Capitolo 1
Rombo del motore.
Uccellini che cantano.
Qualche clacson.
Questo riesco a sentire mentre dormo sul sedile posteriore dell’auto, noncurante del fatto che mi possa venire un torcicollo, o un segno rosso sulla fronte a causa del vetro del finestrino.
Un dosso mi fa sobbalzare violentemente e la cintura di sicurezza mi sega il petto: che male! Penso tra me e me: perché papà ha tutta questa furia? Insomma, la casa l’avevamo già pagata, perché sfrecciare a questa velocità? Mica potevano rubarla! Sento i muscoli del collo indolenziti a causa della posizione in cui mi ero addormentata: dolore, accidenti che male!
Vedo papà inserire un Cd e subito il nostro viaggio viene accompagnato dalle note della sua musica preferita. Sento un brivido percorrermi la schiena: sebbene voglia a mio padre un bene dell’anima, i suoi gusti melodici non riesco a digerirli per niente.
-Allora Ilirra, che mi dici?-
Mi domanda sorridendomi paternamente. Accenno un sorriso alquanto timido e mi stiracchio, decisa a sciogliere le articolazioni anchilosate per il viaggio.
-Non siamo ancora arrivati?-
Gli domando con un tono supplichevole, anche se posso immaginarmi la risposta. Guardo con la coda dell’occhio mia sorella che cerca di dormire: come me, anche lei non ama in particolar modo la musica di papà. Si sveglia di botto, visibilmente arrabbiata per il sonno disturbato: guai in vista.
-Papà abbassa il volume! Togli quel Cd! Buttalo fuori dal finestrino accidenti!-
Ecco, sempre di buon umore. Sospiro, guardando il paesaggio cambiato: addio palazzi giganti, benvenute distese boscose. Penso che mi troverò bene in questa piccola cittadella: niente smog eccessivo, boschi stupendi simili a quelli delle favole e aria pulita. Accenno un sorriso, prendendo dalla borsa il mio I-pod blu metallico e porgo quello verde acqua a mia sorella, visibilmente furibonda: le serve la sua musica preferita, altrimenti non si calma, ormai la conosco. La vedo blaterare mentre seleziona nella playlist le canzoni, nella speranza che possano calmarla; sorrido divertita e mi metto ad ascoltare le mie, in attesa di giungere, finalmente, a destinazione.
La casa è molto accogliente: a due piani con un giardino e numerose finestre. Riesco a scorgere il salotto e la cucina e, confesso, che non sto più nella pelle: qui mi sento davvero a casa, mi sento più tranquilla… tutto il contrario di mia sorella, Aenad. Me la immagino già maledire gli insetti o qualche piccolo mammifero: mi domando che cosa le hanno fatto di male, e come sempre non ottengo risposta. Aiuto i miei genitori a scaricare le ultime scatole di cartone, certa più che mai che avremmo passato la giornata a pulire, disfare e sistemare le cose.
Le ore passano veloci e Aenad, con altrettanta velocità, cammina verso la porta.
-Dove vai?-
Le domando curiosa.
-A fare un giro.-
Mi risponde lei con fare sicuro, atteggiamento tipicamente suo. Mi scosto una ciocca di capelli che mi copre l’occhio destro.
-Non fare tardi.-
-Sembri la mamma Ilirra.-
Mi dice sorridendo, prima di uscire. Sospiro, giusto in tempo per rimboccarmi le maniche e tornare a lavoro: non mi piace lasciare i lavori a metà, è una cosa che mi rende nervosa… per quanto sia possibile, data la mia timidezza incurabile.
Aiuto mamma a pulire le varie stanze, mentre papà comincia a sistemare le valigie nelle camere da letto. Non posso non girarmi intorno e contemplare la nostra nuova casa: il salotto, la zona sicuramente più illuminata grazie alle varie finestre con tende color pastello opaco, presenta un caminetto e tre divani color glicine, disposti intorno ad un tavolino basso. Al centro di esso c’è un vaso con dei fiori appena comprati: mamma ama il giardinaggio, e come non essere d’accordo? Annuso un tulipano azzurro, contemplandone i petali setosi e lisci, per poi tornare alla stanza. Due grandi librerie di mogano occupano una parete intera, lasciando uno spazio per la porta dello sgabuzzino, rigorosamente bianca.
Esco dal salotto e inizio a salire le scale, ritrovandomi davanti alla mia stanza: papà è stato così gentile da attaccare un post-it con i nomi sulla superficie lignea della porta. Stacco il foglietto color giallo evidenziatore ed entro: una porta-finestra si affaccia su un piccolo balcone, illuminando più delle lampadine il mio piccolo angolo di paradiso. Una scrivania con vari cassetti è stata messa alla sinistra di un grande armadio chiaro; il letto è posizionato centralmente a tutto il resto, con un comodino a destra e una piccola vetrina a sinistra. Inizio a disfare le mie valigie, sistemando con cura i vari abiti nel guardaroba: posso perdermi dentro da quanto è spazioso! Per finire, metto lenzuola e coperta al letto ed esco, curiosando nella camera di Aenad: è identica alla mia, l’unica differenza sta nel colore dell’armadio, più scuro del mio.
Mia madre si affaccia, facendomi sobbalzare per lo spavento.
-Ilirra.-
-Dimmi mamma.-
-Vado a fare la spesa, preferisci qualcosa?-
-No mamma tranquilla, mi affido alla tua cucina.-
Sorrido, scostandomi la solita ciocca di capelli noiosa: accidenti, perché sono sempre più convinta che i miei capelli siano la reincarnazione dei serpenti di Medusa?! Insomma, sembrano vivi! Uff, meglio non pensarci adesso, ci sono tante cose da fare, per esempio una bella doccia rilassante: devo sbrigarmi, prima che il bagno venga occupato da qualcun altro. Ammetto che sono nervosa, non la smetto di tormentarmi le mani: dopotutto, la scuola è nuova, io e Aenad ci faremo degli amici nuovi e non so come andranno le cose.
Speriamo bene.
Angolo autrice
Capitolo scritto da Nebula216,che ha introdotto una delle protagoniste,Ilirra.
Speriamo che vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito abbastanza da volerci seguire e ,perché no,recensire!
See you soon!^-^