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Autore: Lilith_chan    01/11/2011    6 recensioni
Una Sakura amante dell'arte, durante un giorno d'estate, conosce un ragazzo, che tanto ragazzo non sembra, strano e misterioso. Lui ha capelli neri come la notte e occhi d'ossidiana che vedono il mondo in modi diversi e contrastanti tra loro. La sua identità per la nostra protagonista dagli occhi smeraldini sembra essere un enigma senza soluzione. Sarà lei il tipo di persona da lasciar perdere tutto al primo ostacolo?
Solo allora si accorse che non era sola. Inginocchiato davanti al suo album da disegno c’era infatti un ragazzo, che le dava la schiena, dai capelli scuri come la notte ma con una leggera quanto strana sfumatura blu.
Rimase a guardarlo ancora un po’ senza muoversi, incantata da quella figura misteriosa; però quando lo vide allungare una mano verso la sua tavolozza, con un movimento fulmineo l’afferrò, bloccando così le intenzioni del ragazzo.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Era finalmente estate. Erano arrivate le tanto sospirate vacanze. Sei settimane di pura spensieratezza per riprendersi dallo stress accumulato durante il periodo scolastico.
Adesso l’unico problema da affrontare per la maggior parte degli studenti era: come occupare il tempo libero?
C’era chi usciva a far baldoria con gli amici, chi andava al mare, chi partiva per un viaggio all’estero, chi passeggiava per le strade di Tokyo tenendosi per mano con la propria anima gemella… e infine c’era chi  aspettava l’alba di un nuovo giorno per poterla riportare su un album da disegno piuttosto logoro ma che racchiudeva mille ricordi.
Sakura Haruno, armata di pennello e pittura,  tracciava su un foglio abbastanza grande, una volta bianco, una lunga striscia arancione seguita da un’altra gialla, mischiandole poi insieme. Ogni volta che disegnava sentiva uno strano formicolio alle dita della mano destra e sorrideva felice. Era sempre stato così.
Una nuova pennellata, un’altra emozione.
Il giorno infine giunse e lei rimase ancora seduta sulla panchina che l’aveva ospitata fino a quel momento, intenta a ridefinire ogni minimo dettaglio del suo nuovo ritratto. Era brava, e sapeva di esserlo. La sua non era arroganza o vanità, nessuno era più umile di lei, ma era semplicemente una sicurezza acquisita lentamente e duramente  nel tempo. Ricordò con un sorriso amaro di quando era ancora una bambina introversa e isolata da tutti. Con le giuste amicizie e con l’aiuto della famiglia, che l’aveva sempre appoggiata in qualsiasi cosa, aveva compiuto passi da gigante ed era diventata la dolce ma anche irascibile diciassettenne che era adesso.
Alcuni l’avevano definita un prodigio per il suo talento nell’arte, tanto che le era perfino arrivata una proposta per una borsa di studio dalla famosissima Konoha’s artists, che vantava di essere la più prestigiosa scuola superiore per ragazzi dotati.  Ovviamente lei aveva rifiutato preferendo una scuola pubblica insieme ai suoi più cari amici. Alcuni l’avevano criticata, altri erano rimasti delusi dalla sua scelta, ma a lei non importava perché sapeva che solo chi le voleva davvero bene avrebbe rispettato la sua decisione in silenzio. Erano passati due anni da allora e tuttora c’era chi continuava giudicarla, ma lei spostava lo sguardo altrove e fingeva di non sentire.
Soddisfatta del risultato, posò sulla panchina blu corallo album e tavolozza per poi riportare la sua attenzione sul magnifico paesaggio che le si presentava di fronte. Si avvicinò alla ringhiera e vi si appoggiò coi gomiti mentre guardava la città risvegliarsi dal caloroso abbraccio di Morfeo. Aveva scoperto quel luogo così, per caso, quando qualche giorno fa, essendosi appisolata sulla metro, aveva saltato la sua fermata e si era svegliata in un quartiere a lei sconosciuto. Si era fatta coraggio e aveva iniziato a vagare  per la zona con la sola compagnia dei suoi colori. Senza pensarci nemmeno imboccò una stradina che l’aveva  condotta in quel luogo, di cui probabilmente pochi ne erano a conoscenza, che a lei piaceva chiamare “Oasi”. Da lì la vista era fantastica:  poteva veder estendersi la città per kilometri e kilometri, di notte riusciva ad ammirare le stelle, cosa che in una metropoli  risultava alquanto difficile, ed era il posto perfetto per incrementare la sua creatività. Era piuttosto fiera di se stessa per essersi addormentata sulla metropolitana.
