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Autore: Ziggie    01/11/2011    2 recensioni
It's never too late to mend, perchè non è mai troppo tardi per redimersi. Un'avventura per i fratelli Blues lunga una vita, ma al loro fianco non vi era solo la Banda, ma anche Ziggie. Recensite se vi va :) Buona lettura.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ehylà, gente! Eccomi con il secondo capitolo e dal titolo si può ben dedurre che non ci saranno solo Elwood e Ziggie in scena, ma anche un certo Jake e un certo Curtis, ahahahah! Non vi svelo niente, dai. A voi la lettura e, spero, le recensioni :)                                
 

                       2. Conoscenze


Era passata circa un’ora e un quarto e di Elwood nemmeno l’ombra. Bah! Alla fine avevo imparato a non dare troppo peso alle parole altrui, ero sempre io a rimetterci. Avevo scelto un letto piuttosto centrale e avevo sistemato le mie cose lì attorno, prima di buttarmi sopra e aspettare, seppur invano.

- Sono proprio curioso di vedere il motivo del tuo ritardo, El – commentò una voce, facendosi sempre più vicina. Alzai lo sguardo, ma rimasi sdraiata a pancia in su, con le mani dietro la nuca, ad osservare il soffitto – E’ carina? –

- Jake, è appena arrivata! –

- E con questo? Vuoi che non metta in mostra le mie doti da buon seduttore?! –

A quanto pareva, Elwood stava per fare il suo ingresso. Però! Non lo aspettavo più! E così fu, eccolo varcare la soglia con un ragazzino più basso e più paffutello di lui: e quello doveva essere un buon seduttore?! Trattenni le risate, portandomi a sedere.

- Pronta Ziggie?! – mi chiese Elwood, posando una giacca nera sul letto di fronte al mio che, a quanto pareva, doveva essere il suo: che scelta fortuita!

- Pronta Elwood! – gli sorrisi, scattando in piedi – ma prima presentami questo gran seduttore – commentai ironica, osservando il cicciottello, che non vedeva l’ora di entrare in scena.

- Non occorre che faccia da intermediario, baby… Io sono Jake, al tuo servizio, soprattutto se si tratta di uscite, baci e carezze -.

Feci una smorfia a quelle parole: con lui?! No, grazie, troppo sfrontato. – Da quanto tempo non sei preso in considerazione da qualche ragazza? - gli domandai senza troppi problemi, diretta, mentre osservavo Elwood togliersi gli occhiali da sole, che aveva addosso, rimanendo quasi shoccato da quella mia uscita: non mi pareva di aver detto nulla di sbagliato!

Jake rimase stizzito e abbassò i suoi occhiali da sole sul naso: perché poi entrambi li portavano, era un gran punto di domanda.
- Ho tutte le ragazze che mi pare, baby. Sono molto popolare, io – scandì per bene ogni singola parola, con aria superiore. Avevo toccato un tasto piccante e dolente.

- Allora, perché non torni a provarci con loro? – chiesi retorica, mentre notai Elwood divertirsi a quella scena, incamminandomi poi verso l’uscita del dormitorio.

- Devi ammettere, fratello, che sa il fatto suo – commentò El, prima di avviarsi e raggiungermi.

- Per questo ti auguro buona fortuna -.

Primo incontro con la figura di Jake, primo battibecco di una lunga serie. Troppo simili sotto certi aspetti, troppo diversi sotto altri, ma importa qualcosa? Direi di no. Ero lì per conoscere, farmi conoscere, vivere; ogni esperienza era ben voluta e, un battibecco ogni tanto, non faceva che bene, alla fine anche quelli aiutavano a costruire un’amicizia; un’amicizia più forte e si, anche più duratura.

Non era molto grande l’orfanotrofio, ma, nonostante tutto, era accogliente. Elwood mi portò ovunque, in ogni angolo dell’edificio: dal dormitorio alla cucina, dal piccolo teatro alle stanze del povero personale, che vi abitava. Eravamo seguiti a netta distanza da Jake, ma, ogni volta che io o Elwood ci voltavamo, fischiettava innocentemente con il fare da gnorri, se non si appiattiva direttamente contro qualche muro ben nascosto. Solo quando arrivammo in cucina, si unì definitivamente a noi.

