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Autore: Laura Anita Winchester    01/11/2011    3 recensioni
Mi chiamo Anita Rossi e sono una semplice studentessa di sedici anni che frequenta il secondo anno di una scuola superiore di grafica.
Ero ritenuta da tutti la secchiona della classe, ma la materia che non sopportavo era la storia. Infatti in ogni singola interrogazione mi interrompevo e non sapevo più andare avanti.
La mia compagna di banco si chiama Erica Anzivino e ha un anno in più di me.
Marco, invece, è il mio vicino di casa e compagno di classe…pian piano lo conoscerete a dovere.
Pensavo di passare tutta la mia vita a correre dietro ai ragazzi e a leggere libri invece, un giorno durante un interrogazione di storia, è arrivato un nuovo allievo che ha cambiato completamente la mia esistenza. Luca: moro, occhi verdi e fisico da paura. Il tipico ragazzo che ha mille ammiratrici.
Non mi fido di lui, ma qualcosa mi spinge a conoscerlo a fondo…
Forse sarebbe meglio non rischiare… ne potrebbe andare della mia stessa vita…
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Anita.

Aprii lentamente gli occhi, ritrovandomi sul divano del salotto illuminato da una luce soffusa.

- Menomale, stai bene – soffiò fuori Luca, sollevato.

Mi alzai lentamente – Che è successo?

- Sei crollata, letteralmente – disse, fissandomi negli occhi.

Ricordai allora della brutta sensazione e della voce di Marco.

- Basta, preparati uno zaino con le tue cose, andiamo a casa mia – disse, alzandosi dal divano.

Lo guardai come se fosse un alieno – Scusa?

- Mi sono stufato di vederti triste. Lascia un biglietto a  tua madre, entro sta sera ti porto a casa – disse, guardando il cellulare.

Mi alzai dolorante dal divano e mi diressi instabile verso la camera.
Presi tutto quello che poteva servirmi, cioè praticamente nulla, e tornai in salotto.
Scrissi su un pezzo di carta quello che mi aveva detto Luca e lo attaccai al frigorifero.

- Andiamo – dissi, raggiungendolo.

Presi la giacca dall’attaccapanni, vicino all’entrata e chiusi la porta di casa.
Camminammo in silenzio, mentre le macchine ci passavano affianco veloci.
Il vento mi scompigliava i capelli e mi faceva rabbrividire, costringendomi a stringermi ancora di più nel cappotto.
Luca notò la mia ricerca di calore e mi prese a braccetto.
Non era uno dei modi migliori per riscaldare una persona, ma apprezzai il gesto.

- Siamo quasi arrivati – sussurrò, tirandomi in una via che avevo già percorso qualche volta.

Ci fermammo davanti ad un palazzo in mattonelle nere e lucide che distorcevano la nostra immagine.
Luca frugò nella tasca dei pantaloni e prese un mazzo di chiavi, inserendone una nella serratura.
Mi lasciò passare, per poi chiudere finalmente il freddo fuori.
Salimmo in ascensore, mentre io cercavo qualsiasi tipo di dettaglio nel palazzo.
Ci fermammo al terzo piano e Luca si diresse veloce verso un’altra porta, aprendola senza nemmeno fare rumore.
Esitai sulla soglia, mentre lui teneva la porta spalancata in attesa.

- Beh? Non entri? – chiese.

Annuii e misi il primo piede all’interno dell’appartamento.
Mi voltai nel piccolo salotto accogliente, notando il gran numero di riviste e libri seguiti da una televisione al plasma e un divano in pelle nera.

- Puoi darmi la giacca, se vuoi – disse, porgendomi la mano.

Gliela passai incurante, mentre continuavo a fare avanti e indietro per il salotto, cercando le uniche cose che mancavano…

- Non cercare delle foto, le odio – disse Luca.

Mi voltai – Le fotografie aiutano a ricordare.

- Io non voglio ricordare – disse, dirigendosi nell’altra stanza che riconobbi come la camera da letto.

