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Autore: V a l y    03/07/2006    5 recensioni
"Che ne dici di una sfida di resistenza? Chi perde farà da schiavo al vincitore fino a quando Rufy non diventerà Re dei Pirati."
Strane vicende del destino portano Zoro e Nami a un ribaltamento dei ruoli.
Ma quando anche emozioni e battaglie verbali si scontrano, i due avranno a che fare con i loro stessi del passato. Nuovi sentimenti tormenteranno la loro relazione impossibile da definire persino da loro stessi.
{ La mia vecchia long fic, ripescata dopo… quanti anni? Troppi. Ma ho avuto un improvviso, irrefrenabile impulso di occuparmi di nuovo della mia vecchia coppia preferita, continuando quella che, secondo me, era la mia fic più promettente e sentita del mio archivio.
Grazie a chi passerà a leggere ♥ }
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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"Ecco a te, Nami-san!"
Rimango malmostosa davanti all'orrida visione che mi si staglia davanti: succo d'arancia, zenzero, pomodoro e per finire in bellezza un bell'uovo fresco fresco appena comprato il giorno prima. Il tutto dentro a un bicchiere che mi ha posato Sanji sulla mia scrivania proprio cinque secondi fa. Lui: il miglior cuoco dei sette mari. Sicuri?
"Spero che sia uno scherzo!"
"Si chiama preriostèr ed è assolutamente invincibile contro un post sbornia."
Un post sbornia, dice; come fa ad esserne così sicuro? Anche se effettivamente i sintomi son quelli: mal di testa atroce, occhiaie profonde come caverne e una grossa dimenticanza di tutto ciò che avvenne da dieci ore ad adesso. Diamine, non è proprio da me rimanere ubriaca, nossignore!
"Tieni il naso tappato e bevi tutto in un sorso."
Mi porge il bicchiere come fosse un padre, ed io mi dimeno, proprio come una bambina. La sua, però, non è un'insistenza prepotente: da buon galantuomo qual è avvicina il bicchiere solo negli attimi in cui rimango quieta. Ma alla fine cedo: agguanto con forza quel preriostèr della malora e lo bevo tutto d'un fiato.
Che schifo.
La giornata mi è iniziata davvero male, e non credo possa peggiorarsi più di adesso.
Ma il seguito vuole che non sia così:
"To', Nami, che tempismo. Aiutami ad affilare le spade."
Osservo stranita lo spadaccino di bordo che mi ha appena imprecato parole autoritarie: Rolonoa Zoro sta dando ordini a me. E' impazzito?! Passi pure la spremuta alle quattro stagioni di Sanji, ma questo è davvero troppo.
"Ovvio che ti rispondo di no, Zoro. E me lo chiedi anche?!"
Nascondo con la mano una risata. Quel bisbetico ragazzo è ancora più bisbetico del solito, mi chiedo se non sia lui l'ubriaco che ha bisogno di un preriostèr!
"Ma io non te l'ho chiesto."
Non ha nessuna aspettata reazione negativa, al contrario mi fissa sorridente, lo stesso sorriso da volpe che io uso per lui. Ho sempre pensato che in quel ragazzo ci fosse qualcosa di misterioso... certo, a dirla così sembra quasi che sia un complimento. Affatto. Quel suo modo di stare sempre tra le sue, quel suo ossessivo desiderio di migliorarsi, quelle sue uniche volte che compiendo una bell'azione si scusa dicendo che ha solo obbedito ad un ordine del suo capitano... Zoro è buono, Zoro è cattivo? E' felice di stare con noi? Mi chiedo se nel corpo di Rolonoa Zoro esista un'anima.
"Davvero, non ho voglia di giocare. Lasciami passare, adesso!"
Apro la botola sul pavimento, ma lui me la chiude prontamente con il piede.
"Trentuno a trentadue, ricordi?"
Che ne dici di una sfida di resistenza? Chi perde farà da schiavo al vincitore fino a quando Rufy non diventerà Re dei Pirati
E' tardi. Torniamo alla nave, schiava!
Scossa da un improvviso ritorno di memoria, lascio che le parole parlino per me, farcite unicamente di qualche imprecazione più o meno inventata e censurabile persino dal peggiore scaricatore di porto di tutti e sette i mari.
Questo rende perfettamente l'idea dello stato d'animo in cui, adesso, mi trovo.
"Non puoi schiavizzare una femmina, Sanji si arrabbierebbe sicuramente."
Per fortuna la mia battuta è sempre pronta. Me la sarei cavata, come tutte le volte, d'altronde. Anche se mi sento più inquieta del solito è sempre stato così palese vincerlo a parole.
"E chi se ne frega di Sanji."
Poggia anche l'altro piede sulla botola.
"E va bene, tieniti quella stupida botola sotto i tuoi piedi, io me ne andrò fuori!"
Quel ragazzo impossibile mi ha appena fatto uscire di cervello. Non lo sopporto. In verità, non l'ho mai sopportato. Gli do la schiena e me ne vado dalla parte opposta.
Una giornata come tante, una litigata come tante, dopo non ci saremo più parlati per almeno dodici ore, come di consuetudine. Ma la reazione che tanto aspettavo da prima si manifesta solo ora, inaspettatamente. Quell'energumeno di persona mi afferra prepotentemente per il braccio.
Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
"Brutto imbecille, stavolta te la sei cercata!"
Faccio per tirargli un pugno sul viso, ma lui mi blocca anche l'altro braccio con una tale facilità che riesce a stupirmi senza riuscire a nasconderlo.
"Cretina, credevi davvero che io e gli altri subivamo involontariamente le tue manate?!"
La mia mente è disorientata per ciò che sta succedendo, le uniche parti del corpo che riportano me stessa alla realtà sono i polsi, mantenuti con una stretta che fa male.
"Non si ribellano a te perché sei gracile e debole, ma io non ne ho più voglia."
Mi gira con il busto schiacciato verso muro, facendo leva sul mio braccio sinistro. Non riesco a dimenarmi, non riesco ad urlare.
"Quindi obbedisci. Dopotutto sei tu che parli sempre di promesse da mantenere, giusto?"
Non lo sento più. Se ne è andato. Ed io rimango girata verso il muro, allibita. Per un attimo, per un solo attimo, mi è sembrato di trovarmi Arlong dietro la schiena.

