabilmente, la voce del Signore Oscuro si assottigliava dalla dolcezza, mentre pronunciava frasi che non riusciva mai a capire: "Tuo figlio, Lucius. Non temere, ho la soluzione per ogni tuo sbaglio, espierai ogni cosa".
Poi si svegliava madido di sudore, tra le tende verdi del dormitorio Serpeverde.
 
Quell’anno, quella volta, quel momento, fu diverso.
Lo stesso sogno e le stesse parole apparvero nella sua mente come trasportate da un vento strano, talmente nitide da sembrare reali.
Lo sguardo di suo padre era talmente vivo, per una volta, da spaventarlo.
E la voce del Signore Oscuro era intrisa di un’ironia talmente labile da sembrare fumo.
«Corri, perché non c'è più tempo…»
Ancora quella frase, pronunciata come un sussurro leggero in una stanza buia da una voce di donna che non conosceva.
Solo quella volta capì: l’urlo di sua madre squarciò il velo di sussurri che gli occultavano mente e cuore; Draco si svegliò, madido di sudore, in un luogo che non era Hogwarts.
«Daco, Draco…»
Sua madre mormorava incessantemente il suo nome, come una nenia di cui non poteva fare a meno, mentre suo padre a malapena muoveva le labbra serrate: «Perdonami…»
L’ultima cosa che Draco vide furono due occhi rosso-sangue e delle mani lunghe, innaturalmente lunghe, circondagli il volto.
 
«Corri, perché non c'è più tempo…»
Draco capì, alla fine, qual era il prezzo che il male imponeva ai suoi schiavi, illusi padroni di un destino che non gli apparteneva davvero.
Si disse pronto a tutto, si disse pronto a restituire onori e gloria alla sua famiglia – mentre le sue membra tremavano, scosse da un terremoto invisibile.
Pochi minuti e le sue certezze crollarono; la sua vita finì quel giorno, quando una frase pronunciata a mo’ di sentenza gli s’infilò nel cervello.
«Ucciderai Silente, quest'anno».
Draco annuì, stringendo ossessivamente il legno morbido della sua bacchetta, nascosta tra gli strati di mantello nero.
Ormai, e lo pensò con macabra ironia che si faceva strada in lui come un veleno da masticare a labbra serrate, non ne aveva più di tempo per correre.
   
 
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