Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |       
Autore: lethebadtimesroll    01/11/2011    3 recensioni
Stavo per voltarmi quando all’improvviso si girò a fissarmi.
Per la prima volta dopo giorni, rimasi sorpresa. Sul suo viso non c’era nessuna ostilità. Mi fissava e basta.
Decisi di reggere lo sguardo. Continuai a scrutarlo, immaginando che di lì a poco sarebbe tornato a vedere la tv.
Non lo fece.
Aggrottai leggermente le sopracciglia come per chiedergli il motivo di quello sguardo. Sul suo viso passò un’ombra di incertezza. Mentre mi perdevo a leggere le sue espressioni, sentii una mano sulla guancia e poco dopo due labbra sulle mie.
Harry mi stava baciando.
( Mi piace fare le cose con calma, la storia vera e propria inizierà dopo qualche capitolo (: )
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao a tutte, bellezze.
Parlo soprattutto alle ragazze nuove, che iniziano ora a leggere la ff, ma anche per le ragazze che la vogliono rileggere.
Questa storia NON mi piace. Rileggendola la trovo patetica, anonima e banale, e avevo pensato di cancellarla.
Ma ormai mi ci sono affezionata (essendo anche finita nelle popolari, un traguardo che non mi aspettavo di raggiungere) e le recensioni che avete lasciato mi danno una gran forza e significano molto per me.
Quindi ho pensato di riscriverla in modo che mi piaccia: la storia di base rimarrà quella ma alcune cose, come il nome della protagonista e i caratteri dei personaggi, cambieranno, perchè ci tengo a questa storia.
Quindi se volete seguirla, aggiungetela pure e abbiate un po' di pazienza, cercherò di procedere il più velocemente possibile per aggiustarla e renderla più bella.
Un bacione ragazze, vi adoro.

Image and video hosting by TinyPic


Capitolo 1.



Era decisamente troppo tardi: alzai gli occhi, socchiudendoli per via della pioggia fitta che continuava inesorabilmente a scendere dal cielo nero, rendendomi più simile a una gallina spelacchiata che a una ragazza.
La luna piena illuminava la strada londinese, in quel momento deserta: l’unica anima viva ero soltanto io, una sfigata, stupida diciottenne che con il pretesto di fare una passeggiata si era clamorosamente persa.
Vivevo a casa di mia zia, vicino al centro di Londra, da circa tre mesi. Mi ero trasferita perché la mia vita in Irlanda faceva schifo: doveva essere una vacanza temporanea, ma diciamo che ci avevo preso gusto. I miei zii erano persone fantastiche, Londra era semplicemente stupenda, la città dei miei sogni: la scuola inizialmente era stata un problema ma, come dico sempre, ci si abitua a tutto. Mi ero fatta anche delle amiche, tra cui Ashley, Madison e Brooke -le adoravo- ma a volte litigavamo e l’appartamento di mia zia mi sembrava sempre troppo piccolo per contenere la mia rabbia, quindi uscivo per distrarmi.
Ma era troppo tardi e mi ero spinta troppo lontano dalle zone della città che conoscevo.
Sbuffai, non avevo altra scelta se non affrontare l'ira di mia zia: tirai fuori il cellulare e feci il numero, portando il telefono all'orecchio e preparandomi mentalmente alla sfuriata a cui avrei dovuto rispondere.
«Amber Hudson, dove diavolo sei andata a finire?» la zia aveva un tono tra il sorpreso e l’arrabbiato, più tenedente all'arrabbiato, sì.
«Zia, calmati. Sono ancora viva, sono in città, nessuno mi ha rapita o stuprata o uccisa. Calmati.» Mia zia era una persona fantastica ma sotto sotto i parenti sono tutti uguali.
Mi guardai intorno, in cerca di punti di riferimento: vie, lampioni, negozi.. Santo cielo, tutto fatto con lo stampino.
Cercai di spiegarle più o meno la zona basandomi su riferimenti abbastanza banali e inutili, che servirono solo a farla preoccupare di più. Disse che sarebbe venuta a prendermi in macchina, ma mi opposi con tutte le mie forze, facendola desistere: probabilmente entro qualche minuto avrei avuto alle calcagna l'intera Scotland Yard e il giorno dopo la mia faccia bianca avrebbe fatto bella figura sui giornali in prima pagina - Diciottenne mongoloide si perde nella sua stessa città - e la mia reputazione da "nuova arrivata" era già in bilico così com'era.
Promisi a mia zia -che urlava parole senza senso- che l'avrei chiamata non appena avrei trovato un punto di riferimento più preciso e ignorando le sue proteste, agganciai. Mi incamminai verso la fine del marciapiede, ma non appena svoltai l’angolo avrei tanto voluto sparire.
Un grande gruppo di una dozzina di ragazzi veniva nella mia direzione, erano rumorosi e scoordinati, ovviamente fatti. La mia solita fortuna.
Lentamente, pregando tutti i santi del mio repertorio, feci un passi indietro.
«Ragazzi guardate un po’!»
Merda.
«Ehi pollastra, dove stai andando? » Un ragazzo accelerò il passo, dirigendosi verso di me.
D'accordo, Amber, è arrivato il momento di correre. Girai sui tacchi e mi misi a correre il più velocemente possibile, iniziando a sentire dei brividi fastidiosi lungo la schiena e con la sensazione di avere le gambe pesanti come cemento.
«Sta scappando!» Un rumore di bottiglie rotte -quelle che tenevano in mano- e più concitazione: avevano mollato le birre e mi stavano seguendo di corsa.
Grandioso, asso!
Mentre il vento mi sferzava il viso violentemente, facendomi lacrimare gli occhi, cercai di elaborare velocemente una soluzione: correre a casa era fuori discussione, erano ore che giravo a vuoto.
Sperare che passasse una cazzo di anima viva era un'idea, ma la strada era deserta, illuminata solo da qualche insegna, dai pochi lampioni e dalla grande luna piena.

«Vieni qua, tesoro!» la voce era impastata dall'alcol, unita alle risate degli altri.
Mi sentivo svenire. Le gambe cedevano ad ogni passo, forse mi avrebbero uccisa. Eccomi, dopo diciotto anni di vita, sogni nel cassetto, una vita ancora da vivere, una famiglia che avrebbe sofferto la mia morte... Stavo per arrendermi quando da una stradina laterale vidi spuntare un ragazzo e nello stesso istante sentii una mano forte tirarmi per il braccio nel buio del vicolo.
«Shh! Non urlare idiota!» disse preoccupato, guardando alle mie spalle.
«Ti voglio aiutare!»
Stavo proprio urlando come una deficiente.
Ma che ci poteva essere di peggio? Impotente, cercai di mettermi a tacere mentre correvo con lo sconosciuto in fondo alla strada, mettendo distanza tra noi e gli altri ragazzi.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: lethebadtimesroll