"Non ci posso credere, Nami sta aiutando Zoro!"
Rispondo al piccolo Chopper facendo un cenno con la testa, ancora un po' intimorita. Sposto gli occhi sul proprietario delle spade che sto affilando. Se ne sta con lo sguardo vago, gioca con una cannuccia tra le mani, facendo finta di nulla.
Maledetto sfruttatore.
Ammetto che mai in tutto questo lungo viaggio sono andata d'accordo con quella persona, stavolta però sento che le speranze sono diminuite a zero. Pigro, maleducato, prepotente, cocciuto, sembra di vedere solo difetti in quel ragazzo. Odio quel ragazzo!
"Perché non diventi gentile anche con me, Nami? Preparami qualcosa da mangiare!"
Mancavano proprio le stupidaggini di Rufy a peggiorare la mia voglia di assassinare qualcuno. Adesso gli do una bella botta in testa...
"Cretina, credevi davvero che io e gli altri subivamo involontariamente le tue manate?!"
Blocco il mio braccio per aria e dei brividi iniziano a solleticare la mia schiena. Un tipo di solletico per niente piacevole. Che strano, eppure Rufy se ne stava già con le mani unite per coprirsi il volto da un probabilissimo pugno ferocemente assettato da parte mia. Il ragazzo con la cicatrice, non sentendo dolore, alza gli occhi verso di me:
"Nami?!"
Ma io ero già andata via, maledicendo mentalmente le mie stupide, vecchie paure da ragazza indifesa. Inizio ad aver timore riguardo al modo con il quale mi comporto quotidianamente con Rufy. Anche con Sanji. Ma più di tutti maledico me stessa per non fidarmi più di coloro che hanno messo a repentaglio la propria vita per salvare la mia.
Eppure, dopo i fatti di stamattina, comprendo che tutta quella sicurezza che viene fuori dalla mia sfacciataggine è solo apparenza. L'ho sempre saputo, ma stavolta mi rendo anche conto di essere debole, più di quel che pensavo. Ho creduto veramente che un uomo non potesse toccare in nessun modo una donna. Proprio io, che per anni ho avuto solo abusi da loro.

