Chapter 1.
Pilot. -Here we go Again-
Ma anche se ogni molecola
del mio essere si è trasformata fino a rendermi irriconoscibile, il mondo
continua a girare.
I bambini crescono, e il
passare del tempo smagrisce i loro volti paffuti.
I ragazzi innamorati si
scambiano sorrisi di nascosto, parlando del più e del meno.
I genitori dormono, mentre veglia
la luna, e si svegliano quando i raggi del sole li scuotono dolcemente dal
sonno.
Mangiano, lavorano e amano.
I loro cuori non smettono
mai di pompare.
da I
diari di Stefan, strane creature.
“… E quella che abbiamo appena superato era l’aula di
chimica. Fine del tour, Bethany.”
Caroline
Lockwood si sistemò una ciocca bionda dietro l’orecchio. Cercò di individuare
la cresta di capelli scuri del suo migliore amico tra la folla, ma quel
pomeriggio, nel corridoio, non vi era alcuna traccia di Alexander Gilbert. Non
faticò a immaginarlo ancora mezzo addormentato sul banco, provato dalla doppia
razione di storia avuta quella mattinata. Sorrise alla nuova compagna di corsi,
rallentando per stare al suo passo.
“Hai
bisogno di qualche altra informazione?”
Bethany
arrossì; lentamente, allungò un braccio in direzione degli armadietti.
“Non
è che conosci il nome di quel ragazzo, per caso?” domandò, indicando uno degli studenti.
Caroline scosse il capo con un cipiglio a metà fra l’esasperato e il divertito:
conosceva fin troppo bene il giovanotto che aveva catturato la sua attenzione.
“Ehi,
fighetto!” lo richiamò a quel punto, avvicinandosi agli armadietti con Bethany
al seguito.
Il
fighetto in questione aveva le spalle
appoggiate all’armadietto e le braccia incrociate sul petto; i colori vivaci
del giubbotto erano in aperto contrasto con le ciocche di capelli scuri che
incorniciavano il viso dai lineamenti marcati del ragazzo. Era un giovanotto
attraente, anche se il suo mezzo sorriso sghembo e canzonatorio era proprio il
genere di dettaglio che infondeva a Caroline una sorta di fastidio istintivo,
costringendola a ignorare i tipi come lui. Fortunatamente con Mason Lockwood
non aveva bisogno di porsi quel tipo di problemi, poiché il “bel faccino” in
questione non era altri che il suo fratellino.
Nel
sentirsi chiamare fighetto, Mase
scoccò un’occhiata in direzione delle due ragazze. Quando individuò il
sopracciglio leggermente inarcato di Caroline, sorrise; poi la salutò con un
cenno del capo – ignorando l’espressione paonazza di Bethany – tornando subito
dopo a fissare il via vai di studenti con aria inespressiva.
“È
mio fratello” spiegò semplicemente Caroline, allontanandosi dal corridoio. “Lascialo
perdere, Bethany…” si raccomandò, circondando le spalle della nuova amica con
un braccio. “ ... fatti questo favore.”
Bethany
sospirò con aria malinconica, quasi come se la ragazza le avesse appena
consigliato di liberarsi del suo animaletto domestico.
“Perché
è così carino?”
Caroline
roteò gli occhi; attirò a sé la borsa che conteneva la sua attrezzatura da
lacrosse per evitare di colpire qualcuno.
“Coraggio.
Ci attende una pallosissima lezione di fisica…” annunciò a quel punto,
afferrando Bethany per un braccio e guidandola fuori dal corridoio. Per la
fretta, quasi non si scontrò con un ragazzo che si stava muovendo nella loro
direzione.
“Scusa,
Oliver!” gli gridò di rimando prima di allontanarsi. Il giovanotto scosse il
capo come per minimizzare e continuò a percorrere il corridoio.
-
“
… E ce la fa!” commentò ironicamente Mason, nell’individuare l’andatura
rilassata del migliore amico fra i passi affrettati degli altri studenti.
Oliver
Gilbert stava sfogliando un fascicolo di fogli con aria concentrata,
all’apparenza per nulla turbato dal caos che regnava attorno a lui. Gli occhi
nocciola si sollevarono distrattamente dalla pagina non appena Oliver riconobbe
il tono di voce canzonatorio dell’amico.
“Ehilà,
Mase!” esclamò. Gli rivolse un sorriso luminoso mentre le dita della mano
destra andavano a recuperare la matita che aveva incastrato dietro un orecchio.
