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Autore: Sakura_____    01/11/2011    0 recensioni
Nagato e Sakura. Un boschetto. La felicità.
"Perchè mentre Sakura chiudeva sempre di più la bolla di ghiaccio, Nagato tentava con tutte le forze di romperla"
"Dovevamo incontrarci prima" .... non sapevano che il passato porta al presente ed il presente al futuro.
{Seconda Classificata al contest "Music in Life" indetto da ellacowgirl in Madame_Butterfly sul Forum di EFP e Vincitrice del Premio Giuria.}
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Konan, Naruto Uzumaki, Pain, Sakura Haruno, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Don't Forget
{Seconda Classificata al contest "Music in Life" indetto da ellacowgirl in Madame_Butterlfy sul Forum di EFP e vincitrice del Premio Giuria.}

 

Sakura sedeva sempre su quello che rimaneva di un albero molto alto e possente. Rannicchiava malamente le esili gambe su quella seduta improvvisata e leggeva righe su righe, oppure si perdeva ad ammirare immobile un punto sopra la sua testa pensando a chissà cosa.
E qualcuno continuava sempre a vederla trascorrere le sue giornate lì, mentre il tempo fuggiva, ancora lento ed inesorabile, pronto a portare con sé il passato che non si era mai in grado di dimenticare.
La ragazza era sempre ferma lì a godersi quei pochi momenti liberi dal dolore e dalla sofferenza.
Non sanno come ma, proprio nei pressi di quel tronco tagliato, la loro vita è migliorata.

Who knows what tomorrow brings
In a world, few hearts survive
All I know is the way I feel
When it's real, I keep it alive





Da quando la guerra era finita, Nagato, ormai divenuto amico di Naruto, si era trasferito nella grande Konoha riportata ai suoi precedenti splendori dall'attuale Quinta Hokage e dai nuovi consiglieri da lei nominati.
Naturalmente l'ex capo degli Akatsuki aveva allargato la proposta anche alle due persone con cui aveva trascorso tutta la vita.
La casa era vicino ai volti dei precedenti Hokage, in una zona ricca di vegetazione, più alta rispetto a tutto il paese. Ed era questo il bello, vedere finalmente il sole ed i sorridi delle persone  senza essere nascosti dalla pioggia scrosciante.
Yahiko e Konan avevo irrimediabilmente recuperato il tempo perso, l'unico che sembrava avere ancora qualche conto in sospeso era Nagato.
Non era in debito né con Naruto, né con il suo maestro Jiraya e neppure con gli altri abitanti amici o nemici che fossero.
Sembrava sempre insoddisfatto, forse alla ricerca di qualcosa che potesse ancora regalargli la gioia di vivere, la stessa che aveva in tenera età.
Per questo spesso si soffermava a visionare malinconico tutto e tutti dalla finestra, percependo come ovattate le risa naturali ed allegre dei suoi amici. Poi qualcosa era cambiato: l'uomo aveva infatti scorto un piccolo boschetto che all'apparenza sembrava poco illuminato e molto isolato rispetto alla frenesia del grande Villaggio.
Eppure qualcuno, o meglio, l'ombra vista da Nagato, era la mera prova che oltre lui qualcun'altro trovasse pacifico quel boschetto.
"Io esco un attimo." aveva flebilmente detto "Dove vai?" gli chiese prontamente il compagno.
"A riflettere" e allora Yahiko non aveva risposto nulla, capendo come sempre lo stato d'animo dell'amico.
Nagato camminava lentamente sul sentiero brecciato non ancora spianato poiché la zona era in ricostruzione, dopo che lui l'aveva distrutta.
Ed eccola nuovamente. Quella fitta al cuore. Un dolore lancinante.
Senso di colpa.                                                                                                                     
Non sarebbe mai riuscito a farsi perdonare e non aveva ben chiaro per quale motivo Naruto fosse così amichevole con lui, lui che meritava odio e sofferenza per tutto il dolore causato agli altri credendo di fare la cosa giusta.
Era questo il problema che lacerava il cuore di quell'uomo cresciuto troppo in fretta.