Si riscosse da quei pensieri quando le suonò la sveglia che aveva impostato precedentemente sul cellulare. Guardò l’ora. Erano le sei del mattino.
Diamine, se anche oggi arrivo a casa per le sette credo proprio che sarà la volta buona in cui mamma mi ucciderà, pensò mentre si costrinse a voltare le spalle a quel meraviglioso paesaggio per poter raccattare le sue poche ma importanti cose e ritornare a casa.
Solo allora si accorse che non era sola. Inginocchiato davanti al suo album da disegno c’era infatti un ragazzo, che le dava la schiena,  dai capelli scuri come la notte ma con  una leggera quanto strana sfumatura blu.
Rimase a guardarlo ancora un po’ senza muoversi,  incantata da quella figura misteriosa; però quando lo vide allungare una mano verso la sua tavolozza, con un movimento fulmineo l’afferrò, bloccando così le intenzioni del ragazzo.
Lui rimase fermo per qualche secondo continuando a fissare i colori, cosa che irritò notevolmente Sakura in quanto si sentì poco calcolata, poi molto lentamente alzò il viso verso quello di lei per guardarla negli occhi.
Sakura dal canto suo ebbe modo di sprofondare in quelle due grandi iridi d’ossidiana e sentì un brivido attraversarle tutta la schiena. Lui continuava ad osservarla inclinando poi la testa in un chiaro gesto interrogativo.
- Sai, non dovresti toccare le cose degli altri senza permesso. –
Lui spostò perplesso lo sguardo da lei ai colori, finché non decise di tenerlo fisso su quest’ultimi.
Sakura, che gli teneva sempre ferma la mano, in quei pochi secondi aveva avuto modo di soffermarsi meglio sul suo aspetto fisico. La sua pelle diafana creava un gioco di contrasti con il colore dei capelli e degli occhi, i tratti del viso erano delicati, le labbra sottili, e il naso dritto con la punta aristocraticamente all’insù. Conclusione: un gran bel ragazzo. Eppure, si disse, c’era qualcosa che i suoi occhi non riuscivano a scorgere, qualcosa di strano… ma qualsiasi altro pensiero in proposito venne interrotto quando lui intinse l’indice della mano sinistra nel rosso. Sakura per poco non andò in escandescenza. Odiava quando le toccavano i colori o sfogliavano i suoi album da disegno.
- Ehy! Ma hai sentito quello che ti ho detto prima? –
Lui continuò ad ignorarla intingendo il medio nel blu.
- Okay, adesso basta! Mi hai stufato! Allontanati subito! – ecco che la sua natura aggressiva veniva fuori  – Chi cavolo ti credi di essere per fare quello che vuoi?! –
Forse è sordomuto? Naaaah! Il discorso è un altro: lui mi sta completamente ignorando!
Il ragazzo, non degnandola appunto di uno sguardo, si portò le due dita colorate davanti agli occhi, rigirandole come se le stesse studiando. Sakura, che ormai aveva raggiunto i limiti della sopportazione umana, gli afferrò anche l’altra mano. Lui di nuovo riportò l’attenzione su di lei. La strattonò e quando capì che lei non aveva intenzione di lasciare la presa così facilmente, iniziò a divincolarsi con sempre più forza con gli occhi socchiusi. La ragazza d’istinto lo lasciò libero rimanendo perplessa per quel cambio di reazione. Gli era apparso… spaventato.
E adesso che gli prende? Che strano ragazzo…
Lui si allontanò di circa un metro raggiungendo la parte opposta della panchina, alzandosi poi in piedi. Si guardò velocemente intorno e sembrò rilassarsi di nuovo, ritornando a fissarsi le due dita sporche di pittura rossa e blu.
