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Autore: Scarlett Rose    01/11/2011    3 recensioni
Restauro completato. Grazie per la pazienza!
Sequel di "Aspettami, non scappare!", anche se non è necessario averla letta per seguire questa fanfiction.
Siete convinti che il difficile sia dichiararsi a chi ci piace, ma che poi la strada sia tutta in discesa?
Ebbene, forse Marin ed Aiolia potrebbero non essere d'accordo! Una fanfiction dove l'Aquila ed il Leone dovranno affrontare i grattacapi di una relazione fra Saint e non solo. Ci saranno sorrisi, lacrime, combattimenti e ricongiungimenti. Se sei un Saint, puoi permetteri di amare?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eagle Marin, Leo Aiolia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo riveduto e corretto!

L’arena principale era stata tirata a lucido, osservai sistemandomi al mio posto, sugli spalti immediatamente sotto il trono di pietra dove Athena si sarebbe accomodata di lì a poco.
Vivaci drappi di seta rossa saettavano da una colonna all’altra e grossi festoni di fiori si intrecciavano ai lati delle gradinate, ma io ero troppo occupato a scandagliare con lo sguardo la zona riservata ai partecipanti alla pugna per soffermarmi sulla bellezza del posto.
“Giornata perfetta per un torneo, eh?” .
Distolsi con uno sforzo lo sguardo dal mio obbiettivo e sorrisi ad Aldebaran “È davvero una fortuna per gli addetti all’organizzazione. Sarebbero diventati matti se avessero dovuto allestire un baldacchino più grande, quassù, per riparare Athena.”
“Come sta Marin? Oggi è un grande giorno per lei!”continuò, salutando gli altri Gold che ci avevano raggiunto.
Già, pensai amareggiato, ed io rischiavo di rovinarglielo. Dalla nostra litigata l’avevo cercata una volta sola e, quando lei si era fatta negare, avevo lasciato perdere.
Sul momento mi era sembrata una buona idea, non avevo intenzione di calpestare il mio orgoglio più di quanto avessi già fatto. Tuttavia, in quel frangente, mi chiesi se non mi fossi comportato come un poppante. Come aveva detto Aldebaran, per lei quel torneo era un’occasione importantissima, si era dedicata anima e corpo ai suoi allievi ed io avrei dovuto darle il mio sostegno.
Maledetto orgoglio!
Gli ultimi ad arrivare furono Shaka e Milo e quando incrociai lo sguardo nascosto del Saint di Virgo ricordai per l’ennesima volta ciò che ci aveva rivelato Talia della Terra. Se ci aveva detto la verità, quel torneo non era probabilmente un’occasione di giubilo.
Lo squillo delle trombe troncò ogni altro pensiero e ci alzammo tutti in piedi per accogliere la dea, imitati dagli occupanti degli spalti di fronte a noi. Silver, Bronze, soldati e persone comuni erano giunti numerosi, poiché da molto non si assisteva alla nascita di nuovi Saint.
La dea fu accolta da un applauso scrosciante e da un’artistica pioggia di petali di rose e loto.
Ci inchinammo tutti, alzandoci solo quando Athena ce ne diede licenza.
La dea, vestita di un lungo peplo candido bordato d’oro, pronunciò il suo discorso ai partecipanti, radunati in tre file ordinate sotto di noi, rammentando loro cosa significava diventare Saint, a quali sacrifici e privazioni sarebbero andati incontro i prescelti, in nome della Giustizia.
“Verranno tempi bui, ci saranno nemici più forti di voi, ma chi ha salda la fiducia nel Bene non potrà mai fallire. Il torneo di oggi è un primo passo sulla strada che percorrerete per far diventare il mondo un posto pacifico per tutti i suoi abitanti.
Combattete lealmente e chi vincano i migliori.”concluse, alzando al cielo lo scettro di Nike e dando così ufficialmente il via ai combattimenti.
Ci affacciammo al parapetto, commentando i vari partecipanti, mentre i tre giudici, ovvero il capo dei soldati del Santuario, Hyoga di Cignus e Shaka, si posizionavano a bordo campo.
I primi aspiranti Silver Saint non ci colpirono particolarmente: combattevano bene, ma nulla più.