 
The road is long, there are mountains in our way
But we climb a step every day

 
 
In quel momento la lunga e ripida stradina sembrava descrivere appieno i momenti tristi della sua vita: lunghi ed infiniti.
Ma Nagato era curioso, per quale ragione poi, di scoprire a chi appartenesse quell'ombra intravista dalla finestra. Forse a qualcuno solo come lui, oppure ad un ragazzino che si era addentrato in quel boschetto in cerca di avventura. Tuttavia anche se lì l'aria era fin troppo fresca, c'era un qualcosa che rendeva speciale quel posto, quasi limpido e chiaro.
Percorrendo gli alti fusti degli alberi infatti alla fine si scorgeva il potente azzurro, sereno e pacifico, del cielo.
Sembrava quasi che volesse far fermare il tempo con la sua bellezza. Tutto quel verde che poi si perdeva nell'azzurro, quella tipica brezza leggera dei luoghi riparati e più in alto rispetto ai Villaggi.
Quella pace dei sensi.
E su quel tronco grande e con così tanti anni, spiccava tra i colori tipici di quella zona, una testolina rosa, di un rosa particolare simile ai fiori di ciliegio.
Nagato rimase fermo in quel punto, non sapendo come agire e attirare l'attenzione della ragazza che conosceva, compagna di Naruto. Tuttavia fu proprio Sakura a voltare il capo verso l'uomo e a rimanere sbalordita di fronte a tale visione; se, infatti, da una parte il suo cuore batteva all'impazzata e il suo cervello le urlava di fuggire, dall'altra voleva domandare a Nagato come mai era lì, perché.
"Scusa." un sussurro quello di Nagato, poco prima che quest'ultimo si girasse per andare via.
"Puoi rimanere."
"Come?" chiese il più grande sperando in cuor suo, semmai era ancora in grado di provare emozioni, che quelle due parole fossero reali e non immaginarie, che finalmente qualcuno volesse averlo al suo fianco senza aver paura di essere ucciso.
O magari Sakura era solo un'ingenua. Peccato che aveva smesso di esserlo da ormai quattro anni, da quella notte piena di stelle.
"Ho detto che puoi rimanere se vuoi." gli ripeté la giovane con tono piatto e fece per alzarsi e lasciare, come fosse una comoda seduta, il tronco all'uomo, ma lui la fermò avvicinandosi velocemente al suo braccio e guidandolo onde farla riaccomodare.
"Non occorre che ti disturbi." le disse, nessun grazie ormai era una parola dimenticata nel suo vocabolario. A chi avrebbe dovuto dire grazie? A coloro che gli avevano fatto solo del male?
"Oh" riuscì a pronunciare Sakura, spiazzata da un gesto così gentile proveniente da Nagato.
In effetti ora che lo guardava più da vicino non lo riconosceva quasi più: i capelli rossi lunghi fino alle spalle, gli occhi profondi e grigi, la pelle diafana e le dita affusolate.
"Posso sedermi accanto a te?" domandò Nagato come fosse la cosa più sbagliata al mondo, un nemico seduto accanto alla ragazza che avrebbe probabilmente ucciso con la solita freddezza.
"Certo" rispose lei e si spostò appena per farlo accomodare sull'erba fresca accanto al tronco.
Se qualcuno li avesse visti avrebbe sicuramente detto che sembravano due vecchi amici d'infanzia che ora si ritrovavano.
Ma non lo erano. Ed entrambi non sapevano spiegarsi il perché dei loro gesti. Nagato però sentiva che c'era qualcosa che lo legava a quella ragazza dai capelli rosa.
"Il tuo nome è Sakura?"
"Si"
"Significa fiori di ciliegio"
"Già"
E poi silenzio. Calmo e rumoroso allo stesso tempo. Eppure Nagato e Sakura stavano bene così, fermi e senza dire nulla. Taciturni ma completamente diversi.
"Perchè sei venuto qui?" e non ce la fece Sakura a non domandarglielo.
"Ci credi se ti dico che non lo so...diciamo per curiosità." e rise piano e con modi contenuti Nagato, quasi felice di aver risposto in maniera naturale alla domanda. "Anche io" gli disse Sakura come se dovesse rispondere allo stesso quesito da lei pronunciato.
