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Autore: Kary91    01/11/2011    32 recensioni
Sono trascorsi quasi trent'anni da quando abbiamo incontrato per la prima volta Elena Gilbert e i fratelli Salvatore.
A Mystic Falls molte cose sono cambiate da allora; i ragazzi sono cresciuti, gli adulti invecchiati. Nuove generazioni di adolescenti portano il cognome delle famiglie fondatrici, eppure certi dettagli hanno concluso per rimanere in circolazione nella vita di ogni giorno destinati a ripetersi all'infinito ; in un modo o nell'altro la storia si ripete e Caroline Forbes di questo è al corrente, nel momento in cui decide di tornare a Mystic Falls:questa volta per restare.
***
“…Hai presente quando eravamo piccoli e io cercavo di farti cagare sotto, raccontandoti storie di cadaveri sanguinolenti e orripilanti mostri succhia-sangue?”
Jeffrey assunse un’espressione perplessa.
“Me lo ricordo fin troppo bene, direi…”
“Ricordi anche quando cercavo di convincerti che mio padre fosse un lupo mannaro?”
“Per via di quella storia, avevo incominciato ad andare nel panico ogni volta che rimanevo da solo in una stanza con lui…”
“…E se ti dicessi che non tutte le stronzate che dicevo da bambino fossero effettivamente delle balle?”
“Ti risponderei che bevi troppo.”
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Jeremy Gilbert, Matt Donovan, Nuovo personaggio, Tyler Lockwood
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'It calls me home.'
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Chapter 1.

Pilot. -Here we go Again-

 

 

 

Ma anche se ogni molecola del mio essere si è trasformata fino a rendermi irriconoscibile, il mondo continua a girare.

 I bambini crescono, e il passare del tempo smagrisce i loro volti paffuti.

 I ragazzi innamorati si scambiano sorrisi di nascosto, parlando del più e del meno.

I genitori dormono, mentre veglia la luna, e si svegliano quando i raggi del sole li scuotono dolcemente dal sonno.

Mangiano, lavorano e amano.

 I loro cuori non smettono mai di pompare.

 

 da I diari di Stefan, strane creature.

 

 

“… E quella che abbiamo appena superato era l’aula di chimica. Fine del tour, Bethany.”

Caroline Lockwood si sistemò una ciocca bionda dietro l’orecchio. Cercò di individuare la cresta di capelli scuri del suo migliore amico tra la folla, ma quel pomeriggio, nel corridoio, non vi era alcuna traccia di Alexander Gilbert. Non faticò a immaginarlo ancora mezzo addormentato sul banco, provato dalla doppia razione di storia avuta quella mattinata. Sorrise alla nuova compagna di corsi, rallentando per stare al suo passo.

“Hai bisogno di qualche altra informazione?”

Bethany arrossì; lentamente, allungò un braccio in direzione degli armadietti.

“Non è che conosci il nome di quel ragazzo, per caso?” domandò, indicando uno degli studenti. Caroline scosse il capo con un cipiglio a metà fra l’esasperato e il divertito: conosceva fin troppo bene il giovanotto che aveva catturato la sua attenzione.

“Ehi, fighetto!” lo richiamò a quel punto, avvicinandosi agli armadietti con Bethany al seguito.

Il fighetto in questione aveva le spalle appoggiate all’armadietto e le braccia incrociate sul petto; i colori vivaci del giubbotto erano in aperto contrasto con le ciocche di capelli scuri che incorniciavano il viso dai lineamenti marcati del ragazzo. Era un giovanotto attraente, anche se il suo mezzo sorriso sghembo e canzonatorio era proprio il genere di dettaglio che infondeva a Caroline una sorta di fastidio istintivo, costringendola a ignorare i tipi come lui. Fortunatamente con Mason Lockwood non aveva bisogno di porsi quel tipo di problemi, poiché il “bel faccino” in questione non era altri che il suo fratellino.

Nel sentirsi chiamare fighetto, Mase scoccò un’occhiata in direzione delle due ragazze. Quando individuò il sopracciglio leggermente inarcato di Caroline, sorrise; poi la salutò con un cenno del capo – ignorando l’espressione paonazza di Bethany – tornando subito dopo a fissare il via vai di studenti con aria inespressiva.

“È mio fratello” spiegò semplicemente Caroline, allontanandosi dal corridoio. “Lascialo perdere, Bethany…” si raccomandò, circondando le spalle della nuova amica con un braccio. “ ... fatti questo favore.”

Bethany sospirò con aria malinconica, quasi come se la ragazza le avesse appena consigliato di liberarsi del suo animaletto domestico.

“Perché è così carino?”