Come previsto, le sei coppie iniziali conclusero in parità e furono quindi tutti squalificati, giacchè il torneo non prevedeva il pareggio.
“Che noia.”brontolò Milo, sbadigliando. Kanon scosse la testa “Qualcuno ha mai pensato che potrebbero non esserci Silver Saint, fra quei ragazzi?”
“Calma.”ci invitò Mu “C’è ancora molto da vedere prima di giudicare.”
“Sarà.”replicò Scorpio, togliendosi il diadema e gettandolo su uno dei sedili “Spero che tu abbia ragione, perché non sono l’unico ad essere insoddisfatto.”.
Se Athena sedeva imperturbabile con gli scrigni delle tre Aramture disposte accanto al trono, infatti, altrettanto non si poteva dire del pubblico. La gente rumoreggiava, asciugandosi la fronte madida di sudore e molti scuotevano il capo.
Il capo dei soldati del Santuario lesse la pergamena e annunciò i nomi dei due contendenti successivi “Scendono ora in campo Virginia e Anthenos.”.
A quel nome mi riscossi e guardai verso l’entrata dell’arena. Marin, a braccia conserte, stava fissando l’avanzare del suo allievo.

*
Anthenos era nervoso, ma lieto di mettere fine a quell’attesa sfiancante. Marin lo capiva e cercò di trasmettergli calma e coraggio. Non c’era tempo per ultimi consigli, né lo riteneva necessario.
Avevano lavorato duramente, lei ed i suoi due discepoli, ed ora era tutto nelle loro mani.
Peccato che la morsa allo stomaco contraddicesse con tanta logica.
Vedendolo portarsi al centro della pista, per il saluto ad Athena e alla sua avversaria, l’Aquila iniziò a pregare gli Olimpici di assistere il suo allievo.
Sapere che il ragazzo aveva la stoffa per farcela non era sufficiente a calmarla, solo quel combattimento poteva dire se Anthenos possedeva quel qualcosa in più che fa un Saint.
“In bocca al lupo, Marin.”la Silver Saint di Vesta, Camille, le si affiancò, senza perdere d’occhio la sua allieva Virginia.
“Crepi il lupo e ricambio.”replicò l’Aquila, voltandosi leggermente.
“Fino ad ora non è stato granché entusiasmante, vero?”chiese Vesta, aggiustandosi la lunga treccia color ebano.
Marin sapeva che Camille, quando era in ansia, tendeva a diventare un po’ chiacchierona, ed anche se avrebbe preferito starsene in silenzio, non se la sentì di zittirla “Speriamo che per i nostri due allievi sia diverso.”
“Speriamo. Virginia è in gran forma, ma le ho caldamente suggerito di non sottovalutare il tuo allievo. Dopotutto, tu sei stata la maestra del futuro Gold Saint del Sagittario.”
“Vero, ma non dimentico che tu ti sei allenata con Aphrodite dei Pesci, quando eravamo semplici allieve. Se hai insegnato alla tua allieva la metà di ciò che hai imparato da lui, Anthenos farebbe bene a tenere alta la guardia. Guarda, iniziano!”.
Il combattimento si annunciò da subito esplosivo.
I due giovani apprendisti erano decisi a non risparmiarsi e catturarono all’istante l’attenzione dei presenti. Un boato si levò quando Virginia riuscì a chiudere Anthenos in un angolo, facendogli franare addosso un enorme masso. Per un attimo calò il silenzio, ma fu questione di due secondi: dalla polvere emerse una saetta argentea che mirò allo sterno della ragazza, mancandolo di un soffio.
La folla gridava, applaudiva e Marin gettò automaticamente un’occhiata verso gli spalti dei Gold.
Aiolia rispose subito al suo sguardo e il suo Cosmo dorato l’accarezzò velocemente, quasi con timidezza. Nessuno pareva essersi accorto di quel che era avvenuto, ma Marin sorrise sotto la maschera.
Temeva che il Leone fosse ancora in collera, così aveva usato la scusa degli allenamenti intensivi per evitarlo, non voleva deconcentrarsi proprio in quell’ultimo lasso di tempo.