Per poi continuare "Qui mi trovo bene, c'è molta calma" con il solito tono atono, eppure in quelle poche parole spiccava sempre quella voglia irrefrenabile di parlare, confidarsi, del resto era lei che iniziava sempre il discorso, quasi temesse di rimanere nuovamente sola in quel boschetto.
"Hai ragione, non ci sono mai stato però lo si avverte sin da subito." fu la risposta di Nagato, mentre quei suoi particolarissimi e bellissimi capelli, si ritrovò a pensare scioccamente Sakura, ondeggiavano nell'aria. Sembravano quelli di una sua amica ai tempi dell'Accademia, rossi, lisci e perfetti.
Ancora silenzio, questa volta la ragazza non osava pronunciarsi.
"E' meglio che vada." decise infine la più giovane, quel sostare che era apparso eterno con un suo acerrimo nemico doveva terminare lì, loro non avevano nulla in comune quindi perché far finta di capirsi?
Però ancora quella mano sulla sua spalla, come un ancora che volesse annegarla, la trattene senza forza e senza debolezza, con un misto tra paura di sentirsi rifiutare e la voglia di avere qualcuno a cui parlare.
"Perchè?" e finalmente lo chiese Sakura, chiese il motivo per cui era con lei, con forza.
Rimase in piedi nell'attesa che la risposta arrivasse "Perchè ho bisogno di parlare con qualcuno."
Eccola la ragione che ora rendeva Nagato, spietato assassino conosciuto in tutto io mondo dei Ninja come una persona infima e senza cuore, un povero uomo immobile con la testa chinata per non far scorgere lo 'specchio dell'anima'.
La ragazza, dall'altra parte, capì molto più di quello che la frase lasciava intendere,capì poiché anche lei ne aveva bisogno, urgentemente. Per questo tornò a sedersi placidamente come fosse un atto compiuto regolarmente onde ascoltare il dolore e le sofferenze di colui che in quel momento le sembrava nient' altro che un bambino in cerca della felicità e con questi pensieri si ritrovò a sorridere di cuore forse.
Attirato dalle risa, Nagato alzò il capo e scorse la figura della rosa accovacciata con le labbra leggermente curvate per ridere e una sua mano sul capo a sorreggere qualche ciocca ribelle sfuggita sulla fronte spaziosa.
"Sasuke."
"Come?" osò Nagato non avendo ben chiaro a chi poter ricollegare quel nome.
Fu subito accontentato "Sasuke. E' per lui che sono qui, perché posso ricordarlo così com'era un tempo senza vergognarmi di piangere." dichiarò la ragazza osservando questa volta Nagato che manteneva quella sua solita espressione enigmatica. "Il fratello di Itachi?" chiese in conferma l'uomo "Esatto".
Ecco: l'aveva fatto, aveva giocato col fuoco, troppo innocente e stupida per capire di non pensare più a quel ragazzo, alla sua sconfitta più grande e per giunta con qualcuno di cui conosceva solo il nome e la fama negativa. Perchè era un eterna infantile, come le dicevano sempre, perché in realtà non era in grado di far nulla, se non piangere e pregare.
"Io per trovare un qualcosa che mi ridia indietro la vita che ho perso." e rimase sbalordita Sakura, certa che Nagato sarebbe andato via, non tenendo molto ad ascoltare i suoi discorsi su un amore perso e mai più ritrovato.
Invece ciò dimostrava che anche lui aveva bisogno di sentirsi piccolo, e lei grande. Magari avrebbero potuto scambiarsi i ruoli.
"Eh, si dice che il destino non esista..." fece lei, "...infatti io non ci credo."
Come era strano tutto ciò e allo stesso tempo bello, significa che il passato è dimenticato tuttavia è ancora qui, nel presente.
Da quel giorno Nagato iniziò ad amare incondizionatamente quel boschetto in cima ai volti degli Hokage, quell'azzurro e quel verde incontaminato. Persino la ripida salita che stancava i muscoli delle gambe era divenuta bella. L'uomo si sentiva un' aquila libera e fiera di volare per scoprire posti nuovi, volti e paesaggi diversi.
 