"Le hai affilate da schifo!"
Un'ora intera del mio tempo sprecato per un idiota che neanche apprezza il mio lavoro. Allora, affilatele sa solo!, gli avrei voluto dire, ma di nuovo qualcosa non mi permette di far uscire parole dalle mie labbra. E cosa fa quello? Sogghigna, vedendomi abbassare lo sguardo verso il pavimento. Mai, in quella ciurma, mi son permessa di mostrare debolezze, tanto meno prostrarmi sconfitta davanti all'avversario più odioso della Going Merry. Sento un inefrenabile bisogno di sfogare queste mie ire...
"Nami, Sanji ha detto che il pranzo è pronto!"
Sarebbe proprio una liberazione, almeno per mandare via queste mie strane angosce.
"Nami?"
Un Usop decisamente preoccupato mi si avvicina per accettarmi che io stia bene. Ma la mia testa non ragiona....
Quel giorno l'ho pestato veramente a sangue.

"Ahia!"
"Sta' calmo, è solo un cerotto!"
"Non li avrei se non mi avessi ridotto così. Tu sei pazza!"
Sto seguendo le giuste conseguenze del mio gesto precedente. Effettivamente ho esagerato un po'.
"Ti ho già chiesto scusa."
Perché proprio con Usop? Forse per la sicurezza del fatto che lui è alla mia altezza i fatto di tecniche combattive, anche se lui reagisse, non mi sarebbe successo niente, o per lo meno ci sarebbero ugual probabilità di vincita o perdita. Perché è questa la mia nuova fobia. Inizio in un certo senso ad avvicinarmi alle sue stesse paure.
"Sai, Usop, in fondo la fifa è solo un mezzo di difesa."
"Che vuoi dire, che sono fifone?!"
Sbuffo. Non era una presa in giro. Neppure un complimento, però. Credo che in questo momento la persona che meglio mi somigli tra tutti fosse lui. Stacco l'ultimo cerotto dal pacchetto medico e lo passo sul suo viso. Poi, lo ringrazio per essersi affidato come aiuto e appoggio senza che io, ovviamente, abbia mai chiesto qualcosa ed abbia realmente avuto il suo consenso. Logicamente, lui mi risponde con espressione incognita.
Ma dopo quella tregua di panico avuta con Usop, l'agonia riprende presto il sopravvento nel mio animo. Mi giro sul mio letto molte volte, non riuscendo a trovare la posizione giusta. Quella giornata mi ha riempito di lavoro... certo, non che sia stato davvero tanto lavoro, ma molto rispetto all'ozio che quotidianamente trascorro nella Going Merry. Eppure non ho neanche un briciolo di sonno. Persino Rufy ed Usop si sono assopiti, gli ultimi del branco di ogni notte.
E quando è sera e sono sola, penso. Penso ai primi giorni trascorsi in questa nave. Uno spensierato ragazzino di paglia mi chiede di entrare nella sua ciurma di pirati. Io li odio i pirati, ma chissà perché, rispetto ad altre proposte avute, quel giorno ho sorriso tante volte. Noi tre, su una malandata barca da pescatore e un ragazzo che afferma a squarciagola di diventare il Re dei Pirati. E Zoro sorride alla tenerezza di cappello di paglia. Zoro Rolonoa...
Sicuramente è solo un suo brutto periodo, per questo oggi era così strano. Domani si scuserà, sicuramente. L'onore dei samurai vieta di usare violenza su qualcuno che non sia un suo nemico. Certo.
E finalmente Dio Morfeo passa anche su di me.

"Nami, svegliati. Affilami le spade."
Zoro mi strattona per un braccio. Lui, che mai si è permesso di entrare in camera mia nel cuore della notte, davanti al mio letto. Comunque, mantengo la calma e lo richiamo.
"Basta con questa buffonata. Giuro che non chiederò mai più favori neppure a te."
"Buffonata?"
Mi trascina con forza fuori dalla Going Merry. Ed io rimango sconcertata, perché di fronte a me si stagliano infinite piantagioni di mandarini.
"Zoro, dove diavolo mi hai portata?!"
Si porta un telo sulla fronte per asciugarsi il sudore.
"Zoro?"
Si avvicina a me.
"E chi diavolo sarebbe Zoro?!"
L'asciugamano copre ancora il suo viso, ma, volgendomi lo sguardo, riconosco da lontano gli indistinguibili occhi di Arlong. La paura mi sovrasta, non riesco a smettere di tremare. E quello ride, agguantandomi per il collo. La sua stretta si fa feroce.

