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Autore: mery_wolf    02/11/2011    1 recensioni
2012. Fine del mondo. O meglio, il mondo all’inferno. I morti si svegliano per mangiare i vivi.
...mi guardo attorno e lo vedo.
Lo chiamo “Rick” senza nemmeno rifletterci. Nessuno si volta, nessuno perde tempo ad ascoltare qualcosa che non sia la sua coscienza che ripete “è finita, non c’è più nulla”. La seconda volta che lo chiamo, avvicinandomi, si volta.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fanfiction ironica in un senso distorto. Il titolo è presto dall'OST del telefilm The Walking Dead (*___*). Non ha nulla a che fare con predizioni Maya o cose del genere. Ho immaginato la reazione di Andrew Lincoln (interprete di Rick Grimes) ad un'apocalisse zombie che si avvera. Ed è uscito questo, ma io non sono brava con gli horror quindi non so cosa sia uscito. 

Mi farebbe piacere avere dei pareri :D

 


The mercy of the living

 

 

2012. Fine del mondo. O meglio, il mondo all’inferno. I morti si svegliano per mangiare i vivi.

Sembra una brutta ripresa di un film apocalittico di zombie, con la sola differenza che nessuno li vede, ma ne sente solo i rumori affannati – un attimo prima della fine.

Bunker sotto terra. Al sicuro, o ad un passo dal fosso della tomba.

Ce ne sono molti che ospitano le persone, ma non ci sono comunicazioni. Ognuno sopravvive come meglio crede.

Qui ci sono le celebrità. Qualcuna doveva pur salvarsi, nel caso il mondo sarebbe stato redento, e ci sarebbe stata una seconda chance per i film di Hollywood.

Non so come esserci capitato.

Qui ci sono persone importanti, mente io non valgo un loro capello per i media.

I media che adesso non contano più un cazzo.

Si soffoca, tutti i giganteschi ego delle celebrità racchiusi in qualche metro quadro. Terribile.

Sono l’unico giornalista qui dentro, una miniera di testimonianze importanti da fare. I giornalisti sono così, pensano al lavoro anche durate la morte.

La batteria della telecamera è quasi morta. Ho disponibile meno di un quarto d’ora per riprendere.

Posso riprendere i volti – esprimerebbero meglio di qualsiasi discorso lo stato d’animo.

Se esco vivo di qui questo filmato chi lo vedrà? Qualche colonia di sopravvissuti? ...qualche sopravvissuto e basta?

E lo vedrà solo per capire che non c’è più speranza? Che l’umanità è morta? Che l’inumanità trionfa?

...mi guardo attorno e lo vedo.

Lo chiamo “Rick” senza nemmeno rifletterci. Nessuno si volta, nessuno perde tempo ad ascoltare qualcosa che non sia la sua coscienza che ripete “è finita, non c’è più nulla”. La seconda volta che lo chiamo, avvicinandomi, si volta.

Ha gli occhi lucidi, ma non spenti.

Siamo seri quando ci guardiamo, nota la telecamera. Ritorna sui miei occhi.

“Immagino il motivo della tua voglia di aver scelto proprio me.”

“Non vorrei sembrare invadente.”

“In situazioni del genere certe cose non valgono più.”

Mi inginocchio di fronte a lui, cercando quasi di nascondere la telecamera fra le mani. Raddrizza la schiena contro il muro, alzando il mento.

“Stento a trovare il motivo per cui lo voglio fare. Magari è solo per tenermi occupato, magari... magari non lo vedrà nessuno.”

Mi guarda senza sorridere per la mia sottospecie di battuta. I suoi occhi esprimono accondiscendenza, però, e la sua espressione è simile a quella che ha sempre quando recita in The Walking Dead. Stai continuando a recitare la sua parte?

“Forza, comincia.”

In fretta accendo la telecamera, e la spia rossa per indicare che sta registrando punta sugli occhi celesti del mio soggetto. Lo inquadro, lo metto a fuoco, dall’angolazione sembra che la sua espressione non sia per niente dura, ma c’è qualcosa in tutto il suo essere che trasmette forza, anche attraverso un obbiettivo.

Mi schiarisco la voce. “Vero nome.”

“Andrew Lincoln... no, Andrew James Clutterbuck.”

“Età.”

“Trentanove…quasi quaranta, credo che siamo vicini a settembre.”

“Moglie, figli...”

Rimane zitto, l’inquadratura del suo sguardo si sfoca come la telecamera. “Spero che stiano solo bene.”

Forse dovrei mettere in chiaro la situazione in cui siamo, provo a parlare: “la situazione in cui—“

“Siamo vivi, basta. C’è un motivo per cui lo siamo ancora, qui in questo buco.”

“Non basta recitare la solita parte se non la reputi vera.”

Ride amaramente, per la prima volta. “Hai ragione, ragazzo.”

“Hai recitato in The Walking Dead... c’è qualche differenza fare la parte dell’eroe nella finzione e farlo nella realtà?”

“Ci vuole molta più volontà di quel che credevo per cacciare la forza per sopravvivere.”

“Credi di aver imparato qualcosa da quello che facevi?”

“Non... in tutto questo casino, forse Dio ti ascolta bene solo se ci credi davvero.”

“Dipende da noi?”

“...sì.”

“Hai mai pensato che tutto quello che vedevi recitato succedesse davvero?”

“Quando arrivarono le prime notizie di quello che stava succedendo, sembrava come un... un’improvvisazione, una continuazione delle riprese fuori dal “palco”. Non sapevo se ridere. È davvero come svegliarsi da un coma.”

Piega la testa in avanti, la scuote lentamente.

Prendo un attimo di silenzio, la mano che mantiene la telecamera trema leggermente.

Si sentono dei rumori in superficie.

“Te lo immaginavi così?”

Rialza la testa, boccheggiando e senza sapere nemmeno questa volta se ridere o cos’altro. Dopo un po’ ammette con la voce bassa: “No... la realtà è sempre più grande dell’immaginazione.”

Sorride, la telecamera sfoca ancora il soggetto, e poi si spegne.

Le riprese sono finite.

“Grazie, Andrew.”

L’attore ha creduto alla battuta che ha recitato.

 

  
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