“Il
ritardo di oggi è dovuto a?” lo canzonò Mason, iniziando a camminare al suo
fianco.
“Che?”
Oliver
riprese a studiare il suo fascicolo annotando qua e là alcune piccole
modifiche. Mason aveva sempre avuto l’impressione che l’amico talvolta
faticasse a notare ciò che gli succedeva attorno, e aveva finito per invidiare il modo in cui sembrava essere
in grado di estraniarsi dalla realtà senza il minimo sforzo. Spesso l’aveva
persino sorpreso a fischiettare con aria distratta sotto la pioggia, senza la
minima traccia di un ombrello. Oliver era un tipo pacato, amichevole, incline
al sorriso per natura. Raramente a Mason era capitato di vederlo turbato o
nervoso per qualcosa; di rado si arrabbiava. E quel tratto del suo carattere
aiutava a tenere a bada gli scoppi di collera che molto spesso avevano per
protagonista Mase.
“Lascia
perdere” commentò il giovane Lockwood, dando di gomito all’amico. Oliver
ricambiò, dopo avergli scoccato un’occhiata divertita. Mason stava per
lasciarsi sfuggire una seconda gomitata, quando la sua attenzione venne d’un
tratto catturata da un particolare alla loro sinistra: qualcuno lo stava
fissando.
Non
era il tipico sguardo che riceveva spesso dalle sue compagne di corsi; qualcuno
lo stava osservando con aria apprensiva, quasi malinconica: qualcuno lo stava
osservando come se lo conoscesse da sempre.
“Oliver…”
mormorò a quel punto, tirando la manica della felpa dell’amico. “… quella
ragazza la conosci?”
Aveva
i capelli biondi e un’aria vagamente nervosa, come se il fatto di trovarsi in
un corridoio pieno di studenti la facesse sentire a disagio.
“Di
chi stai parlando?” Oliver scrutò con curiosità la zona del corridoio che
l’amico stava tenendo d’occhio. “Io non vedo nessuna ragazza sconosciuta.”
Ed
effettivamente Mason se ne accorse non appena volse di nuovo lo sguardo in
quella direzione: la ‘bionda dall’aria insolita’ non c’era più.
“Se
ne è andata” commentò in tono di voce asciutto, passandosi una mano sotto il
mento. “Niente, è che mi è sembrato di…” era sicuro di non avere mai incrociato
quella ragazza a scuola prima di quel momento. Eppure, in un certo senso, il
suo viso aveva un che di familiare.
“Di
cosa? Pronto? Mase!”
Mase
aggrottò le sopracciglia con aria pensierosa.
“Mase”
lo chiamò ancora Oliver, ma questa volta con minor convinzione. Finalmente il
ragazzo si volse in direzione dell’amico.
“Oliver?”
Oliver
scosse il capo con aria divertita.
“
Andiamo in classe, che è meglio” concluse, abbozzando un sorriso.
-
Dall’altro
lato del corridoio Caroline Forbes si stava allontanando in fretta,
maledicendosi per la stupida idea che aveva avuto. Mystic Falls le era mancata;
le era mancata quella scuola sulle cui pareti stava aggrappato il suo mondo di
adolescente: il mondo della Caroline umana. Era una Caroline lontana la ragazza
che aveva attraversato quei corridoi in passato, spettegolando in compagnia
delle coetanee; una Caroline di cui ormai conservava solo un ricordo. Provava
affetto per lei nella maniera tenera in cui si vuole bene a una sorellina
minore e aveva sentito il bisogno di riviverla - anche se solo per una manciata
di minuti - non appena aveva riconosciuto il chiacchiericcio vivace degli studenti
diretti verso la scuola.
Tuttavia,
non le era stato possibile: gli stessi armadietti che per anni avevano
simboleggiato per lei la quotidianità adesso le erano estranei, così come le
aule animate da studenti di cui non conosceva nulla – né i nomi, né le loro
storie. Si sentiva un’estranea all’interno della sua stessa città, della sua
stessa scuola. Quell’ambiente che un tempo era stato così familiare per lei,
adesso non le portava nient’altro che disagio.
E
poi il suo sguardo aveva riconosciuto qualcosa, qualcuno in quella calca di volti sconosciuti. Si ricordava di lui,
del ragazzo dall’aria distaccata che aveva individuato vicino agli armadietti.