Riapro ansimante gli occhi, col respiro contratto. Riconosco il soffitto della mia camera della Going Merry. Ci metto un po' per cimentarmi che quello di prima è stato solo un brutto sogno.

"Naaami caraaaa! Ti sei svegliata prestissimo, stamattina!"
Cado all'indietro a causa dello spavento: un Sanji urlante mi appare improvvisamente davanti.
"Ehm, Nami... tutto bene?"
"Sì, sì..."
Gli avrei dato un bel pugno in testa, quella volta. Strano, perché oltre a non reagire, mostro nei suoi confronti un'inaspettata gentilezza:
"Quanti piatti sporchi. Potrei aiutarti a lavarli."
Questa sì che è gentilezza gratuita, una definizione che nel mio vocabolario non è mai esistita prima d'ora.
"Se fa piacere a te, Nami..."
Risponde in tono affettuoso. Come sempre, ma solo un po' più meravigliato del solito. Ringrazio con tutto il cuore quella marmaglia di ciurma nella quale mi trovo che la sera precedente si è mangiata quantità di cibo al pari di dieci battaglioni di Marines, questo perché avrei avuto qualcosa da fare che non mi avesse fatto pensare troppo alle mie inquietudini.
"Nami, per caso ti è ritornata la febbre?"
Che c'entra la febbre, adesso? Perché lo sto aiutando senza chiedere nulla in cambio?
"No..."
"Sei un po' pallida."
Mi porta la mano sulla fronte. Sospira: ha preso un granchio. Di certo non mi sarebbe mai più tornata una febbre come fu a Little Garden. Ma il fatto che fossi pallida... quello lo ha azzeccato di certo. Il tepore delle sue mani delicate calmano un po' i miei nervi tesi, fino a quando non sento un inconfondibile rumore: il tintinnio di orecchini che sbattono tra loro.
Sembrava mi fosse apparso davanti l'Uomo Nero.
"Cuoco, ho fame. Prepara da mangiare!"
Lascio scivolare involontariamente il piatto dalla mia mano.
"Scu- scusami, Sanji."
"Non preoccuparti, Nami. Ti sei fatta male? Scommetto che è stata quella brutta faccia di uno spadaccino da quattro soldi a spaventarti, vero?"
Bingo. Due a uno per le questioni indovinate da Sanji, perchè il motivo era all'incirca quello.
"Cosa hai detto, ricciolo?!"
Litigano. Già, come ogni mattina i due svegliano tutto l'equipaggio. Ma questa volta è stata una fortuna per me: me la sarei svignata silenziosamente.
"Dove credi di andare, ladruncola?! Ho giusto due o tre cosette da farti fare..."
Va al diavolo, Zoro!
"Ti pare che Nami faccia dei favori a uno come te!?"
La situazione, così, peggiora e basta. Non voglio che gli altri sappiano che Zoro mi comanda. Tutta colpa di quella stupida scommessa. Tutta colpa mia, perchè ho accettato?!
Ma stavolta la Dea della fortuna posa le sue mani sopra di me:
"Terra in vistaaaaa!"
Il nostro caro capitan Rufy avvista una nuova isola dalla sua postazione preferita: la polena. Insolita distrazione, ma ha funzionato: i due litiganti escono dalla cucina, lasciando perdere le loro divergenze, probabilmente rimandate a dopo. Io, inatanto, me la sarei svignata.