Sakura quando lo vide calmarsi si portò di fronte a lui ed ebbe modo di notare che era più alto di lei di circa cinque o sei centimetri.  Ma nonostante la differenza d’altezza lei non riusciva a smettere di pensare quanto quel corpo dall’apparenza robusta sembrasse così fragile. Scrutò meglio il suo viso e notò alcuni tratti ancora infantili che sul volto di un diciassettenne, supponendo che avesse la sua stessa età, non sarebbero dovuti essere ancora presenti, ma che tuttavia, per quanto suonasse strano, ne valorizzavano la bellezza.
Mannaggia! Lo sto facendo di nuovo! Chi sono io per criticare lui? Anche se devo ammettere che ha degli atteggiamenti davvero ambigui.
Lui allungò una mano verso di lei e prima che potesse scostarsi le tracciò una diagonale rossa sulla guancia destra. Sakura lo fissò allibito.
Okay, adesso sta dando i numeri questo tizio.
Non era intenzionata a tollerare oltre, ma quando lui le colorò anche l’altra guancia, stavolta di blu, e si lasciò andare ad una lievissima risata e dopo ad un sorriso divertito, non potette fare a meno di sentirsi sciogliere e così sorrise anche lei. D’istinto affondò l’indice nell’arancione e gli tracciò una lunga linea sulla fronte.
Risero divertiti e, per quanto quella specie di gioco fosse stupido e infantile e nonostante lei odiasse con tutte le forze usare i suoi colori in maniera così poco “professionale”, si lasciò andare e si divertì come non succedeva da tempo.
Poco dopo si sedettero sulla panchina e il ragazzo misterioso prese ad osservare l’alba che lei aveva dipinto da poco.
- Ti piace? –
Lui non rispose. Forse non l’aveva sentita.
Sakura non sapeva spiegarsi il motivo ma provava uno strano sentimento che non era in grado di catalogare verso quel tipo.
Non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli occhi che luccicavano mentre guardavano il disegno, come se non ne avessero mai visto uno.
- Io sono Haruno Sakura. Tu invece? –
Non rispose. Di nuovo.
- Ehy! Sto parlando con te! – gli prese il viso tra le mani costringendolo a guardarla.
- Ho detto che io sono Sakura Haruno. Come ti chiami? –
Stava seriamente iniziando a credere che fosse un sordomuto quando lui finalmente disse la prima parola da quando si erano incontrati. Anche la sua voce aveva un che d’infantile. Era calda e melodiosa.
- Sakura…  – sorrise il moretto mentre abbassava gli occhi, come se stesse cercando di imprimerselo per bene nella mente.
Il suo sorriso era qualcosa di magnifico. La ragazza si ritrovò a pensare di volerlo vedere ancora.
Nonostante fosse contenta che il ragazzo era in grado di parlare e di sentire benissimo non poté fare a meno di indispettirsi nel pensare che per tutto quel tempo si era rifiutato di rivolgerle la parola.
- Sì, esatto… è il mio nome. Ma io voglio sapere come ti chiami tu. – gli fece notare con tutta la gentilezza di cui era provvista.
- Io… - lui adesso assunse un’aria pensierosa e portò lo sguardo sul paesaggio, come se si fosse completamente dimenticato della sua presenza.
Forse è affetto da amnesia… in questo caso dovrei aiutarlo…
Gli afferrò un braccio e vi fece una lieve pressione nel tentativo di ottenere la sua attenzione.
- Ehy! Riesci a ricordarti chi sei? –
Dopo circa un minuto di silenzio lui girò improvvisamente la testa verso la sua direzione facendola sobbalzare.
- Certo  che lo so. – rispose convinto ma con un lieve broncio.
- E quindi? Come ti chiami? – chiese lei impaziente.
Ma allora mi sta prendendo in giro? Se è così io… io lo ammazzo!
Lui sorrise alzando poi gli occhi al cielo rimanendo a fissarlo per qualche secondo.
- Smettila di prenderti gioco di me! -
- Non sto facendo niente… - biascicò lui come per difendersi da quell’accusa, che alle sue orecchie suonava del tutto priva di una buona motivazione.
- E allora perché ti comporti in questo modo? –
- In quale modo? – chiese il ragazzo perplesso.