 
 
Love lift us up where we belong
Where the eagles cry on a mountain high
Love lift us up where we belong
Far from the world we know, up where the clear winds blow

 
 
Ed ogni volta la trovava lì, assorta o talvolta pensierosa.
Non si salutavano, o meglio, in un certo lo facevano senza proclamarlo: a loro bastava vedersi per capire tutto, molto più del cordiale "Ciao, come stai?".
Come sempre Nagato prese posto accanto a Sakura che posò a terra i libri consueti per ascoltarlo.
"Sto bene." Senza che nessuno glielo avesse chiesto, l'uomo aveva espresso quelle parole come fossero la linfa che lo tenevano ancora attaccato alla vita riscoperta. Sakura capiva, ma interpretava tutto ciò come un qualcuno che le tenesse compagnia al posto di Sasuke, che non l'avrebbe abbandonata perché sapeva cos'era la sofferenza. Ecco perché stava bene.
"Io no....non ci riesco a dimenticare e a cambiare, non si può cambiare!" aveva detto "Perchè non puoi?" le domandò allora.
Sakura lo guardò avvilita, come delusa ancora da coloro che le sono intorno e vogliono aiutarla ma non capiscono "Come fai a dire di stare bene?" chiese infine.
Nagato non esitò a risponderle senza giri di parole, senza maschere ed inganni, con le parole che affioravano al cuore, quell’organo ancora freddo ma nel quale spiccava una piccolissima fiammella che aveva trovato.
"Non ti senti fortunata a vedere il sole, il cielo, le nuvole; a poter sentire i profumi che il tempo porta con sé; ad ammirare i sorrisi delle persone care; camminare lungo una via e contemplare il silenzio? Io tutte queste cose non potevo farle! Non potevo neanche immaginarlo il sole sotto la pioggia scrosciante." terminò il più grande senza alterare il tono della voce, non era adirato, voleva solo far capire a Sakura quel che aveva e non vedeva, cieca per amore.
"E i sentimenti dove li metti per importanza?" domandò lei quasi come se volesse sfidarlo e sentire fino a che punto era disposto ad arrivare.
"I sentimenti sono importanti, ma non sono tutto. Se tu non sei felice come puoi dare felicità agli altri?" le rispose prendendole con una delicatezza insolita e che forse aveva perduto, il polso come a volerle trasmettere la sua felicità.
"E tu sei felice?"
Ed eccola la domanda fatidica che rompeva quell'equilibrio già precario del suo cuore. Sakura lo fissava ostentando determinazione falsa, poiché non era in grado di prendere decisioni, instabile nella bolla di vetro in cui si era chiusa.
E mentre Sakura chiudeva definitivamente quella bolla, Nagato tentava con tutte le sue forze di riaprirla.
"Io ci sto provando."
"Dovevamo incontrarci prima" disse Sakura, ed era vero, ora. Se si fossero incontrati prima sarebbero sicuramente cambiate molte cose. Perchè il passato non si cancella, neanche il dolore e le lacrime sprecate.
Adesso erano lì, però, seduti uno accanto all'altra. Si erano incontrati e stavano tentando di andare avanti seppellendo i rimorsi ed il sapore agrodolce di un qualcosa di perso per sempre.
"Hai ragione." le rispose Nagato, guardandola negli occhi e poi come tutte le cose imprevedibili, come l'imprevedibilità del loro conoscersi a partire dal futuro, Sakura raccontò.
Narrò di come un tempo era felice e spensierata ed innamorata della vita e di Sasuke, delle missioni, dei sorrisi, dei diverbi, anche delle difficoltà, della sofferenza, del dolore, delle perdite e dei sorrisi che giungevano subito dopo.
Anche Nagato raccontò, narrò della pioggia, della morte, della devastazione, della guerra, di un amicizia spezzata e di tre bambini cresciuti piangendo e divenuti troppo presto adulti.
Avevano anche compiuto un cammino inverso, alternando il dolore alla gioia e viceversa, tuttavia ora quella ripida stradina che portava al bosco non era così faticosa. La percorrevano con la mente ed il cuore liberi.
Perchè non basta essere felici solo con cuore, solo col corpo e solo con l'anima; bisogna esserlo col cuore, col corpo e con l'anima.
Il mondo scorreva attorno a loro, a volte corrotto, a volte calmo, altre ancora con frenesia.
I bambini continuavano a correre, gli anziani reclamavano il vecchio regime, le persone vivevano.
Per Sakura e Nagato il tempo era fermo, avrebbe ricominciato a scorrere solo quando la loro vita avrebbe ricominciato a essere bella.