L’aveva
conosciuto da bambino, il piccolo Mason Lockwood. Lui era quel ragazzino timido
e insicuro, il primo tra i piccoli Lockwood che aveva ricambiato il suo
sguardo. Il bimbo che l’aveva sorpresa ad ascoltare le favole che il padre
raccontava a lui e ai fratelli, prima di metterli a letto. Mason era il
ragazzino che aveva stretto a sé dieci anni prima, spostandolo appena in tempo
dalla traiettoria di un camioncino per evitare che venisse investito.
Mason
era il motivo per cui Caroline era stata costretta a riaffacciarsi al passato
quello stesso pomeriggio, incontrando una persona che faceva parte del sua vecchia
vita e che ormai era cresciuta, maturata. Era un Tyler adulto quello che le
aveva stretto la mano quel giorno. Un Tyler cambiato, come tutto a Mystic
Falls. E, nonostante gli occhi grigi e l’atteggiamento riservato di suo figlio tentassero
di indicarle il contrario, Caroline rivedeva in Mason parte di quel Tyler
Lockwood che un tempo era stato suo amico.
E
più tardi anche qualche cosa di più.
***
Florida, Jacksonville
University
Katherine
Pierce si stava annoiando.
Non
che ci fosse nulla di strano in questo: non erano molte le cose che riuscivano
a mantenere vivo a lungo l’interesse della vampira; si stufava facilmente,
Katherine.
Eppure,
la decisione di trasferirsi di straforo all’università di Jacksonville era
sorta proprio in seguito ad un suo capriccio. Dopo aver trascorso l’ultimo
decennio a scorrazzare per l’Europa in compagnia di Damon, Katherine aveva d’un
tratto avvertito il desiderio di prendersi una pausa, di cambiare aria per un
po’.
La
Florida le era parsa fin da subito la meta ideale per una sosta; ricordava
ancora bene le spiagge gremite di stranieri svogliati, i corpi scolpiti e
abbronzati dei surfisti e il chiacchiericcio vibrante degli adolescenti
appollaiati sui muretti. Il sangue fresco e le menti particolarmente duttili
dei giovani avevano spinto Katherine a tentare la fortuna con un college e
così, da due mesi a quella parte, la vampira si era stabilita alla Jacksonville
University, occupando uno degli appartamenti nella parte più popolare del
campus.
Non
era stato difficile per lei adattarsi alla vita frenetica degli studenti
universitari; la divertivano i festini del sabato sera che si trascinavano fino
all’alba, così come i biondini ubriachi che facevano a gara per attirare la sua
attenzione: tanto gagliardi la sera, ma completamente fuori gioco il giorno
successivo, quando si svegliavano con un’emicrania e diversi vuoti di memoria
(che molto spesso non avevano a che fare con l’alcool).
Ed
era proprio l’ennesimo ragazzo biondo quello che Katherine stava osservando con
interesse quel pomeriggio; il giovanotto sedeva con i gomiti appoggiati alle
ginocchia, lo sguardo completamente assorbito dal libro che reggeva tra le
mani.
Di
tanto in tanto, scoccava un’occhiata di sfuggita al cellulare per tenere
d’occhio l’orologio sul display: aveva l’aria da bravo ragazzo, accentuata
dalla massa di capelli biondo scuro che incorniciavano un viso dai lineamenti
pacati; l’espressione rilassata del giovane, tuttavia, si tese leggermente
quando il ragazzo si accorse che qualcuno lo stava osservando. Katherine gli
sorrise con una punta di malizia nello sguardo, adagiando il mento sul pugno
chiuso.
“Cosa
studi, biondino?” domandò, accennando con il capo al libro aperto sulle sue
ginocchia; il giovanotto le sorrise debolmente, a metà fra l’imbarazzato e il
divertito.
“Legge”
si limitò a rispondere, prima di scoccare l’ennesima occhiata al cellulare.
“Stai
aspettando qualcuno?” lo interpellò la vampira con un accenno di broncio,
notando il gesto. Il giovanotto tornò a ricambiare il suo sguardo: la schiettezza
di Katherine lo stava mettendo visibilmente a disagio.
“Un
amico” ammise infine, tornando a concentrarsi sul libro. “Lo accompagno
all’aeroporto.”
