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Autore: Rubber Soul    02/11/2011    1 recensioni
La storia del poeta inglese John Keats,vissuto tra il 1700 e l’800 e la delicata e intensa tresca amorosa con Fanny Browne.
Pure sempre fermo, sempre senza mutamento,
vorrei riposare sul guanciale del puro seno del mio amore,
sentirne per sempre la discesa dolce dell’onda e il sollevarsi,
sempre desto in una dolce inquietudine
a udire sempre, sempre il suo respiro attenuato,
e così vivere in eterno - o se no venir meno nella morte.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dietro a ogni cosa squisita vi è una cosa tragica.
 I mondi debbono penare perché  possa sbocciare
un fiore.
(Oscar Wilde)
 

 
 
-Tom. Tom,mi senti?
- John… Si,ti sento… Ma dov’eri? Dov’eri? Ti aspettavo da tanto,tanto tempo…
- Tom,mi dispiace.  Scusami. Le tue condizioni stavano migliorando,ed io ho creduto di potermi allontanare per un po’…
- Fratello,io non posso respirare se non sei qui,vicino a me.
- Scusami,Tom. Perdonami…
- No,John. Ti prego,scusami tu. Io sto per morire,non devi preoccuparti per me. Davvero. Sento che il momento sta arrivando e… Ti prego,per favore. Non piangere.
- Zitto,Tom. Fai silenzio,ti prego. Non è vero niente. Torna a riposarti,vedrai che dopo starai sicuramente meglio.
- Mi prometti che starai qui? Promettilo. Giuralo.
- Tom,sono qui. Te lo giuro,non vado da nessuna parte. E adesso dormi.
John abbracciò suo fratello fino a quando il sonno s’impossessò di quest’ultimo. Gli accarezzò i riccioli biondi,lo tenne tra le braccia,lo cullò,fino a quando i suoi occhi verdi si chiusero,stanchi e assonnati.
 
 
***
 
 
Tom si svegliò dopo un’ora.  Si ritrovò stretto in una coperta e a sua volta attaccato al torace di suo fratello,che dormiva ancora.
Sapeva che non avrebbe visto per molto tempo suo fratello,che non avrebbe più scrutato i suoi occhi  neri per individuare se era ‘ispirato’ o non lo era. La tubercolosi gli stava rubando,poco a poco,ogni stimolo vitale. John era l’unica fonte di attaccamento alla vita che possedeva. Il suo fratello maggiore era la sua unica gioia. E in quel preciso momento,sembrava che il battito cardiaco di John stesse pompando ossigeno al suo cuore. La sentiva nelle vene,la forza che John gli trasmetteva quando stavano così vicini. Sembrava quando erano piccoli: se Tom aveva paura del buio,automaticamente si infilava nel letto di John,e stavano abbracciati fino al mattino. Adesso erano grandi…o meglio,John era grande. Tom aveva diciannove anni,ma la tubercolosi lo faceva sembrare un bambino dodicenne.
Tom non aveva paura della morte. Non la temeva.
Aveva soltanto paura che la sua morte avesse provocato conseguenze catastrofiche a John.
Se c’era una cosa che non voleva,era che il suo fratellone stesse male. Aveva sofferto fin troppo,tra la morte dei genitori e l’amore per la poesia. Si,perché,secondo Tom,la poesia faceva soffire John. Lo vedeva sempre con un’espressione contrariata sulla faccia,quando scriveva. Ma John aveva sempre negato tutto. Lui viveva per la sua poesia.
Tom era preoccupato. Molto preoccupato. Vedere John attaccato a lui in quel modo era la dimostrazione che,dopo la sua morte,suo fratello non avrebbe retto a lungo.
Un moto di speranza lo invase.
E se guarissi improvvisamente?
L’espressione di John demolì le speranze di Tom come un soffio di vento demolisce un castello di carte.
  
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