 
 
Some hang on to "used to be"
Live their lives, looking behind
All we have is here and now
All our life, out there to find




"Dov'è ora Sasuke?" le chiese un giorno Nagato mentre lei leggeva ancora quei grandi libri di medicina, consapevole del fatto che solamente a lui l'avrebbe rivelato.
"Fuori dal Villaggio, in una casa custodita dai migliori Jonin in nostro possesso per evitare che scappi nuovamente." e infatti la risposta arrivò assieme all'altro quesito "Perchè non vai a trovarlo?".
"Perchè io non ne sono capace."
Non aveva mosso neanche per un secondo gli occhi dalle lunghe righe stampate su quei fogli polverosi.
Così trascorrevano la maggior parte delle loro giornate, Nagato e Sakura, provando ad andare avanti e dimenticare.
Non si chiedevano mai come stavano, l'avrebbero fatto solo quando i loro cuori sarebbero stati liberi. Intanto il mondo intorno a loro andava avanti senza freno e i due ammiravano il sole, sentivano i profumi portati dal tempo, si specchiavano nelle acque limpide dei ruscelli e osservavano il cielo.
Ma non andavano avanti.
Provavano solo ad allontanare ciò che era successo dalle loro vite, senza provare a migliorare. Anche se pioveva loro erano lì, a trovare e scoprire le gioie che emanavano le meraviglie della natura e di quel boschetto dimenticato da tutti. Era strano ricordare un luogo dimenticato e voler allo stesso tempo dimenticare le cose ricordate. Perché i ricordi fanno male ma sono gli unici a farci realmente comprendere e differenziare gli errori, il bene dal male. Solo che Nagato e Sakura vivevano nel passato ora, si crogiolavano nello star fermi lì e voler dimenticare, senza far nulla.
Verso il tramonto però la trovarono infine. Trovarono la felicità.
Un bambino infatti, di poco più di tre anni stava correndo dall'alto della stradina brecciata fino alla fine e poi improvvisamente si era fermato ed era rimasto immobile poco distante dagli occhi di Sakura e Nagato seduti sul tronco.
Quel bambino aveva poi chiesto loro di aiutarlo a salire sull'albero e Nagato si era alzato per prenderlo in braccio, seguito subito da Sakura. Mentre quei pesanti e noiosi libri rimanevano dimenticati lì insieme al loro presente. Come un sogno in cui sembra che le parole non vogliano affiorare alle corde vocali e nei quali si compiono azioni senza riflettere, senza pensare.
Il bambino aveva preso nelle sue piccole manine, posizionate a coppa, il nido di alcuni uccellini pieno di erbacce e foglie ormai gialle e lo aveva ripulito per bene prima di rimetterlo nel punto esatto in cui l'aveva trovato.
Poi era sceso dalle braccia di Nagato e lo aveva ringraziato dell'aiuto.
"Perchè lo hai fatto?" gli aveva chiesto Sakura prima che il piccolo scappasse via.
Infatti si rigirò verso di loro e tornatole abbastanza vicino le rispose con una vocetta limpida e squillante "Perchè i miei uccellini sono scappati via ed io voglio aiutare tutti gli altri a vivere."
La risposta sincera e bella di un bambino. Eppure ciò significava che quel bambino non aveva dimenticato, ma rideva. Aveva uno splendido sorriso sulle labbra piccine e vellutate e poi visto che nessuno dei due osava più parlare, troppo persi nei loro pensieri, era corso via da chissà chi e per chissà dove.
Nagato e Sakura erano in piedi, immobili, atterriti, incapaci anche solo di respirare per la troppa gioia che avevano provato nell'istante in cui il piccolo aveva pronunciato quella frase. Aveva aperto loro gli occhi e le pareti fredde e chiare della bolla in cui erano chiusi.
Si era sentito un sonoro 'crac' poco dopo all'interno dei loro cuori: il ghiaccio era sciolto.
Allora, e solo allora, Nagato aveva sorriso e le aveva detto "Non dimenticare".
Sakura l'aveva guardato, con gli occhi lucidi e aveva poi continuato "Guarda avanti".
Come le strofe di una lenta ninna nanna completarono il ritornello insieme, come l'avevano iniziata "E sii felice!".