Caroline roteò gli occhi; attirò a sé la borsa che conteneva la sua attrezzatura da lacrosse per evitare di colpire qualcuno.

“Coraggio. Ci attende una pallosissima lezione di fisica…” annunciò a quel punto, afferrando Bethany per un braccio e guidandola fuori dal corridoio. Per la fretta, quasi non si scontrò con un ragazzo che si stava muovendo nella loro direzione.

“Scusa, Oliver!” gli gridò di rimando prima di allontanarsi. Il giovanotto scosse il capo come per minimizzare e continuò a percorrere il corridoio.

-

“ … E ce la fa!” commentò ironicamente Mason, nell’individuare l’andatura rilassata del migliore amico fra i passi affrettati degli altri studenti.

Oliver Gilbert stava sfogliando un fascicolo di fogli con aria concentrata, all’apparenza per nulla turbato dal caos che regnava attorno a lui. Gli occhi nocciola si sollevarono distrattamente dalla pagina non appena Oliver riconobbe il tono di voce canzonatorio dell’amico.

“Ehilà, Mase!” esclamò. Gli rivolse un sorriso luminoso mentre le dita della mano destra andavano a recuperare la matita che aveva incastrato dietro un orecchio.

“Il ritardo di oggi è dovuto a?” lo canzonò Mason, iniziando a camminare al suo fianco.

“Che?”

Oliver riprese a studiare il suo fascicolo annotando qua e là alcune piccole modifiche. Mason aveva sempre avuto l’impressione che l’amico talvolta faticasse a notare ciò che gli succedeva attorno, e aveva finito  per invidiare il modo in cui sembrava essere in grado di estraniarsi dalla realtà senza il minimo sforzo. Spesso l’aveva persino sorpreso a fischiettare con aria distratta sotto la pioggia, senza la minima traccia di un ombrello. Oliver era un tipo pacato, amichevole, incline al sorriso per natura. Raramente a Mason era capitato di vederlo turbato o nervoso per qualcosa; di rado si arrabbiava. E quel tratto del suo carattere aiutava a tenere a bada gli scoppi di collera che molto spesso avevano per protagonista Mase.

“Lascia perdere” commentò il giovane Lockwood, dando di gomito all’amico. Oliver ricambiò, dopo avergli scoccato un’occhiata divertita. Mason stava per lasciarsi sfuggire una seconda gomitata, quando la sua attenzione venne d’un tratto catturata da un particolare alla loro sinistra: qualcuno lo stava fissando.

Non era il tipico sguardo che riceveva spesso dalle sue compagne di corsi; qualcuno lo stava osservando con aria apprensiva, quasi malinconica: qualcuno lo stava osservando come se lo conoscesse da sempre.

“Oliver…” mormorò a quel punto, tirando la manica della felpa dell’amico. “… quella ragazza la conosci?”

Aveva i capelli biondi e un’aria vagamente nervosa, come se il fatto di trovarsi in un corridoio pieno di studenti la facesse sentire a disagio.

“Di chi stai parlando?” Oliver scrutò con curiosità la zona del corridoio che l’amico stava tenendo d’occhio. “Io non vedo nessuna ragazza sconosciuta.”

Ed effettivamente Mason se ne accorse non appena volse di nuovo lo sguardo in quella direzione: la ‘bionda dall’aria insolita’ non c’era più.

“Se ne è andata” commentò in tono di voce asciutto, passandosi una mano sotto il mento. “Niente, è che mi è sembrato di…” era sicuro di non avere mai incrociato quella ragazza a scuola prima di quel momento. Eppure, in un certo senso, il suo viso aveva un che di familiare.

“Di cosa? Pronto? Mase!”

Mase aggrottò le sopracciglia con aria pensierosa.

“Mase” lo chiamò ancora Oliver, ma questa volta con minor convinzione. Finalmente il ragazzo si volse in direzione dell’amico.

“Oliver?”

Oliver scosse il capo con aria divertita.

“ Andiamo in classe, che è meglio” concluse, abbozzando un sorriso.

-

Dall’altro lato del corridoio Caroline Forbes si stava allontanando in fretta, maledicendosi per la stupida idea che aveva avuto. Mystic Falls le era mancata; le era mancata quella scuola sulle cui pareti stava aggrappato il suo mondo di adolescente: il mondo della Caroline umana. Era una Caroline lontana la ragazza che aveva attraversato quei corridoi in passato, spettegolando in compagnia delle coetanee; una Caroline di cui ormai conservava solo un ricordo. Provava affetto per lei nella maniera tenera in cui si vuole bene a una sorellina minore e aveva sentito il bisogno di riviverla - anche se solo per una manciata di minuti - non appena aveva riconosciuto il chiacchiericcio vivace degli studenti diretti verso la scuola.