“Perché
non vieni con me, invece?” domandò Katherine a quel punto, avvicinandosi
ulteriormente; aveva voglia di arruffare la frangetta del ragazzo, ma dimenticò
quei pensieri all’istante quando il suo sguardo incontrò quello del giovanotto:
aveva gli occhi castani, un paio di iridi dal taglio particolare, che
risvegliarono in Katherine un’insolita sensazione di déjà-vu.
Erano
occhi, quelli, che non si scostavano poi molto dai suoi, scuri e profondi, ma
non schivi. Occhi che si sforzavano di suggerirle qualcosa.
“Vieni
con me.”
E
nel pronunciare quelle parole, Katherine si assicurò di avere lo sguardo del
ragazzo alla stessa altezza delle sue iridi. Prima che il biondino avesse tempo
di risponderle, tuttavia, un secondo giovane fece capolino alle sue spalle, e
gli diede una pacca amichevole sulla nuca.
“Jeff”
lo richiamò con un sorrisetto divertito, scoccando poi un’occhiata incuriosita
a Katherine.
“Ricki!
Eccoti.”
Il
ragazzo di nome Jeff sorrise, infilando il libro nella tracolla.
“Andiamo?”
domandò l’altro, passandosi il borsone da una spalla all’altra.
Katherine
esaminò il nuovo arrivato con un guizzo divertito nello sguardo: aveva un’aria
più scomposta rispetto al biondino, a cominciare dai ciuffi di capelli scuri
che gli ricadevano disordinatamente sulla fronte. Voltò nuovamente lo sguardo
in direzione di Jeff.
“Resta”
Cercò nuovamente di imporsi, facendo scontrare le due paia di iridi. Tuttavia,
il suo tentativo di ammaliamento non funzionò; Jeff sorrise educatamente a
Katherine e sistemò il libro di testo nella borsa a tracolla.
“È
stato un piacere…” si congedò, ignorando l’occhiatina di scherno scoccatagli
dall’amico. “… ma dobbiamo proprio andare.
Stranamente,
Katherine non replicò; incuriosita, si limitò a tallonare i due ragazzi con lo
sguardo, chinando appena il capo per contemplare il fondoschiena dell’ultimo
arrivato. Arricciando le labbra in una smorfia soddisfatta, la vampira tornò a
rivolgere la sua attenzione sul biondino di nome Jeff, domandandosi se il
ragazzo fosse a conoscenza della verbena che portava addosso.
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Nota dell’autrice.
Capitolo betato
da May_Z
Allora, anzitutto una premessa: non ho mai scritto
su Katherine e questo è il mio primo tentativo in assoluto. Spero non risulti
troppo OOC *si nasconde dalla Ecate*.
Tornando a noi… Ecco il primo capitolo! Sono
emozionata, ecco. I miei pargoli crescono, vagano per il sito, e non posso
che esserne felice. In questo episodio
pilota avete fatto conoscenza con alcuni dei nuovi protagonisti: c’è
Caroline (Lockwood) con la sua amata attrezzatura da lacrosse sempre a portata
di mano. Ci sono Mason (alias, fighetto) e Oliver. E poi abbiamo
una nostra vecchia conoscenza, Caroline Forbes, che inizia a rivelarci qualche
cosuccia sul suo passato… E su Mason. Entrambi i ricordi citati da Caroline a proposito del
piccolo Mase sono presenti su Efp sottoforma di one-shot
che potete tranquillamente considerarli dei “prequel” di questa storia.
Passando a Katherine… a quanto pare che la nostra
doppelgänger ha fatto conoscenza con il maggiore dei fratelli Donovan. Nel
prossimo capitolo torneremo a Mystic Falls e incontreremo un altro paio di
nuovi personaggi, ma prima o poi sentiremo sicuramente parlare ancora di Kath.
Detto questo, i prossimi capitoli arriveranno
sicuramente molto più distanziati rispetto a questi primi, così avrete tutto il
tempo per familiarizzare con i nuovi personaggi. Ci sto litigando ultimamente,
perché sono tanti e ognuno reclama il suo spazietto personale, ma mi impegnerò
al massimo per rendere la trama al meglio.
Credo di aver detto tutto.
Vi ringrazio ancora per la fiducia che avete dato
al prologo: sono rimasta in stato di shock per una manciata buona di minuti nel
rincasare e trovare le vostre recensioni. Spero di non deludervi!
Ancora grazie, e al prossimo capitolo!
Un abbraccio
Laura