Ora, però, sapere che lui le era vicino, la fece sentire più leggera. Ci sarebbe stato tempo per chiarirsi, dopo il torneo.
Sentì un moto d’orgoglio invaderle il petto quanto, una decina di minuti, dopo il capo dei soldati, decretò la fine dell’incontro e la vittoria di Anthenos.
“Marin ce l’ho fatta, ce l’ho fatta!”gridò il ragazzo, pazzo di gioia, saltandole al collo “Ancora due incontri, l’Armatura si fa più vicina!”
La Silver Saint ricambiò brevemente l’abbraccio, ma lo riportò immediatamente con i piedi per terra “La strada è ancora lunga. Serba il resto della tua gioia per quando tutto sarà finito. Ora vai a bere qualcosa e preparati per la prossima battaglia.”.
Camille di Vesta le fece un cenno con il capo, posando un braccio sulla spalla della sua allieva, che se ne stava zitta, il volto chino verso terra “L’hai allenato bene, Marin. Virginia è stata fortunata a poter combattere contro di lui.”
“Ti ringrazio, Vesta. E tu, Virginia” aggiunse, facendo alzare la testa alla ragazza “sappi che forse non oggi, ma in futuro sono certa diventerai una grande Saint.”.
Era vero.
La ragazza aveva tutti i requisiti necessari per sfondare, quando le stelle gliene avessero concessa l’opportunità.
*
Aveva vinto, aveva vinto!
Starmene lì, a fare il Gold Saint serio, si stava rivelando difficile, avrei voluto precipitarmi giù ad abbracciare sia Marin che Anthenos. Ero così orgoglioso della bravura della mia ragazza come maestra, aveva insegnato al suo allievo ad usare sia la testa che i muscoli.
“Finalmente qualcosa di decente!”si entusiasmò Milo, unendosi agli applausi per il vincitore “Il ragazzo ha talento.”
“E Marin gli ha insegnato bene.”aggiunse Mu. Gli sorrisi raggiante, ma prima che potessi dire qualcosa, Aldebaran mi battè una vigorosa pacca sulla spalla “Guardate il nostro innamorato felice! Perché non vai da lei?”.
Scossi la testa, cercando di darmi un contegno “Mi strangolerebbe se dessi spettacolo e poi pensa ai pettegolezzi che si scatenerebbero. Potrebbero insinuare che l’allievo di Marin abbia ricevuto…degli aiuti.”
“Questo posto è davvero un covo di vecchie comari.”replicò Toro, facendoci scoppiare a ridere.
Due incontri più tardi e toccò all’altro discepolo dell’Aquila scendere in campo. Fulco era esile e minuto e, ironia della sorte!, si era ritrovato in coppia con una specie di gigante dai capelli rossi che sembrava pronto a fare di lui il suo scendiletto.
“Io punto sul ragazzo di Marin, Fulco, giusto?”disse Milo “L’altro è grosso, ma sembra che la sua superiorità sia tutta lì.”.
Scoprimmo presto che, invece, Joan era anche veloce e preciso.
L’incontro fu durissimo, probabilmente il più cruento fra tutti. Quando Fulco si trovò con un braccio spezzato, mi aspettavo che Marin si facesse avanti per interrompere l’incontro.
Invece lei rimase immobile.
Dopo un attimo di perplessità, capii cosa pensava, la sentivo vicina anche se fisicamente non lo eravamo.
Aveva fiducia in Fulco, per quanto fosse ferito, sanguinante e stanco; gli avrebbe permesso di giocare tutte le sue carte, per non avere poi rimpianti.
L’ammirai per il suo sangue freddo e riportai l’attenzione sull’arena.
Athena sedeva con il busto proteso in avanti, cercando di distinguere cosa succedeva dentro le nuvole di polvere e calcinacci che i colpi dei due contendenti alzavano dal suolo.
Un grido di vittoria si levò sopra il baccano fatto dalla folla e Fulco alzò verso il cielo il pugno, sorridendo a Marin.
Ai suoi piedi Joan giaceva svenuto.
 

 
GioTanner: sono contenta che tu abbia apprezzato il racconto di una giornata lontana dalla guerra e ti ringrazio moltissimo per i complimenti, mi hanno fatto molto piacere!!!
  
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