- Se volevi unirti a noi, fratello, bastava chiedere, sai? – gli fece notare Elwood, piuttosto a bassa voce, affiancandosi a lui e afferrandolo per la collottola.

Jake gli fece il verso, arricciando il naso, ma, seppur colto in flagrante, ebbe comunque la risposta pronta: - Compito tuo, guida tua: la Pinguina ha dettato legge -.

Ogni volta che pronunciavano quel soprannome, nella loro voce c’era sia una nota di rispetto, sia una nota di timore, capibile solo dopo aver visto Suor Mary negli occhi, per la prima volta: quella donna aveva un non so che di ultraterreno, anche se, forse, era solo un trucco per spaventare e tenere a bada noi ragazzi.

- E da quando ti importa ciò che dice la suora? – chiese Elwood, sicuro di sé – Dì, piuttosto, che sei un po’ risentito perché non ha preso in causa anche te e, perché hai trovato una degna avversaria in Ziggie – dettò come stavano le cose e Jake non poté far altro, che incassare il colpo.

- Al diavolo quella suora, ora sono qui e direi che la mia degna avversaria, come la chiami tu, deve conoscere ancora qualcuno -.

- Puoi dirlo forte, fratello – concordò Elwood – Curtis, vecchia volpe, ci sei? – chiamò scendendo gli ultimi scalini, che portavano al seminterrato, mentre una melodia, carica di ritmo blues, proveniva da quello che doveva essere il refettorio, una stanza poco più in là della cucina.

Sentendo quel sound, Elwood mise la mano nella tasca dei pantaloni e ne tirò fuori un piccolo strumento di metallo argentato, iniziando a suonarlo con foga, ballando e correndo verso quella musica, che si faceva sempre più forte. Jake prese a batter le mani a ritmo, prendendo a ballare a sua volta. E io, che feci? Rimasi ad osservare quella scena, che pareva facesse pare di un vero spettacolo, insomma erano davvero bravi quei due pischelli, uniti poi al sound dell’uomo di colore con gli occhiali scuri ed un cappello nero, era perfetto.

- Ragazzi! – salutò l’uomo con un sorriso – sentivate così tanto la mia mancanza, che siete venuti a trovarmi prima di cena? – scherzò, ridacchiando, passando le mani sulle spalle dei due.

- Abbiamo una nuova arrivata, Curt – gli spiegò Elwood, mentre io, sentendomi tirata in causa, feci qualche passo avanti.

- Esatto bello, ecco a te: Ziggie – mi presentò Jake, cingendomi le spalle con un braccio e portandomi dinanzi all’uomo.

Curtis mi sorrise, abbassandosi appena gli occhiali sul naso e togliendosi il cappello in segno di riverenza. – Piacere piccola, io sono Curtis, il tuttofare di questa baracca, diciamo così – ridacchiò, porgendomi la mano, che strinsi con un sorriso.

- Ha insegnato lei a … - feci per dire, ma l’uomo si accovacciò di fronte a me e mi mise un dito sulle labbra, in segno di far silenzio.

- Alt! Il lei non si addice a questa vecchia volpe – mi sorrise, mentre arrossii per l’imbarazzo – comunque si, ho insegnato io, a queste due canaglie, ad apprezzare la buona musica, il resto lo hanno imparato da sé – rispose a quella domanda, che avevo lasciato in sospeso, mentre Elwood e Jake si atteggiarono, come se fossero grandi musicisti, a quella sorta di complimento, per il loro essere autodidatti.

Ridacchiai appena, era una bella atmosfera quella in cui ero finita; di quella chiusa e ristretta del vecchio orfanotrofio, non c’era più nulla, neanche la minima presenza tra quelle mura calde e accoglienti, nonostante la brezza di solitudine che, a volte, solleticava l’ambiente o, forse, i pensieri.

La musica univa tutti là dentro, in quella che era una grande famiglia, la mia nuova casa. 
 

  
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