Tuttavia, non le era stato possibile: gli stessi armadietti che per anni avevano simboleggiato per lei la quotidianità adesso le erano estranei, così come le aule animate da studenti di cui non conosceva nulla – né i nomi, né le loro storie. Si sentiva un’estranea all’interno della sua stessa città, della sua stessa scuola. Quell’ambiente che un tempo era stato così familiare per lei, adesso non le portava nient’altro che disagio.

E poi il suo sguardo aveva riconosciuto qualcosa, qualcuno in quella calca di volti sconosciuti. Si ricordava di lui, del ragazzo dall’aria distaccata che aveva individuato vicino agli armadietti.

L’aveva conosciuto da bambino, il piccolo Mason Lockwood. Lui era quel ragazzino timido e insicuro, il primo tra i piccoli Lockwood che aveva ricambiato il suo sguardo. Il bimbo che l’aveva sorpresa ad ascoltare le favole che il padre raccontava a lui e ai fratelli, prima di metterli a letto. Mason era il ragazzino che aveva stretto a sé dieci anni prima, spostandolo appena in tempo dalla traiettoria di un camioncino per evitare che venisse investito.

Mason era il motivo per cui Caroline era stata costretta a riaffacciarsi al passato quello stesso pomeriggio, incontrando una persona che faceva parte del sua vecchia vita e che ormai era cresciuta, maturata. Era un Tyler adulto quello che le aveva stretto la mano quel giorno. Un Tyler cambiato, come tutto a Mystic Falls. E, nonostante gli occhi grigi e l’atteggiamento riservato di suo figlio tentassero di indicarle il contrario, Caroline rivedeva in Mason parte di quel Tyler Lockwood che un tempo era stato suo amico.

E più tardi anche qualche cosa di più.

 

***

Florida, Jacksonville University

Katherine Pierce si stava annoiando.

Non che ci fosse nulla di strano in questo: non erano molte le cose che riuscivano a mantenere vivo a lungo l’interesse della vampira; si stufava facilmente, Katherine.

Eppure, la decisione di trasferirsi di straforo all’università di Jacksonville era sorta proprio in seguito ad un suo capriccio. Dopo aver trascorso l’ultimo decennio a scorrazzare per l’Europa in compagnia di Damon, Katherine aveva d’un tratto avvertito il desiderio di prendersi una pausa, di cambiare aria per un po’.

La Florida le era parsa fin da subito la meta ideale per una sosta; ricordava ancora bene le spiagge gremite di stranieri svogliati, i corpi scolpiti e abbronzati dei surfisti e il chiacchiericcio vibrante degli adolescenti appollaiati sui muretti. Il sangue fresco e le menti particolarmente duttili dei giovani avevano spinto Katherine a tentare la fortuna con un college e così, da due mesi a quella parte, la vampira si era stabilita alla Jacksonville University, occupando uno degli appartamenti nella parte più popolare del campus.

Non era stato difficile per lei adattarsi alla vita frenetica degli studenti universitari; la divertivano i festini del sabato sera che si trascinavano fino all’alba, così come i biondini ubriachi che facevano a gara per attirare la sua attenzione: tanto gagliardi la sera, ma completamente fuori gioco il giorno successivo, quando si svegliavano con un’emicrania e diversi vuoti di memoria (che molto spesso non avevano a che fare con l’alcool).

Ed era proprio l’ennesimo ragazzo biondo quello che Katherine stava osservando con interesse quel pomeriggio; il giovanotto sedeva con i gomiti appoggiati alle ginocchia, lo sguardo completamente assorbito dal libro che reggeva tra le mani.

Di tanto in tanto, scoccava un’occhiata di sfuggita al cellulare per tenere d’occhio l’orologio sul display: aveva l’aria da bravo ragazzo, accentuata dalla massa di capelli biondo scuro che incorniciavano un viso dai lineamenti pacati; l’espressione rilassata del giovane, tuttavia, si tese leggermente quando il ragazzo si accorse che qualcuno lo stava osservando. Katherine gli sorrise con una punta di malizia nello sguardo, adagiando il mento sul pugno chiuso.

“Cosa studi, biondino?” domandò, accennando con il capo al libro aperto sulle sue ginocchia; il giovanotto le sorrise debolmente, a metà fra l’imbarazzato e il divertito.

“Legge” si limitò a rispondere, prima di scoccare l’ennesima occhiata al cellulare.