Sembrava che stesse dando il massimo per far saltare i poveri nervi di Sakura. Nonostante ciò non sapeva neanche lei perché non lo avesse già mandato al diavolo. Forse perché nei suoi occhi non vedeva alcuna traccia di malizia o di cattiveria, ma solo tanta innocenza e spensieratezza; proprio come un bambino.
- Okay, riproviamo… come ti chiami? –                                                                                                                                         
- Non posso dirtelo… -
- Perché no? Io te l’ho detto il mio nome! –
Oh mio Dio… sembro una bambina viziata! Ma sembra che questo tizio si stia impegnando al massimo per tirare fuori il peggio di me!
- Mia madre mi ha sempre raccomandato di non parlare con gli sconosciuti… -
Ma si rende conto di quello che sta dicendo?
- Ma io non sono uno sconosciuto! Sono Sakura. – cercò di non risultare infastidita o arrabbiata, adottando così una tattica diversa.
- Mmm… mi hai convinto! Io sono Sasuke. – sorrise.
Il cambiamento di strategia si era dimostrato più che fruttuoso.
Sasuke…  
Si rigirò più volte quel nome sulla punta della lingua sorridendo.
Ritornò poi a guardare il paesaggio felice e soddisfatta. Adesso conosceva il suo nome, ma uno strano formicolio all’altezza dello stomaco (no, non è fame ndLilith) le fece capire che lei in realtà voleva sapere molto di più riguardo Sasuke.
Immersa in quei pensieri non si era neanche accorta che il ragazzo si era alzato in piedi e aveva iniziato ad allontanarsi.
- Aspetta Sasuke-kun! Dove vai? –
Lui sentendosi chiamare si girò verso di lei, e senza dire una parola agitò la mano in aria in segno di saluto.
Lei lo guardò correre via con un sapore amaro in bocca.
Non sapeva perché ma nonostante all’iniziò lo avesse trovato irritante e maleducato, adesso desiderava vederlo ancora.
- Ciao… - sussurrò anche se nessuno più poteva sentirla.
Ignorò la vocina nella sua testa che le consigliava di lasciarlo perdere… di dimenticare quello strano incontro… ma lei non poteva semplicemente fingere che non fosse successo niente…
Proprio no.
Lentamente sistemò tutta la sua roba nella borsa e si avviò verso la metro che l’avrebbe condotta a casa, incurante della strigliata che la aspettava da parte di sua madre.
 
                                                                                                          ***

Povera, sciocca Sakura. Non ti hanno mai detto che bisogna stare attenti a ciò che si desidera? Le numerose favole che hai letto da bambina non ti hanno insegnato proprio nulla?
Avresti fatto bene a dare ascolto a quella vocina… finché ne eri in tempo.
Ovviamente tu ancora non potevi sapere che quello sarebbe stato solo l’inizio di un’estate particolare, diversa da tutte quelle che hai passato e che passerai. Perché lui inconsciamente si è già fatto strada dentro di te… ha scavato in profondità fino a toccarti il cuore.  Per aver permesso una simile intrusione, piccola Sakura, ne pagherai le conseguenze e assieme a te anche lui;  se in modo positivo o in quello negativo è ancora tutto da vedere.


***

Hola!
Questa è la seconda fanfic che scrivo e la prima long, quindi sono molto ansiosa di sapere le vostre impressioni in merito.
Allooora! Prima di tutto voglio fare alcuni chiarimenti:
Dunque sono consapevole che Sasuke è terribilmente OOC in questo capitolo, ma credetemi se vi dico che a tutto c'è un motivo. Se avrete la pazienza di aspettare il prossimo capitolo (o quello dopo ancora, non so...) incontreterete un Sasuke in perfetto stile teme, promesso. Ma adesso mi fermo perchè sto dando anticipazioni :P
Comunque, se credete che sia il caso che metta l'avviso di OOC, fatemelo pure sapere in un commentino.
Che ne pensate invece di Sakura? Beh lei è già stata rapita dal fascino del bel Sasuke, com'è giusto che sia XD
Ovviamente sono sempre ben accetti commenti anche negativi, purchè siano critiche costruttive, e suggerimenti di ogni genere :))
Che altro dire... Spero solo che la storia vi abbia un pochino incuriositi (non sono mai stata brava nel creare mistero... eheh ^^')

Xoxo :3

  
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