Metto piede per prima sulla spiaggia sassolinosa della nostra nuova terra da scoprire. Un vento fresco accarezza il mio viso, riconosco a pelle l'aria autunnale di quest'isola, ambiente perfetto per calmare i miei spiriti bollenti. E non solo quelli. Oltre la rabbia, altre sensazioni sovrastano il mio animo: agonia, paura, tensione. Tutto questo sa di ricordi. Odio ricordare certi momenti della mia vita.
"Ecco la nostra cartografa preferita!"
Arlong?!
Forse convinco solo me stessa di ciò, per qualche secondo lo vedo davanti a me. Quella è la sua frase preferita. Detesto essere la sua cartografa e lui lo sa. Per qualche secondo, davanti a me si trova l'uomo pesce che mi ha rovinato la vita. Cado con il sedere per terra.
"Dio, come sei goffa."
Una mano afferra il mio braccio per farmi alzare. Ma quella mano non è di Arlong, bensì di Rolonoa Zoro. Mi dimeno da quella presa.
"Che fai?! Abbiamo una scommessa da mantenere, non vorrai svignartela ancora?"
Arlong. Zoro. Nonostante la persona fosse diversa, la paura rimane la stessa. Lui fa tre passi verso di me, io ne indietreggio di cinque.
Da qui in avanti è bastato poco perchè io inizi anche a scappare da lui. Corro verso la foresta, a due passi dalla spiaggia. Ho fatto di tutto per scansare Zoro, ma lui riesce sempre a starmi dietro. Questa di adesso sembra una fuga familiare. Molto familiare. Dieci sono stati gli anni in cui ho corso così tanto. Mille i pirati da cui sono sfuggita. Uno quello che uccise le mie speranze. Altri duemila quelli che hanno contribuito a rovinarmi l'esistenza. Sembra che adesso stia scappando da uno di quei tanti. Ma si sa, sfortunatamente i maschi hanno le gambe più lunghe di noi femmine.
"Presa!"
Mi afferra da dietro la maglia.
"E adesso smettila di fare i capricci."
Mi ritrovo di nuovo addossata, stavolta su un tronco di un albero.
"Ti farò compiere una delle poche cose che le donne odiano fare agli uomini se forzate."
Quello schifoso si toglie la maglia. E' questo il tuo vero volto, Rolonoa Zoro? Zoro è buono, Zoro è cattivo? E' felice di stare con noi? Solo ora capisco quanto poco, anzi, nulla di lui conosca. Ho sempre viaggiato con cinque persone care a me come una famiglia, più uno sconosciuto. Ed io che credevo di conoscere ogni cosa nella Going Merry.
Rimango immobile ad aspettare il resto della frase, anche se fosse abbastanza scontata. Ma il mio orgoglio non si sarebbe mai abbassato a farmi restare impotente. Quante volte l'ho già fatto, quante volte ne ho sofferto, ma a testa alta. Sono sempre stata così brava a recitare: sfilo anche io la mia maglia. Lui rimane perplesso; non gli darò la soddisfazione di storpiarmi.
"Che... che stai facendo?! No-non spogliarti!"
Mi mantiene appoggiando le mani al petto il reggiseno sganciato da me. Vuole spogliarmi lui stesso, strapparmi i vestiti come un animale? Vuole vedermi soffrire? Rammento solo adesso di quanto deludente e allo stesso tempo triste sia questa situazione. Ce la metto tutta, ma a quanto pare sono fuori allenamento, e la mia maschera di flemma si spacca in mille pezzi.
"Zoro... non... non..."
Scoppio a piangere.
"Non rovinarmi la vita, ti pregooo!"
"Che... che stai dicendo?!"
"Mi fai pauraaa!"
"Ma- ma quante storie. I-insomma, rivestiti!"
"Io ti odierò, ti odierò per tutta la vitaaa!"
"Ma son le regole: devi ubbidirmi sempre!"
"Ti detestoooo!"
"Se... se Sanji mi vede son guai. Nami, ti supplico, smettila di piangere! Tu mi vuoi morto!"
"Ti detesto, Zoro!"
"Solo per la lavarmi una maglia. Ma, insomma... non piangere! Non piangere!"