“Stai aspettando qualcuno?” lo interpellò la vampira con un accenno di broncio, notando il gesto. Il giovanotto tornò a ricambiare il suo sguardo: la schiettezza di Katherine lo stava mettendo visibilmente a disagio.

“Un amico” ammise infine, tornando a concentrarsi sul libro. “Lo accompagno all’aeroporto.”

“Perché non vieni con me, invece?” domandò Katherine a quel punto, avvicinandosi ulteriormente; aveva voglia di arruffare la frangetta del ragazzo, ma dimenticò quei pensieri all’istante quando il suo sguardo incontrò quello del giovanotto: aveva gli occhi castani, un paio di iridi dal taglio particolare, che risvegliarono in Katherine un’insolita sensazione di déjà-vu.

Erano occhi, quelli, che non si scostavano poi molto dai suoi, scuri e profondi, ma non schivi. Occhi che si sforzavano di suggerirle qualcosa.

“Vieni con me.”

E nel pronunciare quelle parole, Katherine si assicurò di avere lo sguardo del ragazzo alla stessa altezza delle sue iridi. Prima che il biondino avesse tempo di risponderle, tuttavia, un secondo giovane fece capolino alle sue spalle, e gli diede una pacca amichevole sulla nuca.

“Jeff” lo richiamò con un sorrisetto divertito, scoccando poi un’occhiata incuriosita a Katherine.

“Ricki! Eccoti.”

Il ragazzo di nome Jeff sorrise, infilando il libro nella tracolla.

“Andiamo?” domandò l’altro, passandosi il borsone da una spalla all’altra.

Katherine esaminò il nuovo arrivato con un guizzo divertito nello sguardo: aveva un’aria più scomposta rispetto al biondino, a cominciare dai ciuffi di capelli scuri che gli ricadevano disordinatamente sulla fronte. Voltò nuovamente lo sguardo in direzione di Jeff.

“Resta” Cercò nuovamente di imporsi, facendo scontrare le due paia di iridi. Tuttavia, il suo tentativo di ammaliamento non funzionò; Jeff sorrise educatamente a Katherine e sistemò il libro di testo nella borsa a tracolla.

“È stato un piacere…” si congedò, ignorando l’occhiatina di scherno scoccatagli dall’amico. “… ma dobbiamo proprio andare.

Stranamente, Katherine non replicò; incuriosita, si limitò a tallonare i due ragazzi con lo sguardo, chinando appena il capo per contemplare il fondoschiena dell’ultimo arrivato. Arricciando le labbra in una smorfia soddisfatta, la vampira tornò a rivolgere la sua attenzione sul biondino di nome Jeff, domandandosi se il ragazzo fosse a conoscenza della verbena che portava addosso.

 

________________________

Nota dell’autrice. 

 

Capitolo betato da May_Z

Allora, anzitutto una premessa: non ho mai scritto su Katherine e questo è il mio primo tentativo in assoluto. Spero non risulti troppo OOC *si nasconde dalla Ecate*.

Tornando a noi… Ecco il primo capitolo! Sono emozionata, ecco. I miei pargoli crescono, vagano per il sito, e non posso che esserne felice. In questo episodio pilota avete fatto conoscenza con alcuni dei nuovi protagonisti: c’è Caroline (Lockwood) con la sua amata attrezzatura da lacrosse sempre a portata di mano. Ci sono Mason (alias, fighetto) e Oliver. E poi abbiamo una nostra vecchia conoscenza, Caroline Forbes, che inizia a rivelarci qualche cosuccia sul suo passato… E su Mason. Entrambi i ricordi citati da Caroline a proposito del piccolo Mase sono presenti su Efp sottoforma di one-shot che potete tranquillamente considerarli dei “prequel” di questa storia.

Passando a Katherine… a quanto pare che la nostra doppelgänger ha fatto conoscenza con il maggiore dei fratelli Donovan. Nel prossimo capitolo torneremo a Mystic Falls e incontreremo un altro paio di nuovi personaggi, ma prima o poi sentiremo sicuramente parlare ancora di Kath.

Detto questo, i prossimi capitoli arriveranno sicuramente molto più distanziati rispetto a questi primi, così avrete tutto il tempo per familiarizzare con i nuovi personaggi. Ci sto litigando ultimamente, perché sono tanti e ognuno reclama il suo spazietto personale, ma mi impegnerò al massimo per rendere la trama al meglio.

Credo di aver detto tutto.

Vi ringrazio ancora per la fiducia che avete dato al prologo: sono rimasta in stato di shock per una manciata buona di minuti nel rincasare e trovare le vostre recensioni. Spero di non deludervi!

Ancora grazie, e al prossimo capitolo!

 

 Un abbraccio

Laura

 

 

   
 
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