Una banalissima stanza bianca con un letto a due piazze al centro.
Si lasciò cadere sul letto, appoggiando i gomiti sopra le ginocchia.
Notai che l’altra stanza era una cucina e una piccola porta chiusa doveva nascondere il bagno.
- Dove sono i tuoi genitori? – chiesi.
Grave errore…
Lo sguardo di Luca saettò su di me – Vivo da solo.

- Ma sei un minore…dovrebbero…

- Sono morti.

Fu quasi un sussurro che rimbombò in tutta la stanza, lasciandomi a bocca aperta.
Morti?
Lui viveva davvero da solo? Con tutte le responsabilità di questo mondo lui…
Lui aveva tempo di stare con me in ospedale…
Mi avvicinai a lui e gli presi una mano facendolo alzare.
Mi fissò rabbuiato.
Lo abbracciai, stringendolo il più possibile.
Lui esitò un attimo, prima di abbracciarmi.

- Mi dispiace – sussurrai – Mi dispiace tanto.

- No, non devi…

Mi staccai da lui, per guardarlo negli occhi – E’ così ingiusto.
Lui mi scostò una ciocca – Non dobbiamo pensare a me, ora. Sei tu quella che ha bisogno di aiuto.
Mi staccai e mi voltai verso uno specchio, fissandomi in esso.
I capelli erano spettinati e due occhiaie mi davano l’aspetto di una che non dormiva da giorni.
Luca, alle mie spalle, restava immobile.

- Io non ho bisogno di aiuto – sussurrai, notando quanto fossi diventata debole in pochissimi giorni.

Prima ero una ragazza che sapeva difendersi in qualsiasi modo, addirittura con le mani se era necessario, ora era bastata una litigata con Marco per cadere come una foglia secca da un albero non bagnato a dovere.

- Non dire sciocchezze, non potresti reggere tutto questo peso da sola – commentò Luca avvicinandosi.

Continuai a fissare la figura nello specchio – Posso farcela.
- E rischiare la morte come l’ultima volta? – mi provocò.
Abbassai lo sguardo – E’ stato solo un errore.

- Un errore che poteva essere mortale – continuò – Non si tratta di essere forti o meno, qui si parla della tua vita, delle tue azioni… so che hai bisogno di aiuto, ma non lo troverai in questo modo.

Chiusi gli occhi infastidita.
Zitto, doveva stare zitto.

- Hai bisogno di qualcuno che ti aiuti a capire quanto è rischioso il mondo. Di qualcuno che faccia capire alla bambina che sta dentro di te che il mostro non si trova solo sotto il letto.

Io una bambina?

- Zitto, conosci solo il mio nome – sussurrai, stringendo i pugni.

- Ti conosco più di quanto tu creda – sibilò.

Aprii gli occhi e vidi un ombra passare nelle sue iridi.

- No.

Di nuovo quel malditesta di prima.
Posai le dita sulle tempie e mi sedetti sul letto massaggiandole lentamente.

- Tutto bene? – chiese Luca preoccupato, con un  improvviso cambio di carattere.

Mi scostai dalla sua mano, che cercava di toccarmi la fronte – Stammi lontano.
Che diavolo stavo facendo?
Che mi stava succedendo?

- Devo tornare a casa – sussurrai a denti stretti, interrompendo le continue domande di Luca su quello che mi stava accadendo.

Poi persi conoscenza.

angolo della piccola mente malata
Eccomi prima del previsto =D
Come sono andate queste "vacanze" ?
Io mi sono decisamente riposata, finalmente!
Beh passiamo al capitolo!
La domanda che vi fate tutti adesso è... ma Anita riesce solo a svenire come una dolce donzella con svariate crisi?
Ebbene sì O_O xD Vi chiedo scusa, ma è uno dei modi pù comodi che ho per spostarmi di scena ecc.
Comunque anche questi momenti di vuoto avranno una spiegazione prima o poi u.u
Godetevi questi giorni in cui pensate che Luca sia ancora il bravo ragazzo, perchè dal prossimo capitolo si cambia musica!
Si ritorna al caro e vecchio Marco!!! *-*
Beh vi lascio =D 
Al prossimo capitolo! 
   
 
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