Ci metto molto a capire come stavano realmente le cose: la grande punizione di Rolonoa Zoro era quella di farmi lavare tutti i suoi indumenti. Era questa la fantomatica cosa che noi donne odiavamo tanto fare agli uomini se forzate...
"Nami, ascolta, capisco che forse l'altro giorno ho esagerato a minacciarti..."
Mi parla ancora con il reggipetto agguantato tra le sue mani. Cerca di agganciarlo, ancora di fronte a me; se si fosse girato sarebbe caduto. Tenta, ma proprio non ne è capace. Io ero intenta a fare altre cose.
"I- insomma, smetti per una buona volta di piangere! Ma cosa pensavi, che io volessi... volessi...?"
Blocca le sue parole. Gli tremava la voce.
"Non mi è mai passato in testa neppure una volta di oltraggiare una donna! Ti pare che lo facessi proprio a te?! Ci vedi uno come me che fa una cosa simile?"
Mi continuo a coprire il volto con le mani. Non mi è mai piaciuto piangere davanti a qualcuno.
"Io volevo solo un po' vendicarmi per come ti comporti sempre tu..."
Smetto per un attimo di strillare o, per lo meno, calmo un po' quelle lacrime che mi escono copiose dagli occhi.
"Se... se una donna non vuole essere toccata, io non la tocco. Non la toccherei mai una donna che non vuole essere toccata....."
Riesco finalmente a far uscire qualcosa dalla mia bocca:
"...E' tutta colpa tua che parli sempre con doppi sensi. Mi vien voglia di picchiarti!"
Sbuffa esausto, agitato e spaventato. Anche un po' impietosito.
"Va bene, picchiami pure. Ma solo una volta."
Gli do un calcio sulla terza gamba. Lo prendo proprio bene, perché piega se stesso molto in avanti, ma non può coprirsi, perché mi sta ancora tenendo il reggiseno.
"U-uno basta e avanza...."
Gli trema di nuovo la voce. Per il dolore, per l'imbarazzo, sia per il fatto che una donna, che sarei stata io, si concedesse così esplicitamente a lui, sia perché non era ancora riuscito nell'impresa di chiudere quel ferretto che mi reggeva il petto.
"Insomma, agganciati questo maledetto coso!"
Mi metto di nuovo a frignare, stavolta da vera bambina. Lui continua a implorare perdono, anche se neppure sa il perché. Zoro non c'entra nulla, al contrario mi ha molto rassicurata. Forse questo piagnisteo è solo un capriccio per non essere stata abbastanza all'altezza della situazione, uno scoppio interiore di paura, uno sfogo che non ho avuto per ben due giorni nel picchiare gli altri, un grido di rabbia nei riguardi di quei dannati pirati di tre o quattro anni fa che spero adesso vivano eternamente sotto terra, vicino allo sguardo di Satana.

Alla fine, il mio reggiseno si è agganciato. Per mano mia, ovviamente. Se si continuava con lui, avremo finito tra dieci anni. Nel migliore dei casi. E mentre mi infilo la maglia, con la coda dell'occhio guardo l'uomo che mi ha vista piagnucolare come un pargolo. Quanto mi vergogno. Dio solo sa quanto mi vergogno! Mostrare la me stessa debole a qualcuno...
"Certo che sei proprio una maliziosa... ma non ti vergogni?!"
Lo sapevo. Un nuovo argomento da mettere nella lista alle "prese per il culo per Nami".
"Comunque, io... prometto che non userò più le mani. Tu però dovrai sempre obbedirmi."
Rispondo con un mugolio, ancora un po' stizzita per quella scommessa. D'altronde, questi sono i patti. E' proprio come dice lui: son sempre io che parlo di promesse da mantenere.
"Andiamo."
Si avvia per primo, rimanendo cinque metri davanti a me. Camminiamo insieme verso la nostra casa, la nostra famiglia: la Going Merry. Un innaturale mutismo accompagna i nostri pensieri, solo i nostri passi provocano rumore.
"Nami."
Mi chiama ancora girato di schiena, rompendo il silenzio. Si gratta la testa.
"Se mai... sì, insomma, se mai ci fosse qualcuno che ti fa qualcosa di brutto... tanto lo sai che... che alla fine sono sempre io a salvarti il sedere."
Rimango stupita: a modo di Zoro mi son sentita dire una delle più belle frasi della mia vita. E' solo questo che mi serviva, più fiducia. Con solo qualche parola, è riuscito a togliermi tutte le paure.

Ancora girato di schiena, lui non può vedermi. Per fortuna, perché adesso sto nuovamente coprendomi il volto da un altro pianto.
Stavolta un silenzioso pianto di commozione.

  
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