Time goes by
No time to cry
Life's you and I
Alive, today





 
Quella stradina brecciata è ancora lì, anche il tronco di quell'antico e possente albero, anche il cielo limpido poteva essere ancora osservato, come il sole ed il verde degli alberi.
Mancavano solo Sakura e Nagato.
Non sono più lì, vi si recano ancora è vero, ma ora la loro vita è diversa.
Yahiko e Konan si sono sposati coronando così il sogno di entrambi.
Nagato lavorava alle dirette dipendenze della Quinta Hokage come sua guardia personale avendo occasione di incontrare alle volte la sua amica più giovane.
Sakura invece esce con Naruto, con Ino, Sai e tutti gli altri suoi coetanei che hanno visto la sofferenza e che sono felici.
E' andata a trovare anche Sasuke a testa alta, fissandolo dritto negli occhi e lasciandolo basito di fronte al suo viso fiero, determinato e sorridente dopo anni, senza nessuna lacrima.
Ora Nagato e Sakura sono felici perché sanno che non sono gli unici ad aver sofferto e sanno che non è da cancellare il passato.
Perchè li ha fatti incontrare.
Ci sono riusciti, credono nella vita, amano vivere e gioire per gli altri, per i loro amici.
Hanno una luce diversa negli occhi che rispecchia quella del loro cuore. Parlano sempre, si raccontano tutto e si sostengono. Anche se il percorso che hanno intrapreso è lungo e difficile, ce la faranno certamente.
Non si arrenderanno.
Proprio come due aquile libere di volare e conoscere nuovi luoghi e paesaggi.
Percorrono quella stradina non più brecciata ma resa liscia dal duro lavoro dei costruttori del Villaggio.
Nel boschetto ci sono molti bambini che giocano, anziani che passeggiano e persone che vivono.
La loro vita continua come quella del resto del mondo.
Il passato ora è il presente.
Sakura e Nagato sono felici finalmente.
 
Love lift us up where we belong
Where the eagles cry on a mountain high Love lift us up where we belong
Far from the world we know, up where the clear winds blow

 

 
 
 
Giudizio:
Grammatica e Sintassi: 14/15
Forma e Stile: 14/15
Caratterizzazione protagonista: 10/10
Caratterizzazione pers. aggiunto: 5/5
IC: 5/5
Originalità: 4/5
Attinenza alla canzone: 10/10
Gradimento personale: 5/5
Totale: 67/70

Giudizio scritto:
Davvero una bellissima storia, i miei più sinceri complimenti! Hai saputo rappresentare in modo pressoché perfetto l’animo dei personaggi e ciò che provano nel più profondo del loro cuore, evidenziando quella loro affinità nel vivere il presente basandosi soltanto sul passato.
Ma la cosa che li accomuna ancor di più, come hai giustamente evidenziato, è il credere che il loro dolore sia unico ed irripetibile, il non voler vedere che anche gli altri al di fuori di loro soffrono ma nonostante questo lottano e continuano a vivere.
Per cui sì, i personaggi sono perfettamente IC (Se si considera anche il tempo in cui li hai collocati e le situazioni), ti ho tolto un punticino nell’originalità perché effettivamente una chiacchierata tra “amici” (per quanto particolari siano) non è propriamente un’innovazione.
Ma il resto è davvero stupendo, lo stile mi è piaciuto molto perché ti sei soffermata non solo sugli animi dei personaggi ma anche sull’ambiente che li circonda e questo aiuta certamente il lettore ad immedesimarsi nella storia, rendendolo così partecipe dei sentimenti in gioco.
Forse sì, in alcune parti ti sei dilungata un po’ troppo su aspetti che avevi già trattato, ma trovo che il tuo stile sia assolutamente piacevole e scorrevole, forse un po’ lento ma a me piace molto e l’ho apprezzato a pieno.
Qualche errore di distrazione o di battitura qua e là, ma niente di rilevante!
Complimenti, la storia mi è davvero piaciuta, continua così!


Appunti dell'autrice:
Non dico nulla...solo che non mi aspettavo di arrivare Seconda *-* Questa storia è davvero troppo triste anche per me che l'ho scritta dato che nel periodo in cui l'ho digitata sulla tastiera ero in un periodaccio! ç_ç
Quindi dico solo G R A Z I E <3 alla giudice ellacowgirl e agli altri partecipanti! Soprattutto a voi che vorrete leggerla e magari recensirla per farmi sapere come vi sembra!
Un bacio,
Sakura_____


 

   
 
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