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Autore: Mikichan92    02/11/2011    1 recensioni
"Troppa luce. Troppi rumori. Troppi colori. Troppe persone e troppi pensieri. Tutto ciò che volevo era una vita tranquilla e serena, senza troppe fatiche e vissuta con semplicità. "Non era da me impegnarmi più del dovuto". Volevo solo seguire questa mia semplice logica, ma il destino sembrava non esser daccordo con me. Sembrava esserci una falla, un errore in questa logica e lei ne era la causa!"
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Capitolo I





Troppa luce. Troppi rumori. Troppi colori. Troppe persone e troppi pensieri.Odiavo esser svegliato ed essere catapultato in quel caos. 
Erano solo le sette quando quell’odioso suono mi svegliò… quel suono di quel perfido e maligno strumento. Chi poteva mai inventare uno strumento capace di interrompere le tranquille mattine dei miei sogni? Non me lo spiegavo.
 
Mi alzai con immensa fatica. Cercai di raggiungere la porta e iniziava così di nuovo la routine di ogni faticoso giorno della mia vita.  Appena entrato in cucina, sento la squillante voce di mia madre che urla:

  -Shikamaru, era l’ora che ti alzassi! La sveglia è suonata per dieci minuti, se non ti sbrighi, farai tardi!!

Senza rispondere raggiungo la tavola, dove mi attende un toast. Raccolgo le poche forze ed esco di casa, raggiungendo l’ufficio dell’Hokage. Possibile che sia tutto così faticoso e seccante? Non me lo sapevo spiegare.
 

Ed eccomi lì, nelle strade di quello stressante villaggio. Era tutto così frenetico, tutti correvano per raggiungere il posto di lavoro o la scuola. Bambini che urlavano, adulti che cercavano di correre per non arrivar tardi, chi con un volto sereno, consapevole della bella giornata che lo attendeva, chi con il volto rassegnato.
 Io ero di quelli rassegnati, rassegnati della fatica della vita. Cercavo di camminare in quello che pareva una giungla di persone. L’ufficio distava ancora qualche centinaio di metri, credevo che non ce l’avrei fatta. Sfortunatamente mi sbagliavo. Raggiunto l’ufficio dell’Hokage, una parte di me sperava di poter riposare. Sapevo per certezza che non sarebbe potuto accadere. Il Goidaime incominciò a parlare talmente velocemente che la mia mente, accora nel pieno del sonno, cercava di non ascoltare, accogliendo solo parole come “missione”, “importante “, “ambasciata”, “esami Chunin”…. “Sabaku no Temari”. Sembrò come se quel nome svegliasse il flusso dei miei pensieri, dandomi una scossa. Avevo la strana sensazione che la giornata sarebbe stata più faticosa di quanto la mia mente avesse calcolato.
Cercando di ricostruire i pezzi di quel discorso, insieme alle successive indicazioni datemi, capii di dover andare a prendere quella seccante donna alle porte del villaggio. Inutile dire quanto la cosa fosse estremamente faticosa per me, ma considerai anche che la fatica versata per quel semplice incarico fosse di sicuro minore rispetto a quella che avrei dovuto impiegare in altri incarichi. La cosa mi diede un momentaneo sollievo, finché non ricordai che era coinvolta una donna. E quando c’è di mezzo una donna, niente appariva semplice, nemmeno per un genio.
 

Ero lì alle porte del villaggio che attendevo quella donna da più di trenta minuti. Possibile che una donna sia sempre in ritardo? Seccanti creature ….
Il sole cocente rendeva il tutto ancora più faticoso. Vagliai l’ipotesi di andarmene a fare un bel sonnellino vicino a quell’incantevole (e isolata) prateria nei dintorni, ma ben presto l’idea delle possibili urla di quella donna mi fecero subito scartare l’ipotesi. Che seccanti creature! Non potevo nemmeno fare nemmeno un meritato riposo dopo tanta fatica. Le conseguenze sarebbero state troppo seccanti.

La mia mente non riusciva proprio a capire il perché dovesse essere tutto così eternamente seccante. L’unica certezza che la mia mente accertava era quella che una vita come me l’ero sempre sognata fosse impossibile, la fatica avrebbe regnato sovrana insieme all’inevitabile infelicità. Perché? Come poteva mai una vita faticosa essere felice?
Dopo ben trentasette minuti vedo in lontananza quattro buffi codini biondi e quello strano volto in apparenza freddo e distaccato, che nascondeva qualcosa che gli altri non riuscivano a vedere.

Poco dopo, a pochi metri dal mio volto compare sul suo volto un sorriso a trentadue denti, uno di quei sorrisi che in pochi momenti le ho visto, uno di quei rari sorrisi. Poi con estrema semplicità, non calcolando l’enorme fatica che le sue azioni mi hanno causato, dice:

-Scusa il ritardo!

Tanta fatica per così semplici scuse. La mia mente non riusciva proprio ad accettarlo. Possibile che fosse destinato ad una vita di tante seccature che l'avrebbero reso un inferno? Eppure, guardando quel sorriso, la mia logica mi sembrò avere una falla.
 
 
.........................



Spero che questo capitolo introduttivo vi abbia incuriosito. Premetto col dire che sono una novellina con tanta voglia di mettersi alla prova e imparare. Se ci sono errori scusate la mia inesperienza e spero possiate aiutarmi a correggerne ^^
La vostra Miki, alias Viviana xD
  
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